|
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un Regno a mezz'aria |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
di Giuseppe MARCHESE (Storie di Posta, vol. 5/2000) | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
C'era una volta un regno piccolo piccolo con un re piccolo piccolo che aveva voluto essere grande grande. Questa è la sua storia (postale, naturalmente) tra problemi di comunicazioni e diffidenze dei nuovi alleati, nel periodo compreso tra le due fughe del re da Roma: quella del settembre 1943, quando andò a Bari ma senza lasciare ordini al suo esercito, e quella del giugno 1944, quando se ne andò dall'Italia ma senza lasciare il trono. - 1 - Questo lavoro ha avuto lo stesso travaglio di un quadro o di una scultura. Ogni pennellata e ogni colpo di bulino contribuiscono a far nascere e delineare l’insieme. L’opera è a buon punto ma manca la precisione dei particolari; il legno non è ben levigato; la tela non è ben raffigurata. Il paesaggio c’è ma lo sfondo resta opaco; troppe lacune, troppi interrogativi, troppe supposizioni. Eppure non è possibile al momento fare di più. Scavare ancora pone altri interrogativi, altre congetture. Una scultura è bella per l’insieme dei particolari: il manto che copre un ginocchio che si immagina al di sotto; la tunica morbida che fa intravedere un corpo “scultoreo”. Un quadro è bello perché si percepisce o s’immagina l’infinito, o perché attraverso un sistema di specchi si vedono scene, particolari secondari che soltanto l’artista e la sua fervida fantasia può rappresentare. Ci si deve rassegnare all’evidenza. Siamo soltanto amanuensi un po’ dotati che vogliono tramandare ai posteri un piccolo particolare della vita dell’uomo: la storia della posta, dei servizi postali. Lo facciamo con gli elementi che abbiamo a disposizione, pochi e disarmonici, con il tempo che vi dedichiamo, generalmente ritagli. In questo campo la fantasia è sprecata; meglio un po’ di raziocinio. Si poteva chiamarlo “storia postale dei territori liberati” così come continuamente i funzionari del Regno chiamavano il territorio dello Stato. Tali Ministri, funzionari e dirigenti vari arrivarono a denominare il sud “territorio liberato dal nemico” entrando in una prospettiva in cui loro medesimi erano stati “il nemico” da cui si erano ed erano stati liberati. Paradossale ma vero. Chiamare il Regno “territori liberati” comporta uno spostamento d’interesse verso il nuovo corso e una minore attenzione alla continuità. Il Regno del sud non sarebbe più la continuazione legale del Regno d’Italia ma derivazione della volontà delle Nazioni Unite di mantenere in vita il vecchio regime. In effetti questa situazione era reale. La vera capitale del Regno del sud era Napoli e non Brindisi e Salerno. Da Napoli la Commissione Alleata di controllo dettava i suoi ordini e dava le autorizzazioni richieste; dava da mangiare a gran parte della popolazione e pagava £.45 al giorno a ogni militare sotto la bandiera tricolore. Tuttavia si preferisce la dizione “Regno del Sud” a quella di “territorio liberato”. La liberazione, il piano Marshall e quant’altro, l’abbiamo pagato ampiamente con 40 anni di sovranità limitata, fin quando la caduta del famoso muro non ha reso superati gli accordi di Yalta e la divisione del mondo in blocchi. I conti sono alla pari, senza nessun ringraziamento o risentimento. La cobelligeranza portò a una strana commistione. Gli Alleati non occupavano più un territorio nemico ma lo amministravano in via provvisoria. La situazione che si venne a creare ha sviluppi anche in campo postale. Le decisioni in questo settore mostrano segni di promiscuità ed è arduo risalire al vero potere decisionale nel caso presente la Commissione Alleata di Controllo. A titolo di esempio la ripresa del servizio postale con l’estero del 10 gennaio 1944, che riguarda solo il territorio del Regno, esclusa la Sicilia e Napoli, fu pubblicizzata anche nelle zone non attinenti. Anche la decisione Alleata di riprendere il servizio postale con Roma viene trasformata dal governo italiano come propria. La distribuzione e l’uso dei francobolli di occupazione Alleata di Napoli e Sicilia oltre i confini – Puglia, Sardegna, Roma – configura questa atipicità. Inoltre, ciò che mi pare la summa d’ogni ardito limite è l’uso della posta militare italiana in territori soggetti agli Alleati. L’uso della posta militare in Sicilia fino al 10 febbraio 1944 e a Napoli fino al luglio 1944 è un esempio unico in cui la posta militare del paese occupante e di quello occupato coesistevano. C’era una volta un regno piccolo piccolo, con un re piccolo piccolo…. La nascita del “Regno del sud” ha inizio con l’arrivo a Brindisi del re e del suo seguito. Del “Regno” facevano parte le province di Bari, Brindisi, Lecce e Taranto, con l’aggiunta della Sardegna e della Calabria, Lucania, Basilicata. Non tutto il territorio era disponibile. Per tutto il mese di settembre la zona tra Altamura e Bari fu al centro di operazioni militari. La stessa città di Bari fu evacuata dalle forze tedesche il 13 settembre. In Sardegna i comandi italiani e tedeschi si guardavano in cagnesco per diversi giorni. Dopo qualche scaramuccia questi ultimi lasciano l’isola il 21 settembre. L’11 febbraio 1944, a seguito di decisione delle Nazioni Unite, la parte continentale del Regno a sud delle province di Salerno, Potenza e Bari e la Sicilia (escluse Pantelleria, Lampedusa e Linosa) sono restituite all’Italia. Lo stesso giorno un’ordinanza del Capo del governo maresciallo Badoglio, sancisce il passaggio di poteri. Vi è un comunicato prodotto in Sicilia il 10 febbraio, quindi il giorno precedente il proclama n.16 a firma del Gen. Alexander, che è sintomatico di un diverso indirizzo tra le varie componenti del governo Militare Alleato. In questa comunicazione, ripresa dal citato lavoro di F. D’Alessandro e S. Di Pietro, il Poletti fa scrivere che: “Le comunicazioni, circolari, Gazzette Ufficiali, ordini, pubblicazioni che il Governo Italiano del Continente ha inviato nelle scorse settimane agli Uffici e che invierà ai funzionari italiani della Sicilia, alle Province, ai Comuni durante il periodo di occupazione, devono essere considerati come aventi efficacia semplicemente informativa e non potranno avere vigore se non previa autorizzazione e conferma del Comando Alleato….” A mitigare la sparata si aggiunge: “…salvo non sia stato disposto da ordini specifici e da Proclami , bandi, ordini generali ed istruzioni emessi dal Comando Militare Alleato per i territori occupati.”. Il giorno dopo esce il “Proclama n. 16” e il tenente colonnello Poletti si trova spiazzato e non resiste molto in Sicilia. Il 18 marzo 1944 lo troviamo a Napoli, firmatario di un comunicato quale commissario Regionale della Regione 2 (Napoli). Diciamo che è stato sollevato e promosso. Le vicende militari favoriscono l’allargamento e il rafforzamento del Regno. Il 22 aprile si costituisce il 3° governo Badoglio che vede l’entrata dei partiti che fanno parte dei Comitati di Liberazione Nazionale. Adesso il governo rappresenta qualche cosa e non solo la volontà Alleata di tenere in piedi il vecchio regime. Il 5 giugno gli Alleati entrano a Roma. Il re è costretto a firmare la nomina di un Luogotenente generale del regno. Era la condizione essenziale per la partecipazione dei C.L.N. al governo. Secondo gli accordi coi partiti dei C.L.N. anche Badoglio lascia il governo con l’acquisizione di Roma. Gli subentra Bonomi. Ora si può parlare di Luogotenenza, di ricostruzione, di Nazione. Infine un’ulteriore allargamento del territorio si produsse il 20 luglio 1944 quando vennero restituite all’Italia la Campania, esclusa Napoli, e altre città quali Foggia, Campobasso, Avellino, Benevento (Fig. 1).
EVOLUZIONE DEL SERVIZIO POSTALE
Il servizio postale all’interno delle province di Bari, Brindisi, Lecce e Taranto non subì interruzioni, se non momentanee e locali, nei tre rami del servizio principale: posta ufficiale, posta civile e posta militare. Rimasero bloccati, e per lungo tempo, i servizi telefonici e telegrafici. Le tariffe postali rimasero inalterate anche se i servizi accessori (raccomandate, assicurate e altro) subirono un forte calo dovuto alle difficoltà del momento. Vi è una certa difficoltà di approvvigionare di valori postali gli uffici ma senza nessun motivo particolare d’allarme. Fino a quando il Regno rimane “zona d’operazione” non vi è possibilità di collegare i vari centri con mezzi postali. In questo frangente sopperisce la posta militare con quelli che può mettere a disposizione. In seguito sono riattivati i collegamenti via terra con ferrovia. Nel dicembre ’43, quando la Lucania e la Calabria sono restituite, i servizi ferroviari sono già attivati e i collegamenti regolari. Qualche problema nei collegamenti tra Brindisi e Salerno e tra Brindisi e Napoli sono superati con collegamenti aerei. Questi collegamenti sono poi integrati o rimpiazzati da quelli terrestri con mezzi militari, o via ferrovia.
Servizi interregionali
Il primo documento disponibile è del 18 dicembre 1943 e parla del “ripristino della corrispondenza ordinaria” dalla Puglia alla Lucania, Calabria e Salerno. Sono ammesse “lettere fino a gr. 90 e cartoline postali o dell’industria privata”. Nient’altro. Il 4 aprile fu annunciata l’estensione dei servizi alle raccomandate, assicurate, posta aerea e stampe. L’annuncio è troppo frettoloso ed è esteso alla Sicilia ancora non disponibile alla modifica. Si dovette aspettare fino al 24 aprile per il ripristino delle raccomandate, ed espressi nelle relazioni interregionali. Il 19 Aprile 1944 il Ministero delle Comunicazioni, con circolare diretta al capo del governo e a tutti i Ministeri, scrive: “Sono lieto di poter comunicare la riapertura dei sottonotati servizi: ... ... Raccomandate; Dalla stessa data il limite di peso della corrispondenza ordinaria è portato da grammi 90 a grammi 210. In Sicilia la disposizione ebbe effetto dal 1° maggio. Contemporaneamente i tre giornali delle principali città (Sicilia liberata di Palermo; Il Corriere di Sicilia di Catania; Il Notiziario di Messina), riportano l’ampliamento del servizio postale così come sopra detto, con un piccolo accorgimento. Non si fa nessun riferimento all’Autorità che ha emanato il provvedimento. A Napoli il servizio fu attivato probabilmente il 7 maggio, con gli analoghi servizi sopra riportati (1).
I FRANCOBOLLI
Le scorte erano rappresentate dalle disponibilità presenti nel Regno e non vi era alcuna possibilità di attingere alle scorte romane. E’ vero che la posta funzionava in situazione di emergenza e con servizi molto ridotti, ma è anche vero che far durare le scorte era una bella impresa. Per non soccombere all’emergenza fu decisa la stampa di un valore da c. 50, il più utilizzato col porto corrispondente a una lettera. Questa emissione viene comunemente chiamata “Lupa di Bari” (Fig. 2).
Le poste furono in grado comunque di grado di fornire a quasi tutti gli uffici postali la necessaria fornitura di francobolli, con qualche limitazione iniziale. Infatti al sud non si fece un uso eccessivo della riscossione del porto in denaro e nemmeno alla scritta “zona sprovvista di francobolli”, che erano due modi, al nord, di sopperire alla mancanza di francobolli (Fig. 3).
E nemmeno si fece un uso “smodato” di francobolli emessi per altri servizi (per tassazioni, per pacchi postali, per recapito autorizzato) che avrebbero significato una penuria diffusa di francobolli e anche un eccessivo ammassamento di utenti-filatelici. Si riportano due comunicazioni in tal senso. “24778/I. Utilizzazione francobolli speciali pacchi per francatura corrispondenza. La sup. Direzione Generale ha disposto che i francobolli speciali per il servizio pacchi siano ritenuti validi per affrancare corrispondenza, purché risultano integri e completi nella prima e seconda parte di ogni francobollo. Pertanto i detti francobolli dovranno essere ammessi alla libera vendita al pubblico non appena si verifichi in ciascun dipendente ufficio l’esaurimento degli attuali comuni francobolli.” (2)
La seconda è un dispaccio Ministeriale del 20 gennaio 1944: “Viene segnalata da varie Direzioni la mancanza di segnatasse. A tale proposito si fa presente che questa Direzione Generale a causa della deficienza di carta e l’alto costo della produzione, non può, per ora, addivenire alla stampa di tali specie di valori. Si dispone pertanto con effetto immediato perché la tassazione delle corrispondenze insufficientemente affrancate sia effettuata con francobolli ordinari sui quali dovrà essere apposto il bollo T ed a fianco quello a data dell’ufficio che opera la tassazione. Si prega di impartire ordini conformi ai dipendenti uffici e di dare cenno assicurativo di adempimento a questo Ministero.” D’altra parte nel servizio apparso su “La Gazzetta del Mezzogiorno” di sabato 8 gennaio 1944, di chiara matrice postale, a proposito dei francobolli precisa: “Affrancatura: La posta sarà soggetta alla normale affrancatura. Le varie Direzioni sono state dotate dei francobolli necessari perché da ora innanzi è vietato l’inoltro della corrispondenza con la scritta “ufficio sprovvisto di francobolli” (Fig. 4).
LE TARIFFE POSTALI
Le tariffe postali all’interno dei “territori liberati” restarono inalterate. Napoli Le tariffe postali all’interno della zona occupata vennero modificate in un’unica tariffa, di c.50 sia per le cartoline postali sia per le fatture e gli esposti in busta. Questa era l’unica posta ammessa dal 10 dicembre 1943 al 19 marzo 1944. Sicilia Le tariffe non vennero modificate. Le tariffe per l’estero Fino all’interruzione dei servizi postali la tariffa base per l’estero era di cent. 75 per la cartolina postale e di £.1,25 per la lettera. Dal 10 gennaio 1944 la cartolina postale fu portata a £.3; le lettere £.5 per il primo porto e a £.7 per il secondo porto. Il servizio funzionava solo dall’interno del Regno verso l’estero e non viceversa. Dal 16 febbraio la tariffa fu ridotta e portata a: £.1,50 per le cartoline; £.2,50 per le lettere di primo porto e a £.4 per il secondo porto. Dalla Sicilia il servizio per l’estero riprese il 21 febbraio e da Napoli forse il 20 marzo 1944, con tariffa uguale a quella del Regno. Le tariffe di Posta aerea Regno Il servizio di posta aerea, con pagamento di una tariffa, per la corrispondenza civile e militare, inizia dall’Aprile 44. Il 19 aprile una circolare precisa che “Valendosi dei servizi periodici della aviazione italiana dal 24 del mese viene riaperto al pubblico il servizio della posta aerea limitatamente a lettere e cartoline di grammi 15.” (3) La tariffa è di centesimi 50. Ma anche se non espressamente richiesta, la sopratassa aerea si nota già nel 1943 apposta specialmente nella corrispondenza dei militari dislocati in Sardegna. Napoli Il 7 maggio il governo Militare Alleato di Napoli, richiamando l’ordinanza regionale n.25 del 14 marzo 1944 riattiva il servizio di posta aerea “Posta Aerea per le sole corrispondenze per l'interno massimo gr.5 - con soprattassa di £. 0,50, nell'intesa che in mancanza di francobolli di P.A. possono utilizzarsi quelli normali". (4) Sicilia In Sicilia l’avvio della posta aerea iniziò il 1° maggio, così come per altri servizi accessori. La tariffa era di centesimi 50 con il limite di grammi 5, quindi analoga a quella per Napoli e differente da quella del Regno, che poneva come limite il peso di grammi 15 (Fig. 5).
GLI UFFICI POSTALI
Nel settembre ’43 L’Amministrazione delle Poste si ritrovò ad affrontare alcuni problemi basilari per la prosecuzione del servizio. Vi fu probabilmente un periodo di stasi, in cui funzionava solo la posta militare, anche all’interno delle province pugliesi. Il problema non erano gli uffici postali, che rimasero aperti e funzionanti, ma dei collegamenti che difettavano, per le operazioni militari in corso, e per le limitazioni imposte dagli Alleati per le zone di occupazione. L’11 dicembre ’43 vi è la prima notizia sugli uffici postali attivi. Risultano “disponibili” gli uffici di Bari, Brindisi, Lecce, Taranto. Gli uffici postali della Sardegna sono attivi solo per la corrispondenza ordinaria. Cagliari, Nuoro, Sassari funzionano, ma con difficoltà per farvi giungere la posta. Gli Uffici postali di Avellino, Benevento, Catanzaro, Cosenza, Matera, Potenza, Reggio Calabria e Salerno sono abilitati a ricevere e trasmettere solo le corrispondenze ufficiali diretti ad enti civili e militari e, in alcuni casi, anche i telegrammi ufficiali. Gli uffici postali di Napoli e della Sicilia non sono “attivi” per la corrispondenza civile dal continente. (5) Nel Marzo ’44 si comunica la “normalizzazione” degli uffici postali del sud. Sono aperti “con tutti i servizi”, (6) escluse le assicurate e i pacchi, gli uffici di: AGRIGENTO, BARI, BRINDISI, CAGLIARI, CALTANISSETTA, CATANIA, CATANZARO, COSENZA, ENNA, LECCE, MATERA, MESSINA, NUORO, PALERMO, POTENZA, RAGUSA, REGGIO CALABRIA, SALERNO, SASSARI, SIRACUSA, TARANTO, TRAPANI.
La risposta del Ministero Comunicazioni del 28 replica: “Il servizio delle rimesse per la Sardegna, a mezzo vaglia ordinari, funziona senza restrizioni nelle provincie di Bari, Brindisi, Lecce e Taranto. Non è per ora possibile l’uso di vaglia telegrafici.” Il 20 dicembre ’43 un comunicato annuncia la ripresa dell’attività degli uffici postali di Catanzaro, Cosenza, Matera, Potenza, Reggio Calabria e Salerno solo per la corrispondenza ordinaria, mentre Benevento accetta solo la corrispondenza ufficiale diretta a enti civili e militari. (7) Dal 10 gennaio ’44 si aprono le comunicazioni postali con la Sicilia e conseguentemente si attivano gli uffici postali di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Trapani, ma sempre solo per la corrispondenza ordinaria. Rimanevano ancora fuori della giurisdizione del governo italiano gli Uffici di: AVELLINO, BENEVENTO, CAMPOBASSO, FOGGIA, NAPOLI. Il bollettino n.5 del Marzo 1944 del Ministero delle Comunicazioni riporta operante l’ufficio postale di Napoli per “le corrispondenze ufficiali dirette a Enti Civili e Militari”. Da parte Alleata le comunicazioni tra il Regno del sud e Napoli furono normalizzate il 20 marzo 1944. Un comunicato del 4.4.44 da Salerno precisa i limiti: “Lo scambio della corrispondenza può aver luogo in tutto il territorio sotto la giurisdizione del Governo italiano e, tra questo e la provincia di Avellino, la città di Napoli e la parte meridionale di questa, limitatamente ai comuni elencati nelle disposizioni emanate al riguardo. Tra breve sarà esteso anche alla provincia di Benevento”. (8) In aprile non sono ancora collegate le città di: BENEVENTO, CAMPOBASSO, FOGGIA (Fig. 6).
Riconsegna territorio e inizio collegamenti postali
La struttura della posta militare permise al governo del sud di superare la prima fase di assestamento e di organizzare i trasporti via aerea e terrestre. I diversi Ministeri utilizzarono la posta militare 67 – 107 e 151 fino al 2 febbraio quando iniziò il trasferimento dei Ministeri verso Salerno. Il bollettino n.2 delle poste, datato 11 dicembre 1943, non precisa la data, ma elenca gli uffici coi quali è ammesso l’invio della corrispondenza ufficiale: Avellino, Benevento, Catanzaro, Cosenza, Matera, Potenza, Reggio Calabria e Salerno. Oltre questi uffici erano disponibili quelli della Puglia e della Sardegna. Indisponibili a qualsiasi corrispondenza quelli Siciliani. Questo stato di cose termina il 20 dicembre quando si riaprono i collegamenti con l’Italia peninsulare. Il 23 dicembre (bollettino n.3) sono ancora chiusi, per la posta ufficiale, gli uffici postali di: Avellino, Campobasso, Foggia, e quelli della Sicilia (Fig. 7).
Nel 1943 il governo, nell’urgente necessità di corrispondere con gli uffici periferici richiese di poter inviare e ricevere corrispondenza ufficiale con gli Uffici postali ancora in mano Alleata. Tale attivazione fu concessa dagli Alleati probabilmente nel novembre 1943. L’indisponibilità degli uffici postali a ricevere e inviare la posta e la mancanza di collegamenti tra la Puglia e la Sicilia fu superata con due accorgimenti: - appoggio dei plichi presso le Prefetture; - istituzione di un “servizio giornaliero di corriere” sulla linea aerea alleata Napoli, Bari, Taranto, Catania, Palermo. Il 24 dicembre 43 Superaereo comunica, d’intesa con la Missione Militare Alleata, Sezione Aeronautica, la modifica del percorso aereo in: Napoli, Foggia, Bari, Grottaglie, Lecce, Catania. Non si ha notizia sull’inizio dello scambio della posta ufficiale con Napoli, ivi comprese le comunicazioni dirette e provenienti dalla Commissione Alleata di Controllo, che, data l’importanza, dovettero essere attivate molto presto.
a) all’interno del Regno L’appoggio della posta militare per gli organi di Governo nelle città di Bari, Lecce, Brindisi e Taranto prosegue fino al trasferimento dei Ministeri a Salerno. In vista dell’imminente trasferimento la Segreteria particolare del Capo del governo, il 4 febbraio, avvertì tutti i Ministeri che “per evitare eventuali errori d’interpretazione, si rammenta che nella nuova sede la posta dovrà essere indirizzata nella città ove avranno sede i Ministeri, perché per questi non funzionerà più la posta militare”. (9)
Ma per i Ministeri che rimasero nella zona di Brindisi (Comando Supremo), Bari (Ministero Aeronautica e altri), Lecce (Ministero della Guerra), Taranto (Ministero della Marina) si dettero disposizioni affinché i collegamenti con Salerno (e Napoli) fossero gestiti dalla posta militare e trasportata dal Ministero dell’Aeronautica “con i mezzi di detto Ministero all’Aeroporto di Lecce, per utilizzarvi il servizio aereo trisettimanale che fa scalo all’Aeroporto stesso. Il Ministero dell’Aeronautica, come da accordi telefonici, continuerà le pratiche già iniziate, per sistemare lo scalo a Salerno”. (10) A trasferimento effettuato il Ministero della Guerra dispone: “Si comunica che la posta diretta agli organi del Governo dislocati nella zona di Salerno dagli Enti della circoscrizione di Lecce – Brindisi….. dovrà essere recapitata a cura degli Enti mittenti all’Ufficio Spedizioni del Ministero della Guerra nelle ore antimeridiane dei giorni dispari /1, 3, 5 ecc.).
Nel gennaio 1944 il bollettino n.4 senza data ma della 2^ quindicina, riporta la riapertura degli uffici siciliani alla posta ufficiale e normale mentre non è ancora possibile la comunicazione con gli uffici di Avellino, Campobasso, Napoli e Foggia. La presenza di Napoli in questo bollettino è probabile si tratti di un errore di compilazione. Infatti il bollettino n. 3 riporta per la capitale partenopea “servizi: nessuno – eccetto le corrispondenze ufficiali dirette a enti civili e militari. Nel bollettino n.5 del marzo 1944 solo le città di Campobasso e Foggia non sono ancora collegate. Nello stesso si comunica che la rete telegrafica ufficiale è attiva in tutta l’Italia liberata “compresa Napoli”. Il servizio telefonico ufficiale è limitato alla sola Puglia. Lentamente ci si avvia verso la normalizzazione dei servizi postali.
Per quanto riguarda la corrispondenza ufficiale per le missioni diplomatiche all’estero, servizio attivato probabilmente il 29 gennaio, la posta viene recapitata al Sottosegretariato Poste e Telegrafi che la inoltra ai comandi alleati. Dal 4 maggio 44 è il Ministero degli Affari Esteri che si occupa della trasmissione, probabilmente facendo uso della bolgetta diplomatica.
La mancanza di comunicazioni tra civili nell’Italia divisa in due impose il ricorso a misure alternative. Dal Nord al Sud si fece uso di un recapito presso una casella postale a Lisbona. La necessità di corrispondere coi propri familiari spinse a audaci imprese. Si ricorse persino a militari e civili che passavano la linee e recapitavano le lettere al Nord. Il Ministero della guerra con lettera del 10 maggio ammonì: “Mi viene segnalato che alcuni ufficiali hanno affidato lettere dirette alle proprie famiglie in territorio occupato dal nemico a un militare incaricato di passare le linee e rientrare poi nel territorio liberato dopo di averle recapitate….. sia fatto obbligo ad ogni militare di fermare e consegnare ai CC. RR. qualunque persona si presenti e si offra di assumersi incarichi del genere…” (Fig. 8).
Anche la radio divenne un mezzo per trasmettere messaggi privati. E c’era l’imbarazzo della scelta. Radio Bari E.I.A.R. trasmetteva sulla frequenza onde medie m.283,3. Un notiziario ogni ora. Alle ore 23,10 la rubrica “Italia combatte” con notizie di militari dirette alle famiglie al sud e al nord. Radio Londra trasmetteva otto notiziari al giorno e diramava notizie di persone che erano rimaste divise dal fronte interno. La voce dell’America (New York) era la più ricca di contenuti. 19 ore di trasmissioni con notiziario in italiano ogni ora circa. Tra le altre cose anche una lezione d’inglese e un notiziario dall’Albania. I notiziari trasmettevano messaggi di militari del fronte interno. Anche la radio Vaticana trasmetteva messaggi di persone lontane che non potevano comunicare altrimenti, con una marcia in più. Le diocesi, i singoli preti e anche persone vicine al mondo cattolico avevano cura di captare i messaggi e di comunicarle ai familiari che si presumeva non potessero ascoltarle (Fig. 9), (Fig. 10).
Lo strano caso delle cartoline illustrate Un mistero aleggia intorno all’uso delle cartoline illustrate. Ebbero o non ebbero corso durante il periodo del Regno del sud a Napoli e in Sicilia? La domanda potrebbe sembrare pleonastica, dato che si conoscono cartoline postali utilizzate nel periodo, ma sono state spedite regolarmente o no? Partiamo da lontano. Con circolare del 9 aprile e con foglio ordini del 18.9.41 il Ministero Comunicazioni sospende “l’invio all’estero, per tutta la durata della guerra, delle cartoline illustrate comunque affrancate…” Con circolare del 21 marzo 1942, e con decorrenza 26 marzo, si sospese l’inoltro delle cartoline illustrate da c. 10 (data e firma) e c. 20 (cinque parole convenevoli) nel mentre invece stabilisce che “seguiranno avere corso cartoline illustrate affrancate centesimi trenta anche se recanti sole frasi convenevoli e cartoline illustrate affrancate c. 15 e dirette nel distretto postale”. Con l’abolizione delle tariffe preferenziali si vuol eliminare, senza esplicitamente vietarle, le cartoline illustrate. Il primo documento disponibile è del 18 dicembre 1943 e parla del “ripristino della corrispondenza ordinaria” dalla Puglia alla Lucania, Calabria e Salerno. Sono ammessi “lettere fino a grammi 90 e cartoline postali o dell’industria privata”. Nient’altro. La circolare del Ministero delle Comunicazioni del 3 gennaio che annuncia il collegamento con la Sicilia, la Sardegna e l’Estero riporta, come tipo di corrispondenza, la corrispondenze epistolari, leggi buste, e le cartoline postali. Sulla corrispondenza con l’estero le norme sono più vaghe “sono per ora ammesse solo cartoline e lettere del peso non superiore a 40 grammi. Valgono per l’estero le stesse limitazioni stabilite per l’interno.” Chissà se l’estensore si sia ricordato del divieto per l’estero del 18.9.41 e quindi abbia ritenuto superfluo ripetere la proibizione, oppure abbia scritto seduta stante e senza un’adeguata preparazione cognitiva. Questo comunicato inviato alle Direzione può essere interpretato che per l’estero erano ammesse le cartoline (illustrate) e la seconda parte intesa come d’ordine generale e non specifica del tipo di corrispondenza consentita. Arriviamo al 4 Aprile 1944. L’Amministrazione postale comunica che “a decorrere da lunedì c.m. il servizio di corrispondenza che era precedentemente limitato alle sole cartoline (postali) e lettere non eccedenti il peso di 90 grammi sarà esteso ai servizi seguenti: a) lettere (fino al peso di grammi 210) e cartoline (postali);” La stessa comunicazione del 19 aprile che amplia il servizio alle raccomandate ecc., fino alle stampe per editori, non fa cenno di cartoline illustrate. Il 12 giugno si riaprono le comunicazioni postali con Roma. Sono ammesse solo cartoline postali fino a 25 parole. Si giunge al 15 giugno 1944. Per la corrispondenza per l’interno. Si ripropone “Sono ammesse le corrispondenze epistolari e le cartoline postali. Aggiungendo “E’ proibito accludere cartoline illustrate”. A Napoli, come sappiamo, fino al 19 marzo non sono ammesse le cartoline illustrate. E in Sicilia? La prima comunicazione del 20.8.43 dispone: “saranno accettate soltanto cartoline postali ed illustrate”; la seconda del 22.9.43, riportata sempre dal giornale “Sicilia liberata” di Palermo, precisa: “Lettere e cartoline postali possono essere impostate per il recapito in ogni luogo della Sicilia”. L’avviso del 4 ottobre 43 parla di “cartoline” senza altra distinzione, ribadendo che pagano c. 15 per il distretto e c. 30 per l’isola. Parrebbe ci si riferisca a Cartolina postale, ma ogni ipotesi è possibile in presenza di contrastanti comunicati. Un manifesto della censura di Enna ammonisce, più di comunicare, che dal 13 dicembre 43 “è proibito di includere nella corrispondenza privata: cartoline illustrate”. E ancora “l’indirizzo del mittente (nome, cognome, via e città) deve essere indicato sulla busta o cartolina altrimenti non sarà inoltrata”. Le due norme congiunte escludono il ricorso alle cartoline illustrate se si pensa che allora non si spedivano le cartoline per evidenziare la bellezza del paesaggio, ma per comunicare notizie utili, importanti, alle volte vitali. Nel Regno del sud e in Sicilia non vi è comunque un divieto specifico e univoco alla spedizione di cartoline. Al massimo si può parlare di “forte limitazione all’uso delle cartoline illustrate” (Fig. 11).
Infine l’ultimo anello della catena. Sul bollettino poste n. 7 del 1944 al § 143 appare il seguente “Divieto di spedizione delle cartoline illustrate con o senza corrispondenza epistolare. Come fu confermato nel § 72 della parte seconda e nel § 51 della parte terza del bollettino n. 3 e come si desume dal manifesto in data 1° ottobre che riepiloga i servizi ammessi, le cartoline illustrate con o senza corrispondenza epistolare non debbono avere corso. Si invitano perciò gli uffici ad attenersi alle disposizioni citate restituendo possibilmente ai mittenti o comprendendo nei rifiuti le cartoline illustrate eventualmente impostate o pervenute in transito. Si rammenta la disposizione del § 82 parte seconda e § 57 parte terza del bollettino, di esporre al pubblico il manifesto predetto.” Si poteva parlare chiaro prima. La burocrazia ministeriale ha dato ampia prova dei propri limiti e della faciloneria con cui trattava, e tratta, “gli utenti”. La massima, norme giuste e chiare per tutti, non la digerisce proprio. Dopo aver detto e non detto per mesi, all’improvviso un rigido giro di vite. Per colmo dell’ironia tale disposizione, del 7 ottobre 1944, perde efficacia perché dal 1° ottobre erano già entrate in vigore le nuove tariffe che riammettono all’uso le cartoline illustrate!
I soprastampati P.M. Parlando dei soprastampati P.M. si parla di un’assenza e non di una presenza. I francobolli soprastampati P.M. dopo l’8.9.43, rimasero al chiuso presso il Magazzino Centrale Carte Valori Postali di Roma. Non ne fece uso la Repubblica Sociale che si preoccupava di rendere neutra l’immagine del re. Non se ne potette fare uso nel Regno del sud isolato da Roma. Il 4 luglio 1944 il Quartiere Generale Alleato di Napoli, sottocommissione comunicazioni, rende noto al Ministero Comunicazioni a Salerno, che nei magazzini di Roma “Vi sono consistenti provviste disponibili di francobolli non soprastampati tranne che, tra i tagli di maggior consumo, dei valori da 25, 30, 50 cent. e 1 lira. Forse è anche possibile stampare un conveniente quantitativo di tali valori. (E’ disponibile una gran quantità di francobolli da 50 cent. soprastampati “P.M.” – 32.000 – e in alternativa alla stampa di nuove provviste di questo taglio potreste decidere di mettere in uso questi soprastampati invece di lasciarli inutilizzati). (12) Oltre a questo valore, tra i tagli di maggior consumo, vi erano 9.759.000 pezzi del 25 cent. Purtroppo la relazione non elenca i quantitativi degli altri tagli. Appena avuto accesso ai Magazzini, e dopo aver predisposto il necessario inventario, si decise di mettere in circolazione la scorta dei soprastampati. La natura della serie - che era stata autorizzata nel 1942 per il solo uso degli uffici postali militari nei territori extrametropolitani – impose un atto formale per renderla valida ai fini civili. Il 13 luglio 1944 le poste comunicano: “Si dispone che, con effetto immediato, abbiano validità nel Regno, per l’affrancatura delle corrispondenze a chiunque dirette, i francobolli sovrastampati con la sigla P.M. già adoperati dagli Uffici di Posta Militare dislocati oltre confine o oltre mare. Le Direzioni Provinciali provvedano a rifornirsene nei modi consueti presso il Magazzino Centrale Carte Valori Postali – Roma, ad integrazione di quelli attualmente in uso, tenendo presente che sono fuori corso tutti i francobolli sovrastampati dalla repubblica neofascista.” (13) Tuttavia le scorte locali di francobolli dell’imperiale non dovevano essere al lumicino. La serie soprastampata “P.M.” si vide poco nei cieli del sud per tutto il 1944. Nel periodo che trattiamo è totalmente assente.
Collegamenti stradali e ferroviari La guerra aveva ridotto le vie di comunicazioni terrestri a monconi di strade con ponti e gallerie interrotti. Inoltre la congestione del traffico causato dai mezzi militari impediva che si potessero utilizzare le strade. Inoltre la condizione di “zona di operazione” dell’Italia peninsulare non consente il libero transito agli automezzi civili. Solo il 29 dicembre termina questo stato. Solo la Posta Militare riuscì in qualche modo a funzionare impiegando propri mezzi (motociclisti, autovetture, camion). Nell’ottobre 1943 i servizi civili funzionavano certamente per la stessa città, mentre tra le città della Puglia vi fu qualche intoppo. Il 22 ottobre ’43 il Comando Supremo fa presente all’Ufficio Affari Esteri: “Il servizio postale tra i capoluoghi della Puglia e Matera e viceversa, a mezzo della ferrovia secondaria… non è stato ancora riattivato perché il comando alleato non ha ancora accordato la relativa autorizzazione. Del pari manca la autorizzazione per il ripristino del servizio postale sulla linea Bari – Foggia, linea che è in corso di attuazione.” La Segreteria della Presidenza del Consiglio, in data 25 ottobre invia un promemoria alla Missione Militare Alleata chiedendo l’autorizzazione al ripristino delle linee: Bari – Matera – Montalbano Ionico; Bari – Foggia. Il 18 Dicembre, l’autorizzazione arriva, si presume, e il Ministero delle Comunicazioni può comunicare che “Dal giorno 20 p.v. è ripristinato il servizio della corrispondenza ordinaria da e per le provincie delle Puglie (Foggia esclusa), Lucania, Calabria e la provincia di Salerno.” La comunicazione è diretta anche al Sottosegretariato per le Ferrovie, segno che i trasporti postali saranno effettuati per ferrovia. L’8 febbraio 44 la sede del Capo del governo si sposta da Brindisi a Salerno. Il trasporto della posta, dai Ministeri della Puglia e Salerno, avviene con mezzi della posta militare fino alla fine di febbraio. Il 27.2.44 il Ministero delle Comunicazioni scrive alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: ““Dal capo del Servizio Ferroviario Militare Alleato è pervenuto a questo Sottosegretariato il seguente epistolare: “1 – Ci è pervenuta la richiesta affinché sia data l’autorizzazione a un corriere italiano di viaggiare ogni giorno col treno merci civili che si effettua tra Salerno e Brindisi, per portare a mano la posta ufficiale del governo dall’una all’altra di queste due località. 2 – Non abbiamo obiezioni al rilascio di questa autorizzazione e vi preghiamo di dare direttamente disposizioni alle ferrovie affinché questi corrieri, debitamente identificabili, siano fatti viaggiare tra Salerno e Brindisi. Comunque, per evitare degli abusi, non vediamo la necessità di far viaggiare più di un corriere al giorno e per treno; e le vostre istruzioni alle ferrovie dovrebbero essere redatte in modo da evitare che siano agevolati i viaggi troppo frequenti.”” Un’annotazione a matita datata 8.3.44 riporta: “telefonato a M. La Presidenza non ne sa nulla. Chiedere notizie a Fano.” Un’ulteriore difficoltà nel trasporto via camion e ferrovia derivava dai ripetuti furti durante il percorso. Perfino la posta dei militari alleati sovente si dileguava, così come è riportato in una relazione delle poste inglesi: “Gli uffici postali militari nel “tacco d'Italia”, e nel nord fino a Foggia, più quelle dimoranti a Napoli e dintorni, erano servite dagli uffici postali delle basi durante tutta la campagna per mezzo del trasporto stradale. La posta via superficie che arrivava in Italia nella costa orientale era scaricata spesso a Brindisi e Taranto e anche a Bari e questa posta doveva essere portata via ferrovia alla base APO. Un aspetto insoddisfacente dei servizi ferroviari era il numero eccessivo di furti della posta che accaddero durante i mesi invernali dal 1943 / 44. I furti si ridussero dopo che le spedizioni postali furono fornite di guardie di scorta. Si decise di mandare la posta (soprattutto quotidiani e pacchi) via ferrovia da Bari alla stazione ferroviaria terminale dell'8^ Armata nel tardo autunno del 1943 per non intasare il trasporto stradale. Tuttavia, il ritardo nel transito era così grande e le perdite per furto così frequenti che si dovette sostituirlo con il trasporto stradale. A novembre si adoperò di nuovo la ferrovia per il trasporto della posta natalizia e per fare fronte agli arrivi di una gran quantità di posta via superficie. Tutto ciò si rese necessario dal prolungamento graduale delle linee di comunicazione tra Bari e le truppe avanzate. Questi treni erano muniti di pesanti scorte e il numero dei furti subì una notevole diminuzione.” Fin quando il fronte di Cassino restò statico l’affluenza di mezzi e personale dai porti di Taranto, Bari, Brindisi rendeva il percorso stradale impercorribile da camion civili. Solo la posta militare si poteva avventurare a ridosso delle interminabili colonne alleate. D’altra parte il percorso via ferrovia, con un solo uomo e una sola volta al giorno era un incentivo ai furti. La situazione era disastrosa al punto tale che il governo italiano fu costretto ad attuare un ponte aereo tra Brindisi e Salerno. Dal 12 giugno anche la posta diretta a Roma verrà avviata a Napoli concentramento da dove, per mezzo della Sottocommissione Alleata, trasportata a Roma. Il trasporto della posta dalla Puglia e da Salerno veniva effettuata una volta al giorno da automezzi militari. Nel luglio 1944 sono in funzione le seguenti linee ferroviarie: Napoli - Potenza - Brindisi Benevento - Avellino – Nocera - Napoli S. Severino - Rota - Salerno Sicignano - Lagonegro Napoli - Gragnano Villa Literno - Napoli Bari - Taranto Barletta - Spinazzola Boccetta - Gioia del Colle Napoli - Foggia Foggia - Lucera Foggia - Manfredonia Foggia - Potenza Napoli - Reggio di Calabria centrale Reggio di Calabria - Messina Metaponto - Reggio di Calabria marittima Paola - Cosenza Sibari - Cosenza S. Eufemia - Catanzaro marittima Messina - Palermo Messina - Siracusa Siracusa - Canicattì Catania - Palermo Burgio - Castelvetrano Dittaino - Caltagirone Palermo - Trapani Roccapalumba - Agrigento Palermo - Burgio Noto - Pachino Catania - Caltagirone Alcamo - Trapani Caltanissetta Xirbi - Agrigento Catania - Schettino Agrigento Bassa - Porto Empedocle Dittaino - Leonforte Olbia - Cagliari Iglesias - Cagliari Porto Torres - Sassari - Chilivani Golfo Aranci - Olbia. NOTE - (1) - Giornale “Il Risorgimento” del 7 maggio 1944. - (2) - Riprodotta da Gesullo Bonucci Filatelia N. 98 pagina 39. - (3) - Ministero Comunicazioni, circolare 62 del 19.4.44 da Salerno. - (4) - Giornale “Risorgimento” di Napoli del 7 maggio 1944. - (5) - Ministero delle Comunicazioni, bollettino n. 2 dell’11.12.43 “Servizi postali nelle Province liberate.” - (6) - La dizione “con tutti i servizi” va presa con beneficio d’inventario. Forse s’intendeva dire con i servizi di posta, telegrafo e telefono, anche se l’esclusione delle assicurate e dei pacchi fa intendere che erano ammesse anche le raccomandate. In effetti è probabile che il servizio di raccomandazione fosse attivo nei rapporti con l’interno del regno e della Sicilia. - (7) - Ministero delle Comunicazioni, P.M. 151 del 18.12.43, oggetto: “Riattivazione del Servizio postale”. - (8) - Ministero delle Comunicazioni, Salerno 4.4.1944, oggetto: “Servizi postelegrafonici in atto”. - (9) - Segreteria particolare del capo del Governo (Brindisi) 4 febbraio 1944. - (10) - Segreteria particolare del capo del Governo (Brindisi) 2 febbraio 1944. - (11) - Ministero della Guerra, P.M. 107, 16 febbraio 1944. - (12) - Notizie da Roma Luglio 1944. Cronaca Filatelica, storie di posta n.6, pag. 72. - (13) - Circolare del Servizio IV n. 828370 del 13 luglio 1944.
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|