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Lui sì che sa scegliere

quarta riflessione di un novantenne


di Giorgio LANDMANS


In questo mondo non sempre noi crediamo che di qualcosa noi già ne conosciamo il fondo. Al pensiero, un vago dubbio talvolta attraversa la nostra mente e così sovente decidiamo una rinuncia o un’ appartenenza. Giusto o errato? Potrebbe essere corretto e conveniente, o potrebbe essere perfino dannoso.
Nella realtà molte nostre azioni e pensieri avvengono “meccanicamente”, vuoi per una certa spinta di qualche spot pubblicitario o il criterio di una qualche persona ritenuta da noi di infinita saggezza. Sovente esiste anche qualcosa che la nostra mente elabora ma la tendenza umana è, alla fine, quella di tentare di copiare chi successo ha avuto o ce ne ha parlato in tonalità di apparente consiglio. Parole spese sovente con la parvenza di “a un tanto al chilo” ma cariche di nascosto intimo interesse.
Pare così che la persona di successo vada rispondendo – quasi un consiglio - in base a certe sue esperienze accumulate nel tempo. Ma che c’ è dietro quella facciata?
Già, il nostro cervello funziona in base a certe sollecitazioni che sfociano usualmente in forme che paiono quasi automatiche, paiono risposte provenienti da antiche conosciute esperienze, da un certo intimo archivio fattosi benefattore che è in ognuno di noi, e che noi non coscienti, andiamo creando nella nostra vita previo la immissione di nuove sensazioni-conoscenze. Questa sorta di archivio (che noi talvolta chiamiamo, impropriamente secondo me, “coscienza”) è una specie di archivio che effettivamente noi continuamente andiamo a sollecitare per rispondere a ciò che ci succede attorno.
E se succede che un dato precedentemente immesso viene totalmente sbugiardato per un qualche nostro intimo nascosto interesse avviene in noi che abbia a sfociare una sorta di reazione con rovesciamento totale di antiche opinioni.
E che centra questo con la filatelia?
Ha uno stretto rapporto con quello che è successo negli ultimi anni.
Una sfrenata pubblicità “filatelia=bene rifugio” lanciata da qualche molto affamato commerciante e subito seguito da qualche ancor più affamato (però questi a scopo immediato) giornalista hanno lasciato una traccia inesorabile. Tutta l’ attenzione del collezionista veniva spinta verso certi valori che di certo avrebbero domattina sbancato Montecarlo. E perciò mille e una attenzione a come collezionare. Nascono di conseguenza futuri imperatori, nascono album a taschine più o meno preapplicate, nascono speciali specifici volumi per la migliore conservazione di questi beni: i classificatori. Artigiani al lavoro: fogli più consistenti, grandi cartoni, neanche fatti essiccare per bene, plastiche applicate a creare supporti trasparenti…. e poi urla per il grande successo di poter salvare i francobolli dalla ignobile linguella …
Verginità al francobollo, che comunque dovrà essere collezionato solo se ancora nuovo senza alcun timbro postale deturpante l’ immagine.
Già, altrimenti le Poste e i commercianti…
Oggi potrei raccontarvi perché tutto ciò avvenne. Ieri non sarei stato creduto..
 

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