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SAn gerardo maiella

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Santa Pazienza




Dei tanti miracoli attribuitigli, ancora in vita, dalla credenza popolare, il primo fu forse quello della sua stessa sopravvivenza: di costituzione debole e malaticcia Gerardo Maiella, figlio di un modesto sarto e di un’umile popolana, pareva infatti destinato a non sopravvivere a lungo dopo la nascita, avvenuta a Muro Lucano il 6 aprile 1726.

Sopravvisse, e fin da bambino iniziò ad aiutare il padre nel lavoro, ma questi morì presto, prima di avergli potuto trasmettere i rudimenti del mestiere, e il sarto dal quale andò allora a lavorare si rivelò cattivo e brutale nei confronti del ragazzo, che fu costretto ad abbandonare il laboratorio per trasferirsi al servizio del vescovo di Lacedonia. Anche il prelato era uomo di maniere assai rudi, ma Gerardo sopportò tutto con cristiana rassegnazione, traendo da questa esperienza l’aspirazione a condurre vita religiosa.

Tornato al suo paese dopo la morte del vescovo, cercò di essere ammesso al locale convento dei frati cappuccini, che tuttavia lo respinsero a causa della sua salute cagionevole. Gerardo non si perse d’animo, e quando un gruppo di padri redentoristi, la congregazione fondata da Alfonso de’Liguori con la missione di predicare nelle zone rurali, si fermò per qualche tempo a Muro Lucano chiese di potersi unire a loro.

Neanche loro volevano, sempre a motivo del suo stato di salute nonché della sua ignoranza, accoglierlo, tanto che al momento di lasciare il paese consigliarono alla madre di rinchiuderlo in camera sua; Gerardo però, annodando le lenzuola del suo letto, riuscì a scappare dalla finestra: "Mamma, perdonami, vado a farmi santo", lasciò scritto in un biglietto.

Una volta raggiunti, i padri redentoristi si convinsero a portarlo con loro al convento di Deliceto, dove fu ammesso come “fratello inutile” e destinato alle mansioni più umili, dal cuoco al giardiniere, dal portinaio al sacrestano, e giù giù fino alla pulizia delle stalle. E in tutti questi compiti, anche gravosi, si distinse per l’impegno, ad onta delle precarie condizioni fisiche, l’umiltà e la serenità d’animo.

Quando infine gli fu concesso di uscire a fare la questua incontrò immediatamente i favori dei contadini, che apprezzavano il suo spirito di penitenza, la sua disponibilità, il suo incrollabile buon umore e la sua giocondità d'animo. In particolare, veniva chiamato quando c’era da assistere qualche partoriente, e cominciarono a diffondersi voci di alcuni interventi al limite del miracoloso.

E finalmente Alfonso de’Liguori, colpito dai racconti che gli venivano fatti, decise di ammetterlo ufficialmente nella congregazione, conferendogli personalmente i voti il 16 luglio 1752.

Continuò a fare quello che aveva sempre fatto, spostandosi anche in altri conventi della zona, mentre la sua fama di santità andava crescendo, e sempre più numerosi erano gli eventi miracolistici che gli venivano attribuiti, come il salvataggio di una barca nel mare in tempesta, camminando addirittura sulle acque, o la moltiplicazione dei viveri durante una carestia. E poi, naturalmente, parti travagliati risolti dalla semplice sua invocazione, bilocazioni e guarigioni

E anche un po’ di invidia e malevolenza, perché quello che si era rapidamente guadagnato l’appellativo di “padre del popolo” si vide nel 1754 accusato da una donna di aver con lei intrattenuto una relazione. Gerardo, nella sua mitezza, rinunciò perfino a difendersi dall’accusa subendo pazientemente le sanzioni dei suoi superiori, fino a che la donna, colpita da questo comportamento, ritirò le sue accuse scagionandolo completamente.

Dopo questo fatto, lo stesso Alfonso de'Liguori lodò l’ammirevole pazienza mostrata nella triste vicenda, e ravvisandoci un segno di santità, lo incaricò di mettere per iscritto le sue “regole di vita”, ad edificazione dell’intera congregazione. L’anno successivo, ammalatosi di tisi, morì prima di aver compiuto 30 anni, il 16 ottobre nel convento di Materdomini, dove oggi sorge il santuario a lui dedicato.

Beatificato da Leone XIII nel 1893, fu poi canonizzato da Pio X l'11 dicembre 1904. Il suo culto è molto diffuso nelle zone della Basilicata e della Campania nelle quali visse ma anche, portato dagli emigranti, in America e Australia. È anche considerato patrono delle partorienti, e nel santuario a lui dedicato esiste una “sala dei fiocchi”, azzurri e rosa, portati dalle partorienti che hanno invocato la sua protezione come ex voto.

 

IL FRANCOBOLLO



Emesso dall'Italia
il 28 maggio 2005
nel 250º anniversario della morte

Yvert 2788
Dentellatura 13×13¼

 

IL SANTINO