Argentina primo amore!
di
Massino CURRELI
Ho letto da poco su “il postalista” di Roberto Monticini quanto ha
scritto, sulla rubrica “Nuovi scrittori filatelici”, la Sig.ra Grazia Morè
e mi è venuto in mente come ho iniziato a fare la collezione dei
francobolli anche perché, sentendo parlare dell’Argentina, sono tornati in
mente tanti cari ricordi, che mi hanno portato indietro nel tempo di tanti
anni.
Tutto per
me cominciò quando, nei primissimi anni settanta, ne avrò avuto una
decina, una domenica con la famiglia andammo a trovare la nonna a
Cagliari. La mattina le era arrivata una lettera, scritta dal fratello che
da tanto tempo viveva e lavorava in Argentina, la cui busta era affrancata
con francobolli argentini sui quali, oltre al resto, vi era la scritta: “REVALORIZADO”.
Chiesi cosa volesse dire e, durante la spiegazione, la nonna tirò fuori da
un armadio una scatola, dove erano conservati i francobolli che restavano
della collezione del nonno (ex dipendente di una banca italiana e dalla
cui collezione mi è pervenuto anche qualche “perfin” italiano usato),
insieme a qualche busta affrancata e viaggiata della
corrispondenza con lo zio “argentino”.
Tornati a casa, dopo qualche tempo, scoprii che qualche bambino con cui
giocavo aveva iniziato a collezionare francobolli, sulla scia di qualche
fratello più grande che periodicamente andava all’Ufficio Postale del
paese per acquistarli. E allora, fare la collezione delle figurine dei
calciatori Panini non bastò più, “la macchina della curiosità si mise in
moto” e diventai così ufficialmente “collezionista di francobolli” perché
mi ritrovai a chiedere a mio padre ed agli zii, oltreché naturalmente alla
nonna, di conservare i francobolli che arrivavano in casa ed in ufficio
per poi darmeli per la mia collezione.
Da quel momento è stato un alternarsi di periodi in cui l’attività
filatelica procedeva con ritmi serrati (il lavaggio dei francobolli, il
primo catalogo prestatomi da qualcuno più grande di me che già faceva la
collezione da qualche anno, il primo classificatore -me lo ricordo ancora,
era blu-), a periodi in cui l’impegno quasi spariva perché altri interessi
dovevano necessariamente prendere il sopravvento: il liceo, l’università,
e così via.
Nel frattempo, però, quanto collezionato è sempre stato conservato, e
qualunque francobollo entrasse in mio possesso veniva ugualmente
conservato insieme agli altri.
Svariati anni dopo, nei primi anni 2000, ero già sposato e mia figlia
Chiara era già nata, per un certo periodo mi ritrovai solo in casa per
quattro giorni alla settimana, perché mia moglie insegnava in un’altra
cittadina della Sardegna: partiva da Nuoro la domenica sera insieme alla
bambina, che era ancora piccola, e rientrava il giovedì sera. Riordinando
lo sgabuzzino dell’appartamento che abitavamo mi ripassarono tra le mani i
classificatori e le scatole che contenevano i francobolli. In qualche modo
dovevo passare quei pomeriggi, la passione si era risvegliata, ed ora
eccomi qua.
Ora, però, l’approccio alla filatelia è completamente diverso da quando
avevo iniziato a far la collezione da bambino. Sono stati “fatali”,
infatti, l’incontro casuale su Internet con “il postalista” di Roberto
Monticini, ed i consigli dati anche da Monticini ogni qualvolta abbiamo
comunicato via mail.
E’ sorta quindi l’esigenza di “ragionare su come stavo facendo la
collezione”, esigenza che mi ha portato, devo ammettere spinto un po’
anche da Monticini, a focalizzare l’attenzione filatelica soprattutto
sulla Storia postale della Sardegna. Nel contempo continuo, comunque, a
seguire la collezione degli “italiani usati”, sia del regno che della
repubblica, cercando di dare però a quanto raccolto anche una
interpretazione storica di quanto raffigurato nel francobollo, e non
disdegnando di cercarne possibilmente anche le varietà.
Tutto è cominciato quindi “guardando un francobollo”, un francobollo
argentino che anche per me è stato fatale ed ora che non ho più dieci anni
(sigh!!) mi piace continuare a collezionare per “guardare e godere” del
risultato di volta in volta raggiunto.
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