S. P. del Regno delle due Sicilie

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Le tassazioni, le franchigie e i trasporti nel regno delle Due Sicilie 1725-1860 (prima parte)

di Giuseppe MARCHESE (Vaccari Magazine 5/1991)

IL SISTEMA DI TASSAZIONE

1 - 1735/ 1820


Nel Regno delle Due Sicilie la tassazione delle lettere, nel periodo che va dal 1735 al 1820, veniva effettuata negli uffici di posta di Palermo e Messina, per la parte insulare, e in Napoli per la parte peninsulare.

Vigeva la norma che le località considerate "capo corsa" effettuassero la "marcatura" delle lettere che poi o dovevano consegnare o trasmettere ad altri uffici postali.

In Sicilia fino al 1786 il Corriere Maggiore teneva per se i profitti delle corse.

Pagava perciò una certa somma alla corona. Per la tassazione e il controllo delle missive affidate e delle relative somme percepite si avvaleva di personale impiegato a Palermo e a Messina.

A Palermo si tassavano le lettere provenienti dal continente e dalle corse interne dell'isola. A Messina si tassavano le lettere provenienti da Napoli e dalle corse di Palermo a Siracusa.

Dopo il 1786 il Corso Pubblico delle Poste di Sicilia passò in gestione alla corona.

Le corse e i relativi proventi venivano ceduti a privati i quali pagavano una data cifra annuale all'erario, proporzionale alle entrate che la "corsa" si riteneva avrebbe potuto fruttare. I proventi delle corse erano quindi di spettanza di questi affittuari o arrendatori, ma la riscossione delle tasse avveniva sempre negli Uffici del Corriere Maggiore, e nelle Luogotenenze di Palermo e Messina con l'ausilio di personale che dipendeva dall'Amministrazione postale.

Nel napoletano vigeva lo stesso sistema introdotto in Sicilia dopo il 1786.

A Napoli, Palermo e Messina le lettere in arrivo venivano marcate con la tassa e quindi passate in distribuzione, mentre per le lettere in partenza si apponeva la tassa prima di formare i mazzi di lettere che venivano smistati agli uffici postali cui spettava la distribuzione.

Fino al 1820 la tariffa interna dell'isola era identica da qualsiasi parte provenisse la lettera, mentre le lettere provenienti dalla terraferma era d'uso tassarle secondo criteri che tenevano conto della tassa stabilita a Napoli. Ne conseguiva che non vi era possibilità di analisi della loro provenienza.

La tassa variava invece secondo la tipologia della lettera: mezzo foglio, foglio, foglio e mezzo e due fogli. Al di sopra dei due fogli la lettera veniva tassata a peso. L'unità di peso era l'oncia, divisa nelle sue frazioni in trappesi.

Non è dato sapere con certezza cosa significhi il termine mezzo foglio, foglio etc., e tampoco mediante quale criterio venisse individuato di quanti fogli fosse formata una lettera chiusa.

Circa il sistema di individuazione del foglio scritto si esclude che in Sicilia si ricorresse al sistema della candela così come era in uso in Inghilterra (alla luce di una candela si osservava in trasparenza la lettera). Forse attraverso i lembi della lettera e dei suo spessore gli ufficiali postali riuscivano a individuare i fogli della lettera e a tassarle di conseguenza.

La tariffa che si apponeva in Sicilia dal 1735 al 31.3.1820 era espressa in moneta siciliana. Dal 1.4.1820 venne introdotta la monetazione napoletana. Ciò vale sia per le lettere in arrivo, che per le lettere spedite affrancate nel napoletano e all'estero.

Il Distributore (1) poteva consegnare la lettera schiava dietro il pagamento della tassa segnata sulla lettera. Solo in casi eccezionali - lettere mal dirette o con tassa errata - egli poteva modificare la tassa, ma questa prassi era soggetta a un controllo molto stretto da parte degli uffici autorizzati alle tassazioni.

Per le lettere cosiddette di 'cammino", cioè quelle che durante il percorso del Corriere venivano da questi raccolte, se ne doveva dapprima rendere conto alle Luogotenenze generali di Posta e dopo la consueta trafila esse venivano ritrasmesse al luogo di distribuzione. (2)

Ciò comportava una certa propensione ad utilizzare il Corriere postale, o Ordinario come comunemente veniva chiamato, quale "privato trasportatore" di lettere da recapitare direttamente al destinatario, senza passare attraverso il servizio postale ottenendo con ciò una maggiore rapidità e un risparmio sul costo del trasporto della lettera.

I metodi di tassazione in uso in questo periodo presso gli uffici di Palermo e di Messina ci vengono tramandati da "memorie" del 1790, 1802, 1803 e 1814 degli uffici di Messina e di Palermo. Il primo ufficio elenca minuziosamente le fasi della tassazione in replica a una memoria dell'Arrendatore delle corse Palermo-Messina che accusa l'ufficio di trattare poco diligentemente la riscossione delle tasse delle lettere. (3) (4) (5)

L'ufficio di Palermo - nella memoria del 1803 - elenca le operazioni di tassa per le lettere che provengono da "fuori Regno", cioè da fuori Sicilia; mentre nella memoria del 1814 sono descritte minuziosamente le incombenze dei vari ufficiali postali di Palermo in vista di un riordino generale delle varie funzioni all'interno della Luogotenenza generale. (6)

In questo periodo non viene utilizzato nessun timbro per evidenziare il pagamento delle tasse in partenza. Poiché tale tassa veniva registrata solitamente al verso poteva accadere che la lettera venisse nuovamente tassata in arrivo. A scanso di equivoci il mittente apponeva sul fronte della lettera un segno di doppia croce per indicare che viaggiava franca.

Dal 1786 le lettere in arrivo a Messina e Palermo vengono "marcate" con un timbro che specifica la corsa da cui provengono.

Per ragioni di economia di lavoro questo timbro porta spesso anche l'indicazione del prezzo che la lettera deve pagare annullando così una operazione.

Inoltre è da tempo in uso la possibilità di inviare lettere raccomandate oppure "per la via del particello" - cioè lettere raccomandate, con firma di ricezione del Luogotenente della Posta in arrivo - pagando in anticipo il porto che ammonta a tari due per le prime e tari sei per le seconde.

Nel periodo precedente al 1786 non si ha notizia di come avveniva la tassazione.

Dopo il 1786 si prescrive: "Si apparterranno a detti Corrieri ancora il diritto di tari due per ogni lettera, che si manda raccomandata, e di tari sei per ogni lettera che un particolare vorrà avviare per la via del particello..".

Questi diritti percepiti in partenza sono segnati al retro con inchiostro, mentre su uno degli angoli alti della lettera viene trascritto un numero col quale la lettera viene caricata sul particello. (fig. 1)



2 - 1820/1857


Con l'entrata in vigore dei R.D. del 10.11.1819, avvenuta nell'aprile 1820, vi è una riorganizzazione generale delle poste nei domini insulari, mentre analoghe disposizioni erano entrate in vigore nella parte continentale del regno già nel marzo 1819.

Innanzi tutto le lettere non vengono più tassate secondo la distinzione in foglio, foglio e mezzo etc., ma anche in ragione della distanza, secondo i criteri che sono stati introdotti a Napoli da Gioacchino Napoleone nel 1808.

Inoltre si dà facoltà agli Uffici postali che raccolgono le lettere, di tassare quelle dirette a Palermo, mentre l'officina di Palermo continuerà a tassare quelle cosiddette di "doppia corsa", cioè quelle "che passando per Palermo deggiono inviarsi in altri luoghi". (7)

Nello stesso tempo vengono codificati i sistemi di tassazione già in uso nel Regno delle Due Sicilie, come segue:

"Sulle lettere, per le quali pagasi il porto nel luogo della consegna, la tassa sarà apposta sulla parte della soprascritta (recto): sulle lettere affrancate, ed assicurate per l'interno dé reali domini, la tassa sarà apposta dalla parte della chiusura (verso)" (8)

Per quanto riguarda le lettere tassate, vengono numerate per facilitare i conteggi che dovranno effettuarsi sull'ammontare, mentre le lettere affrancate verranno descritte in massa. (9)

Viene altresì stabilito che "La tassa espressa da cifre rappresentanti grana e cavalli, sarà apposta sulle lettere in numeri chiari, e di una grandezza, che li sottragga, per quanto è possibile da ogni alterazione". (10)

3 - 1858/1860

Con il primo gennaio 1858 venne introdotto a Napoli il sistema di affrancamento delle lettere mediante francobolli.

Questa innovazione fece coppia con la diminuzione delle tariffe postali che per la lettera semplice passa da grani 5 a grani 2.

Per le lettere che si mandavano schiave secondo il precedente sistema venne applicata una sopratassa pari al 50%. La tariffa per lettera semplice pagata all'arrivo era quindi di grani 3.

Ma questa agevolazione tariffaria non interessa la Sicilia. Infatti le lettere che dall'isola vengono inviate a Napoli continuano a pagare la vecchia tariffa di 5, 7, 10 e 20 grana napoletani, pagando perciò una tariffa più che doppia rispetto agli altri abitanti della Sicilia Peninsulare.

Questa disparità verrà sanata un anno più tardi, dal 1.1.1859, con l'estensione alla Sicilia, di analoghe norme legislative.

Il francobollo portò a una completa rivoluzione nei sistemi di affrancatura, ma anche una serie di problemi per l'Amministrazione postale napoletana.

Infatti il Regno delle Due Sicilie non aveva concluso alcuna convenzione postale con gli altri stati italiani, e quindi questi stati non riconoscevano l'affrancatura "fino a destino" col mezzo dei francobolli adesivi.

Quale soluzione del problema si scelse di affidare le lettere dirette all'estero, alle poste francesi, con cui Napoli aveva stipulato una convenzione nel 1844 poi rinnovata nel 1853.

L'amministrazione francese in virtù delle convenzioni postali stipulate le consegnava negli stati dove le lettere erano dirette mediante i vapori postali o il servizio via terra.

In questo modo "garante" e responsabile nei confronti degli stati destinatari non erano le poste napoletane, ma quelle francesi in base agli accordi reciproci accettati nelle convenzioni postali.

Da questa "privativa" erano esclusi gli Stati italiani.

Altro problema che le poste napoletane dovettero risolvere fu il peso delle lettere che veniva conteggiato all'interno in trappesi, mentre altrove veniva conteggiato in grammi.

Ciò portò a una differente affrancatura per le lettere impostate a Napoli nei confronti di quelle che venivano impostate a Palermo o a Messina.

Individuazione dei segni di tassa

Normalmente una lettera prefilatelica porta diverse indicazioni manoscritte.

Tra queste la maggior parte sono segni con numeri arabi i quali possono avere significati diversi come:
1) tassazione o tassazioni;
2) peso;
3) numerazione progressiva inerente il carico della lettera.

Per poter determinare quale segno sia pertinente ad una di queste tre categorie, è opportuno saper distinguere i vari segni sulle lettere.



Le tassazioni

L'individuazione delle tasse apposte sulle lettere viene agevolata se si tengono presenti le regole di ordine generale che quasi tutti gli stati attuavano:
- segno di tassa al verso per le lettere pagate in partenza o, per l'estero, parzialmente pagate alla partenza;
- segno di tassa a grandi cifre sul recto della lettera nel caso di tassa da pagare all'atto della consegna;
- segno di tassa sul recto, ma con cifre piccole o negli angoli per le tassazioni di transito;

La tassa in cifre grandi riassume di norma il complesso delle tasse da pagare sia per il transito che per l'arrivo. A Napoli in transito e a Palermo in arrivo venivano segnate delle tasse con cifre più o meno uguali, ma con la cifra di Napoli tagliata all'arrivo sia a Messina sia a Palermo. (vedi Fig.1)

Vi sono dei casi particolari nei quali le cifre segnate sulle lettere si riferiscono a una tassazione cumulativa "a peso".

Ciò era possibile perché nel Regno delle Due Sicilie si ammetteva la possibilità di inviare mazzi di lettere ad intermediari postali, i quali provvedevano poi a consegnarle ai privati (generalmente dei commercianti), o a istradarle per la destinazione definitiva. In questo caso sulla prima lettera del mazzo veniva scritto l'importo della tassa cumulativa.

Un'altra tariffazione anomala si riscontra nel caso di lettere trasportate dai bastimenti commerciali, in via privata. In questo caso la tassa segnata sulle lettere si riferisce al percorso dal punto di approdo a quello di arrivo.

L'individuazione della tariffa per lettere provenienti da un paese estero risulta complicata da vari possibili situazioni quali:
a) tariffe di transito pagate da intermediari;
b) tariffe di transito caricate sulla tariffa finale (nel caso di relazioni postali tra due stati, ovvero nel caso di lettera da paese estero diretta in Sicilia. In questo caso la tariffa siciliana si aggiungeva a quella napoletana non pagata in transito).

Una volta che ci si è resi conto della meccanica con la quale le poste segnavano le tasse sulle lettere, la fase seguente è quella dell'esame delle tariffe postali in vigore allo scopo di verificare sulle basi di queste le varie tassazioni delle lettere.

I tariffari in uso nel Regno delle Due Sicilie non sono poi molti, ma la comprensione delle tariffe non è sempre agevole perché vengono sottintesi dei particolari ritenuti ovvi, e la cui conoscenza si è persa nel tempo.

Un altro strumento indispensabile per la conoscenza delle tassazioni è il distanziario, una sorta di opuscolo nel quale sono segnate le distanze che intercorrono tra Napoli e tutti gli uffici postali della terraferma; e tra Palermo e gli uffici postali isolati.

Nel 1810 a Napoli e nel 1820 in Sicilia venne introdotta la tariffa per distanza.

Naturalmente è indispensabile conoscere la distanza dall'Ufficio postale mittente a quello ricevente per conoscere la tassa esatta o da esigere.

La tariffazione multipla

La tariffazione multipla è uno scoglio per la comprensione delle tariffe, stando alle conoscenze attuali.

Sulle lettere normalmente si riscontra come doppia tariffa, sia per lettere circolanti all'interno di uno stato, sia per quelle circolanti tra due stati limitrofi. In questo caso è abbastanza facile risalire alle tariffe del singolo o di un ramo delle poste nel caso di trasporto p.e. tra Sicilia e Napoli.

Altre volte la doppia tariffa palesa un trasporto per via di mare.

Più complesso il caso della triplice tariffa, dove normalmente vi sono uno o più paesi di transito. Quando ciò accade, vi è quasi sempre una tariffa di transito che viene poi recuperata e inglobata nella tariffa finale.

Per poter accertare con esattezza la tassa pagata in arrivo è necessario conoscere le tariffe e le monete utilizzate nei vari stati.

Vi sono infine dei casi eccezionali di quadruplice tariffa (Fig.2) per i quali la mente si perde in una miriade di ipotesi e sembra che simili lettere siano state tramandate ai posteri per incrementare i casi di squilibrio psichico tra gli studiosi di storia postale (Fig.3). Molto spesso notti insonni e incubi notturni imporrebbero di cambiare ... hobby o tipo di collezione.



Il mio modesto consiglio è di mettere da parte questi temibili strumenti di tortura e andarsene a spasso.

Per coloro che non hanno dimestichezza con le cifre vergate dai Distributori e Luogotenenti prima, e degli Ufficiali postali poi, si trascrive un campionario di tariffazione delle varie località.

Tassazione di Palermo:

Tassazione di Messina:

Tassazione di Trapani:

Altre tassazioni:


Salvo diversa indicazione i segni di tassa riprodotti sono ridotti di circa il 50%.

Peso

Nel Regno delle Due Sicilie le lettere entro i due fogli venivano trattate a tariffa prefissata. Oltre questo limite si valutava a peso con unità di misura l'oncia.

Le lettere che non oltrepassavano questo limite non venivano pesate, mentre le altre riportano una cifra, di solito al verso della lettera, o parte della chiusura, equivalente al peso rilevato.

Numerazione progressiva

Si trova in tutte le assicurate e veniva apposta generalmente nell'angolo superiore sinistro; in qualche raro caso manca.

A Napoli si trovano correntemente lettere tassate in transito nelle quali la tassazione veniva apposta sull'angolo superiore sinistro. In qualche raro caso venne omessa.

Si può presumere che una siffatta tassazione venisse apposta nell'Ufficio dei Corriere Maggiore e non nella Luogotenenza generale delle Poste, ma al momento questa rimane una versione che attende una conferma.

In ogni caso non è difficile risalire alla natura della annotazione con il confronto della tariffa in vigore.


 

NOTE

(1) a) Distributore. Con questo nome veniva chiamato l'addetto alla distribuzione delle lettere negli uffici postali del Regno di Napoli e Sicilia. Costui non era alle dipendenze del Corrier Maggiore, ma aveva una paga a seconda delle lettere distribuite e alcuni privilegi connessi alla carica.
b) Luogotenente. Costui era il "capo ufficio" delle poste. Anch'esso in questo primo periodo non era un dipendente delle Poste, ma un privato "incaricato" di questo servizio con "soldo" e privilegi come per il Distributore. Alle volte le due cariche facevano capo alla stessa persona.

(2) III I Corrieri non potranno nel corso del viaggio ricevere lettere per mano dè privati, ma dè rispettivi Distributori, alla presenza del Luogotenente, dove vi sia. Il Distributore sarà tenuto di notare nella bolletta le lettere suddette, ed i plichi, che volgarmente si dicono di cammino, ed esprimere tanto il numero tanto delle lettere, che dè plichi. S'intende per plico ogni lettera, che acceda li fogli due. Istruzioni da osservarsi dai Luogotenenti, e Distributori del Regno per la economica distribuzione delle Poste".
Archivio di Stato Palermo - Miscellanea archivistica II, volume 89.

(3) "Giunto qui l'estraordinario dell'ultima cambiatura si radunano nelle officine della Luogotenenza tutti gli ufficiali di carico, e col mio intervento, ed assistenza, dopo di avere io stesso aperto le valigie, si fa la divisione delle lettere provenienti da Napoli, e fuori Regno, e si tassano a corrispondenza delle tariffe generali, la quale dopo di avere meritato la reale approvazione, si è stampata e si tiene affissata nella Luogotenenza, cioè quelle di Napoli da mezzo foglio al foglio grani otto, le altre di un foglio e mezzo grani quindici ed oltrepassando si tassano a ragione di tari uno e grani 12 l'oncia, alla sottile, e si bollano con la marca del mese, ed anno che corre. Divise poi ... se ne rimette una parte nella officina di Distribuzione di fuori regno, per dispensarsi al pubblico ... Palermo 14.12.1790. Archivio di Stato Palermo - Real segreteria incartamenti, busta 5234.

(4) "Il metodo che si pratica nel Regio Ufficio delle Poste della città di Palermo per le poste di fuori regno è il seguente: all'arrivo delle poste si disserrano le valigie e cavati fuori i mazzi delle lettere si incomincia da quelle provenienti da Napoli e dalla Calabria, mettendo da parte quelle che occorrono a persone franche e scegliersi quelle di mezzo foglio e di un foglio, quelle di un foglio e mezzo e le altre più di un foglio e mezzo, quali di mano in mano si tassano, cioè, quelle di mezzo foglio e di un foglio quattro bajocchi l'uno, quelle di un foglio e mezzo sette bajocchi e mezzo, e le altre più di un foglio e mezzo si tassano e si ritassano abusivamente alla ragione presso a puoco di 24 bajocchi per oncia, dissi abusivamente dapoiché la tassa solita praticarsi era di sedici bajocchi l'oncia, ma da due anni a più in qua si sono tassate arbitrariamente alla suddetta raggione di 24 bajocchi, tassandosi si van calcolando e se ne nota l'importo in carte per poi farsene le corrispondenti scritture nei libri. Archivio di Stato Palermo - fondo Poste e Procacci busta 27.

(5) "Arrivando in questa capitale il Corriere delle lettere estere si disserrano alla presenza del regio Luogotenente le valigie e cacciatori fuori i diversi involti di lettere si dà subito mano dagli ufficiali addetti a questo carico alla separazione delle stesse cominciandosi da quelle provenienti da Napoli, e dalla Calabria inferiore con mettere da parte quelle dirette a persone franche. Nell'istesso tempo che si eseguisce la segregazione si scielgono e si suddividono le lettere di mezzo foglio da quelle di un foglio e così successivamente quelle di un foglio e mezzo da quelle di maggior volume. Compita questa operazione si dà principio alla tassa del corrispondente diritto tassando 4 bajocchi per ognuna quelle di mezzo foglio, e di un foglio e 7 bajocchi e mezzo l'uno tutte le altre di un foglio e mezzo, e pesandosi quelle che sono più di un foglio e mezzo si tassano ordinariamente e abusivamente alla ragione presso a poco di 24 bajocchi per ogni oncia quando che due anni addietro la tassa era solito farsi per 16 bajocchi per oncia. ... Si passa a tassare ugualmente le lettere provenienti dall'Italia, da Paesi Bassi, dalla Germania, Francia e Spagna e siccome queste lettere si rimettono da Napoli segnati colla marca di bajocchi, il cui importo un tempo si riscuoteva per conto dell'Officio di Napoli, così gli anzidetti ufficiali, mettendosi sotto gli occhi tali lettere formano anche su delle stesse una tassa arbitraria ed abusiva, cioè quella la cui marca segnata in Napoli è di 4 bajocchi, la tassano per 8, quelle di 8 per sedici e così man mano il diritto tassato in Napoli lo raddoppiano.." Palermo, senza data ma 1802. Archivio di Stato Palermo - fondo Poste e Procacci busta 28.

(6) LUOGOTENENZA GENERALE DI PALERMO
Uff.tassatore D.Salvatore Bracconieri. Deve farsi trovare pronto all'arrivo di qualsiasi Corriere. Deve tassare tutte le lettere a seconda della classificazione che se ne fa dai due Uff.li Brancati e Coco. Deve tassare ancora tutti i plichi, schiavi, secondo il risultato del peso che dall'Uff.le pesatore si nota dietro ciaschedun piego. Nei due giorni di spedizione per il Regno deve presentare la sua assistenza in Ufficio e propriamente nella camera della buca ove fatto la direzione del Distributore del Regno che sovrintende alle operazioni della tassa, deve tassare tutte le lettere, e pieghi, che da particolari si gettano alla buca e che si spediscono nel regno. L'incumbenza però non va direttamente annessa al di lui impiego, ma deve eseguirla quando l'Uff. sperimenterà bisogno di bracci nella sudd. buca, e quando ne sarà ricercato dal Luogotenente. Palermo 8.12.1814. Archivio di Stato Palermo - Real Segreteria incartamenti, volume 5441.

(7) Istruzioni da adempirsi tanto dagli Ufficiali delle Officine postali dell'interno quanto dai Cancellieri comunali. Art.64 Le lettere dirette in Palermo saranno tassate nelle officine, che ne faranno la spedizione. Le lettere di doppia corsa nella Direzione Generale di Palermo. Palermo, Reale Stamperia, 1820.

(8) Art. 18, idem.

(9) Art.20 Per le lettere affrancate l'Amministrazione non incorre in alcuna responsabilità: nè fogli d'avviso sarà notato in totalità il loro numero e designata in massa, per la sola notizia di contabilità, la somma per esse riscossa, ma non si metterà per le lettere nessuna designazione, o dettaglio. Art.66 Al momento incui sarà chiusa la buca, le lettere tassate saranno numerate, e sarà calcolato in ducati, grana e cavalli la somma delle tasse. Palermo, Reale Stamperia, 1820.

(10) Art. 17, idem.

 
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