Salve, sto cercando informazioni sul numero frazionario.
A che periodo ne risale l'istituzione? E' stato adottato un provvedimento legislativo oppure un Regolamento interno?
Vi prego di darmi indicazioni per poter soddisfare la mia curiosità e continuare il mio viaggio in questo mondo interessantissimo.
Grazie.
Risponde Marino:
la risposta in un articolo di Enrico Angellieri, edito su Cronaca Filatelica nel 1984. Ciao,tanti saluti
I bolli numerali frazionari
Gli annulli numerali a punti e quelli a sbarre sono diventati un appassionante oggetto di collezione sin da quando, negli anni '30, il Diena e il Carozzi ne pubblicarono un dettagliato elenco e una rivista, Filatelia , inserì fra le sue pagineaddirittura fogli appositi per la loro raccolta. Ed è un successo che dura tuttora, unitamente a quello di altri tipi di bolli dell'Ottocento, ideati per tutti gli uffici postali di una certa classe.
Ben pochi si sono invece dedicati, sino a questo momento, ad un altro tipo di bollo numerale: quello a cerchio con datario - tipo Guller - apparso verso la fine del 1915, che reca in basso un doppio numero separato da un tratto (ad esempio 44-8) e che per consuetudine viene definito “frazionario”.
La numerazione degli uffici postali italiani, adottata nel 1866 sull'esempio di vari paesi esteri, venne abolita nel 1889, probabilmente per l'impossibilità di mantenere nel tempo, a causa della continua apertura e chiusura di uffici, l'ordine alfabetico.
E dallo gennaio 1890 gli annulli a numero, allora del tipo a sbarre, vennero posti in disuso e subito dopo. ritirati, anche se certe direzioni (Firenze, Teramo eccetera) li usarono anche in seguito, fino al 1899, per potere utilizzare le macchine bollatrici duplex.
L'adozione di un numero distintivo per ciascun ufficio fu tuttavia ripresa durante l'anno finanziario 1914-15, ma con nuovi criteri: con un doppio numero, in cui le prime cifre indicano la provincia e le altre, separate da un tratto, l'ufficio stesso. Solo per gli uffici ambulanti e natanti il numero era unico. Questi numeri iniziarono ad apparire su alcuni bolli già alla fine del 1915, al posto dell'indicazione della provincia di appartenenza dell'ufficio, ma divennero più frequenti solo dopo la guerra, specialmente" negli anni 1924-25. Dopo il 1934 si riducono progressivamente, sostituiti da altri bolli nella cui impronta, questa volta, appare l'indicazione del capoluogo di provincia.
A differenza dei precedenti bolli numerali questi ultimi non sono tuttavia uniformati: le impronte si presentano diverse l'una dall'altra sia nell'incisione delle parole e dei numeri, sia nei segni di separazione tra una parola e l'altra. E anche se l'ufficio era indicato praticamente due volte - nominalmente e con il proprio numero distintivo - non si può certo dire che fosse chiaramente indicato. Se il significato del numero frazionario poteva essere noto agli addetti al lavori, non lo era affatto per la maggioranza degli utenti; specie nel casi di omonimia, non infrequenti, al pubblico. riusciva difficoltoso riconoscere l'esatta provenienza delle corrispondenze.
Per porre termine a questi inconvenienti, il 14 agosto del 1926 l'Amministrazione postale emanò una circolare nella quale si trova la spiegazione delle differenze che si notano; esse derivavano dal fatto che, a differenza del passato, l'incarico di eseguire le incisioni sui bolli che dovevano sostituire quelli logori o essere dati in dotazione agli uffici di nuova istituzione era stato demandato alle singole Direzioni provinciali, le quali vi provvedevano con incisori locali.
E questo spiega anche perché, a partire dal nuovo secolo, nelle bollature non ci sia più quella uniformità che era stata tipica delle Poste dell'Ottocento, e che si è ritrovata solo negli ultimi anni, con l'introduzione dei bolli recanti il numero di Codice postale.
Peraltro, le norme che erano state impartite in proposito, furono male interpretate da parecchie Direzioni, per cui la comparsa del numero frazionario sui bolli annullatori a data può dirsi conseguenza di un errore nel quale sono caduti gli organi provinciali.
Si legge nella circolare surrichiamata: «Da quando fu lasciato alle Direzioni provinciali l'incarico di provvedere all'incisione dei bolli a data sistema Guller, si è andata perdendo l'uniformità delle norme da seguire relativamente alla leggenda da incidersi sui bolli stessi» .
«Si hanno così attualmente molti bolli che non portano neppure l'indicazione del capoluogo di provincia, nella quale si trova l'ufficio cui il bollo si riferisce; indicazione che è indispensabile ad evitare facili equivoci, data l'omonimia di molte località, e specie nei riguardi del pubblico ».
« Alcuni bolli, infatti, invece di tale indicazione portano inciso il numero frazionario del rispettivo ufficio, oppure il nominativo della provincia, per esempio Friuli, invece di Udine, Carnaro invece di Fiume, oppure, trattandosi di ricevitorie di 3a classe o di collettorie, l'indicazione dell'ufficio o della ricevitoria alla quale esse sono aggregate.
Inoltre, le due indicazioni che di consueto contengono i bolli sono divise fra loro con segni generalmente variati a piacere dell'incisore: dischetti rotondi, piccoli quadrati, quadrifogli, segni di parentesi ed altro ».
Il fatto dovette sembrare un'enormità agli occhi dei responsabili ministeriali, le diversità riscontrate infatti potevano indurre il pubblico ad «apprezzamenti sfavorevoli di poca accuratezza da parte dell'Amministrazione in ciò che la riguarda» - per cui si affrettarono a diramare disposizioni ancora più dettagliate sulla composizione dei bolli:
«I bolli relativi agli uffici centrali, di stazione o di porto, ai succursali ed alle agenzie nei capoluoghi di provincia debbono portare in alto il nome dell'ufficio, per es. Roma Centro - Roma Ferrovia - Roma Pacchi ferrovia - Napoli Molo-Napoli nr. 3 ecc., esattamente conforme alla dizione dell'indicatore ufficiale e, al disotto fra parentesi, l'indicazione del reparto speciale cui il bollo si riferisce (Arrivi e Partenza) (Raccomandate) ecc. oppure della via, piazza ecc. in cui si trova il succursale (Galleria Umberto) ecc. Per tutti gli altri uffici non in capoluogo di provincia i bolli a data debbono, di regola, portare in alto l'indicazione del rispettivo ufficio ed in basso, fra le tradizionali stellette a cinque punte, quella della Città capoluogo di provincia ».
Tuttavia è da ritenere che la suddetta circolare non fu da tutti scrupolosamente osservata perché fu riprodotta integralmente in altra circolare di otto anni dopo, il 5 ottobre 1934.
Ma malgrado i richiami e le circolari - quasi grida di manzoniana memoria - i bolli con i numeri frazionari degli uffici ebbero lunga vita: l'ufficio di Barsi di Groppallo (PC) lo usava ancora il 13 luglio 1950. E non posso escludere che altri uffici lo utilizzarono anche dopo tale data.
Ecco come può prendere corpo un nuovo capitolo della Storia postale, quello dell'uso dei bolli a data con il numero frazionario dell'ufficio, dovuto al caso e ad una soggettiva interpretazione delle norme che hanno fatto venir meno quella uniformità di disegno e di incisione dei bolli annullatori dei francobolli, alla quale tanto aveva tenuto in passato l'Amministrazione delle poste. .
Enrico Angellieri
Cronaca Filatelica. N. 83 (febbraio 1984)
la risposta... che però non mi pare pertinente... :-) in quanto parla dei bolli che presentano il numero frazionario e non del frazionario stesso, cosa che mi pare chiedeva il lettore... e siccome interessa anche me quest'argomento (cioè come nascono i numeri o codici frazionari ed in base a quale provvedimento... legislativo? regolamentare? altro?) aggiungo che tale sistema di distinzione degli uffici venne deciso, sicuramente, nel 1905 (o comunque fra il 1904 ed il 1906, per allargare un po' i paletti) ma che non sono mai riuscito a trovare risposta a questo quesito... grazie per la pazienza :-)
Paolo