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annulli di posta estera su francobolli italiani | |||||||||||||||||||
di Marino Bignami ( www.postaesocieta.it ) | |||||||||||||||||||
Anche se in modo sporadico, a volte si osservano annulli di amministrazioni postali estere su francobolli italiani. Tralasciando la corrispondenza classica che nei primissimi tempi dell'Unità è stata spedita e trasportata con navi postali estere, praticamente gli altri casi possibili nei primi cento anni del servizio postale italiano sono stati tre; il più consueto, derivante da norme U.P.U. e rilevabile con una certa facilità, è la bollatura delle cartoline postali con risposta pagata provenienti dall'estero. Il secondo caso possibile è quando il valore di affrancatura è stato applicato su corrispondenza italiana diretta all'estero che occasionalmente è sfuggita all'annullo italiano e che per regolamento l'ufficio estero doveva annullare (agli uffici postali era infatti è vietato annullare francobolli esteri su corrispondenza con origine interna diretta all'estero o circolante all'interno, ma se l'addetto postale rilevava che una corrispondenza proveniente dall'estero aveva il francobollo non obliterato, aveva l'obbligo di annullare l'affrancatura sia nel caso di corrispondenza in transito sia di quella arrivata a destino per la distribuzione).
L'unica altra (rara) possibilità erano gli annulli datari della linea Briga - Domodossola - Locarno e viceversa, che per alcuni anni (ancora valido?) gli ambulanti svizzeri hanno applicato sulla corrispondenza italiana "imbucata" nelle cassette postali di alcuni treni nel tratto fra Domodossola e il confine svizzero e viceversa. Era dovuto ad accordi particolari della Confederazione Elvetica sulle tratte italiane della Domodossola - Briga e Domodossola - Locarno degli ambulanti svizzeri. (alla stazione di Domodossola dove si effettuava il normale carico e scarico di scambio della corrispondenza in dispacci chiusi era accettata l'impostazione di quella diretta in Svizzera perchè da quella stazione terminava il tratto dove le "buche di impostazione erano tenute chiuse" ). La particolare possibilità discendeva probabilmente perchè quel tratto di ferrovia attraversa un breve tratto di suolo italiano per poi proseguire in territorio svizzero. Ricordo inoltre che per antichi trascorsi legati al traforo, anche le poste elvetiche avevano una agenzia postale nella Val Divedro che successivamente, dal 1920, delegarono all'agenzia italiana con mansioni di ufficio delle Poste svizzere. Per regolamento le Poste elvetiche avevano stabilito che "...in territorio straniero gli ambulanti svizzeri tengano chiuse le buche delle lettere, se le amministrazioni interessate non hanno convenuto di fare diversamente..."; sulla tratta in questione venne concessa l'accettazione delle lettere e cartoline nelle due direzioni (Italia - Svizzera e Svizzera - Italia ) per "quantitativi limitati". Con le limitazioni enumerate suppongo che le sole stazioni abilitate all'accettazione dell'impostazione si riducevano a tre: Varzo in Val Divedro, Domodossola e S Maria in Val Vigezzo. La possibilità era valida per i convogli che facevano servizio e fermate locali non certo con treni del servizio internazionale.
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