La prefilatelia per gli appassionati è fonte di interesse, studio …e dubbi da risolvere. Da molto tempo incuriosito della tassazione in porto dovuto delle lettere da Roma a Genova in periodo napoleonico cercherò di interpretare il valore effettivo della tassa. Mi avvalgo perciò di due elementi basilari: il percorso del corriere che trasportava la corrispondenza e la tariffa delle lettere secondo la legge francese. Necessario anche un accenno al quadro politico assai tormentato in quei primi anni del secolo XIX.
La Liguria ovvero Repubblica Ligure era stata annessa all’Impero Francese il 6 giugno 1805 e divisa in tre dipartimenti tra cui quello di Genova, lo Stato della Chiesa diviso tra il Regno di Italia e l’impero Francese. Il Lazio venne annesso il 17 maggio 1809 e soprannominato dipartimento del Tevere. Complicazioni di ordine burocratico e politico complicarono un poco la situazione tanto che il bollo postale 116 ROME entrò in funzione solo il 10 marzo del 1810.
L’ufficio postale francese
La presenza delle poste francesi a Roma datava però dai primi anni del 1700, ed i fatti d’arme che avevano portato alla costituzione di una effimera Repubblica Romana negli ultimissimi anni di quel secolo non avevano che riaffermato quella presenza postale. Dopo una breve sospensione dovuta agli avvenimenti rivoluzionari, l’Amministrazione Postale Francese aveva deciso, a partire dal 19 settembre 1798, di “ mantenere l’Ufficio delle Poste Francesi in Roma”. Una nuova sospensione questa volta di breve durata era sopravvenuta a seguito della campagna napoleonica in Italia degli anni 1799-1800, ma la ritrovata pace con il trattato di Luneville aveva definitivamente sancito “ la riapertura dell’Ufficio delle Poste Francesi in Roma “ a partire dal 29 maggio 1801.
All’ufficio era stato assegnato, al posto dell’obsoleto timbro lineare ROME già in uso nel tempo passato, un timbro circolare con dicitura a ferro di cavallo BUREAU FRANCAIS ed al centro ROME; a disposizione anche un piccolo lineare con le lettere P.P. per indicare il porto pagato.
La strada e la distanza
Analizziamo ora con un rapido calcolo la distanza in chilometri che separava Genova da Roma attraverso la strada che percorreva il corriere partendo da una delle due località e seguendo un itinerario da nord verso sud che toccava, Sarzana-Viareggio-Lucca-Pisa-Firenze-Poggibonsi-Siena-Radicofani-Bolsena-Viterbo-Ronciglione-Roma.
Dopo il 1810 era stata terminata la variante che passava da Lucca per Pescia-Pistoia-Prato accorciando non significativamente il percorso di sei leghe e mezzo francesi corrispondenti a circa venticinque chilometri.
Nello stesso anno visto il consistente traffico postale e l’accidentato percorso la Consulta Straordinaria per gli Stati Romani aveva deciso di sfruttare anche un secondo percorso alternativo passante per Arezzo-Perugia-Foligno-Spoleto, che ai fini della ricerca abbiamo deciso di non considerare perché ancor più lungo del tracciato originario.
Per il calcolo mi sono avvalso di una pubblicazione francese del 1813 scritta da un anonimo ispettore della Posta dei Cavalli e intitolata “Description routiere et geographique de l’Empire Francais” che da la distanza fino a Firenze e per il restante tratto fino a Roma di carte stradali del TCI degli anni ’50 con alcune correzioni che vado a specificare.
Dunque per il tratto da Genova a Firenze la pubblicazione dell’epoca indica una distanza di 71 leghe francesi, che corrispondono a Km. 302,10 essendo una “lieue de poste” equivalente a Km. 3,898 mentre per il tratto da Firenze a Roma seguendo la traccia della strada postale ho rilevato Km. 296,3. Tenendo conto dei “raddrizzamenti” intervenuti per migliorare il percorso ho moltiplicato tale distanza per 1,2 coefficiente non altissimo ottenendo una distanza rettificata “all’epoca” di Km. 355, 6. Sommando dunque i due tratti si ottiene:
una distanza di 657,7 chilometri che ho arrotondato a Km. 660. (Un coefficiente più alto non sposterebbe il senso del ragionamento essendo lo scaglione postale per calcolare la tariffa da 600 a 800 Km.)
La tariffa
Due sono le leggi francesi sulla posta da considerare:
• la prima del 27 frimaio anno VIII (18 dicembre 1799) che comprende la corrispondenza dell’ufficio francese fino al 1806
• la seconda del 24 aprile 1806 restata in vigore fino al termine della dominazione francese in Italia.
Considerando la tariffa di primo porto, come la più comune (fino a 6 g. esclusi) e lo scaglione di distanza tra i 600 e gli 800 km. per la legge del 1799 la tassa doveva essere in porto dovuto di 8 decimi di franco.
La legge del 1806 non facendo variazioni per il primo porto, manteneva anche lo scaglione di distanza tra i 600 e 800 km. innalzando però la tassa a 9 decimi di franco.
Esempi
Non conosco corrispondenza viaggiata fino all’aprile 1806 dall’ufficio francese e quindi non posso fare alcuna valutazione, propongo qui sotto alcuni esempi di posta viaggiata dopo l’aprile del 1806 e passata sia attraverso l’ufficio francese sia l’ufficio dipartimentale quando entrò in funzione annotando la disparità di tariffe rispetto alla tariffa dovuta in relazione a quanto previsto dalla legge e annotando a latere che l’ufficio di Genova non intervenne in nessuna maniera, almeno nei casi sotto indicati, per apportare le opportune correzioni della tassa.
Lettera del 24 maggio 1806 tassata 4 decimi di franco, in difetto di 5 dec.
Lettera del 15 ottobre 1806 tassata 6 decimi, in difetto di 3 dec.
Lettera del 1807, peso 6 grammi tassata 7 decimi. La tassa
corrispondente doveva essere 10 decimi, in difetto di 3 dec.
Lettera del 16 agosto 1809, anche questa del peso di 6 gr.
Tassata 6 decimi, in difetto di 4 dec.
Lettera del 1809, del peso di 10 grammi, tariffa 9 decimi,
la tariffa corretta doveva essere di 15 decimi
Due lettere del 1810, la prima col bollo pre dipartimentale usato fino al 10 marzo 1810
e la seconda col bollo dipartimentale II6 ROME, tassate entrambe 6 decimi
invece dei 9 decimi dovuti.
Due lettere la prima del 1812 e la seconda del 1813, tassate 8 decimi
mentre la tassa corretta doveva essere 9 decimi, in difetto entrambe di 1 decimo.
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