La mia opinione personale è che il bollo in questione sia di natura
privata o, meglio, che sia stato utilizzato da un vettore circolante nella
rete postale ed in essa accreditato solo per contrassegnare le lettere da
lui trasportate. Non si tratterebbe quindi di un bollo postale anche perchè
apponendo il bollo ottagonale ebdomadario le lettere venivano ad avere tutte
le caratteristiche necessarie e sufficienti per rientrare negli standard
postali dell'epoca (settimana di partenza da evidenziare al destinatario in
modo che allettandolo con la proposta di notizie fresche non abbia poi da
rifiutare la lettera e quindi il relativo pagamento).
E'tuttavia impossibile dare un giudizio inappellabile su questo argomento
vista la scarsa quantità di lettere in circolazione. Confrontando le lettere
pubblicate su questo sito con una terza dell'asta Santachiara 202 lotto 89
noto che il bollo postale dell'ufficio pedoni è sempre impresso in "nero
profondo" mentre il bollo definito "araldico" e'marronastro, simile a quello
utilizzato per compilare l'indirizzo del destinatario.
Potrebbe questo essere un indizio che induce a pensare ad origini diverse
dei due bolli e/o che vennero apposti in tempi e luoghi diversi magari anche
da soggetti differenti e con mansioni diverse.
Di interessante vi e'inoltre il fatto che le lettere in partenza da Milano
(lotto 88 e 89) mancano del segno di tassa presente invece sulla lettera da
Ameno per Pavia via Milano. In altre parole sembra che sulle lettere recanti
il bollo postale manchi la tassa e viceversa, come se la presenza del primo
avesse effetto tacitante sulla definizione della tariffa. Riguardo la
lettera del Sig.Chiarelli noto inoltre che la tassa è di 2 soldi e 6 denari
(siglati 2.6), cioè una parpagliola, quando la tariffa minima per le lettere
ducali era in quel periodo di 3 soldi. Capita talvolta di trovare siglata
questa strana tariffa su lettere trasportate da barche corriere per esempio
sul lago di Como: tuttavia non mi sembra che fosse possibile in quel periodo
navigare con continuità dal lago Maggiore fino a Pavia.
Francesco Luraschi
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