Premesse
Siamo sul finire del XVI secolo. La Repubblica di
Venezia è tormentata, nei suoi commerci col Levante
dai pirati Uscocchi che assaltano le sue navi dirette verso 1 porti ottomani.
Questi pirati sono abitanti croati, dalmati, albanesi
che si sono uniti, in periodo di estrema povertà, per dedicarsi
alla pirateria e trovare così le fonti per il proprio
sostentamento.
L'Impero d'Austria è accusato da Venezia di favorire
e proteggere i pirati, naturalmente con l'intento di
mettere in difficoltà la vicina antagonista, e questo crea
grande tensione tra i due Stati confinanti.
Il 31 dicembre 1615 ha luogo nel Friuli un primo
grave contatto tra i soldati veneziani e quelli austriaci:
viene dichiarata la guerra, conosciuta come "guerra di
Gradisca".
Gradisca è una cittadina, oggi friulana, allora austriaca dotata di un ben munito castello (ancor oggi si
può visitare) e sotto le sue mura si svolge la battaglia che
proseguirà a lungo.
A fianco di Venezia si pone anche la Turchia (eterno
nemico-amico della Serenissima!), anch'essa infastidita
dall'attività degli Uscocchi.
La guerra porterà al massacro dei pirati ed a una lunga
contesa territoriale con l'Austria, che naturalmente
renderà insicuro il transito nei territori interessati.
Da qui la necessità di trovare una via alternativa per
i corrieri postali e per le merci.
La via di Svizzera
I contatti diplomatici con gli Svizzeri, soprattutto
con la parte della Svizzera chiamata "Grigioni", erano
già da tempo mteressanti ed intensi (fig. 1).
fig. l- carta postale settecentesca della Svizzera: vi sono segnati chiaramente i percorsi
tra l'Italia e la Svizzera, tra i quali è evidenziata la rotta seguita del pedone di Zurigo.
Risale al 5 agosto 1603 un trattato di alleanza tra la
Repubblica di Venezia ed il Libero Stato delle Tre Leghe,
o Grigioni, che prevedeva che entrambe le Repubbliche "in tutte le cose, conservino buona amicitia et vicinanza sì come conviene tra buoni et leali amici et collegati".
Prevedeva, quindi, l'obbligo per gli Svizzeri di
mantenere a disposizione di Venezia 6000 fanti volontari,
condotti da colonnelli, senza obbligo di dare l'assalto
alle mura di fortezze, né di andare per mare se non per
transito, al prezzo d1 1.700 scudi al mese per ogni compagia
di trecento fanti, compresi gli ufficiali.
L'art. 14 del trattato stabiliva che tutte le persone di
ambe le Repubbliche e sudditi loro potessero reciprocamente "star, andar, passar, tornar, et trattar liberamente
con qual si voglia traffichi, maneggi et essercitij tanto mercantili,
quanto militari, senza impedimento di tratte, gabelle, nè onoranze, ma paghino solamente li datij sin hora
zmposti, salvo le immunità delle persone et quello che nelle
sue bolge (borse personali) portassero sopra l'istesso cavallo
et sopra le loro persone .... "1).
In mezzo a questi traffici, maneggi ed esercizi, naturalmente,
era compreso anche il trasporto delle lettere.
. Nel momento dello scoppio della guerra tra Venezia ed Austria,_ questo trattato tornava utile per superare
le difficoltà di transito dei corrieri nei territori teatro
della guerra.
Il corriere di Zurigo
A seguito degli avvenimenti bellici che abbiamo visto
sopra, ed in previsione delle inevitabili difficoltà di
comunicazione, il 5 dicembre 1615 il Doge di Venezia
dava ordine al Podestà di Bergamo (la città era da due secoli
veneziana) di organizzare la spedizione di un pedone
settimanale a Zurigo, che trasportasse i dispacci al
Residente, cioè al rappresentante veneziano, più o meno
un console, "con le solite mercedi", cioè compensi.
Il documento da cui sono tratte queste notizie è una relazione cronologica degli avvenimenti, non firmata, probabilmente la brutta copia, scritta molto tempo
dopo, (l'ultima data segnata è il 23 ottobre 1795),
evidentemente servita per dimostrare il diritto della
Compagnia dei Corrieri Veneti a conservare la correria
per "diritto atavico" 2).
Il documento riconosce che "ciò praticavasi anche
in passato, quando vi era Pubblico Ministro (un console) negli Svizzeri, o nei Grigioni".
Il pedone fu confermato a lungo, fino all'11 gennaio
1647, data dell'ultima elezione del pedone stesso.
Il 7 maggio 1649 la carica fu assegnata per Incanto,
cioè con un appalto al miglior offerente: la carica di "Deputato a spedir le lettere di Zurigo" venne assegnata
per 2.000 ducati.
Evidentemente il corso di posta ebbe successo e
divenne remunerativo, se Venezia decise di non pagare
p1ù il pedone, anzi di farsi pagare per l'assegnazione in
concessione all'incanto al miglior offerente.
Una delle condizioni dell'Incanto era che, "cessando
l'occasione", cioè le temporanee difficoltà causate dalla guerra, la carica dovesse cessare. Alla fine della
guerra il corso di posta sarebbe dovuto tornare quello
solito per la via austriaca.
Ed infatti, il corso di posta svizzero dovette interrompersi,
perché a questo punto la nostra relazione parla
di una "Seconda Istituzione".
Infatti, il 2 maggio 1665 in Pregadi (il Senato veneziano)
fu deciso di permettere ai negozianti di Zurigo di "far in avvenire camminar i Pedoni con le loro lettere a
Bergamo, ed accoglie l'offerta, che siano portati con li Pubblici
Dispacci".
Le lettera ducale con l'autorizzazione del Senato
venne regolarmente trasmessa al Console veneziano e al
Senato di Zurigo, ed il corso di posta tra Bergamo e Zurigo,
nella sua seconda istituzione, potè cominciare,
questa volta con un pedone svizzero.
Perchè Venezia non voleva più pagare il servizio di
posta?
Con altra lettera del Doge, il Residente veneziano
a Zurigo (si chiama Giavarina) veniva informato che, essendo
cessata la guerra tra le corone di Spagna e Francia
(nel frattempo era scoppiata anche questa guerra) "si è ristabilito l'antico uso di spedir le lettere in Francia per la
via di Torino e Lione 3), è cessato il motivo di più valersi
della via di Zurigo", quindi i negozianti zurighesi potevano
lo stesso continuare a spedir le lettere col corso di
posta svizzero, ma a loro spese.
Tuttavia, essi potevano spedir solamente fino a
Bergamo e non oltre, e nella città veneta le lettere dovevano
essere consegnate all'Ufficio della Compagnia dei
Corrieri Veneti per il successivo inoltro a destinazione,
naturalmente dopo aver pagato i dazi e porti previsti.
I negozianti zurighesi furono ben contenti che questa
opportunità continuasse, ma fecero un'obiezione:
non era giusto consegnare ai corrieri veneti di Bergamo
anche le lettere indirizzate ai "zurigani abitanti in quella
città". La loro ragione fu riconosciuta giusta, e la solita
ducale indirizzata al Capitano di Bergamo e al Residente
veneziano a Zurigo il 29 maggio 1665 stabilì che "tutte le
lettere che in avvenire quei Negozianti della Nazione manderanno
a Bergamo, siano distribuite non tanto ai Zurigani
abitanti in quella città, quanto ai loro corrispondenti dalli
Pedoni medesimi che ivi saranno spediti, senza l'obbligo di
consegnarle al Mastro di Posta, al quale dovranno consegnare
quelle dirette per le altre parti dello Stato .. ".
La consegna delle lettere ai corrispondenti, evidentemente
veneziani, anziché ai destinatari "zurigani" abitanti a Bergamo doveva apparire come un giusto
compromesso per non colpire la suscettibilità dei corrieri
veneti, e per salvare il principio di sovranità veneziana
(figg. 2, 3, 4, 5 e 6).
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fig. 2- Lettera da Lugano a Venezia in data 20 maggio l760 (fronte e retro) -trasportata dal pedone di Zurigo a Bergamo, dove è stata consegnata, come previsto, all'ufficio di posta della Compagnia dei Corrieri Veneti che vi ha impresso il bollo di Bergamo e la tariffa, a carico del destinatario, di 4 soldi (3 soldi per il porto più l soldo per il dazio). |
fig. 3 - Lettera da Venezia ad Atzmoos (Svizzera)in data l4 maggio l763, inoltrata "per Coira" dal pedone di Zurigo-tassazione di 12 kreuzer per il percorso da Bergamo a Coira, e di 4 kreuzer da Coira ad Atzmoos, totale l6 kreuzer - manca il porto di 4 soldi pagato a Venezia dal mittente, non indicato come quasi sempre nel caso delle lettere veneziane.
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fig. 4- Lettera da Lindò (Lindau, Svizzera) a Genova in data 21 luglio
1788,
inoltrata per la via di Milano, per il tramite del corrispondente
Segalina e
Compagni di Milano (vedi retro) -la lettera ha poi proseguito
per Genova
probabilmente mediante i corrieri della linea di Lione.
Fig. 5
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Fig. 6 |
Comunque sia, il corso di posta riprese, e con
grande beneficio per le due parti tanto che l'esempio suscitò l'interesse di altri.
Infatti, nel corso degli anni 171O e 1711 (nel frattempo
era scoppiata in Italia la guerra di successione spagnola, e Venezia si era premunita sottoscrivendo un
altro trattato per l'intervento dei soldati svizzeri al suo
fianco, 12 gennaio 1706) un certo Schianz di Basilea
tentò di introdurre in Italia la Posta di Basilea.
Con la complicità di tale Domenico Lacassetti di
Borgo San Leonardo, suddito veneto, lo Schianz organizzò un corso di posta aprendo un ufficio nella dimora
del complice.
L'intervento delle autorità veneziane fu immediato:
la "supplica" con la richiesta di autorizzazione venne
respinta ed il suddito veneziano mandato al bando.
Il 7 aprile 1731 i zurighesi tentarono di farsi riconoscere
il diritto legale sul loro corso di posta: rivolsero una
lagnanza in Pregadi contro la Compagnia dei Corrieri
Veneti, colpevole di "pretesa lesione del loro privilegio".
Il riconoscimento da parte dell'autorità veneziana
delle loro buone ragioni significava riconoscere il loro
diritto alla proprietà del corso di posta: i Magistrati non
caddero nella trappola e dettero ragione ai Corrieri Veneti ed al loro "metodo recentemente introdotto nella Posta
di Milano".
La deviazione per Milano
Ma che c'entra Milano? Lo comprendiamo in altra
sentenza in Pregadi del 7 agosto 1732: ''Il Pedone di Zurigo
erettosi in Staffetta transitante per Milano, e in commesso
di Milano (cioè incaricato dell'abusivo ufficio di
posta zurighese) per lo Stato Veneto, sia riconcentrato
nelle prime concessioni (quelle del 1665) solamente, e
non devij dalla strada di Como".
Veniamo a sapere, così, che i "zurigani" hanno cercato
di allargare il loro corso di posta con una deviazione
verso Milano, città che nel frattempo aveva assunto
una grande importanza economica.
Questo veniva loro vietato, e ricondotto al regolare
corso di posta già autorizzato, lungo la via di Como e
Bergamo.
Non venne però mai a mancare un corso di posta
tra la Svizzera e Milano, come evidenziato da Ottavio
Codogno nella sua guida postale 4): "ogni giovedì si scrive
a Milano, co'l quale si rimettono le lettere per Lindo, Coira,
Sangall e Chiavenna ...... ", e come da lettera di fig. 7.
Fig. 7
Il tragitto del corso di posta del pedone svizzero
tra Bergamo e Zurigo era, pertanto, il seguente: Bergamo,
Como, Chiavenna, Bellinzona, Passo dello Spluga,
Chur (Coira), Wesen, Zurigo.
Una serie di abusi dei corrieri di Zurigo creavano
problemi a Bergamo, in particolare le valige delle lettere
venivano aperte abusivamente, e così "groppi", cioè i pacchi, e la Compagnia dei Corrieri Veneti ne approfittava
per presentare ai Provveditori di Comun 5) una loro
offerta per la gestione del corso di posta, senza peraltro
ottenere alcun risultato.
Altra analoga offerta veniva presentata il 6 giugno
1795, sempre giustificandola con gli abusi del pedone di
Zurigo. Il 4 agosto dello stesso anno i Provveditori di
Comun proponevano che l'offerta dei corrieri veneti
venisse accettata, ma il lO agosto la questione veniva rimessa
alla Camera dei Confini.
La questione venne sospesa, e non è dato di conoscere
se e come è stata risolta. D'altra parte, meno di due
anni dopo la Repubblica cadrà e del pedone di Zurigo
non si parlerà più.
NOTE
1) - Martin Bundi, l primi rapporti tra i Grigioni e Venezia nel XV e
XVI secolo, in "Raccolta di Studi storici sulla Valchiavenna" pag.
335, Centro di Studi storici Valchiavennaschi, Chiavenna 1996.
2) - A.S.VE (Archivio di Stato di Venezia), fondo Compagnia dei
Corrieri, b. III, 6-8.
3) - Vedi Adriano Cattani, Da Venezia in viaggio con la posta, pp. 47
e seg., Elzeviro Ed., Padova 2002.
4) - Ottavio Codogno, Nuovo Itinerario per le Poste di tutto il Mondo,
in Venetia per Steffano Curti, 1676, pag. 360.
5) - I Provveditori di Comun, era la Magistratura preposta, tra l'altro,
al controllo sull'attività dei corrieri.
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