BOLLI E CONTRASSEGNI DELLA POSTA MILITARE NAPOLETANA
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ARMATA NAPOLETANA n° 3, su lettera autografa del generale Pignatelli Cerchiara, scritta a Firenze il 27 febbraio 1814 e diretta a Siena al Maresciallo di Campo Spannocchi. Il bollo, pur essendo l’unico contrassegno uffi ciale in dotazione al comando della Terza Divisione dell’Armata Napoletana (l’unica delle quattro dell’esercito di Murat che occupò la Toscana) non produsse l’effetto desiderato, perché la missiva venne comunque tassata per tre decimes (corrispondenti a lettera di primo porto per la seconda distanza). Da notare è anche la rarità dell’insieme, in quanto si conoscono solo altri tre documenti che recano la stessa impronta. |
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COMMISSARIO DI GUERRA PANIGADI, su lettera circolare (n° 10) autografa dello stesso Panigadi, scritta a Siena il 12 marzo 1814 e diretta a Montepulciano. Questo “cavallino” in dotazione all’ex maresciallo di Napoleone incaricato di organizzare la permanenza in Toscana dell’esercito napoletano, rappresenta il simbolo più conosciuto, da un punto di vista postale, di questa occupazione militare. Il suo uso è documentato durante un bimestre compreso tra i primi di marzo agli inizi di maggio. |
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COMMISSARIO DI GUERRA PANIGADI, su stampato per trasporti militari compilato a Siena il 27 marzo 1814 e diretto a Radicofani. Da notare il grande contrassegno di franchigia apposto in arrivo dal maire, con la grafia italiana e la dicitura - COMUNE DI RADICOFANI – GOVERNO PROVVISORIO. |
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LE MARECHAL DE CHAMP MINUTOLO, su interno di lettera spedita da Livorno a Castiglion della Pescaia il 9 aprile 1814, autografa dello stesso maresciallo che si sottoscrive “Coman.te per S(ua) M(aestà) il Re delle due Sicilie nella Città e porto di Livorno e del Principato di Lucca –“ (coll. Monaci). |
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S_ ISPETTORE ALLE RIVISTE – GUILLAUME, su lettera da Firenze per Siena del 23 aprile 1814, con intestazione interna – ARMATA NAPOLETANA Divisione della Toscana.
La lettera è un tipico esempio di tutta quella corrispondenza scambiata con le amministrazioni civili, di cui si facevano carico i vari Commissari di Guerra e gli Ispettori, figure incaricate di provvedere al sostentamento delle truppe e a ogni loro fabbisogno. |
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GIANDARMERIA REALE • DIP. DELL’OMBRONE, su lettera da Siena per città del 24aprile 1814, autografa del capitano Niccolini, comandante del corpo di Polizia dislocato in loco. Questo bollo, di cui si conoscono pochissime impronte, per l’uso “spavaldo” sul fronte della missiva e il tono brillante di rosso, rappresenta certamente l’espressione più spettacolare dei celebri “cavallini”di Murat, utilizzati prevalentemente nel biennio 1814-15. |
FIRENZE 1° FEBBRAIO 1814: IL “CAMBIO DELLA GUARDIA”
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Pur recando nel testo la stessa data (il 1° febbraio 1814), queste due lettere fiorentine furono bollate in maniera diversa, allo scopo di eliminare la dicitura francese dai bolli che si usavano quotidianamente sulla corrispondenza. Esse rappresentano il primo concreto segno di “discontinuità postale” manifestatosi in Toscana a causa dell’avvicendamento politico che stava avvenendo (coll. Bicchi). |
LA NOVITA' DI LIVORNO
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Gli ultimi giorni del “113”, su lettera da Livorno del 18 marzo 1814. Da notare, in arrivo, la presenza del cuore di Siena n°3, dovuto al fatto che la lettera fu contabilizzata nel mese di marzo. |
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Il primo (vero) bollo postale toscano, su lettera da Livorno del 31 marzo 1814, recante lo stampatello diritto di nuova fabbricazione (cat. ASPOT n° 5). |
LA SOLUZIONE DI AREZZO
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Le prime modifiche. Arezzo 28 aprile (in alto) e 6 maggio 1814 (in basso). Trattasi dei primi casi di modifiche apportate a bolli napoleonici mediante l’eliminazione del numero dipartimentale. |
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LA FEDELTÀ DI GROSSETO
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Il 114 per sempre. Grosseto 10 marzo 1814. Distinta di accompagnamento del corso di posta partito da Siena il giorno sei c. m. Mentre il capoluogo aveva già provveduto a rispolverare le matrici del corredo Dauchy, Grosseto rimase fedele all’uso dei bolli dipartimentali che adoperò (integri) fi no a tutto luglio dello stesso anno, quando venne declassata al rango di Distribuzione comunicativa. |
I CUORI DI SIENA E LE “AFFRANCATURE MISTE” DEL 1814
Attraenti sotto ogni punto di vista, i celebri cuori della Posta di Siena possono essere definiti con ragione come i veri “protagonisti” del periodo Murat per essere gli unici bolli postali usati in quei frangenti con un significato diverso da quello per il quale erano stati progettati.
La decisione di adoperarli con significato mensile fu presa in risposta alle caotiche vicende politico militari del momento che non permettevano il mantenimento di una contabilità settimanale, come era in vigore prima dell’invasione francese (e non certo perché si volessero usare come semplici datari). Inoltre ebbero il merito di dare vita a una vasta quanto interessante casistica di “affrancature miste” per l’uso contemporaneo che si venne a creare tra bolli postali appartenenti ad Amministrazioni diverse.
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Cortona 21 marzo 1814. La lettera rappresenta un non comune esempio di combinazione tra un bollo dipartimentale ancora integro e il cuore di Siena adoperato con significato mensile. |
UNA “MISTA” PER CITTÀ
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Scritta a Gaiole il 31 marzo 1814, la lettera venne presa in carico e distribuita nella stessa città di Siena, dove fu bollata al di fuori della fascetta che la conteneva. Da notare il contemporaneo uso della cartella Dauchy apposta “in partenza” e del cuore lorenese n°4, stante a indicare la sua contabilizzazione nel mese di aprile. |
IL NUOVO COLORE DI RADICOFANI
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Pitigliano 1° aprile 1814. Inviando la loro corrispondenza a Radicofani, le località di gran parte della Maremma potevano usufruire di un servizio postale molto efficiente, dovuto al passaggio lungo la Strada Regia Romana di un gran numero di Corrieri. Durante il periodo Murat, in attesa di modificare definitivamente i bolli dipartimentali, il nostro Ufficio riutilizzò la “cartella” del 1808, distinguibile da quella ”originale” solo per il diverso colore
adoperato per bagnare il cuscinetto del timbro. |
TRA GOVERNI PROVVISORI
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Roma 18 aprile 1814. Lettera scambiata tra funzionari di due Amministrazioni provvisorie sorte in seguito all’occupazione militare del Murat. Da notare, in partenza, la presenza del rarissimo lineare “piccolo” della posta di Roma, documentato solo nei giorni compresi tra il 13 e il 18 di quel mese. |
DUE BOLLI “AL LIMITE”
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Montepulciano 11 maggio 1814. Conclusa la parentesi dell’occupazione napoletana, l’Amministrazione postale avviò tutte le procedure necessarie per tornare al vecchio sistema lorenese.
L’Ufficio di Montepulciano, in attesa di modificare definitivamente il suo bollo dipartimentale di porto dovuto, pensò bene di apporlo vicino al bordo, in modo che il numero non rimanesse impresso. Analogamente, per il cuore n°5 furono gli ultimi giorni d’uso con valore mensile, prima che dal giugno si tornasse ad attribuire a ogni matrice la consueta
funzione ebdomadaria. |
LE BOLLATURE DI PORTO PAGATO
Come detto in precedenza, le soluzioni “provvisorie” adottate per bollare la corrispondenza furono essenzialmente quattro nel trimestre napoletano, e le più frequenti furono quelle di mantenere in servizio i bolli dipartimentali con tanto di numero o, come avvenne a Siena, di ripristinare quelli forniti dall’Amministrazione Dauchy nel 1808. La contemporanea presenza dei bolli di porto dovuto e di porto pagato sulla stessa lettera, rappresenta un caso piuttosto infrequente data la brevità di questo periodo storico postale.
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Due “vecchi rossi.” La ragione di questa doppia bollatura, concepita a Siena il 4 marzo 1814, non dipende dal fatto che l’Ufficiale di Posta si equivocò nel tassare la lettera che invece era franca. L’operazione avvenne in due tempi ben diversi ed è giustificata dalla prassi in vigore all’epoca, che prevedeva la consegna della corrispondenza ai vari Procaccia che si recavano alla Posta per conto della loro Comunità, solo dopo il pagamento di quanto dovuto.
Questo caso rappresenta la prima data conosciuta di riutilizzo del vecchio bollo di porto pagato senese con la grafia italiana. |
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Uniche. Da Empoli, del 12 marzo 1814, bollata e tassata secondo il metodo francese, che prevedeva di riportare al verso la cifra sborsata, in questo caso 2 decimes (coll. Papanti), e da San Quirico, del 20 aprile 1814, con tratto di penna diagonale e cuore n° 4 al verso.
Trattasi, ad oggi, delle uniche lettere note spedite in porto pagato dai rispettivi Uffici durante il periodo Murat |
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