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Cosa avranno mai combinato questi “Trucial States” | ||||
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Sergio De Benedictis | ||||
Si parla spesso in filatelia di “trucial” States, delle loro emissioni e di come sia preferibile starne alla larga. Innanzitutto cerchiamo di identificarli geograficamente, posizionandoli su quella penisola che divide il golfo dell’Oman dal golfo Persico.
Sono sette paesi indipendenti governati ognuno da uno sceicco e che nel 1971 si unirono in un unico stato sotto la denominazione di Emirati Arabi Uniti: Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Ras al Khaimah, Ajman, Umm al Qaiwain e Fujayrah.
Non deve trarci in inganno il termine “trucial”, che saremmo portati ad italianizzare con il significato di “truce” perché la traduzione vuole che si debbano chiamare “Stati della tregua”.
Ma truce è sicuramente la loro condotta nei secoli addietro quando offrivano rifugio lungo le loro coste alle navi pirata che imperversavano nel golfo Persico a danno delle varie compagnie commerciali europee che in quel periodo facevano affari con il vicino Oriente. Ad un certo punto il governo Britannico, volendo da un lato garantire la sicurezza di quelle acque e dall’altro ribadire la supremazia territoriale rispetto all’espansione coloniale di altri Stati, stipulò nel 1853 un trattato o tregua trasformando di fatto quei territori in un protettorato Britannico. Entrando quindi in questo nuovo periodo di prosperità economica, i governi pensarono fosse giusto dotarsi di proprie emissioni, mancate sino a quel momento. Dubai ha sempre fatto da capofila nel servizio postale ed è nel suo territorio che riscontriamo sino al 1963 la presenza dell’unico ufficio postale.
e 4 valori in rupie con l’immagine del “boom” una tradizionale nave a vela araba.
Solo il 15 giugno del 1963 abbiamo la prima emissione ufficiale: una serie composta da 17 pezzi, stampati a Beirut in Libano dalla National Cash Register su un disegno realizzato da M.M. Arthur, un loro impiegato. In vignetta abbiamo per i valori più bassi rappresentata la fauna marina del golfo (primi 12 valori), poi altri quattro che ci mostrano vedute della vecchia Dubai ed infine, sul valore massimo di 10 rupie, il ritratto dello sceicco Rashid, attualmente ancora sul trono, grande appassionato di corse di dromedari e considerato uno degli uomini più ricchi al mondo. Abu Dhabi, il più esteso tra i sette Stati, ha seguito a ruota le vicende postali di Dubai da quando furono scoperti anche sul suo territorio ingenti giacimenti petroliferi. Già da qualche anno però era stato istituito un servizio postale tra la cosiddetta “isola del petrolio” Das Island posta a 100 miglia dalla costa, da dove si estraeva l’oro nero, e la capitale per consentire ai lavoratori presenti di comunicare con le proprie famiglie. Le lettere affrancate con francobolli britannici, sovrastampati in valuta locale, venivano inviate in Bahrain dove venivano annullate “Bahrein Das Island Abu Dhabi Trucial States”
Questa prassi andò avanti sino al 30 marzo 1964 quando fu aperto anche ad Abu Dhabi il locale ufficio postale e ci fu la prima emissione ufficiale di 12 pezzi che anche qui differenziava gli 8 valori più bassi con una immagine dell’allora sceicco Bin-Sultan Al Nahyan (alla sua morte il volto fu ricoperto con tre barre) e della gazzella di montagna, simbolo nazionale, e i restanti 4 con uno scorcio degli impianti petroliferi.
Una curiosità è quella che vede proibire l’utilizzo della precedente serie generica con le sette palme in quanto la loro differente altezza lasciava intendere una diversa importanza dei sette stati. Gli altri stati, vuoi anche per la loro minore importanza economica, non possono annoverare particolari vicende postali se non dopo la loro prima emissione ufficiale. Di seguito abbiamo:
Le vignette hanno spesso riportato “imbarazzanti” celebrazioni di avvenimenti e personaggi lontani anni luce dalla loro cultura; gli stessi francobolli non si sono mai visti su quei territori e tanto meno in vendita.
Delocalizzato l’intero ciclo di produzione di un francobollo, tramite la Crown Agents, agenzia britannica operante dal lontano 1860, le emissioni concordate vengono realizzate e stampate da affermate aziende ed inviate poi direttamente ai commercianti, una volta solo inglesi, rovesciando il normale ciclo che dovrebbe vedere l’amministrazione postale fornitrice del servizio.
Tutto ciò ha portato quindi a considerare queste emissioni, e sicuramente le più recenti, poco “adatte” a formare una collezione filatelica, insegnando ben poco sia dal punto storico-postale che tematico. Sergio De Benedictis |
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