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Architettura senza architetti | ||||||||||||||||||||
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Sergio De Benedictis | ||||||||||||||||||||
Il cammino che vogliamo percorrere è quello di un viaggio intorno al mondo identificando una architettura spontanea che rifletta la vita e la cultura quotidiana di un popolo ed i suoi tentativi di rispondere a primordiali esigenze di riparo sfruttando risorse che abbiano un impatto più lieve sull’ambiente.
Perché è un tema dibattuto e di grande attualità, a cui non possiamo sottrarci, quello della sostenibilità in senso lato, ma soprattutto verso l’ambiente che ci circonda. Lo faremo analizzando i materiali utilizzati per la costruzione che per usare una terminologia cara agli ambientalisti possiamo definire a km 0. Ecco, quindi, l’utilizzo del legno in tutte quelle zone dove sterminate foreste hanno sempre fornito materiali da costruzione per l’edilizia spontanea. Le proprietà strutturali del legno, la sua robustezza e lunghezza, lo rendono ideale per l’ossatura di un edificio, ma anche per le pareti, i pavimenti e i tetti.
Caratteristiche costruzioni a forma conica che si incontrano nelle campagne pugliesi: i trulli. L’utilizzo risale al XIV sec. e nascevano con lo scopo di poter essere demoliti con facilità, all’arrivo del delegato del Re per riscuotere le tasse. Bastava togliere la chiave di volta ed ecco che si trasformavano in un cumulo di pietre. Pari fama, e sempre in Italia, ce l’hanno i nuraghi, costruzioni tronco-coniche che caratterizzano il paesaggio della nostra bella Sardegna.
Per il suo elevato rapporto resistenza-peso, la possibilità di poterlo lavorare con strumenti semplici, la sua facilità di coltivazione e raccolta, il bambù è destinato a fornire una preziosa risorsa per l’edilizia sostenibile.
Fonte: Architettura senza architetti di John May. Ed. Rizzoli Sergio De Benedictis |
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