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Capitolo VI - UN PRINCIPE DEL BULINO
"L'incisione
si può definire un'arte che per mezzo del disegno e dei tratti delineati
ed incavati su materie dure imita le forme, i lumi degli oggetti visibili
e può moltiplicarne gli impronti per mezzo dell'impressione",
in queste parole Francesco Milizia, teorico e scrittore d'arte, nel Dizionario
delle belle Arti e del Disegno
(edito a Bassano nel 1797) parla dell'incisione a bulino, tecnica invariata
nei secoli, con la quale si realizza la stampa d'arte più pregiata.
Il procedimento tecnico dell'incisione calcografica è molto accurato
e consiste nell'incidere una lastrina di metallo (di solito rame) attraverso
uno strumento da taglio, il bulino, piccolo utensile in acciaio temperato,
con la punta tagliata trasversalmente ed affilata, che permette di realizzare
un segno particolarmente netto e preciso. Per incidere, si pone la lastra
su un cuscinetto di cuoio pieno di sabbia in modo che non si muova ma possa
essere spostata facilmente. Tutti i segni incisi, fino al più minuscolo
tratto o puntino, tornano a vivere inchiostrati e trasferiti sul rettangolo
di carta del francobollo esprimendo l'intuizione e l'anima dell'artista
attraverso il procedimento di stampa calcografica (calcografia è
un termine che deriva dal greco che significa rame e cioè scrivo,
incido).
L'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato mantiene viva questa tradizione,
riservandola alla stampa di francobolli, carte valori e prodotti di alta
sicurezza, in modo da esaltarne gli aspetti tecnici. Per la creatività
e la capacità dei suoi artisti ed incisori, il Poligrafico dello
Stato Italiano si è affermato in ambito internazionale nella produzione
filatelica tanto che, ancora oggi, molte amministrazioni postali straniere
si rivolgono all'Istituto Italiano per la realizzazione dei propri francobolli.
Tra i collaboratori del Poligrafico vi è stato, per molti anni, un
creatore di meravigliosi francobolli molto noti in Italia ed all'estero,
un grande artista, tanto da essersi guadagnato, nel corso della sua carriera,
il titolo di "Principe del bulino", questi è il Professor
Eros Donnini. Egli nasce ad Urbino nel 1928 e compie i suoi studi artistici
presso la locale Accademia di Belle Arti, approfondendo le tecniche incisorie
della xilografia, calcografia e litografia; ha anche frequentato l'Istituto
per l'Illustrazione e Decorazione del Libro, divenendo, in seguito, docente
di disegno e calcografia.
Appena
diplomato, nel 1948, partecipa, a Roma, ad un concorso dell'Istituto Poligrafico
e Zecca dello Stato e, nel gennaio 1949 entra a fare parte del gruppo di
incisori del Centro Filatelico . Le prime firme di Donnini in calce ad un
francobollo appaiono tra il 1952 ed il 1957 per valori emessi dalla Repubblica
di San Marino e dallo Stato del Vaticano, nel corso dei mesi successivi
egli inizia a disegnare anche per le emissioni della Repubblica Italiana;
Donnini racconta: "Per portare a termine un francobollo inciso, il
tempo può
variare dai venti giorni ad un mese, a seconda del bozzetto. Naturalmente,
se il soggetto presenta molti particolari, si incontrano obiettive difficoltà
tecniche. Per fare un esempio, possiamo citare il sessanta lire "Spedizione
dei Mille" del1960 o il trentacinque lire "Guerra di Indipendenza"
del 1959, veri e propri gioielli di tecnica incisoria. Nel valore da sessanta
lire, si può riconoscere addirittura Garibaldi (nel gruppo di sinistra)
e sullo scafo delle navi si può leggere "Piemonte" e "Lombardo".
Questo soggetto sarebbe stato impossibile da riprodurre foto-meccanicamente,
i particolari si sarebbero ammassati a tal punto da diventare tante macchie.
In casi come questo acquistano importanza l'abilità e l'esperienza
dell'incisore, ed occorre sintetizzare al massimo la struttura del disegno,
dare rilievo ad alcuni particolari e trascurare o addirittura cancellarne
altri. Ed è, forse, per questa ragione che anche artisti molto abili
alle volte trovano arduo concepire un bozzetto che andrà poi ridotto
a pochi millimetri quadrati. Il formato, infatti, rappresenta un grosso
trabocchetto, ove si può cadere con facilità". Infatti,
la dimensione è l'ostacolo principale da affrontare nella realizzazione
del bozzetto per un francobollo in quanto l'incisione deve avere misure
identiche al lavoro finito, dunque si parla di microincisione e l'uso di
lenti, sino a dieci o dodici ingrandimenti, diventa indispensabile.
Ho avuto modo di conoscere Donnini lo scorso gennaio, avendomi egli ricevuto
nella sua abitazione di Roma; nella giornata trascorsa in sua compagnia
mi ha illustrato l'arte del bulino e tutto il percorso che un francobollo
compie prima di venire emesso. Riguardo alla realizzazione del disegno mi
ha spiegato: "Non sempre si lavora su riproduzioni. Certamente sono
utili le foto, le cartoline relative ai soggetti ma talvolta non bastano.
Spesso si ha bisogno di vedere dal vivo l'originale; si tratta poi di una
abilità nel condurre la sintesi in pochi centimetri quadri, per restituire
una dimensione di immagini talvolta assai complessa. Il segno grafico ha
un suo particolare valore, un suo modo di procedere che obbedisce all'intuizione
dell'incisore in base alla sua abilità".
Nel 1961 Eros Donnini collabora alla realizzazione dell'importante serie
Michelangiolesca e, negli in anni successivi, crea molte altre opere filateliche
per il Poligrafico.
Nel
1969, in occasione della annuale giornata del francobollo, si decide di
ricordare l'evoluzione dei mezzi di trasporto postali nel corso del tempo:
la diligenza, il treno, la nave, la corriera e l'aereo. Inizia dunque una
serie, di cinque francobolli con lo stesso formato ed il medesimo valore
facciale di venticinque lire, che risulterà fra le più semplici,
omogenee ed eleganti, incise dai migliori artisti del Poligrafico.
Due emissioni di tale serie, quelle del 1970 e del 1972 sono state disegnate
ed incise da Eros Donnini. Nel 1970 per la "Dodicesima Giornata del
francobollo" egli incide un locomotore "E 444" delle Ferrovie
dello Stato, con convoglio postale; mentre nel 1972 per la "Quattordicesima
Giornata del francobollo" egli realizza il modello di un'autocorriera
extraurbana, che veniva utilizzata anche per il trasporto delle corrispondenze.
I due mezzi, pur avendo la stessa direzione, hanno impostazione prospettica
molto diversa: la corriera sembra ferma ed è contenuta interamente
nel francobollo, mentre il treno è disegnato con una prospettiva
molto accentuata che ci dà una sensazione di notevole lunghezza e
di movimento.
La sua opera è presente anche in successive emissioni celebrative
(come per i due valori emessi nel 1971 in occasione del ventesimo anniversario
dell'istituzione della Comunità Economica del Carbone e dell'Acciaio
oppure i tre valori del 1972, commemorativi della morte di Giuseppe Mazzini)
e nel 1973 Donnini riceve l'incarico per un francobollo in occasione del
centenario della morte di Alessandro Manzoni. Egli incide in colore bruno
il ritratto del famoso scrittore, ispirandosi al dipinto realizzato da Francesco
Hayez nel 1841 e conservato a Milano presso la Pinacoteca di Brera; completano
il francobollo, di piccolo formato, il valore di venticinque lire e, all'interno
di una delicatissima cornice, unitamente al nome "Alessandro Manzoni",
l'anno di nascita e quello di morte "1785-1873".
L'anno 1973 è un anno significativo nella prestigiosa carriera di
Donnini: ha, infatti, inizio l'emissione della splendida serie "Fontane
d'Italia". Grazie a questa creazione, egli viene definitivamente conosciuto
nell'ambito della filatelia mondiale, acquistando meritata notorietà:
infatti riguardo a tale importante emissione, si parla di "imposizione
all'attenzione mondiale per la sua squisita fattezza ed il gusto artistico"
e, tale serie, resta indubbiamente tra le più famose ed utilizzate
emissioni di tutta la Repubblica Italiana. I valori di questa serie escono
in gruppi di tre ogni anno sino al 1979, giungendo ad un totale di ventuno,
dato che viene dedicato un francobollo ad ogni Regione d'Italia, con l'eccezione
del Lazio per cui ne vengono realizzati due: ricordando nella prima emissione
la capitale e, nell'ultima, dell'anno 1979, la città di Viterbo.
 Nel
1973 dunque inizia questa serie con i primi tre francobolli, ciascuno da
venticinque lire, a ricordare la Campania, la Sicilia ed il Lazio: il primo
ritrae la fontana marmorea dell'Immacolatella, a Napoli, posta sul lungomare
tra le colline del Vomero e Posillipo: essa è formata da tre archi,
i due laterali leggermente più bassi di quello centrale, adorni di
statue di Pietro Bernini e Michelangelo Naccherino, realizzate nel 1601.
Di Palermo è riprodotta la grandiosa fontana Pretoria, realizzata
dallo scultore fiorentino Francesco Camilliani nel 1554. Tale fontana era
stata realizzata per una villa fiorentina di don Pietro di Toledo (viceré
di Napoli), ma venne venduta da suo figlio alla città di Palermo
nel 1573 e posta dove ora si trova, rialzata su gradini e cinta da una balaustrata:
la fontana ha pianta circolare con due ripiani concentrici separati da un
anello d'acqua "scavalcato" da quattro ponti a gradini; al centro,
un fusto marmoreo a tre tazze è sormontato da un putto che regge
una cornucopia e tutto intorno statue di divinità pagane, allegorie
e teste di animali versano acqua nel bacino anulare ed in vasche minori
Per rappresentare
Roma viene scelta la celeberrima Fontana di Trevi iniziata nel 1732 da Nicola
Salvi per Clemente XII, continuata dopo il 1751 da Giuseppe Pannini e inaugurata
nel 1762 durante il pontificato di Clemente XIII: in una piazza semicircolare,
addossata al lato minore (largo venti metri ed alto ventisei) di un palazzo,
divenuto a sua volta parte integrante del complesso dopo varie fasi costruttive,
tale fontana è un abile connubio tra rigore architettonico classico
e concezione scenografica barocca e rappresenta una equilibrata fusione
di architettura e scultura; sopra l'arco trionfale centrale, costituito
da un ordine di quattro colonne corinzie addossate a lesene, è un
grandioso attico con balaustra e figure allegoriche, le due ali simmetriche
laterali sono scandite da un ordine gigante di lesene con finestre, mentre
dal nicchione centrale, posto su una roccia e con soffitto a cassettoni,
sporge la maestosa statua di Oceano, trainata sul cocchio a forma di conchiglia
da due cavalli marini. Molte sculture impreziosiscono l'opera sull'intera
base del palazzo, fino alla grande vasca a bordi rialzati che rappresenta
il mare. A questa fontana, uno dei simboli di Roma, sono legate leggende
e tradizioni popolari, tra le quali quella di gettarvi una monetina per
assicurarsi il ritorno nella città.
La
seconda emissione della serie "Fontane d'Italia" è del
1974 e ricorda l'Emilia Romagna, la Toscana e l'Umbria, ciascun francobollo
con il valore di quaranta lire. A Bologna, tra il Palazzo Comunale e quello
del Podestà, spicca la fontana del Nettuno, chiamata dai Bolognesi
"fontana del gigante"; essa domina la piazza omonima e rappresenta
il dio su uno scoglio, armato di tridente, in atto di placare le onde, ai
suoi piedi sono quattro putti con delfini e conchiglie e, ad un piano inferiore,
sono sedute quattro sirene; tale fontana fusa dallo scultore fiammingo Jean
de Boulogne, detto "il Giambologna" fra il 1563 ed il 1566, è
una delle più importanti fontane d'arte del Cinquecento europeo.
Nel
francobollo dedicato al capoluogo toscano, Eros Donnini incide uno splendido
scorcio della maestosa Fontana dell'Oceano, situata nella parte occidentale
del Giardino di Boboli a Firenze; il giardino nasce come naturale proseguimento
del cortile disegnato da Bartolomeo Ammannati dopo l'acquisto di Palazzo
Pitti effettuato da Eleonora di Toledo (figlia del viceré di Napoli,
sposa nel 1539 il duca Cosimo I). La Fontana dell'Oceano viene disegnata
ed eseguita dal Giambologna, per il Duca Francesco I nel 1576 ed è
una delle sculture più originali nel suo genere. Il candido gruppo
marmoreo composto dall'Oceano e da tre figure di fiumi (rappresentanti il
Nilo, il Gange e l'Eufrate) accasciate ai suoi piedi, si innalza da un'ampia
vasca di marmo sorretta da un alto piedistallo sul quale si sviluppa una
splendida serie di bassorilievi.
Di
Perugia è ritratta la Fontana Maggiore, perno urbanistico e visivo
dell'importante piazza, opera di Nicola Pisano e del figlio Giovanni, è
tra le massime realizzazioni della scultura duecentesca. La fontana, conclusa
nel 1278, poggia su una gradinata circolare ed è composta da due
vasche marmoree poligonali concentriche e da un catino bronzeo centrale.
La vasca inferiore ha ventiquattro lati divisi da fasce di tre colonnine
ed ogni lato è diviso in due specchi con splendidi bassorilievi nei
quali sono rappresentati i mesi dell'anno (raffigurati simbolicamente dai
lavori agricoli propri di ciascuno) alternati ai segni dello zodiaco, alle
sette arti liberali (Grammatica, Dialettica, Retorica, Aritmetica, Geometria,
Musica e Astronomia), a diversi episodi della Genesi, alla Lupa che allatta
i gemelli ed alle immagini di due favole di Esopo (quella della gru e del
lupo e l'altra del lupo e l'agnello). La vasca superiore poggia su colonnine
ed ha specchi lisci, eccetto uno su cui è un'incisione a caratteri
gotici che ricorda degli importanti restauri apportati all'acquedotto nel
1322. Negli spigoli, fra gli specchi, ventiquattro statuette rappresentanti
San Pietro, Perugia, la Chiesa Romana ed altre figure. Dalla tazza di bronzo
si alza il gruppo delle tre ninfe che portano un'anfora da cui zampilla
l'acqua. L'apparato decorativo evoca, nel suo complesso messaggio iconologico,
il programma politico e culturale del Comune Umbro attraverso la rappresentazione
del sapere universale unito alla celebrazione della mitica fondazione della
città e del ruolo di questa nel territorio: "O passante - si
legge nella scritta latina sul secondo bacino - osserva la vita del fonte
fecondo; se la guarderai attentamente vedrai molte cose mirabili".
Nell'ottobre del1975 viene emesso il nuovo "terzetto", riportante
il valore facciale di settanta lire e dedicato alle
città di L' Aquila, di Milano, e Sassari. A ricordare il capoluogo
abruzzese è ritratta la celebre Fontana delle Novantanove Cannelle,
simbolo cittadino, che ripete, nei novantanove getti d'acqua che sgorgano
da altrettanti mascheroni, il numero dei castelli fondatori della città.
La tradizione vuole che non se ne conoscesse la fonte di alimentazione,
per evitare che il corrispondente castello potesse avanzare pretese. Articolata
secondo un disegno trapezoidale, con tre alte pareti in pietra bianca e
rosata e due vasche di raccolta, poste a due diversi livelli, essa presenta
diverse fasi costruttive: la parte più antica, risalente al 1272
è composta dalla vasca inferiore e dai mascheroni.
Il
secondo valore dell'anno 1975 è dedicato alla città di Milano
e ritrae la sorgente di Piazza Fontana. Il nome della piazza ha origine
dalla fontana disegnata da Giuseppe Piermarini ed eseguita da Giuseppe Franchi
nel 1782 essa è formata da un catino centrale da cui l'acqua sgorga
in quattro piccole vasche esterne, al centro della vasca principale vi è
un fusto , formato da sirene e delfini, che sorregge due vasche rotonde
di misura decrescente, poste una sull'altra.
Quella
del Rosello è la fontana ornamentale più famosa della Sardegna;
tale fonte, già nota nel 1295 quando veniva chiamata "Gurusello",
viene trasformata nell'attuale dimensione monumentale, ad opera di lapicidi
genovesi di formazione classica, nei primi anni del 1600. Il gusto ancora
rinascimentale dei suoi autori compose un insieme di due parallelepipedi
sovrapposti, ricoperti di marmo verde e bianco coronato con due archi incrociati,
al cui culmine è posta la statuetta equestre di San Gavino (soldato
romano che venne martirizzato per la fede cristiana nel 304, ed il cui culto
è profondamente radicato in tutta la Sardegna). Agli angoli della
base sono le statue delle stagioni e, tutto intorno, dodici bocche leonine
di pietra da cui sgorga l'acqua, che la fantasia popolare ha collegato al
pianto delle dodici figlie di Rosello.
La
quarta emissione di questa importante serie di Eros Donnini, è del
dicembre 1976, ora i valori sono di centosettanta lire e le incisioni dedicate
alle città di Genova, Gallipoli e Verona. Del capoluogo ligure è
ricordata la fontana di Palazzo Doria, uno dei più singolari e fastosi
del 500 genovese. Viene rappresentata un'ampia vasca contornata da figure
mitologiche, al cui centro si erge uno stelo centrale che sorregge due piatti
degradanti tra loro da cui cadono delle esili cascatelle d'acqua.
Gallipoli
è una cittadina della Puglia, affacciata sul Golfo di Taranto, in
provincia di Lecce, essa deriva il nome dal greco " " (città
bella). Affacciata sul porto, di fronte alla chiesa di Santa Maria del Canneto
dove venne collocata definitivamente nel 1560, dopo vari spostamenti è
la Fontana Antica. Dubbi sono sorti sull'esatta collocazione storica di
questo monumento: secondo alcuni esso risale al periodo tra la dominazione
greca e quella romana, mentre studi più recenti la collocano agli
inizi del XVI secolo, inizi del periodo umanistico-rinascimentale, che recuperò
stili e miti dell'antichità greco-romana. Le due facce dell'antica
fontana raffigurano personaggi e vicende della mitologia greca antica e
in particolare è rappresentata la metamorfosi delle tre ninfe Dirce,
Salace e Biblide, trasformate in fonti perenni per pietà dagli dei.
In questi rilievi sono trasmessi, in linguaggio criptico ed erudito, tre
diversi messaggi: rifuggire dal sentimento della gelosia e dal furore della
vendetta, mantenere passioni nell'ambito dell'amore coniugale e, infine,
viene sottolineata la sacralità del matrimonio.
La
terza fontana ricordata nel 1976 è quella di Madonna Verona, collocata
nella bellissima Piazza delle Erbe, dunque al centro dell'antico foro romano
che, per secoli, è stato il centro della vita politica ed economica
della città scaligera. La fontana, fatta erigere nel 1368 dal principe
di Verona Cansignorio della Scala, presenta tre vasche circolari sovrapposte,
in misure degradanti e sorrette da uno stelo centrale; appoggiate ad esso
vi sono quattro teste coronate, opera di Bonino da Campione, che hanno scritti
nei rispettivi diademi, in lettere gotiche, i loro nomi; essi sono, oltre
Verona, l'imperatore Vero che l'avrebbe fondata, Alboino, re dei Longobardi
e Berengario imperatore, cioè i personaggi che ebbero parte, secondo
la leggenda o la storia, alle vicende della città. La fontana è
sormontata dalla figura di Madonna Verona, statua romana del primo secolo
dopo Cristo, le cui parti mancanti di testa e braccia vengono fatte completare
da Cansignorio. Nelle mani della statua è posto un nastro di bronzo
col vecchio motto del Comune: "Est justj latrix urbs haec et laudis
amatrix".
Nel 1977 viene emessa la quinta serie ed il valore viene portato a centoventi
lire. Il primo francobollo ci porta in Friuli Venezia Giulia, a Gorizia
ove in Piazza della Vittoria di fronte alla Chiesa di Sant'Ignazio, si trova
la barocca Fontana del Nettuno realizzata prima del 1756 dal padovano Marco
Chierighin, su progetto del goriziano Niccolò Pacassi. Su un basamento
formato da due gradini poggia una ampia vasca di forma irregolare; al centro
di essa, un gruppo di putti in posizioni diverse, danno origine allo zampillare
dell'acqua. Nel secondo francobollo di quest'anno Eros Donnini ritrae la
Fontana Fraterna di Isernia, risalente al XIII secolo e situata in piazza
Celestino V, dedicata a questo papa natio della città. Questa fontana,
un'elegante costruzione risalente al XIV secolo, ha l'aspetto di una loggia
a sei arcate realizzata con materiali provenienti da ville romane, essa
ha sei bocche d'acqua chiuse da archi e colonne; il nome di tale fontana
ricorda la Fratari, una sorta di società di mutuo soccorso fondata
per ispirazione del Papa Celestino V nella seconda metà del tredicesimo
secolo. Il terzo valore di quest'ultima emissione è dedicato alla
Calabria e precisamente alla cittadina di Palmi, posta in splendida posizione
su un terrazzo a dominio della costiera tirrenica dell'Aspromonte; tale
fontana, inaugurata nel 1922, è formata da una monumentale vasca
ed una superiore, centrale, più piccola sorretta da un basamento
riccamente decorato; la forma piramidale della fontana viene slanciata dal
getto dell'acqua che, cadendo sulla prima base circolare, crea l'effetto
di un cilindro d'acqua.
Il venticinque ottobre del 1978 viene emesso il penultimo gruppo di fontane
disegnato da Donnini per questa serie; la prima fontana è dedicata
a Fano, cittadina sulla costa adriatica, a poca distanza dalla Repubblica
di San Marino; la Fontana, detta della Fortuna, poggiante su tre gradini
molto ampi e lavorati, ha un capiente bacino mistilineo composto di lastre
di marmi colorati alternate a pilastrini. La graziosa statuetta della Dea
Fortuna è in bronzo, realizzata nel 1593 dall'urbinate Donnino Ambrosi,
per abbellire una primitiva fontana. Questa fonte è considerata simbolo
civico di Fano e richiama, nella sua manieristica eleganza, i modelli scultorei
del Giambologna. Il francobollo dedicato alla Basilicata ci porta in provincia
di Potenza, a Genzano di Lucania; paese di antichissima origine sull'altipiano
delle Murge; qui troviamo la Fontana Cavallina eretta tra il 1865 ed il1893
in un monumentale complesso architettonico a forma di anfiteatro. Qui, nella
parte superiore dell'arco centrale è stata posta una statua della
dea Cerere, comunemente detta "Santa Abbondanza", un pregevolissimo
reperto archeologico risalente al I sec. a.C. e rinvenuto nella seconda
metà del 1800 nella campagna di Genzano, sul luogo ove un tempo sorgeva
un'antica città pagana. La dea Cerere era la protettrice dell'agricoltura
e specialmente del grano ed è stata posta al colmo della fontana
per decisione del sindaco "considerando che l'industria dominante del
paese è l'agricoltura e specialmente la coltivazione di grano, orzo
e avena, l'effigie di Cerere è la sola che potrebbe adattarsi alle
circostanze".
Il terzo valore di quest'emissione ci porta nel capoluogo del Trentino Alto
Adige ove la barocca Fontana del Nettuno fa bella mostra di sé al
centro di Piazza Duomo ed è, da secoli, il simbolo della città
di Trento. Tale scultura, raffigurante il Nettuno e movimentata da sirene
delfini e tritoni è un abbinamento ardito che lega una città
alpina al mare, ma soprattutto una sede vescovile ad una divinità
pagana posizionata in un luogo non casuale, ovvero davanti all'espressione
massima del culto cattolico, la cattedrale. Interessanti i motivi storici
che hanno dato vita a questo binomio per certi versi bizzarro: il monumento
viene eretto nel 1767-68, espressione della fioritura artistica dell'Illuminismo
e la scelta cade su un simbolo laico perché l'intera cittadinanza
si possa riconoscere in esso. Il Settecento è un secolo in cui si
assiste al declino del Principato Vescovile ma anche alla grande fioritura
culturale dell'Illuminismo; tale fontana è, infatti, il coronamento
di un'ambiziosa opera d'ingegneria idraulica, tesa a rifornire di nuova
acqua potabile il centro della città. Sul fusto della fontana è
inciso il nome dell'architetto che la ideò unitamente alla scritta
SPQT (Senatus Populusque Tridenti), che vuole sottolineare la committenza
civica dell'opera, ed alla data 1768, anno del completamento dei lavori.
Nel settembre 1979 viene completata questa importante serie filatelica creata
dal Professor Donnini e, come negli anni precedenti, i francobolli emessi
sono tre: il primo è dedicato alla Valle d'Aosta, il secondo al Piemonte
ed il terzo ci riporta in Lazio, questa volta a Viterbo.
Nel
comune di Issogne, piccolo centro valdostano, vi è un famoso castello
risalente al quindicesimo secolo, al centro del suo cortile si trova la
celebre Fontana del Melograno realizzata in ferro battuto, un tempo colorato,
con vasca ottagonale in pietra e ricca di simboli augurali per la giovane
coppia di sposi cui era dedicata la scultura: la forma ottagonale della
vasca, evocante i battisteri paleocristiani; l'acqua, biblico strumento
di salvezza; l'albero, rappresentazione della successione delle generazioni;
i frutti del melograno, simbolo di purezza e di fertilità; le foglie
della quercia, emblema classico di immortalità. Le figure dei piccoli
draghi applicati sugli sbocchi dell'acqua, attributi iconografici principali
di Santa Margherita d'Antiochia e di San Giorgio, evocano i nomi dei due
personaggi che hanno profuso ingenti sforzi per assicurare alla nuova famiglia
Challant e alla sua discendenza una raffinata dimora.
La
fontana dedicata al Piemonte si trova ad Acqui Terme, importante città
termale dell'Alto Monferrato; il centro cittadino è la piazza della
Bollente, ove, al posto di un antico edificio di epoca romana, si eleva
un elegante tempietto marmoreo ottagonale, opera di ispirazione neoclassica
e realizzato intorno al 1870; da questa fontana sgorga acqua solforosa e
curativa ad una temperatura di settantacinque gradi centigradi, da qui il
nome della fontana, chiamata appunto La Bollente.
La
Fontana Grande è la più vasta, originale ed antica fra tutte
quelle di Viterbo, prototipo di un modello largamente diffusosi in questa
parte della regione. Detta anticamente "Fons Sepalis" (dal nome
di una precedente fontana, forse perché cinta da una siepe, saepes
in latino) fu iniziata nel 1206, portata a termine nel 1279 e successivamente
restaurata, in essa si fondono, in un insieme coerente, la solida forza
del romanico e lo slancio ardito del gotico facendone una delle più
belle e rinomate fontane d'Italia. La solida vasca è a croce greca
con disegni a cassettoni ed è posta su un basamento rialzato da cinque
gradini; lo stelo, avente quattro cannelle alla base, è sormontato
da due vasche quadrilobate e termina con una deliziosa guglia. L'acqua di
questa antica fontana proviene da un cunicolo etrusco scavato appena fuori
delle mura della città e da condutture romane e medievali.
 Durante
gli anni delle emissioni delle "Fontane" Donnini realizza molti
altri francobolli, e tra questi, due meravigliosi, con un importante formato
celebrativo, vengono dedicati al Natale 1977. In tale emissione l'artista
riproduce due famose adorazioni dei pastori: la prima, con un valore facciale
di settanta lire, ritrae un'incisione di Pietro Testa, detto il Lucchesino
(nato a Lucca nel 1611 e morto a Roma nel 1650), abile incisore, appartenente
al gruppo di maestri della Natività che tra XV e XIX secolo, contribuiscono
largamente a diffondere modelli iconografici sulla nascita di Cristo e che,
nel tempo, traducono le opere dei massimi artisti o realizzano capolavori
originali che divengono veicolo di fede e di arte. Il secondo francobollo
di questa emissione, con valore di centoventi lire, riproduce l'incisione
di una Adorazione dei pastori di Gian Jacopo Caraglio (vissuto a Verona
tra il 1500 ed il 1565) tratta da un disegno del Parmigianino, ora conservato
alla Kunsthalle di Amburgo; anche le incisioni di questo artista hanno spesso
riprodotto famosi pittori, tra i quali Raffaello, Tiziano, o Michelangelo.
Nella
primavera dell'anno successivo, il 1978, Eros Donnini sempre con il Poligrafico
dello Stato, crea due valori destinati a celebrare i vent'anni di nascita
della Conferenza Europea delle Poste e delle Telecomunicazioni (la CEPT);
ad essere rappresentati sono due importanti monumenti italiani; interessante
particolare di queste emissioni è la ricerca di una grafica innovativa,
infatti l'immagine non occupa tutto lo spazio dentellato, bensì è
spostata sulla sinistra, creando un ampio margine asimmetrico di colore
bianco, ove trova posto la scritta "Europa", con il simbolo della
CEPT ed il valore facciale. Nel primo francobollo, da centosettanta lire,
è rappresentato il Maschio Angioino, che sorge a lato dei giardini
del Palazzo Reale ed a pochi passi dal porto di Napoli. Del resto, il castello,
il parco ed il porto vengono edificati nello stesso periodo sotto la dinastia
di Carlo I d'Angiò, a cui si deve la prima denominazione della fortezza,
periodo in cui tutta la zona ebbe una particolare fioritura. Il castello,
caratterizzato da cinque possenti torrioni cilindrici, venne eretto tra
il 1279 ed il 1282, su progetto realizzato da un architetto francese per
il sovrano angioino. Un secolo e mezzo più tardi venne ricostruito
quasi completamente dagli Aragonesi che, nel frattempo si erano sostituiti
agli Angioini nel Regno di Napoli; in seguito agli integrali lavori di rifacimento
dopo la sconfitta dei Francesi ed il passaggio della città in mano
spagnola, esso viene denominato anche Castel Nuovo per distinguerlo da quelli
già esistenti Castel dell'Ovo e di Capuana. La nuova costruzione
è una singolare testimonianza del passaggio dallo stile gotico medievale
alla nuova cultura rinascimentale. Di particolare rilevanza è l'arco
marmoreo di accesso al castello, creato per celebrare il successo e la potenza
della dinastia aragonese, con un richiamo rinascimentale agli archi di trionfo
romani. Il castello, oltre a costruire il fulcro difensivo della città,
è servito anche come residenza reale per circa un secolo.
Il
secondo valore di questa piccola serie, con valore di duecento lire, è
dedicato al Pantheon di Roma. Iniziato nel 27a.C. da Marco Vipsanio Agrippa,
questo maestoso edificio sorge in un punto particolare del Campo Marzio
legato all'apoteosi di Romolo, fondatore e primo sovrano di Roma; non è
infatti assolutamente casuale la localizzazione di questo importantissimo
"templum" orientato quasi perfettamente da nord a sud, come era
tradizione per onorare le principali divinità. Completato probabilmente
nel 25a.C. subisce diversi danneggiamenti a causa di incendi e viene restaurato
in maniera determinante nel 202 da Settimio Severo e Caracalla; nel 608,
sotto il pontificato di Bonifacio IV, l'imperatore Foca lo dona alla Chiesa
ed il Pantheon viene consacrato al culto cristiano con il nome di Santa
Maria "ad Martyres" che, ancora oggi, è il suo nome ufficiale.
Giunto sino a noi in buone condizioni (è certamente il monumento
della Roma imperiale meglio conservato) esso sorge su una piazza che anticamente
era più allungata e più stretta di quella attuale, interamente
circondata da porticati. Lo precede un pronao con 16 colonne monolitiche
in granito grigio, con basi e capitelli corinzi in marmo bianco su cui poggia
un frontone triangolare. Sul fregio della trabeazione spicca ancora l'iscrizione
dedicatoria di Vipsanio Agrippa, alleato e sostenitore prima e poi genero
di Augusto. All'interno delle prime otto colonne, quattro altre file si
dispongono in corrispondenza della prima, della terza, della sesta e dell'ottava
della fronte, scandendo lo spazio in maniera basilicale. Le due "navate"
laterali culminano in due nicchioni, mentre quella centrale, più
ampia, conduce alla porta d'ingresso; ma l'elemento più sorprendente
dell'edificio, quello per cui il Pantheon è meritatamente celebre
nella storia dell'architettura di tutti i tempi, è la cella, uno
straordinario vano circolare il cui diametro è di quarantaquattro
metri, pari all'altezza da terra della cupola emisferica che lo ricopre;
intorno alla cella si aprono quattro esedre quasi rettangolari tra cui sporgono
otto edicole sormontate da timpani triangolari e curvilinei, con colonnine
in porfido ed altri marmi pregiati. Al centro della cupola emisferica che
lo ricopre, rivestita da una volta a cassettoni, si apre l'unica fonte di
luce dell'ambiente, un occhio del diametro di nove metri. Il Pantheon è
uno dei più augusti monumenti dell'antichità, ma anche un
interessantissimo esempio di tecnica costruttiva romana.
Lasciando
il Lazio e spostandoci in Umbria troviamo il riferimento ad un'altra meravigliosa
opera del nostro artista. Nel settembre 1980, per celebrare il Millenario
della fondazione dell'Eremo di Fonte Avellana, Donnini incide l'immagine
per un francobollo che viene emesso con il valore facciale di duecento lire;
l'incisione di grande effetto paesaggistico ci presenta l'ambiente meraviglioso
in cui sorge questo monastero, situato a settecento metri di altitudine,
alle pendici del massiccio montuoso del Catria (alto 1702 m.), il più
alto della provincia di Pesaro e Urbino. La storia di Fonte Avellana ha
origine alla fine del primo millennio cristiano, già nel X secolo
era luogo di eremitaggio, ma fu con San Pier Damiani che il monastero giunse
alla massima grandezza, polo di attrazione e diffusione della vita monastica.
Non sarebbe tuttavia giusto dire che il servizio reso alla Chiesa dal monastero
di Fonte Avellana, lungo i suoi più che mille anni di storia, si
esaurisca con l'opera di Damiano: in questo eremo si formarono infatti circa
quaranta vescovi ed un folto gruppo di monaci noti per santità e
dottrina. Infatti, il 5 settembre 1982, il Santo Padre Giovanni Paolo II
è salito a Fonte Avellana per chiudere le celebrazioni del millenario
ed elevare a Basilica Minore la chiesa dell'Eremo
Un'altra
importante serie filatelica italiana, nata dal bulino di Eros Donnini è
quella dedicata alle "Ville d'Italia". Ideale successione della
serie "Fontane d'Italia", con ventisei valori emessi tra gli anni
1980 e 1986, questa serie celebra alcune tra le più belle ville del
nostro Paese. Anche in questi francobolli la mirabile mano del Professor
Donnini e la fine arte dell'incisione a bulino, sono riusciti a creare splendide
riproduzioni ricche di effetto e di particolari. Con quest'opera, infatti,
Donnini ha vinto, per ben due volte, negli anni Ottanta, il premio "Il
Cavallino d'Oro", ritenuto il massimo riconoscimento del settore a
livello nazionale, ed assegnato dalla prestigiosa rivista "Il Collezionista"
delle Edizioni Bolaffi. Una
terza volta egli ha vinto questo ambito premio, ed è stato grazie
ad una serie emessa nel settembre 1992 in occasione delle "Celebrazioni
colombiane nel quinto centenario della scoperta dell'America". Oltre
a svariati altri riconoscimenti nel corso della sua lunga e prestigiosa
carriera nel 1981 ad Eros Donnini, per i primi valori della serie dedicata
alle "Ville Palladiane" viene attribuito lo "Oscar di Asiago"
nell'ambito del Concorso Internazionale tra sessanta Paesi, per il più
bel francobollo dell'anno in tema di turismo ed ecologia; da rilevare che
l'Italia né prima né dopo è più riuscita a conquistare
questo premio di filatelia di rilevanza a livello mondiale. Del resto la
grafica del Professor Donnini ha raggiunto, per finezza ed abilità
nell'uso sapiente del bulino, risultati estetici di tale livello, che svariate
pubblicazioni specializzate italiane ed estere concordano ormai nell'inserirlo
tra i migliori microincisori e bozzettisti del mondo.
Tra
i vari francobolli creati da Donnini, non sono mancati soggetti dedicati
alla sua città natale, la bellissima Urbino. Particolare è
il valore da 120 lire, emesso il 22 novembre 1980 in occasione del Natale:
riproduce un particolare del meraviglioso presepe in stucco, con figure
a grandezza naturale, modellato dall'urbinate Federico Brandani (1522-1575)
verso la metà del cinquecento e conservato presso l'Oratorio di S.
Giuseppe. Un altro omaggio ad Urbino è in occasione del francobollo
celebrativo il quinto centenario della morte di Federico da Montefeltro:
l'artista riproduce il busto del Duca tra il Palazzo Ducale di Urbino a
sinistra ed il palazzo dei Consoli di Gubbio a destra. Federico da Montefeltro,
abile
condottiero, fu creato duca di Urbino da Sisto IV nel 1474 e, sotto la sua
signoria, la città di Urbino fu arricchita di monumenti, chiese e
biblioteche. Volle il palazzo ducale di Urbino, grandioso palazzo in forma
di città, e ne affidò i lavori al fiorentino Maso di Bartolomeo
e al celebre architetto dalmata Luciano Laurana che disegnò lo splendido
cortile d'onore con lo scalone ed innalzò i corpi di raccordo con
il vecchio Castellare, provvedendo anche alla stupenda facciata dei Torricini.
Durante il nostro incontro il Professor Donnini mi ha confidato il sentimento
che prova per avere creato immagini riprodotte in svariati francobolli:
"Nutro un particolare legame affettivo per tutti questi francobolli,
i quali mi hanno fatto sentire la presunzione di fare conoscere al mondo
i nostri monumenti, i nostri personaggi, il nostro grande patrimonio artistico
in quanto, se facciamo una piccola riflessione, scopriamo che nessun angolo
della terra anche il più remoto, è precluso allo sbarco del
francobollo".
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