IL POSTALISTA

8 marzo 2024

LA FORZA DI LUDMILLA
Giovanna

ELENA GIANINI BELOTTI
Mirella FERLAZZO con la collaborazione di Graziella RIVITTI

NON SOLO MIMOSA
Maria Grazia Dosio

BIBLIOGRAFIA DEL DIVENIRE
Gianna Rosa Righetti

DA TERESA BANDETTINI LA BALLERINA
AD AMARILLI ETRUSCA LA POETESSA
ESSERE DONNA ALLA FINE DEL SETTECENTO

Enrico Bettazzi

MASCHILISMO DI CENT'ANNI FA
Lorenzo Oliveri

LA NOSTRA EMISSIONE 2024 È DEDICATA A LUDMILLA NAVALNAYA MADRE DI ALEKSEJ NAVAL'NYJ
realizzazione dello Studio Grafico ERRE GI

PLATONE ERA FEMMINISTA? NI!
di Alessandro Blasi e Sergio De Benedictis

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DA TERESA BANDETTINI LA BALLERINA
AD AMARILLI ETRUSCA LA POETESSA
ESSERE DONNA ALLA FINE DEL SETTECENTO
 

di Enrico Bettazzi

Ritratto di Teresa Bandettini (Amarilli Etrusca). Dipinto di Angelika Kaufmann

Una lettera scritta da Lucca ai primi del 1798 ci riconduce in quella società europea che tra moti rivoluzionari post illuministici e cultura neoclassica stava ponendo le basi di un nuovo mondo, che dai “vecchi lumi” dell’Antico Regime si incamminava verso i “nuovi”.

La missiva esteriormente porta segni postali che già la inquadrano, anche se in maniera non sicura: il timbro a cuore che la annulla ha nel cartiglio la sigla PTINR ed un numero, indicante la settimana, che parrebbe essere un 6.

La sigla PTINR sta per Posta Toscana in Roma ed indicava appunto l’ufficio postale che il Granducato di Toscana deteneva per lo scambio delle corrispondenze con lo Stato Pontificio, posto nel Real Palazzo di Campo Marzio, ove era anche la sede della Legazione granducale presso la Santa Sede. Il timbro a cuore aveva una numerazione progressiva, da 1 a 52, con utilizzo consecutivo seguendo il corso delle settimane in un anno, non coincidente a fine sequenza col preciso concludersi dell’anno in corso. Il fatto che internamente la lettera riporti una data non precisa (31 del 1798, sic!) , abbinata comunque alla sesta settimana della serie in utilizzo dopo il 1797, farebbe pensare ad una datazione del 31/1/98 ( oppure 3/1/98).
Il 3 manoscritto sul fronte dovrebbe segnare una tassazione di 3 bajocchi per la consegna in Roma della corrispondenza.


Il destinatario ci fornisce ulteriori notizie che ci servono ancora meglio ad inquadrare la corrispondenza: è infatti indirizzata a Giuseppe Antinori (nato a Perugia il 31/3/1776) che nel 1795 si era trasferito a Roma per seguire i corsi di diritto civile e canonico dell’Accademia ecclesiastica, ma dove principalmente frequentò l’ Arcadia, nella quale assunse il nome di Bargilide Scilleo.
Il testo della corrispondenza ci riporta a quei momenti agitati della fine del secolo dei lumi ove la politica e la letteratura si intrecciavano e si confrontavano in Accademie, teatri e salotti letterari.

Lucca 31 del 1798
Amico mio
La nostra situazione pur anco, benchè migliore della vostra, non è però interamente tranquilla, voglia Iddio ridonarci la calma unico voto di tutti i buoni. Mi ha sorpresa la nuova, che mi date riguardante a Monti, essendone affatto all’oscuro bramerei di saperne qualcosa di più, e se le circostanze ve lo permettono mi farete piacere di dettagliarmene i successi.
Io ho impiegato il mio tempo facendo varie composizioni, ve ne manderò copia quando potrò credere, che non vadano smarrite, o per qualche occasione. Salutatemi la mia buona padrona di casa la sig. Reginalda. Conservatemi la vostra cara amicizia e credetemi sempre
vostra affezionatissima Amica
Amarilli


Come si capisce vi era incertezza ed instabilità. La Repubblica di Lucca si apprestava a perdere definitivamente la propria autonomia, non era stata ancora invasa dai Francesi (lo sarebbe stata un anno dopo), a Roma stava per essere proclamata la Repubblica Romana.

Amarilli, nome arcadico di Teresa Bandettini, facendo riferimento al tormentato periodo nelle due città, chiede all’amico poeta (e poi tribuno della Repubblica Romana) lumi su Vincenzo Monti, da lei conosciuto e che dopo la ritrattazione della Basvilliana e l’avvicinamento a posizioni filo francesi, si trovava in quel momento attaccato dai detrattori che gli volevano precludere una carriera nel nuovo governo democratico che si sarebbe andato a instaurare in città.

Molto altro quindi vi sarebbe da dire degli argomenti del testo della lettera, ma ciò che al momento ci interessa è inquadrare meglio la figura della donna che scrive la missiva.
Nello stile si avverte già una non sussidiarietà della scrivente rispetto all’uomo a cui ci si rivolge: tono alquanto insolito per le corrispondenze dell’epoca, in cui una donna si rivolge ad un uomo, pari suo nella letteratura.
Infatti Teresa Bandettini si firma Amarilli, nome arcadico Amarilli Etrusca, poetessa, improvvisatrice ed ex ballerina di teatro.

Era nata a Lucca l’11 agosto del 1763. Il padre le muore che lei è piccina, la lascia con la madre e vari fratelli: la situazione economica in casa è pessima. La madre deve sobbarcarsi il peso della famiglia, le insegna a leggere e scrivere e poi la avvia assieme ad una sorella alla professione di danzatrice: Teresa è aggraziata, di piacevole aspetto, ma la natura le ha dato un altro grande dono.

Si sente attratta dalla lettura, dalla scrittura, dalla carta: di notte, nei suoi momenti liberi, fin da piccola legge: Metastasio, Petrarca, Goldoni, Ariosto, Tasso; si appassiona alla mitologia; compone versi.
A 16 anni è nei teatri del nord Italia e si fa notare come ballerina.

La chiamano la Ballerina Letterata perché durante gli intervalli degli spettacoli la si vede leggere di continuo; divora tutti i classici che le capitano sottomano; danza fino al 1789 quando si innamora di un altro teatrante, Pietro Landucci, e lo sposa; il marito si rende conto delle potenzialità della moglie e la incoraggia ad abbandonare la professione di danzatrice per intraprendere l’improvvisazione poetica. Il talento è chiaro, tanto da ingraziarla presto in vari salotti letterari; il successo arriva subito: a Bologna, Udine, Ferrara, Padova le accademie di improvvisazione in rima sono un trionfo.

Ma intanto studia latino, greco, francese e traduce Ovidio e Virgilio e incontra letterati e pittori e ne viene apprezzata. A venticinque anni pubblica la prima raccolta di rime, a trentuno, nel 1794, è a Roma e viene accolta nell’Arcadia con il nome di Amarilli Etrusca. E’ in questo periodo che viene ritratta dalla pittrice tedesca Angelica Kaufmann nelle vesti di Melpomene, musa della tragedia, in quanto Teresa scrive anche tragedie mitologiche secondo la moda dell’epoca.

Le tragedie comunque non le sono assenti neppure nella vita: in questi anni perde tre figlie ed i problemi finanziari che l’hanno assillata fin da piccola non la lasceranno mai, perché un conto sono la fama e gli allori accademici ed un conto è far quadrare i bilanci familiari. Lodata da Vittorio Alfieri, Vincenzo Monti e Giuseppe Parini; talentuosa nelle improvvisazioni in cui oltre alla metrica porta il pathos personale tanto da commuoversi lei stessa assieme agli astanti (e per questo chiamata l’Improvvisatrice Commossa).

Ma è un mondo ristretto quello degli intellettuali, dei salotti, delle accademie; intorno un volgo quasi totalmente analfabeta e irrequieto, pronto a dileggiare una donna “fuori posto”: la arcadica poetessa pistoiese, Corilla Olimpica, sarà sbeffeggiata e presa a lanci di ortaggi a Roma...quanto difficile è essere una donna emancipata, fuori dagli stereotipi!.

Tornata a Lucca, acclamata anche in altre città toscane, viene aiutata dai governi filo francesi e per questo viene accusata di giacobinismo; lascia la sua città ed allora si sposta di continuo: Venezia, Parma, la corte viennese dove rimane fino al 1803; in Italia si esibisce davanti a Napoleone e in quell’anno si ritira dalle scene. Ottiene una pensione dal Duca di Modena e finalmente può vivere più dignitosamente; il suo desiderio di tornare a Lucca trova sfogo solo nel 1819. Qui, rimasta vedova, viene apprezzata dai regnanti Borboni, che ne curano trascrizioni e stampa delle opere.

Ormai il gusto neoclassico ha lasciato spazio al Romanticismo; nel crepuscolo anche personale, la grandezza di questa coriacea donna si rivela quando, afflitta negli ultimi anni di vita da un tremolio della persona, lei scherza dicendo che avrebbe finito come aveva iniziato, cioè ballando.
Muore il 6 aprile 1837.

Enrico Bettazzi
08-03-2024

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

P.Vollmeier, I bolli postali toscani del periodo prefilatelico fino al 1851, Firenze, 1974, p.58

A. Caroli, Un inventario del Reale Officio della Posta di Toscana in Roma, in “Il Monitore della Toscana”, n.33

B. Manetti, Carte di donne nei fondi manoscritti della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Carteggi vari, profili biografici, Teresa Bandettini., p.67

https://it.wikipedia.org/wiki/Teresa_Bandettini

https://www.treccani.it/enciclopedia/teresa-bandettini_(Dizionario-Biografico)/

https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-antinori_(Dizionario-Biografico)/

https://www.elle.com/it/magazine/storie-di-donne/a29855029/teresa-bandettini-poesie/