IL POSTALISTA

8 marzo 2024

LA FORZA DI LUDMILLA
Giovanna

ELENA GIANINI BELOTTI
Mirella FERLAZZO con la collaborazione di Graziella RIVITTI

NON SOLO MIMOSA
Maria Grazia Dosio

BIBLIOGRAFIA DEL DIVENIRE
Gianna Rosa Righetti

DA TERESA BANDETTINI LA BALLERINA
AD AMARILLI ETRUSCA LA POETESSA
ESSERE DONNA ALLA FINE DEL SETTECENTO

Enrico Bettazzi

MASCHILISMO DI CENT'ANNI FA
Lorenzo Oliveri

LA NOSTRA EMISSIONE 2024 È DEDICATA A LUDMILLA NAVALNAYA MADRE DI ALEKSEJ NAVAL'NYJ
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PLATONE ERA FEMMINISTA? NI!
di Alessandro Blasi e Sergio De Benedictis

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PLATONE ERA FEMMINISTA? NI!  

di Alessandro Blasi e Sergio De Benedictis

Così, su due piedi, risponderemmo di no; le parole filosofo e femminista stridono insieme, sembrano in evidente contrasto. Tanto più se si tiene conto che il filosofo in questione è vissuto circa cinque secoli prima di Cristo, vale a dire in un periodo in cui le donne contavano poco ed erano considerate solo come un mero strumento di riproduzione.

Eppure sul nostro caro Platone occorre spendere qualche parola in più. Pare che sia stato, a giudicare da alcuni passi della sua opera, ben disposto verso le donne o quantomeno lontano dalla misoginia propria dei suoi contemporanei.

Estia – la dea del focolare domestico

Piuttosto che assegnare al sesso femminile il ruolo passivo di gestione dell’oikos (il nucleo ristretto della casa), Platone attribuisce loro gli stessi compiti degli uomini, perfino nell’amministrazione statale.

Nella ‘Repubblica’ si legge: “non c’è occupazione che sia propria di una donna in quanto donna né di un uomo in quanto uomo; ma le attitudini naturali sono similmente disseminate nei due sessi”. Arriva ad affermare che la differenza di genere è puramente biologica — la donna partorisce, l’uomo no — ma scrive: “non c’è alcuna ragione, di concludere che, relativamente al nostro argomento, la donna differisca dall’uomo”.

Nel suo modello di stato l’accesso al governo non è prerogativa maschile; anche la donna, a patto che riceva la stessa educazione dell’uomo, può svolgere la funzione di guardiano. Così come i guardiani sono i migliori tra gli uomini, argomenta ancora il filosofo, così le donne guardiane saranno le migliori tra le donne.

Platone ribadisce quindi che la differenza di genere non implica una differenza di attitudini e del resto “ci può essere di meglio per uno stato che vi nascano donne e uomini quanto mai ottimi?”. A questo punto la risposta al quesito posto nel titolo sarebbe affermativa: Platone era femminista.

Ma non possiamo esimerci dal precisare che, per quanto sia stato ben disposto, il filosofo era comunque figlio del suo tempo e in opere successive alla ‘Repubblica’ ritorna sulla questione dell’inferiorità femminile. Si dice nelle “Leggi” che la donna deve essere sottoposta al controllo del marito; o ancora nel “Timeo” viene esposta la tesi secondo cui “tutti quelli che, nati uomini, sono stati codardi e sono vissuti nell’ingiustizia, […] si mutarono in donne nella seconda generazione”. Se la sorpresa e l’ammirazione iniziali hanno lasciato il posto al disincanto e alla delusione, è cosa che si poteva prevedere.

Sarà proprio un allievo di Platone, Aristotele, a teorizzare in seguito la naturale diversità della donna. E come non riconoscere che i riverberi di queste speculazioni, in fin dei conti, sono ben visibili ancora oggi? La risposta al quesito iniziale è per questo un “ni”.

Alessandro Blasi e Sergio De Benedictis
08-03-2024