Le guerre, innegabilmente le si combattono per vincerle, per ottenere vantaggi economici, politici o territoriali. Questo per chi comanda, ma … quale mercede per le truppe?
Oltre alle eventuali decorazioni e prebende che ne sarebbero potute derivare, ai semplici soldati quale premio veniva concesso in cambio dell'altissimo rischio che correvano?
Da sempre, per indurre, o meglio, per forzare i protagonisti ad agire con la massima determinatezza, non rimanevano che due soluzioni: terrorizzare con la minaccia di morte chi retrocedeva e promettere ambìti premi a chi vinceva. Nelle trincee della Prima Guerra Mondiale c’erano carabinieri che avevano il compito di sparare ai propri connazionali che "esitavano" e, di contro, per chi riusciva ad avanzare in territorio avversario, la libera possibilità di accaparrare non solo provviste di viveri, di vino, di gioielli, ma anche impadronirsi … delle DONNE del nemico.
Un tempo veniva chiamato il "diritto di sacco" (da esso deriva il termine "saccheggiare") che, tra l'altro, prevedeva per la durata di un certo periodo, anche l'impunità per qualsiasi azione commessa.
Riporto solo tre casi della nostra storia nazionale.
A Genova, nel marzo 1849, durante il tentativo della popolazione di liberarsi dal giogo dei Savoia (imposto alla Serenissima dal Congresso di Vienna), il generale Alfonso La Marmora promise (successivamente concesse) ai suoi Bersaglieri il "sacco della città" per 48 ore, se fossero riusciti a domare la rivolta: il tutto con il beneplacito e il plauso del "re galantuomo".
In una lettera strettamente personale Vittorio Emanuele II così esortava LA MARMORA: "(...) fate tutto quel che giudicherete opportuno(...) contro (...) "questa vile e infetta razza di canaglie" (1).Il regime poliziesco sabaudo soppresse ogni forma di protesta, ma egualmente le poche testimonianze dirette ci raccontano di infiniti soprusi: dai furti agli assassinii e, soprattutto, alle numerosissime violenze sulle donne (spesso, come sempre, neppure denunciate per una forma di vergogna); una significativa conferma ci perviene dal fatto che lo stesso Parlamento Subalpino fu costretto ad aprire un'inchiesta, seguita, però, da una regia amnistia generale.
Lettera da Genova a Biella scritta da un soldato di stanza a Genova dopo i moti insurrezionali e inoltrata tramite la REGIA POSTA MILITARE SARDA |
Il deputato genovese Vincenzo Ricci, contestando a La Marmora "il saccheggio dato ad un quartiere di Genova e degli atti di violenta libidine su figlie di onorate famiglie", si beccò la seguente risposta:"I soldati erano bei giovani e in quelle violenze le donne avean pure provato un piacere", al che il deputato replicò: "Auguro, signor generale, fortuna e piacere uguale a sua moglie e alle sue figlie".
Passando alla Prima Guerra Mondiale, mi pare sufficiente riprodurre alcune cartoline di propaganda che rendono superflua ogni ulteriore considerazione.
A guerra conclusa, tre Associazioni femminili francesi raccolsero ben 5 milioni di firme e il 10 marzo 1919 presentarono una petizione alla Conferenza di Pace per l'istituzione di una commissione d'inchiesta per la punizione dei colpevoli di stupri: non se ne fece nulla perché i rappresentanti degli Stati Uniti si opposero "in quanto lo stupro non può essere considerato un crimine di guerra" (sic!).
Nella nostra breve esposizione giungiamo ora all'ultima guerra mondiale, quando, per la prima volta nella storia, le vittime civili superarono quelle militari.
I casi di violenza sulle donne furono infiniti, ma vorrei ricordare un caso tanto emblematico quanto a lungo sottaciuto o, comunque, trattato con una certa "prudenza", come nel film "La Ciociara", di cui riproduco un'immagine; anche nel caso degli stupri di massa compiuti dagli Alleati nell'Italia Centrale, vale la considerazione che la stessa azione viene giudicata in maniera molto diversa a seconda se l'abbia commessa il vincitore o il vinto. Quanti libri, celebrazioni, monumenti sarebbero nati se le "Marocchinate" fossero state compiute dai Tedeschi?
Non mi dilungo sull'argomento in quanto lo stesso è stato già esaurientemente trattato su questa rivista da Alberto Caminiti in Le Ciociare Marocchinate di Cassino, al quale rimando i lettori.
Lorenzo Oliveri
22-11-2021
NOTE
(1) testo originale francese: "faites tout ce que vous jugerez à propos pour le mieux" "cette vile et infecte race de canailles".
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