PERCORSO: Dal Fascismo alla Liberazione > Campi di prigionia, di internamento e di concentramento nell'aretino > Il campo di Laterina, una storia complicata > questa pagina
Allo smantellamento del PWE 337 di Coltano avvenuto entro la fine del mese di ottobre, i prigionieri giudicati "non liberabili" dalle apposite Commissioni insediatesi, furono avviati verso un nuovo campo, quello appunto di Laterina in provincia di Arezzo.
Tolti i generali e i colonnelli inviati a Roma a Forte Boccea, tolti i non liberabili della Marina inviati a Narni, tolti alcuni richiesti dalle questure, dal centro C.S. dell'Autorità Giudiziaria e dall'Alto Commissario per le sanzioni contro il fascismo, rimasero 1.637 soggetti che, non più prigionieri di guerra, ma internati politici, cominciarono a giungere nel campo il 23 ottobre del 1945 accolti da un drappello di "Verdoni" al comando del Col. di fanteria Livio Gavazzi.
Il campo era sito ai piedi di una collina sulla quale si adagiava il paese, in una spianata umida e squallida, a pochi metri dal fiume Amo, era costituito da capanne in muratura simili a stalle, prive di finestre e porte e mezzo diroccate (P. Ciabattini) che erano servite in precedenza come campo per i prigionieri Alleati.
Malgrado le cattive condizioni dei ricoveri e la scarsità delle razioni distribuite, a molti prigionieri l'esistenza a Laterina in confronto a Coltano era sembrata un'esistenza da signori (Ciabattini), forse per la blanda sorveglianza, per la possibilità di ricevere visite, posta e pacchi insomma per l'ampia libertà e autonomia concessa ai reclusi. Altri interessati, forse fra quelli che non potevano avere né visite né soldi né pacchi, furono di altro avviso: "tremenda fu la fame che soffrimmo a Coltano ma ancora peggiore fu quella di Laterina" (G. Alegri).
A novembre gli internati ammontavano a 843 unità, a fine dicembre iniziarono i rilasci che si protrassero lentamente, tanto che a giugno del successivo anno 1946 il campo era ancora funzionante. Successivamente agli internati il campo ospitò in una trentina di baracconi i profughi dalla Venezia Giulia, i veri protagonisti dell'esodo da quelle terre.
Di Laterina si conoscono biglietti di liberazione lasciapassare molto simili a quelli consegnati ai liberati da Coltano (foto n° 36) e lettere di comunicazione (foto n° 37) di liberazione indirizzate ai comandi CC e Questure delle località di arrivo dei liberandi.
Rintracciabili corrispondenze per il campo e dal campo, queste anche su appositi cartoncini postali forniti dal comando del campo.
(da I LAGER DEI VINTI I campi di concentramento per i soldati della R.S.I. di Giuseppe D. Jannacci, Roberto Scocco Edizioni, 2ª edizione, 2011
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