PERCORSO: Dal Fascismo alla Liberazione > Campi di internamento civile, libero e domicilio coatto
AGGIORNAMENTO del 10-08-2021:
Samuel Rimoldi: cartolina da Arezzo del 5-6-1943
Roberto Monticini: biglietto postale da Montelabreve (Badia Tedalda - Ar) del 18-11-1943
Chiudilettera dell'Associazione Nazionale Ex Internati (A.N.E.I.)
utilizzato ad Arezzo
Campi di internamento civili
Pochi mesi dopo l’ingresso in guerra dell’Italia (10 giugno 1940), il Governo fascista emana il
Decreto 4 settembre 1940 con il quale sono istituiti speciali Campi nei quali possono essere
raggruppati i sudditi nemici internati (i cittadini stranieri, soprattutto di religione ebraica, fuggiti dai
loro Paesi prima della guerra e venuti in Italia nella speranza di scampare alla persecuzione
religiosa o politica). In alternativa, le persone possono essere obbligate a soggiornare in una località
determinata, sotto la sorveglianza ed il controllo dell’Autorità locale di Pubblica Sicurezza.
Gli Internati appartengono a varie categorie, classificate dalle Autorità: ebrei stranieri, sudditi
nemici (compresi i cinesi), ex Jugoslavi (soprattutto Dalmati), allogeni della Venezia Giulia
(Sloveni), italiani pericolosi (antifascisti), italiani condannati per infrazioni annonarie (soprattutto
per praticare la borsa nera) ed anche fascisti caduti in disgrazia perché critici verso il regime.
In alcuni Campi ci sono solo donne.
I Campi sono istituiti in genere in strutture private prese in affitto dal Ministero dell’Interno,
compresi Monasteri e fabbriche dismessi.
È difficile ricostruire il numero delle persone internate, in quanto nei registri (laddove ci sono
pervenuti) i nomi sono spesso cancellati oppure mancano delle pagine. Non si conosce neppure
l’elenco preciso dei Campi e delle Località di Soggiorno Obbligato. Il numero accreditato dagli storici
è di circa 200 luoghi di Internamento, istituti in Italia, nei Paesi occupati e nelle Colonie.
L’organizzazione dei campi
Secondo il Decreto 4 settembre 1940, i Campi sono sotto la sorveglianza ed il controllo del Ministero
dell’Interno, che vi delega un funzionario di Pubblica Sicurezza (un Commissario o un Ufficiale di
Polizia). Talvolta, però la Direzione è affidata al Podestà (Sindaco) del Comune.
La vigilanza è in genere affidata ai Carabinieri della locale Stazione, che installano un posto fisso di
guardia all’interno del Campo o nelle immediate vicinanze. Talvolta, vi sono anche Poliziotti, che
svolgono in genere funzioni amministrative.
Con un apposito Regolamento è disciplinata l’attività degli internati e i loro diritti e doveri. Possono
svolgere alcuni lavori, conformi al loro rango, ricevendo un equo compenso, determinato dal
Ministero dell’Interno. Devono essere trattati con umanità e devono essere protetti contro ogni
offesa o violenza e non possono essere destinati in località esposte al fuoco nemico (vicino al Fronte
di guerra) o insalubri.
Hanno diritto alla libertà di religione e di culto e conservano gli effetti e gli oggetti di uso personale.
Normalmente, di giorno, possono circolare nei dintorni del Campo e nel Paese vicino, ma non
possono interessarsi di argomenti politici o militari.
Le spese per il loro mantenimento sono a carico dello Stato, salva rivalsa sui loro beni o sul
compenso da essi percepito per il loro lavoro. Se il Campo non ha la mensa,mangiano presso
trattorie pagando con il sussidio del Ministero dell’Interno.
Non possono spedire o ricevere corrispondenza postale o telegrafica o pacchi se non tramite
l’Autorità di P. S. che ha la vigilanza su di loro. Non possono detenere titoli, gioielli ed oggetti di
valore, che devono essere depositati in cassette di sicurezza presso una Banca, e neppure somme di
denaro superiori ai bisogni ordinari,che devono essere depositate presso una Banca locale o l’Ufficio
postale, con un libretto intestato, dal quale però possono ritirarle liberamente.
All’assistenza sanitaria provvede il Medico Condotto o l’Ufficiale Sanitario del Comune. In caso di
necessità e per le visite specialistiche, sono accompagnati dai Carabinieri in ospedale o in città.
Le condizioni igieniche dei Campi sono spesso precarie per il sovraffollamento e per la mancanza di
acqua corrente e di adeguati locali adibiti a bagno.
Le condizioni di vita degli internati sono in genere accettabili solo per i sudditi nemici che ricevono
dalla Croce Rossa Internazionale (CRI) pacchi con generi di conforto, comprese le sigarette.
di Maria Carosella, pubblicato il 22/05/2016 in http://www.altomolise.net/focus/storia/10394/storia-i-campi-di-internamento-in-molise-convento-di-san-bernardino-di-agnone- - sito visitato il 16-05-2017)
Campi di internamento civile e domicilio coatto nella nostra provincia:
L'individuazione dei campi di internamento e dei luoghi di domicilio coatto con la loro esatta ubicazione non è sempre semplice, in genere dove era un campo di concentramento era presente anche quello di internamento, quando i campi di concentramento non erano stati ancora attrezzati, si era ricorsi al domicilio coatto, ed ancora: gli internati civili venivano inviati anche nei campi di internamento militare.
Segnalerò pertanto
solo quelli dei quali ho acquisito una certezza documentale, citandone chiaramente la fonte.
- Arezzo (4)
- Anghiari, "La Motina" in frazione Renicci - non era solo campo di concentramento ma anche di internamento civile,
- Bibbiena (4)
- Caprese Michelangelo (4)
- Castiglion Fiorentino – località di internamento: Ebrei stranieri–libici, Civili anglo-maltesi - Gli ebrei libici che vi erano internati furono prelevati dai tedeschi ed inviati a Fossoli. Da qui partirono il 16 maggio 1944
per il campo di concentramento di Bergen Belsen. (1) (4),
- Civitella in Val di Chiana, "Villa Oliveto” - non era solo campo di concentramento ma anche di internamento civile,
- Cortona – località di internamento: ebrei stranieri (2) - (4),
- Laterina - non era solo campo di concentramento ma anche di internamento civile,
- Sansepolcro (4),
- Talla - località di internamento (3)
La posta degli internati
Campo per prigionieri di guerra di Coltano (Pisa) SEP 28 1945:
viene rimesso in libertà un internato residente a Subbiano, probabilmente un militare della R.S.I., anche se potrebbe trattarsi di un internato civile, ma con status di prigioniero di guerra. |
Campo di concentramento di Laterina - internato militare rimesso in libertà il 14.12.1945 -
(collezione Carlo Pintarelli) |
Campo di concentramento di Laterina - internato militare rimesso in libertà il 19.12.1945 -
(collezione Carlo Pintarelli) |
L'internamento libero e domicilio coatto
L'internamento libero era solitamente riservato ai condannati dei Tribunali speciali che avevano terminato di scontare la pena od antifascisti, provenienti sia dall'Italia che dai territori occupati, che avessero commesso reati minori. Durante la seconda guerra mondiale ci furono in tutta la Toscana circa quaranta località di internamento libero.
Le località di domicilio coatto sono numerosissime, un elenco parziale è contenuto nel libro
di Luciano Previato "L'altra Italia" edito dal CIFR (4). Non si trattava di campi di internamento ma di obbligo a soggiornare in una determinata località.
Nel caso di un carcerato condannato al domicilio coatto, la posta era visionata anche dalla censura locale, che poteva ulteriormente filtrare la natura
delle comunicazioni più specifiche in relazione alla conoscenza dei reati addebitati.
Come è dato vedere da questa cartolina postale l'internamento civile ed il domicilio coatto non possono che confondersi, il bollo apposto dalla Questura di Arezzo cita: "Internati civili di guerra", ma dalle notizie che fornisce la lettera sembra trattarsi di domicilio coatto.
Arezzo, 27 ottobre 1942, controllo censorio effettuato sulla cartolina in partenza
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Cartoloina inviata da Arezzo il 5 giugno 1943, viaggiata in franchigia per Roma
Bollo di controllo della Questura di Arezzo
(Ex. collezione Pasquini)
Cartolina postale affrancata "per espresso", partita da Roma il 12 ottobre 1943 e giunta a Poppi il 13 ottobre (R.S.I.) -
Bollo del Comune di Poppi e timbro e firma del Podestà ad indicare l'avvenuto controllo censorio effettuato in arrivo.
La cartolina di seguito riprodotta ha il medesimo destinatario ma non il medesimo mittente, è priva del bollo di partenza ed è stata scritta la data del 10 agosto senza però indicare l'anno.
Il controllo di censura effettuato è il medesimo della precedente: bollo del Comune di Poppi, timbro e firma del Podestà.
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Biglietto postale da cent. 50 scritto il 18-11-1943 da Montelabreve (Badia Tedalda - Ar) ed impostato il 22-11-1943 a Borgo Pace (Pesaro Urbino) - non deve sorprendere il cambio di provincia per la spedizione, perchè Montelabreve, seppur di poco è più vicino a Borgo Pace (Km. 11) che a Badia Tedalda.
Scrive Vermilia Valentini presumibilmente croata con obbligo di soggiorno a Montelabreve, il suo biglietto è diretto ad Abbazia, oggi in Croazia, ma alla data in provincia di Fiume fino dal 1924.
Nel biglietto bollo di censura 66R di Fiume.
"Cara Mary,
Da molto tempo non ho sentito parlare di te, come vivi? Sto bene, ho solo nostalgia di tutti voi. Nessun messaggio nemmeno da Mariù. Per favore, avvisa Mariù dove sono e saluti e baci da me e Bozo. Bacio a mano alla zia, ma tantissimi auguri a tutti voi.
Rudi" (*) |
NOTE:
(*) - Si ringraziano per la traduzione dal tedesco: Cristina Scala e Marialuisa Bottani (collaboratrici della pagina Facebook: Filatelia Dalmata)
1) - Castiglion Fiorentino - Campo di internamento: Ebrei stranieri-libici, civili anglo maltesi - Alle dipendenze del Ministero dell'Interno. (http://www.campifascisti.it/scheda_campo.php?id_campo=997)
2) - Cortona - località di internamento: Ebrei stranieri - Alle dipendenze del Ministero dell'Interno.
( http://www.campifascisti.it/scheda_campo.php?id_campo=1143)
3) - Talla - località di internamento - Esiste documento del 5/12/1942: il provvedimento di internamento nel comune di Talla (provincia di Arezzo) per Matteo Sirola (fu Giovanni) è stato revocato.
(http://www.campifascisti.it/scheda_campo.php?id_campo=820)
4) - Luciano Previato, L’altra Italia. Carceri, colonie di confino, campi di concentramento durante il ventennio fascista, Centro Italiano Filatelia Resistenza, Bologna 1995, pp. 51-62.
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