§ 2) - Termino, con questa seconda memoria, l’esposizione dei tipi di Mod. 26 delle Poste in mie mani.
Aggiungerò alche qualcosa d’altro per completezza dell’esposizione, della materia.
Fino a poco prima dell’anno 2000 le modifiche apportate alla stampa tipografica dei Mod. 26 hanno riguardato la sola intestazione e poc’altro (il nome, la Ditta della tipografia); nell’anno 2000 è stato dismesso il marchio di Poste Italiane (prima E.P.E. e poi S.p.A.) creato dallo stilista Franco Maria Ricci, quello con la letterina fuggente contenente all’interno prima 9 poi 10 righe il quale, trasposto nei bolli tondi datari aveva creato qualche problema(1); successivamente nei Mod. 26 il nuovo marchio d’impresa di Poste Italiane S.p.A. è diventato “Posteitaliane” con l’aggettivo attaccato a “Poste” e con la sola parola “Poste” in grassetto.
Ancora: successivamente sul recto è cambiata la collocazione (da sinistra a destra in alto) della indicazione a stampa dell’Edizione del Modello 26 (motivo illogico, l’Edizione da decenni era messa nello stesso posto del Modello e non c’era bisogno alcuno di spostamento, il mantenimento in quella posizione era opportuno se non altro per motivi di “tradizione”, di uniformità, di continuità nel tempo), quindi e fino alla quasi abolizione dello stesso Modello 26 in cartoncino, è mutata la composizione complessiva tipografica per due volte e alla fine anche il colore del cartoncino.
Nelle didascalie illustrerò il tutto, immagine per immagine quando occorrerà.
Anche questa è storia postale, non è una mia forzatura, non è una mia invenzione!
Ne trattarono e bene dei Modelli 26, ma in maniera succinta data la grande vastità dell’intera opera che spaziava sull’intera Storia Postale italiana di Regno e Repubblica, Franco Filanci, Enrico Angellieri e Luigi Sirotti.(2) Io nel 1995 avevo iniziato a raccogliere codesti Moduli di Servizio già da 25 anni prima che ne trattassero quei tre eccezionali conoscitori di Storia Postale; la lettura della loro opera mi convinse, mi radicò nella certezza che avevo operato bene, che gli oggetti che avevo raccolto e conservato erano oggetti di Storia Postale, non erano cartaccia!
Dopo il Mod. 26 in cartoncino bianco dell’ultima scansione sopra mostrata ne ho reperito pochi altri tipi.
L’uso dei cartoncini del Mod. 26 è a mano a mano cessato allorquando i Portalettere vennero forniti di macchinetta elettronica (a pile) per poter stampare gli Avvisi di Giacenza su carta termica (rotolo) bianca e larga cm. 7,6 (tipo uno scontrino di Supermercato): la stampa in nero occupa una lunghezza di circa 30-40 cm. più o meno, a seconda dell’abilità nello strappo, dopo la stampa, da parte del Postino; la detta “strisciata” sostituisce ormai il vecchio Mod. 26 ed è essa da inserire nelle cassette delle lettere dei destinatari non trovati per la consegna; ignoro quanto la carta termica possa durare (la stampa, cioè); io ne ho una dell’anno 2021 e tutto ciò che vi è stampato inizia già a dare segni di scolorimento, un po’ come succedeva per la carta termica dei vecchi FAX: col tempo lo scritto se ne va, se ne va, se ne va…….; però occorrerebbe considerare che tale striscia di carta doveva e deve servire per il ritiro del plico giacente in Posta, da effettuarsi entro 30 giorni, che altrimenti il plico viene restituito al mittente; nessuno in Posteitaliane ha ipotizzato che tali sostituti del Mod. 26 potessero essere conservati, collezionati da alcuni “raccoglitori maniaci paranormali” (come me, per esempio), dato che quest’uso non è stato affatto previsto in sede di acquisto delle macchinette stampanti.
Io codesti nuovi avvisi di giacenza li fotocopio (stampa laser) nella convinzione che, per lo meno, qualcosa possa restare negli anni a venire, come testimonianza dell’esistenza di codesti nuovissimi messaggi di Giacenza.
In somma: il vecchio Mod. 26 se ne è andato per sempre?
No!
Nel borsoni dei portalettere qualche sporadico Mod. 26 c’è ancora; funge da “ruota di scorta”: se, per esempio, la batteria della macchinetta stampante il Mod. 26 elettronico è scarica o è terminato il rotolo della carta termica, allora il portalettere è costretto a tirar fuori, dal borsone della corrispondenza, il modello cartaceo e a compilarlo manualmente prima di infilarlo nella cassetta delle lettere del destinatario (assente, non trovato in casa).
Ho esperienza e conoscenza di ciò che accade nel mio grande Comune; debbo supporre che anche nel resto dell’Italia le “cose” vadano nel medesimo modo, sempre salvo errore od omissioni.
Avrei voluto arrestarmi al 31/12/2001 (fine del periodo “Lira”), ma per completezza di argomento ho “sconfinato”; mostro, quindi, uno degli ultimi Mod. 26 in mio possesso:
Ho 80 anni; nelle vecchie Poste Ministeriali, quando ero giovanissimo o giovane ed anche più maturo, c’erano tante cose e Servizi, esistenti da decenni e decenni e che pensavo sarebbero durati più della mia vita; non è stato così: il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni non esiste più; la Posta Pneumatica non c’è più, non c’è più la Posta Aerea, non si sono più gli Espressi, i Biglietti da Visita, le Partecipazioni a Stampa, le Fatture Commerciali Aperte, i Pacchetti Postali e i Campioni di Merce (senza valore), la Posta Celere Interna, la Posta Celere Urbana, gli Aerogrammi stampati su carta leggerissima pesante solo 5 grammi, le Tessere Postali di Riconoscimento, gli invii in franchigia o mezza franchigia o con tassa a carico del destinatario; anche il vecchio Mod. 26 in colore giallo-ocra non c’è più!
Tutto passa, anche le cose alle quali ero, se non affezionato, quantomeno abituato!
Fine della storia.
Filanci ed Angellieri, due supertecnici di Storia Postale notissimi ed apprezzatissimi da tutti noi appassionati proprio di Storia Postale, ci hanno mostrato anche alcuni Mod. 26 speciali per gli ex SERVIZI POSTACELERE INTERNA e CAI-POST; però negli anni ’90 non solo né io né mio fratello (anch’egli Avvocato) ne abbiamo ricevuto alcuno, ma nemmeno la decina di Società che io assistevo all’epoca; quei Mod. 26 speciali li ho intravisti solo allorquando da Angellieri (ed egli ne era il “destinatario non trovato” dagli speciali portalettere) vennero mostrati su Cronaca Filatelica di gennaio 1997. Considerati i due brevissimi lassi di tempo in cui funzionò anche la POSTACELERE URBANA, ignoro se per tale Servizio esistessero speciali Mod. 26 dedicati, ma debbo congetturare che per l’”URBANA” potessero usarsi gli stessi modelli dell’”INTERNA”; e, se non fu così, coloro che ne sappiano più di me lo pubblichino.
Per ulteriore completezza della materia mostro, di seguito, 2 “pseudo modelli 26” della tuttora esistente Agenzia di consegna Urbana di Corrispondenza, la ROMANA RECAPITI, azienda che ebbe dal Ministero delle Poste forse la Concessione N° 1 per la consegna degli Espressi nel Comune di Roma; non può negarsi che il tipo (e il formato, cm. 15,6 x 10,4) in cartoncino non si sia ispirato ai Mod. 26 della Posta, ma con colori diversi, chiassosi.
In somma: è fuori di dubbio che la Posta qualcosa l’abbia insegnata sia al pubblico che alle Ditte private (autorizzate) di Fattorini per Espressi………in città. E’ così o no? Sarà stato così anche in altre città italiane? Penso proprio di sì!
NOTE:
1) Rammento che nei bolli datari (28 mm. di diametro) la “letterina fuggente” ebbe solo 7 righe orizzontali, poi ridotte a 5, perché umettato il bollo sul tampone ad inchiostro nero grasso le righette “prendevano troppo inchiostro” e la piccola letterina di F.M.R. si trasformava, sul documento bollato, in una semplice macchietta nera. S.E. & O..
2) Così: “Catalogo Unificato di Storia Postale, 1995/1996 – ITALIA 1861-1968”, Editore CIF S.r.l. di Milano, pag. 12 in cui vennero esposte 4 scansioni b/n di Mod. 26 –rari- (1877, 1893, 1917, 1943), oggetti postali di vero pregio che, mi ripeto, solo i Filanci e gli Angellieri e pochi altri possono avere in mano (beati loro!). Era stato edito l’anno precedente un primo Catalogo Unificato di Storia Postale a cura dei medesimi autori; la mia copia la regalai circa 20 anni or sono quindi non posso né affermare né negare se in esso si fosse trattato dei Mod. 26 delle Poste ma, in astratta ipotesi, dovrei affermare che se ne parlò nel capitolo dedicato a tutti i Moduli di Servizio usati dalle Poste d’Italia. Nel 1995-96, nella seconda edizione dell’U.S.P., il capitolo sui Modelli 26 non poteva mica essere spuntato quasi dal nulla, come fosse un fungo dopo una giornata piovosa! Allorquando per motivi anche di lavoro mi trovo per caso a parlare di Storia Postale con curiosi o interessati alla materia, mi comporto sempre, come dire, da ”agit prop” per l’Unificato, lasciando gli elementi per raggiungere il sito dell’Editore (www.unificato.it) ed acquistare online, se ancora in Catalogo, uno dei tre volumi dell’U.S.P. che possa interessare di più; ed ogni volta faccio presente, ad abundantiam, che un singolo volume della CIF costi meno di una serata con pizza e birra per due in pizzeria. In pratica sto facendo la medesima cosa, qui con questa nota, per i lettori de IL POSTALISTA, se il Direttore Monticini non me la taglierà. Io non sto mica a percentuale con la Cif di Milano, ci mancherebbe altro! Ma i tre volumi dell’U.S.P. la piccola pubblicità che faccio loro se la meritano proprio, dato che battono, e a mani basse, qualunque altra analoga pubblicazione del settore, costituendo un UNICUM in Italia.
Antonio Rufini
21-05-2024
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