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STORIA
POSTALE - STAMPE PERIODICHE
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Appartenevano a questa categoria tariffaria le stampe periodiche che,
essendo spedite direttamente dagli editori, erano presentate alla posta
in grande numero e in invii ripetuti, come le pubblicazioni di: giornali,
riviste, rassegne, cataloghi e tutte le pubblicazioni che avevano
lo scopo di informare il pubblico, con "l'esclusione delle opere
finite" cioè romanzi, trattati ecc anche se spediti
in fascicoli. La facilitazione veniva segnalata sulla fascetta di spedizione dei
giornali con la frase a stampa "Conto corrente con la posta".
Nel primo periodo tariffario l'affrancatura dei giornali fu assolta con bolli di valore poi con francobolli direttamente sui giornali (a volte applicati sulla carta prima della stampa dell'indirizzo dell'abbonato) oppure sulle fascette degli indirizzi. Dal 1874 il pagamento della spedizione potè essere assolto anche in abbonamento postale, che divenne il solo possibile per l'invio dei giornali dopo il 21 Luglio 1890. Per godere della tariffa agevolata era necessario garantire alle Poste un flusso regolare e periodico delle spedizioni, adeguarsi alle regole postali sul formato e la chiusura degli invii già suddivisi per località; altrimenti si pagava a tariffa piena delle stampe, ma almeno si aveva il vantaggio di essere esentati dall'affrancatura e naturalmente alla Posta si risparmiava la timbratura, non dovendo annullare dei francobolli. Le stampe periodiche inviate col metodo del conto corrente con la posta o con l'abbonamento postale non potevano essere spedite con i servizi accessori: espresso, raccomandazione, posta pneumatica, fermo posta e posta aerea; ciò era possibile invece per le stampe generiche che erano affrancate. Inoltre per favorire gli editori si ebbe una tariffa superridotta per listini e stampe editoriali non periodiche.
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