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STORIA
POSTALE - 1945 - LA RIPRESA DEL SERVIZIO AL
NORD
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Il proclama del 31 Dicembre 1945, emanato dal presidente del consiglio dei ministri italiano, mise fine di fatto all'occupazione alleata del territorio italiano, perchè annunciava il passaggio dei poteri (grossomodo a nord del fiume Po), dal Governo Militare Alleato al Governo Italiano. Il proclama sancì la cessazione del G.M.A. nel Nord Italia e il ritorno della piena sovranità su tutto il territorio nazionale da parte del governo italiano (restavano ancora aperte e senza soluzione molte controversie nei territori orientali, in special modo nella zona di Trieste). Il dopoguerra era cominciato verso la fine di Aprile con lo sfondamento
della Linea Gotica effettuato dagli Alleati sulle linee del
fronte tenute dai tedeschi e dalla R.S.I. e con la completa occupazione
del territorio della ex Repubblica Sociale in data 8 Maggio.
Nell'ex territorio della R.S.I. (controllato dalla fine di Aprile dal Governo Militare Alleato), da un punto di vista postale, nonostante tutti gli impedimenti dovuti al conflitto (le ferrovie e le strade erano giornalmente colpite da incursioni aeree e attaccate dalle bande partigiane), alcuni servizi erano stati abbastanza efficienti (specie nelle città), anche durante gli ultimi giorni della Repubblica Sociale Italiana; per esempio ai militari presenti in zone di operazioni la posta arrivò abbastanza regolarmente fino alla fine del conflitto. Nelle città era continuata la distribuzione postale fino all'insurrezione partigiana del 25 Aprile. Dopo l'interruzione totale dovuta all'insurrezione di tutto il nord Italia, gli Alleati al loro arrivo ordinarono il blocco (dal 29 Aprile alla metà di Maggio circa) di tutta la corrispondenza nei territori soggetti alla loro diretta amministrazione; furono anche messi fuori corso tutti i valori bollati del passato regime. Ciononostante è da tenere presente che i provvedimenti in materia postale emanati dagli Alleati ebbero applicazioni diverse secondo le località, sia perchè il territorio non era controllato da un singolo organismo ma era suddiviso in regioni amministrative che esercitavano decisioni autonome nel territorio di loro competenza, sia per la mancanza di valori postali alternativi, oltre a quelli del passato regime (in Sicilia gli americani avevano risolto il problema con valori postali di occupazione). Le regole in teoria erano state pensate uniformi ma in alcune zone si dovette derogare per mancanza di valori bollati.
Al Nord, alla ripresa del servizio, le norme e le tariffe postali
non furono per il momento cambiate; si ricordi che durante la R.S.I.
fra le modifiche apportate si decise che fatture e partecipazioni
fossero soppresse e che le cartoline di ogni genere dovessero essere
affrancate come cartoline postali. Quindi al Nord le tariffe si uniformarono
a quelle del resto d'Italia il successivo 1° Luglio dello
stesso anno. L'officina carte valori nel 1943 dopo lo sbarco di Anzio
(?) era stata trasportata da Roma a Novara nello stabilimento della
De Agostini. Con questi valori si poterono affrancare le lettere (Lire 1 per l'interno, 0,50 per il distretto, 1,50 la raccomandazione e 2,50 l'espresso e le cartoline 0,50). Per l'estrema urgenza si usarono le vecchie tavole di stampa della serie Imperiale con i fascetti laterali (i fascetti fecero la loro scomparsa con le emissioni seguenti). Seguì immediatamente un francobollo Italia turrita da 50 Cent.(senza fasci, di colore viola in sostituzione di quello con l'effigie reale). La carenza di cartoline postali suggerì anche di approntarne una con l'impronta Italia turrita da 50 Cent (la stessa del francobollo) anche se le dimensioni erano inferiori a quelle impresse normalmente sulle cartoline postali. Nonostante la pronta risposta alle richieste, fu impossibile soddisfare appieno le necessità; al Nord-Ovest dopo un esplicito divieto che fissava al giorno 14 Maggio l'ultimo giorno d'uso, furono qualche volta tolleranti, mentre nei territori del Nord-Est si dovette autorizzare l'uso dei valori della R.S.I. ; infatti nella zona la carenza di valori era drammatica e non era possibile nessuna alternativa all'uso dei francobolli della passata amministrazione postale. Non bisogna credere che ciò fosse fatto a cuor leggero (anzi più volte ne venne concesso l'uso e più volte venne revocato) ma in una situazione di totale confusione, con trasferimenti massicci di persone da un capo all'altro del paese (ed anche all'estero) che si cercavano per riallacciare contatti interrotti da troppo tempo, era impensabile dover bloccare il servizio postale a causa dei francobolli, vanificando gli sforzi effettuati per far ritornare alla "normalità" il paese. Le strutture postali e il personale erano disponibili ed abbastanza
efficienti, (infatti per una ventina di giorni la corrispondenza fu
raccolta dalle cassette ed accettata in posta, qualche volta bollata,
ma non inoltrata, per questo si trovano corrispondenze bollate agli
inizi di Maggio), non così i trasporti, le ferrovie erano allo
sfascio, i ponti distrutti, gli automezzi mancanti per le requisizioni
effettuate per motivi bellici e anche perchè mancava il carburante
La ripresa postale venne permessa dal G.M.A. con inizio il 15 Maggio solo per alcuni servizi e con limitazioni (diverse secondo le zone). Prima venne ripristinato il servizio di posta ordinaria per la città e per il circondario, poi per destinazioni via via più estese e lontane dalla partenza infatti si rinvengono documenti bollati dal 14 Maggio ma le date più frequenti sono marcate 17 Maggio. (Bologna potè corrispondere con il Sud dal 18 e con Nord verso il fine mese). Successivamente si permise la raccomandazione e gli espressi. (anche se ufficialmente il servizio espressi fu ripristinato il 15 Luglio, sono però conosciuti oggetti inviati in data antecedente). Il servizio aereo per la Sardegna fu operativo dal 16 Giugno fra Bracciano ed Elmas con idrovolante. Le comunicazioni postali con l'estero (dei paesi recentemente liberati) erano inizialmente vietate e furono introdotte gradualmente il 16 Giugno con la Francia e con il Belgio. Alla ripresa del servizio venne ordinata la censura di tutta la corrispondenza. Non si deve pensare che tutto ritornasse efficiente in breve, spesso la corrispondenza per arrivare a destinazione impiegò molto tempo, facendo itinerari davvero inusuali, causati da interruzione e difficoltà dei trasporti (le comunicazioni ferroviarie fra il nord e il sud erano interrotte sia sul Po che sulla costa ligure di levante e furono per settimane impossibili o difficoltose; furono ripristinate verso la metà di Giugno). Anche i privati si diedero da fare, alcune società di autotrasporto effettuarono il recapito della corrispondenza con il "corso particolare", altre la trasportarono abusivamente (a questo proposito furono emanate direttive per sanzionare il trasporto in violazione della privativa). Ci furono Banche ed anche aziende che operarono con società
appositamente costituite che su autorizzazione postale effettuarono
il trasporto di corrispondenza con ogni mezzo, anche con la bicicletta.
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