Se escludiamo le occasionali mancanze dei francobolli causate da
calamità naturali, quasi sempre risolte con l'esenzione dal
pagamento per le corrispondenze spedite dalla zona colpita, sono considerate
affrancature d'emergenza quelle effettuate con valori bollati non
specificatamente postali, oppure con francobolli postali solitamente
non usati per la corrispondenza ordinaria, oppure ancora, con scritte
o timbri che sostituirono l'affrancatura. Nel nostro periodo riguardano
principalmente la seconda guerra mondiale ed il periodo immediatamente
successivo.
Le affrancature d'emergenza furono utilizzate (e spesso autorizzate)
nel periodo bellico a causa della mancanza sul mercato dei francobolli
ordinari specificatamente destinati a questo uso.
Dopo il 1943 nei territori del Sud, si ebbe carenza
di francobolli perchè nella ritirata verso il Nord gli aderenti
alla Repubblica Sociale Italiana si portarono via i valori
bollati e le principali attrezzature del Poligrafico di Roma per la
stampa.
I valori bollati postali rimasti nei magazzini erano quasi tutti della
serie "monumenti distrutti" messi subito fuori corso
dagli Anglo-americani che dopo la conquista della Sicilia,
li sostituirono immettendo nel circuito postale francobolli propri
stampati negli U.S.A..
Diversa soluzione si ebbe poi nel Sud della Penisola (sotto controllo
Anglo-americano) stampando a Napoli presso la tipografia Richter
il primo francobollo (dopo anni) senza il fascio: la cosiddetta "Lupa
di Bari".
Al Nord dopo una iniziale continuità di utilizzo della
serie Imperiale, non si vollero usare i francobolli del "Re
traditore". Le difficoltà al reperimento dei francobolli
cominciarono dopo l'8 Settembre "43, perchè fu sospesa
la stampa dei valori con l'effigie reale e si cominciarono a sovrastampare
(in modo non ufficiale) i valori della serie imperiale con la sigla
G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana) costringendo il governo
"Repubblichino" a fare altrettanto per evitare speculazioni
filateliche.
Successivamente (sempre al Nord) vennero ritirati per la sovrastampa
del nuovo governo i valori dell'imperiale con l'effigie di Vittorio
Emanuele III°. Le scritte applicate non cambiarono il valore monetario,
ma sottolinearono la continuità Fascista e celebrarono la nascita
della "Repubblica Sociale Italiana", causando, con
il loro ritiro, una carenza molto prolungata in varie zone del Nord.
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Sovrastampa della R.S.I.
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Sovrastampa del G.M.A.
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In entrambe le parti in conflitto, erano stati permessi e distribuiti
altri valori bollati che non ricordassero il passato regime, togliendo
o sovrastampando, da una parte dell'Italia il Re e dall'altra
gli emblemi del fascismo.
In sostituzione si usarono principalmente: i valori di posta aerea
(i più usati anche nel dopoguerra perchè senza fasci),
i segnatasse, i francobolli per pacchi, di questi ultimi ne venne
concesso ufficialmente l'uso il 29 Dicembre 1943, però
come si può vedere nel documento riportato sotto erano in uso
dal 6 Dicembre 1943; furono utilizzati anche: i francobolli
di posta militare, le marche di recapito ecc.
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Cartolina e lettera del 1948 affrancate
in emergenza con valori di posta aerea, a sinistra con valori
repubblicani inflazionati e a destra con i vecchi valori del Regno
della serie "artistica" aerea. Per la forte inflazione
e per sopperire alle necessità dell'aumentato traffico
postale in questo periodo si applicarono anche le affrancature
multiple di posta aerea con i valori speciali del passato regime. |
Fra le alternative possibili per soddisfare l'affrancatura (questo
solo al Nord), si tollerarono le marche da bollo, si autorizzò
la possibilità del pagamento in contanti all'ufficio
postale di partenza. In questo caso bisognava manoscrivere il
valore della tariffa versata sull'invio ed aver applicato una
bollatura particolare di convalida per avvisare e confermare l'avvenuto
pagamento all'ufficio postale destinatario. Uno dei metodi raccomandati
dalle direzioni postali era di addebitare l'importo sui conti
di credito aperti in posta oppure di fare in modo che fosse
il destinatario a pagare in tassa semplice (questo era possibile
solo presentando gli scritti all'ufficio postale mittenteche, a conferma
della mancanza di francobolli, applicava sulla busta o sulla cartolina
il timbro T.S. tassa speciale). In questo modo segnalava all'ufficio
destinatario di applicare la tariffa semplice (è evidente che
se l'importo era incassato in contanti, era reale il rischio
di abusi da parte degli addetti).
Oltre all'uso dei segnatasse impiegati come francobolli si
ebbero anche francobolli usati come segnatasse.
Secondo la normativa emanata sia nel Regno del Sud che nella R.S.I.
per superare la carenza di segnatasse si suggerì di sovrastampare
manualmente i francobolli (a volte anche quelli fuori corso) con una
grossa "T" per usarli come segnatasse: possibilità
continuata al Nord per un certo tempo ancora dopo la fine della guerra,
sia con i valori della Repubblica che con quelli di Luogotenenza (alcuni
uffici approntarono dei timbri con la dizione SEGNATASSE o
TASSATA per una maggiore chiarezza).
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sovrastampato con
fascio a... lapis rosso Treviso 13 Aprile "44 |
francobollo usato come segnatasse
Milano 24 Aprile "45
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francobolli usati come segnatasse
Monza
18 Giugno "45
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Nel periodo del conflitto per la mancanza dei tagli adatti si ebbero
occasionali arrotondamenti di tariffa e qualche raro caso di frazionamento
dei francobolli (quasi sempre filatelico).
Anche dopo alcuni mesi dalla fine della guerra si ebbero affrancature
di emergenza specialmente al Nord-Est dove i valori postali della
Repubblica Sociale vennero messi fuori corso più volte e
più volte riammessi per carenza dei francobolli.
Anche
nei mesi immediatamente successivi al 25 Aprile per vari fattori concomitanti
come l'inflazione galoppante, la disorganizzazione post-conflitto,
la carenza delle materie prime, la necessità di risparmiare,
si obbligarono gli addetti postali a soprassedere alle norme postali,
tollerando l'uso di francobolli creati per servizi accessori (aerea,
espresso) per affrancare invii di posta ordinaria, producendo affrancature
che descrivono molto bene i problemi economici ed organizzativi di
quel travagliato periodo italiano.
L'inflazione massiccia, per un certo periodo, costrinse (per consumare
le notevoli scorte di tagli in centesimi) ad applicare affrancature
composte da moltissimi valori di piccolo taglio
(questo avvenne su consiglio e sollecitazione delle Direzioni Postali),
contravvenendo così alle norme postali che imponevano di effettuare
l'affrancatura con il minor numero di francobolli.
Inoltre per esaurire le scorte dei francobolli speciali Espresso
rimasti inutilizzati per lungo tempo, "in via provvisoria
ed eccezionale", si consigliò di usare tali francobolli
sia in affrancature di posta ordinaria, sia come affrancatura
delle raccomandate con esclusione delle corrispondenze inviate
all'estero per non ingenerare equivoci sulla natura dell'invio
(fu concesso solamente per S. Marino e per il territorio di Trieste
A.M.G. - F.T.T.) . Naturalmente il provvisorio durò parecchio
tempo perchè i valori espresso usati furono: lire 5, 10, 15,
30, 60 e oltre.
Naturalmente anche in tempi normali si ebbero occasionali carenze
di valori specifici necessari per operazioni svolte sia dall'ufficio
postale o effettuate dal privato cittadino (in questo caso molto spesso
per ignoranza delle norme) applicando affrancature di emergenza che
il più delle volte vennero tollerate dagli uffici postali di
arrivo o, forse, per evitare perdite di tempo nella compilazioni dei
verbali relativi.
Le affrancature effettuate con i cosidetti ritagli di interi postali
vennero applicate in tutti i periodi, ma ebbero una giustificazione
nella seconda guerra mondiale a causa della carenza di francobolli,
operazione non giustificata nei tempi di pace se non per ricuperare
il valore delle impronte dei biglietti o delle cartoline postali,
vuoi perchè sfuggite all'annullo, o perchè scritte con
errori oppure per ricuperare la parte risposta di cartoline
ricevute già indirizzate, o perchè in scadenza di validità
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Affrancatura effettuata
con due ritagli: biglietto postale da cent. 25 e cartolina
cent.10
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Altro piccolo capitolo delle affrancature di emergenza che si può
menzionare è la possibilità (specificatamente ammessa
con circolare di servizio del Maggio 1942) di unire due cartoline
postali per ottenerne una con risposta pagata, assente da
tempo nella produzione dell'O.C.V. (un sarto risolse cucendo insieme
due cartoline postali). Vedi sotto.
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30 Dicembre 1941. Un sarto,
anticipando di qualche mese la normativa, riunì,cucendole,
due cartoline; risolse così due problemi in un colpo
solo: il divieto (nel periodo bellico) di introdurre nelle
buste francobolli e cartoline con francobolli aggiunti, e
in più risparmiare sull'invio.
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