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STORIA
POSTALE - LA PROPAGANDA E LA POSTA
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Il messaggio pubblicitario commerciale di fine Ottocento è
sicuramente stato il padre e la madre della propaganda, prima militare
poi politica veicolata dalla posta. Se la pubblicità commerciale ha preceduto la propaganda politica
nella società, quest'ultima ha sicuramente anticipato quella
commerciale sugli oggetti postali ufficiali e sui valori bollati (francobolli,
cartoline e biglietti postali) che essendo carte valori richiedevano
spesso decreti governativi od addirittura leggi; infatti la capacità
persuasiva e di penetrazione politica della propaganda fatta attraverso
la posta venne recepita lentamente ed utilizzata solo in occasioni
particolari
Anche i privati a volte si sono cimentati in questa forma di aggressività latente verso il nemico nazionale (specialmente i combattenti). Non essendo legata a normative particolari ciò che non si poteva fare con i francobolli o con le cartoline, si fece con le etichette erinnofile Dopo le note vicende che portarono il fascismo al potere , il Duce capì che l'apparato costruito per il consenso (le camicie nere) non era sufficiente, la necessità di avere in parlamento una forza politica che appoggiasse i suoi disegni, lo decise ad indire le elezioni che gli avrebbero dato una base elettorale in parlamento.
E' in questo frangente che si introdussero (fra le altre) tutta una serie di iniziative postali di propaganda politica usando la normativa per la pubblicità postale. Fece stampare cartoline postali ed introdurre gli annulli pubblicitari a targhetta con pubblicità e, sarà un caso, ma in questo periodo a cavallo del 6 Aprile 1924 (data delle elezioni) entrò in vigore anche una tassazione ridotta delle cartoline postali illustrate. Più avanti, dopo avere ottenuto in parlamento la maggioranza con il 64% dei consensi, con il pretesto del prestito del Littorio segnalò alla nazione che il fascio illuminava l'Italia come un faro nelle tenebre. In seguito riuscì anche con un decreto firmato dal Re a far emettere una serie di francobolli inneggianti al fascismo (decennale della marcia su Roma) ed una serie per finanziare le camicie nere, diventate nel frattempo Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (inquadrata nell'esercito). Negli anni seguenti furono emessi numerosi francobolli e cartoline postali con intendimenti propagandistici inneggianti all'impero ed al fascismo (spesso con sovrapprezzo per finanziare gli organi di partito).
Durante le Seconda guerra mondiale vennero approntate cartoline postali con il motto "Vinceremo" e numerose cartoline in franchigia militare con scritte, motti e immagini propagandistiche; anche i vari reparti militari e lo stesso Ministero della Guerra fecero stampare cartoline di propaganda da affrancare, distribuite in soprannumero. Le emissioni dei francobolli con finalità decisamente propagandistiche iniziarono nel 1941 con la serie "fratellanza d'armi italo-germanica"
e nel "42 continuarono con la serie di francobolli tipo "imperiale" con vignetta che esaltavano le forze armate italiane in guerra, su tutti i valori era ripetuta la parola vittoria.
Alla caduta del fascismo e alla costituzione della Repubblica Sociale Italiana, si ebbe l'emissione della serie ordinaria dei cosidetti "monumenti distrutti" con alcuni valori inneggianti la guerra e il fascio repubblicano.
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