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PERFIN SAIMA & C. - CONCLUSIONE |
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di Gianluigi RONCETTI | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Per concludere le puntate sui perfin SAIMA e aziende dalla stessa assorbite o collegate, presentiamo in questa puntata conclusiva alcuni aspetti collaterali e pochi altri perfin che hanno qualche attinenza con quelli già visti. Facendo un passo indietro, vorremmo accennare al fatto che alla fine dell’Ottocento la Innocente Mangili, che più tardi diventerà SAIMA, prese l’iniziativa assieme alla Fratelli Gondrand, anch’essa operante nel settore dei trasporti e della logistica (aziende entrambe condotte da importanti imprenditori milanesi), di edificare il “Palazzo dei Frigoriferi”, che sorse a Milano nel 1899, grazie alla Società dei magazzini refrigeranti e del ghiaccio artificiale Gondrand e Mangili. Le due aziende, benché fossero concorrenti, sentivano il bisogno di avere a disposizione in città una struttura idonea a conservare le merci deperibili, ed in particolare le derrate alimentari provenienti dal vicino scalo merci di Porta Vittoria e destinate all’ortomercato e al macello comunale, sicché non esitarono ad unire le rispettive forze nell’impresa. La struttura rappresentava per l'epoca uno dei maggiori magazzini del ghiaccio europei, di circa ottomila metri quadrati di superficie. Nel 1923, di fianco all’edificio di via Piranesi, fu edificato il Palazzo del Ghiaccio, che diventerà la pista di pattinaggio dei milanesi e, con i suoi 1800 metri quadrati, la più grande pista coperta d'Europa. Tra i promotori c'era il Conte Alberto Bonacossa, editore della Gazzetta dello Sport, grande protagonista della scena sportiva dell'epoca e azionista della Innocente Mangili.
Nella prima puntata dedicata alla SAIMA, abbiamo visto quanto fosse estesa già negli anni Trenta del Novecento l’attività aziendale, anche fuori d’Italia. Ora mostriamo parte d’un documento del 1931 della filiale di Chiasso (frontiera italo-svizzera, come è specificato nel documento), che elenca tra l’altro tutte le succursali e le agenzie attive alla data del 27.5.31, nonché la Società Anonima Elefante-Mangili di Napoli, definita “Casa Alleata”.
La ditta Sebastiano Elefante & C. di Napoli, è stata una casa di spedizioni che operava in Campania e Basilicata. Già dal 1910 usava francobolli perforati S.E.C. nella propria corrispondenza (catalogo S 120), continuando ad usare perfin con la stessa sigla, ma di foggia leggermente diversa negli anni seguenti. Prima del 1926 si alleò con la Innocente Mangili ed assunse la ragione sociale S.A. Elefante-Mangili ma, almeno fino al 1929, continuò ad usare i perfin S.E.C. utilizzati in precedenza (catalogo S 41). Inoltre, per quanto attualmente ci risulta, dal 1931 a 1934, la società ha impiegato francobolli perforati E.M. (catalogo E 14). Perfin S.E.C. S 41 - S 120 - E14 SEBASTIANO ELEFANTE & C - S41 - S120
ELEFANTE MANGILI - SIGLA E14
FRATELLI AVANDERO - SIGLE F5 - F6
Terminiamo la trattazione con un breve saggio sulle prime affrancature meccaniche messe in uso dall’ADRIATICA e dalla MANGILI ai primordi in Italia di questa modalità di pagamento delle tariffe postali
L’AFFRANCATURA MECCANICA - SISTEMA ALTERNATIVO ALL’USO DEI FRANCOBOLLI E DEI PERFIN Impronte della macchina affrancatrice Francotyp A - Matr. 773 attivata nel 1928 da A.S.A.G. Adriatica Speditions Aktien Gesellschaft
Negli anni Trenta, quando l' ADRIATICA è stata assorbita dalla SAIMA, la macchina affrancatrice attivata nel 1928 ha continuato ad essere usata senza modifiche all'impronta, in virtù del fatto che si trattava di un'affrancatura meccanica anonima, come si nota dalla cartolina postale spedita il 2.12.39 da Trieste per Hodonin in Cecoslovacchia, finendo però a Shanghai, dove è giunta il 25.12.39
Nel 1927 è stato introdotto in Italia il nuovo sistema di affrancatura, mediante impronte in inchiostro rosso di macchine affrancatrici, e la Innocente Mangili è stata una delle prime aziende italiane a dotarsi di una di queste macchine, nello stesso anno 1927 della loro entrata in servizio. Si è trattato di una Francotyp C della quale mostriamo un'impronta del 1930. La matricola della macchina non è nota.
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