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La Marina italiana in A.O.I. durante la 2ª Guerra Mondiale 1ª parte |
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di Giuseppe Marchese | ||||||||
Appena terminate le operazioni militari nella guerra italo-etiopica del 1935/36 la Marina si impegnò a risolvere l'importante problema di creare nello scacchiere Mar Rosso - Oceano Indiano un'organizzazione militare tale da fronteggiare le esigenze di questa nuova colonia così lontana dalla madre patria e che ponesse le premesse di proteggere le coste della colonia contro qualunque offesa venisse dal mare e, dati i tempi di prevedibile espansione coloniale, di contrastare i traffici marittimi inglesi e francesi nel Golfo di Aden.
In Etiopia furono potenziati i porti di Massaua e di Assab e in Somalia si migliorarono gli impianti di Mogadiscio e Chisimaio organizzando le reti di avvistamento, la difesa contraerea, le stazioni semaforiche. A Massaua furono inviati a rimorchio 2 bacini galleggianti per la riparazione in loco del naviglio, nonché navi appoggio di vario genere. Allo scoppio delle ostilità la Marina aveva in AOI una struttura difensiva embrionale, che in tutta fretta dovette essere modificata quando ci si accorse che la colonia sarebbe stata investita da terra. Vennero modificate, ove possibile le postazioni difensive, utilizzando anche i cannoni delle navi in disarmo, vennero ripristinati e posti in batteria cannoni che si trovavano in magazzino perché considerati vetusti, si utilizzarono perfino vecchi Skoda giacenti in un ricovero e dimenticati lì da tempo, nonché cannoni Krupp destinati all'Afghanistan rinvenuti nelle stive di un piroscafo tedesco. Il personale della Marina disponibile era costituito da 4.500 uomini dei quali 140 ufficiali e 600 sottufficiali, oltre a un reggimento di fanteria di Marina a Chisimaio. Dei porti dell'A.O.I. solo il porto di Massaua era dotato di un'organizzazione militare e logistica pienamente soddisfacente. Molto più modesta la struttura di Assab e dì Chisimaio, praticamente inesistenti altri approdi nella costa Somala. Sin dal tempo della guerra etiopica era stato istituito il Comando superiore di Marina in A.O.I., sigla Marisupao, retto da un contrammiraglio con sede in Massaua. Questo Comando aveva alle proprie dipendenze i seguenti Comandi, Enti a terra e servizi in A.O.I.: - Comando superiore navale Questi Comandi avevano a loro volta giurisdizione su altri servizi e Comandi. Inoltre erano direttamente dipendenti dal Comando superiore della Marina, all'inizio delle ostilità, le seguenti unità navali: - Nave Coloniale: Eritrea; Flottiglia sommergili: 1) somm. oceanici: Archimede, Galilei, Torricelli, Ferraris, Galvani, Guglielmotti; Le seguenti unità erano invece alle dipendenze del Comando Marina di Massaua: - torpediniere: V.G. Orsini, G. Acerbi; Oltre a varie unità ausiliarie suddivise tra i porti di Massaua, Assab, Mogadiscio, e Chisimaio che comprendevano: 5 cisterne, 8 rimorchiatori, vari dragamine. Per il personale della Marina in AO non venne estesa la convenzione del 25 Luglio 1892 che regolava la corrispondenza con e da le navi militari. Non si conosce la fonte del provvedimento e la data della sua emanazione, forse di fonte vicereale, ma sta di fatto che ai militari imbarcati sulle navi e negli enti a terra venne vietato di consegnare le corrispondenze ai rispettivi comandi per l'inoltro e agli stessi comandi di raccogliere quelle in partenza per formarne dispacci. Ma a questa limitazione dell'art. 1, secondo comma, della "convenzione postale" non ne seguiva una analoga per le corrispondenze ufficiali tra i comandi delle navi e il Ministero, di cui all'art. 3 di detta convenzione. Questa limitazione, che non trova riscontro in nessun altro settore ove operavano le nostre navi militari, fa sì che non si conoscono lettere provenienti dall'AO del personale militare imbarcato o a terra e rarissime sono quelle corrispondenze ufficiali che usarono la franchigia postale della marina. Debbono altresì considerarsi interessanti e inconsuete le lettere recanti annulli di posta militare o civile che recano timbri di censura navale. Infatti non essendo autorizzati i servizi di Commissariato a raccogliere dispacci non potevano controllare la corrispondenza e di conseguenza non potevano neanche censurarla, cosa che veniva demandata alla censura che operava presso gli uffici postali. | ||||||||
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