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La Marina italiana in A.O.I. durante la 2ª Guerra Mondiale
2ª parte
di Giuseppe Marchese

Alla fine di settembre 1939 l'Alto Comando della Marina fissava definitivamente le direttive riguardanti lo scacchiere del Mar Rosso nelle «direttive per l'impiego delle forze in A.O.I.» (pubblicazione segreta DI.NA 4) e che qui si riassumono:

«direttive generali per le nostre forze navali.

«ricercare e catturare le navi mercantili nemiche che all'apertura delle ostilità si trovassero in navigazione nel mar Rosso meridionale. Controllare il traffico neutrale procedendo alla cattura delle navi mercantili nei casi previsti dalla legge di guerra.

Prevedere in primo tempo l'impiego di siluranti di superficie nel Golfo di Aden...

Operare con le forze di superficie sia contro le comunicazioni del nemico nella zona a levante dell'arcipelago, sia a protezione delle nostre comunicazioni con le coste arabe.

Insidiare e attaccare le forze navali nemiche appoggiate a Aden...

Bombardare con aerei Aden...

Contrastare con unità subacquee le comunicazioni delle basi avversarie del golfo di Aden e di quelle del golfo di Oman».

Seguono le

«direttive particolari per l'impiego del naviglio subacqueo che prevedono:

«per i primi giorni di ostilità impiegare i tre quarti dei sommergibili pronti; in seguito organizzare le missioni dei sommergibili nelle zone che in base alle informazioni del momento offrono maggiori probabilità di successo...».

Un programma come si vede improntato a dare prova di efficientismo, forse tecnicamente perfetto sotto la peculiare mentalità del soldato, ma che non teneva conto di importanti fattori «politici» prioritari quali:

1) L'impostazione difensiva della campagna dell'impero da parte delle forze terrestri ed aeree non poteva non condizionare la volontà, o il pio desiderio, di imporre una «guerra di corsa» alla marina inglese che già all'inizio dei conflitto era superiore a noi e che si prevedeva potesse ricevere rinforzi, mentre le forze dell'impero dovevano «...fronteggiare qualsiasi situazione facendo assegnamento soltanto sulle proprie forze e sui propri mezzi». (Circolare del Viceré n. 2281 del 15 Maggio 1939).

2) Le direttive di Supermarina non tenevano conto che le nostre esigue forze erano incompatibili con un conflitto che fosse durato più di due o tre mesi; che gli equipaggi e i mezzi navali operavano in condizioni climatiche e ambientali completamente diversi da quelli per i quali erano stati costruiti.

3) Non si tenne in alcun conto, soprattutto, quanto era emerso in una crociera addestrativa dei 1939, circa le condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli in cui dovevano operare i nostri sommergibili che, durante i monsoni di Sud-ovest che avevano la durata di sei mesi, avevano una capacità operativa pressoché nulla, come si rileva dalla relazione della crociera:

«l'agguato in immersione, per le condizioni già esposte circa la visibilità e la possibilità di navigare a quota periscopica, risulta praticamente impossibile. L'agguato con immersione parziale, data l'intensità del mare e la necessità di tenersi con la prora ad esso, risulta egualmente impossibile data la violenza dei colpi di mare.

Un'altra crociera, sempre del 1939, aveva emesso un giudizio negativo anche per l'operatività dei sommergibili durante il monsone di Nord-Est dai sommergibili Gemma e Perla. Ne erano emersi elementi di giudizio di notevole gravità nei riguardi degli impianti di condizionamento d'aria, che aveva appurato: «su due unità, Gemma e Perla, si sono dovute lamentare nuove sfuggite di cloruro di metile dagli impianti di condizionamento d'aria».

Questo errore di impostare la politica delle nostre forze navali in AO, e specialmente il non aver tenuto conto delle deficienze degli impianti di condizionamento d'aria provocano la perdita dei sommergibili Macallé e Perla, quest'ultimo poi recuperato, e del Galvani, del Torricelli e del Galilei nei primi gironi del conflitto le cui azioni qui si riassumono.

MACALLE'

Lasciò Massaua alle 16 del 10 Giugno e, dopo aver eseguito l'immersione di assetto, diresse per il canale Nord. Il 12 in navigazione, l'impianto di condizionamento d'aria, per una perdita di cloruro, inquina l'atmosfera. Si hanno subito sintomi di intossicazione di cloruro di metile estesi a tutto l'equipaggio. Il 14 il sommergibile si incaglia sull'isolotto Bar Musa Chebir e successivamente affonda dopo che l'equipaggio ha il tempo di mettersi in salvo.

GALILEI

Al Galilei toccò la sorte peggiore: la cattura da parte del nemico. E cosa ancor più grave la cattura permise agli inglesi di individuare e affondare un altro nostro sommergibile, il Galvani. Partito per porsi in agguato di fronte ad Aden vi rimase dal 12 al 19-6. Il 16 giugno affondò una petroliera norvegese. Il 19 Giugno avvistato dal cacciasommergibili britannico Monstone ingaggia con questo una battaglia in emersione. Nello scontro periscono tutti gli ufficiali, salvo uno di complemento, e numerosi sottufficiali e soldati; praticamente inutilizzati i cannoni, gravemente danneggiato lo scafo, il Galilei ferò i motori. Gli inglesi si impadronirono del sommergibile e dell'ordine generale di operazioni dei sommergibili di Massaua, servendosene poi per individuare il Galvani.

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