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I Leoni di Sicilia nella Grande Guerra. Giulia Florio e i figli al fronte. |
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Enrico Bettazzi | ||||||||||||||
PRIMA PARTE “...io non posso pensare che i miei figli vadano a combattere. Giuseppe ha venticinque anni, Ignazio ne ha ventiquattro e Manfredi venti. Sono uomini fatti, sono dei Lanza di Trabia e il loro posto è in prima linea. E’ il loro dovere.” (pag. 593) IL ROMANZO Spesso con le corrispondenze riusciamo a ricostruire storie altrimenti perdute; alcune di queste meritevoli di essere raccontate, alcune talmente avvincenti da diventare dei grandi successi letterari. Stefania Auci nello scrivere i due best seller letterari su “I leoni di Sicilia” e raccontando la lunga saga della famiglia Florio, ha trascorso anni nella raccolta di documentazione ove poter incardinare il lavoro di narrazione; un puntiglioso lavoro di raccolta su più livelli, anche oltre una normale ricerca storica, la cui genesi ci viene raccontata nel secondo volume nella nota finale dell’autrice: “L’inverno dei Leoni è un romanzo. Può sembrare inutile sottolinearlo, ma non lo è, non quando si parla di una famiglia come i Florio, che ha segnato in modo così profondo la storia- di Palermo, della Sicilia e dell’Italia ...Come I Leoni di Sicilia, anche questo romanzo si basa su fatti documentati...”un ”viaggio con i Florio...durato quasi sei anni” a sottolineare il grande lavoro compiuto dall’autrice. Tre pagine di nota in cui si citano le molteplici e disparate fonti a cui si è attinto per ricostruire le vicende storiche; un lavoro talmente dettagliato che permette anche, in questa sede prettamente storico postale, di fornire ulteriori notizie ai lettori della vicenda. La storia della grande famiglia di imprenditori siciliani si intreccia, narrativamente a cavallo del primo e secondo volume e cioè nel periodo di fine Ottocento e negli anni seguenti, con quella dei nobili a cui un ramo della famiglia si unisce per apportare quel blasone (dove campeggia un leone) che li contraddistinguerà: Giulia è figlia di Ignazio Florio che nel 1866 a sua volta, per avere la nobiltà, aveva sposato la baronessa Giovanna d’Ondes Trigona. Suoi fratelli Ignazio Jr. e Vincenzo, oltre un omonimo morto prematuramente. Anche i fratelli si sposano con nobildonne : Ignazio con Francesca Paola Jacona, baronessa di San Giuliano (Donna Franca) e Vincenzo con Anna (detta Annina) Alliata di Montereale. Giulia si sposa quindicenne con Pietro e ad allietare la famiglia dei Lanza di Trabia saranno ben sei figli; ma il destino si accanirà anche su questo ramo della casata: dei quattro maschi Blasco morirà a due anni, Manfredi e Ignazio moriranno nella Grande Guerra e Giuseppe per malattia pochi anni dopo (1927). Appunto il secondo volume della saga intitolato “L’inverno dei leoni” spinge il proprio racconto anche verso la tragica e comune per tutti gli Italiani, esperienza della prima guerra mondiale, durante la quale a tutte le famiglie fu richiesto un tributo di sangue. La scuola post unitaria aveva svolto negli anni precedenti un racconto patriottico a cui le classi borghesi ed i nobili avevano aderito sentitamente; così per tradizione militare familiare e per finire le gesta dei padri nella costruzione di una patria unita, in molti di loro si erano ritrovati volontari in grigio verde, ad ingrossare quelle fila di giovani ufficiali di complemento , ex liceali ed universitari, che così pesantemente saranno poi presenti negli elenchi dei caduti della Grande Guerra. Anche nel secondo volume della Auci alcune pagine sono dedicate alla vicenda, in quanto al fronte vi erano i tre figli maschi di Pietro e Giulia ed i loro zii Ignazio Jr. e Vincenzo. “...febbraio 1918...Alla guida di un’autoambulanza, Ignazio si ferma a poca distanza da ...una cascina trasformata in ospedale da campo…” e parlando con la crocerossina Vera Arrivabene, confida i suoi timori per le sorti dei nipoti” <Sono preoccupato per Manfredi, il figlio di Giulia. Al momento è a Versailles, come ufficiale addetto al Comitato Interalleato Permanente, ma so che smania per tornare a combattere, quanto all’altro figlio, Ignazio…><Avete saputo qualcosa?><Nei tre mesi dalla scomparsa del suo aereo, prima ci hanno detto che si trovava in Svizzera, poi che era prigioniero in Germania...Ho un brutto presentimento> (pag. 615)
LA FAMIGLIA DEI LANZA DI TRABIA
Pietro Lanza Branciforte Galeotti, principe di Trabia nacque a Firenze il 18 agosto 1862 dal nobile siciliano Giuseppe, decimo principe di Trabia (1833-1868), e dalla nobildonna fiorentina Sofia Galeotti (1839-1936), Dama di Palazzo della Regina d'Italia, di cui era il primo di tre figli. Poco dopo la nascita, si stabilì con la famiglia a Palermo nella Villa Trabia, e nel 1868, il padre morì prematuramente durante un soggiorno a Monaco di Baviera, e Pietro gli succedette ancora bambino nei numerosi titoli nobiliari delle famiglie Lanza e Branciforte. Nel 1885, sposò Giulia Florio d'Ondes, figlia dell'armatore Ignazio e della baronessa Giovanna d'Ondes Trigona. Laureato in giurisprudenza, fu consigliere comunale di Palermo. Nel 1892, il Principe di Trabia si candidò tra le fila della Destra storica alle elezioni politiche per la Camera dei Deputati, al collegio elettorale di Palermo III, ed ottenne l'elezione a parlamentare. In seguito si ricandidò al medesimo collegio per le successive legislature e rieletto, fino al 1909, restando a Montecitorio fino al 1913. Nel 1906 fu sottosegretario agli Esteri nel Governo Sonnino I, e poi ancora dal 1909 al 1913 nel Governo Sonnino II, nel Governo Luzzatti e nel Governo Giolitti IV. Nel 1913 ebbe la nomina a Senatore del Regno d'Italia.
I PROTAGONISTI DEL CARTEGGIO CON GIULIA
Manfredi Lanza di Trabia nacque a Palermo nel 1894. Appena iniziata la guerra fu ferito in una azione che gli valse la m.a.v.m.; fu allontanato dal fronte, ove erano già presenti tutti i familiari, venendo mandato a Parigi al Comitato Interalleato Permanente. Chiese ed ottenne poi di essere rispedito al fronte.
Ignazio Lanza Spinelli Branciforte dei principi di Trabia nacque a Sorrento il 22 agosto 1890. Dopo la fine degli studi secondari si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, ma al termine del secondo anno di studi decise di arruolarsi come soldato volontario nel Regio Esercito, assegnato all'arma di cavalleria in forza al Reggimento Piemonte Reale di stanza a Roma. Dopo lo scoppio della guerra italo-turca, nel dicembre del 1911 sostenne gli esami per divenire ufficiale di complemento, e nel gennaio 1912 svolse il servizio di prima nomina, partendo successivamente per Tripoli, in Libia. Al rientrò in Italia chiese, ed ottenne, di passare in servizio permanente effettivo e frequentò la Scuola di formazione di fanteria di Parma e poi la Scuola Applicazione di Cavalleria di Pinerolo, per essere poi assegnato al 9º Reggimento "Lancieri di Firenze". Nel novembre 1914 fu assegnato in forza al neocostituito 30º Reggimento "Cavalleggeri di Palermo" con cui, dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia combattè nella fasi iniziali delle operazioni sul fronte giulio. Chiesto, ed ottenuto, di transitare nel Servizio Aeronautico in qualità di osservatore d'aeroplano, dopo l'apposito corso fu assegnato nel 1916 dapprima alla 5ª Squadriglia da ricognizione e combattimento di Chiasiellis, inizialmente dotata di velivoli Voisin III, poi trasformatasi nella 25ª Squadriglia il 15 aprile 1916 a Pozzuolo del Friuli. Si distinse particolarmente durante i voli di ricognizione sull'Istria (febbraio 1916), sulla baia di Muggia e sui moli del porto di Trieste (ottobre 1916). Nel marzo 1917, mentre effettuava un volo di ricognizione volando a bordo con l'aspirante pilota Giorgio Orsini, l'aereo venne attaccato da caccia nemici e gravemente danneggiato. Usando la mitragliatrice egli riuscì a difendere brillantemente il velivolo, abbattendo un aereo nemico, e consentendo al pilota di rientrare alla base. Cinque mesi dopo, durante una missione a bassa quota sul Monte Stol, il Caporale pilota Alfonso Prudenza rimase gravemente ferito dallo scoppio di una granata antiaerea. Manovrando con difficoltà, riuscì ad assumere il controllo dell'aereo portandolo ad atterrare dietro le linee italiane dell'Isonzo. Dopo l'infausto esito della battaglia di Caporetto ottenne il trasferimento ai reparti da bombardamento e venne assegnato alla 1ª Squadriglia Caproni. Il mattino del 1° novembre 1917 decollò da San Pelagio (Due Carrare) a bordo del Caproni Ca.33, matricola 2338, pilotato dai tenenti Giampiero Clerici e Ignazio De Lorenzi, coadiuvati dal mitragliere Cosimo Pisanello. Intercettato da aerei avversari il bombardiere venne abbattuto in prossimità di Flumignano di Talmassons. L'autore dell'abbattimento risulta incerto, in quanto la vittoria venne suddivisa fra il Vizefeldwebel Uberschar della Jasta 39 tedesca, in collaborazione con l'austro-ungarico Hans Happack della Flik 39. Dopo la fine del conflitto gli fu intitolato l'aeroporto militare di Fontanarossa, a Catania. Partecipò ad oltre cento voli. «Dopo aver volato circa un'ora e mezza, prima nelle tenebre e poi nella nebbia, per eseguire un bombardamento, costretto ad abbassarsi per l'orientamento, trovatosi a quota bassissima (m.100) sopra le coste settentrionali dell'Istria, pur ritenendo quasi impossibile raggiungere la costa italiana, per la pochissima quantità di benzina, preferì, tentare la traversata dell'Adriatico fra la nebbia, affrontando una morte quasi certa pur di non cadere prigioniero con l'aeroplano. Durante la difficile traversata, ritenendo imminente la caduta in mare, scriveva parole di sublime entusiasmo verso la Patria. Adriatico Settentrionale, 16 febbraio 1916.» «Osservatore d'aeroplano, durante una ricognizione fotografica sostenne con ardimento l'attacco di due velivoli nemici da caccia che colpirono l'apparecchio al motore ed al serbatoio della benzina. Mentre l'apparecchio, a motore spento, cercava di raggiungere le nostre linee, consumate contro gli inseguitori tutte le munizioni, rimaneva ritto verso il nemico, ed al pilota che lo esortava a non esporsi rispondeva: Non pensare a me, io debbo proteggere chi deve ricondurre l'apparecchio in Patria. Cielo Carsico, 11 febbraio 1917.» «Osservatore d'aeroplano, con mirabile sangue freddo, eseguiva, fra il fuoco di numerose batterie antiaeree e di mitragliatrici, ricognizioni fotografiche a bassissima quota, che furono prezioso elemento di giudizio per i comandi di grande unità nel giudicare delle distruzioni apportate alle difese nemiche. Altipiano Carsico, 17 maggio 1917.» Definito da Gabriele d’Annunzio “tra i più ardenti e puri eroi dell’Italia nuova”.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA S. AUCI, I leoni di Sicilia. La saga dei Florio, Trebaselaghe, 2019 https://it.wikipedia.org/wiki/25%C2%AA_Squadriglia Enrico Bettazzi | ||||||||||||||