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I Leoni di Sicilia nella Grande Guerra. Il carteggio familiare. |
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Enrico Bettazzi | ||||||||||||||||||||||
SECONDA PARTE IL CARTEGGIO Si tratta solo di una minima parte di quello che era un più ampio carteggio familiare, la cui parte più rilevante è data dalle corrispondenze tra Ignazio Lanza e la madre Giulia Florio.
MANFREDI LANZA DI TRABIA Proponiamo per prima la corrispondenza di Manfredi, il figlio più piccolo di Giulia, indirizzata al colonnello dei bersaglieri Felice Coralli: "Ho pensato molte volte a Lei. Le sono gratissimo del pensiero affettuoso. Presto andrò a Roma a vedere mia madre. Spero che potrò avere sue notizie. Le mando i miei migliori saluti suo dev.mo Manfredi Lanza"
IGNAZIO LANZA DI TRABIA
"13/4/16
"2 giugno
"Carissima Mammà
"Carissima Mammà,
"Carissima Mammà,
"Carissima Mammà,
"Carissima Mammà,
"Carissima Mammà, 27/5
"Carissima Mammà,
"Carissima Mammà, 6/9/17
NOTE (1) Si tratta della medaglia d’argento al. v.m. data a Manfredi per l’azione sul Podgora del 1915, ove rimase ferito. (2) Il capitano Mario Stanzani, nato a Castel S.Pietro Terme il 10/5/1888 (m. a Roma il 18/9/1953), fu il comandante della 25ª Squadriglia Aviatori (1916), dove prestò servizio anche Ignazio Lanza. Di stanza a Pozzuolo del Friuli, la 25ª Sq. era equipaggiata all’epoca con apparecchi Voisin . Nel 1915 aveva ricevuto una m.a.v.m.: “capitano battaglione squadriglie aviatori, gruppo aeroplani- Pilota militare e comandante di squadriglia compì numerose ardite operazioni di guerra in aeroplano, dando sempre prova di arditezza, abilità, intelligenza, e riuscendo di vero costante esempio ai propri dipendenti.- Cielo del Carso, 24 maggio 1915-20 settembre 1916." (3) "zia Rosa" era Rosa Blanche Ney d'Elchingen, la moglie di Ottavio Lanza Branciforte. (4) San Marco Luigi di Salvatore, caporale del 18° rgt. Fanteria, nato il 24 maggio 1892 a Piazza Armerina e morto il 24 agosto 1915 sul Carso per ferite riportate in combattimento. (5)Leitenitz Alberto, di Alfredo, capitano nel 1° rgt. Nizza cavalleria, nato il 26 novembre 1881 a Roma e morto il 28 maggio 1916 nell'ospedaletto da campo n.45 per ferite riportate in combattimento. Ebbe una m.a.v.m. : "Durante un intenso bombardamento nemico con mirabile esempio di valore sapeva infondere la calma nel reparto. Allla testa dello squadrone, nell'assalto per la riconquista di una posizione, cadeva gravemente ferito, mentre stava per raggiungere l'obbiettivo. Monfalcone, 15 maggio 1916." (6) De Luce Alfredo, da Napoli, tenente reggimento cavalleggeri, addetto squadriglia aeroplani: il 25 maggio 1916 assieme al S.Ten Ferruccio Marzari attaccò un Drachen (Pallone frenato) su Kostanjevica na Krasu. Gli fu concesso una m.b.v.m.: "arditissimo osservatore d'aeroplano, eseguiva con fede ed entusiasmo numerosi voli di ricognizione e di bombardamento a lunga distanza e del più alto interesse. Sosteneva brillantemente combattimenti aerei con apparecchi nemicidi maggior efficienza. Impavido sotto il fuoco degli antiaerei nemici, riusciva sempre ad assolvere il mandato, volando sovente a bassa quota per le cattive condizioni atmosferiche e di luce, dando continuamente fulgido esempio di audacia e spirito di sacrificio. Cielo del carso, gennaio-luglio 1916" (7) Giuseppe Lanza Branciforte di Trabia, fratello di Ignazio e Manfredi, poi deputato alla Camera del Regno. Principe di Scordia (Palermo, 6 giugno 1889 – Palermo, 12 febbraio 1927). Laureatosi in legge, intraprese la carriera diplomatica, che lo portò in giro per l'Europa. Nel 1915, allo scoppio della era addetprima guerra mondialeto all'Ambasciata italiana di Londra, che lasciò per arruolarsi. Nel 1919 fu inviato alla Conferenza di pace di Parigi quale segretario del presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando. Subito dopo, solo trentenne, fu eletto deputato alla Camera dal 1919 al 1921 nella lista di Orlando. Fu sottosegretario di stato alla Guerra dal 1920 al 1921 nel governo Giolitti V. Rieletto deputato nel 1921 e ancora nel 1924 ma nel listone fascista. Nell'estate 1924 fu espulso dal Partito Nazionale Fascista per rientrarvi poco dopo. Morì prematuramente nel 1927 stroncato da una febbre tifoide. (8) Il campo di aviazione di Pozzuolo del Friuli, allora base della 25a Squadriglia. (9) Manfredi Lanza di Trabia fu assegnato al 3° squadrone del reggimento di cavalleria Piemonte Reale, presso il Comando ad Ajello. (10) Fabrizio Lanza di Mazzarino aveva sposato Conchita Ramírez de Villa Urrutia. Era figlio di Giuseppe Lanza Branciforte. Nato il 28/5/1896. Ebbe nella Grande Guerra due medaglie di bronzo al valor militare. (11) Giuseppe Lanza , il fratello . Un suo figlio illegittimo, Raimondo, fu legittimato grazie all'intervento della nonna Giulia Florio e in seguito divenne presidente del Palermo per poi morire in circostanze misteriose in via Veneto a Roma nel 1954. (12) Ci si riferisce all’offensiva russa sferrata dal generale Brusilov che con una velocissima avanzata verso la città di Luck catturò in un sol giorno 26mila austriaci . In Martin GILBERT , La grande storia della prima guerra mondiale. Mondadori, 1998, p.310. (13) Miss Russell è Edith Louise Rosenbaum Russell (June 12, 1879 – April 4, 1975), una stilista, imprenditrice della moda e giornalista (corrispondente per Women's Wear Daily),ricordata per essere sopravvissuta all'affondamento del Titanic. La sua carriera nella moda iniziò nel 1908, quando andò a Parigi e divenne una rappresentante/venditrice della maison di alta moda Cheruit, sita in Place Vendome. Iniziò a scrivere su riviste di moda seguendo le allora più importanti maison di haute couture parigine. Dal 1912 rappresentante di numerose firme di moda americana a Parigi, incominciò ad essere conosciuta come una delle più affermate stiliste per attrici e personalità, ebbe una sua linea di moda a nome "Elrose". Per tre mesi durante la prima guerra mondiale fece report giornalistici per la Croce Rossa Americana; fu quindi una delle prime donne giornaliste, corrispondenti di guerra. In seguito pubblicò articoli sulla esperienza della guerra di trincea per giornali quali il New York Herald. (14) Bianconcini Persiani Carlo, da Firenze, tenente reggimento di cavalleria, a cui fu concessa una m.a.v.m.: "Arditissimo osservatore d'aeroplano, dette numerose prove di intelligente audacia, compiendo sul nemico bombardamenti, fotografando in ricognizioni del più alto interesse, noncurante sempre dell'aggiustato tiro degli antiaerei avversari, che gli colpirono varie volte e seriamente il velivolo. Sostenne numerosi combattimenti aerei con apparecchi nemici, attaccando egli stesso con fredda ed ammirevole audacia. Altipiano della Bainsizza, 10 settembre-3 ottobre; Cielo di Schompaj, 17 settembre; Altipiano Ternova, Cielo di Fofovica, 31 ottobre; Cielo di Dornberg (Valle Vipacco), 1 dicembre 1916." (15) Francesco Pallavicino , detto Franco, da Parma. Ottenne una m.a.v.m. come pilota d'aeroplano. (16) P.R. sta per Piemonte Reale, reggimento di cavalleria. (17) Diminuitivo confidenziale dato all'imperatore austriaco, Francesco Giuseppe. (18) Pietro Lucchesi-Palli (1870-1939), figlio di Adinolfo (1840-1912) di Lucrezia Nicoletta Ruffo di Calabria (1841-1931), sposò nel 1906 Beatrice di Borbone-Parma (1879-1945), figlia del duca Roberto I di Parma e di Maria Pia di Borbone-Due Sicilie. Cognato dell’ultimo Imperatore di Austria Carlo che aveva sposato Zita Borbone Parma, sorellastra di Beatrice. (19) Gian Giacomo Borghese, nacque a Lastra a Signa (Firenze) il 25 luglio 1889 da Giuseppe e dalla marchesa Maria Pandolfini Covoni Girolami, assumendo il titolo di principe di Leonforte. Laureatosi in ingegneria elettrotecnica, si specializzò nel ramo elettrotecnico e industriale meccanico, e, prima della guerra 1914-18, cominciò la propria attività professionale presso la società Marconi-Wireless di Londra. Con l'entrata dell'Italia nel conflitto mondiale partecipò alle operazioni belliche come ufficiale del Genio e fu preposto all'organizzazione della radiotelegrafia per l'aviazione, in qualità di osservatore. Successivamente fu pilota e comandante dello stormo volontari dell'aria della squadra San Marco, alle dipendenze di G. D'Annunzio, guadagnandosi una medaglia al valor militare e due croci di guerra. Nel primo dopoguerra aderì al movimento nazionalista e partecipò ai moti di Milano del luglio 1919 in opposizione ai socialisti. Rientrato a Roma nell'agosto dello stesso anno, dopo una breve visita in Russia, si dedicò principalmente alla costituzione delle associazioni combattentistiche e all'istituzione di consorzi per l'incremento delle bonifiche, specialmente in Sicilia, dove cercò di organizzare scientificamente l'estrazione dello zolfo. Nel 1932, quale consigliere dell'Opera nazionale combattenti bonifica e irrigazione, fu tra i realizzatori della Mostra del decennale dell'attività bonificatoria del regime. Il Borghese fu inoltre tra i maggiori dirigenti dell'Unione fascista per le famiglie numerose costituita il 3 marzo 1937 dal Gran Consiglio del fascismo. Organo di tale Unione fu il periodico dal titolo Famiglia fascista, di cui il Borghese fu direttore sino al 1943. Nel 1939 venne nominato governatore di Roma e rimase in carica sino al 25 luglio 1943, allorché venne nominato un commissario governativo. La sua attività come massimo dirigente dell'amministrazione romana è legata principalmente ad opere di carattere archeologico sul colle capitolino, al ritrovamento del tempio di Apollo Sosiano presso il teatro di Marcello, alla pavimentazione di piazza del Campidoglio sulla scorta di un progetto attribuito a Michelangelo. Nel gennaio 1941 nominò un comitato di esperti per elaborare un nuovo programma urbanistico, far revisionare il piano del 1931 e coordinare lo sviluppo della zona tra Roma e il mare. Al Borghese si deve inoltre l'inizio della costruzione del complesso dell'E 42 nella zona adiacente all'abbazia delle Tre Fontane (ricoprì infatti la carica di commissario generale dell'EUR), progettata sin dal 1936, per allestire a Roma una Esposizione universale, la cui realizzazione dovette essere forzatamente interrotta a causa della seconda guerra mondiale. Ritiratosi a vita privata dopo il crollo del fascismo, morì a Palermo il 27 settembre 1954. Motivazione della m.b.v.m. : “Ufficio addetto al servizio radiotelegrafico di aeronautica, il giorno 18 marzo 1917, durante un tiro a grande distanza da posizione soggetta ad efficace concentramento di fuoco di grossi e medi calibri nemici, con bell’esempio di imperturbabile calma e fermezza, doti in lui consuete, prese da un radiotelegrafista, di cui aveva notato un momento di esitazione, la cuffia radiotelegrafica e ricevette i segnali dall’aeroplano per modo da rendere efficace aggiustamento del tiro. Veliki-Kribach, 18 marzo 1917” (20) Manfredi Gravina nacque a Palermo il 14 giugno 1883, da Biagio, nobile dei Principi di Ramacca e ufficiale della Regia Marina (1850-1897), e dalla tedesca Blandine von Bülow (1863-1941). La madre era figlia del compositore Hans von Bülow (1830-1894) e di Cosima Wagner (1837-1930), quest'ultima già vedova del celebre compositore Richard (1813-1883) al momento della nascita di Manfredi. Visse la sua giovinezza tra Ramacca, Catania, Firenze e la Germania.A dispetto della sua duplice identità italo-tedesca, il Gravina si sentiva italiano e maturò fin dalla giovinezza sentimenti nazionalisti. Nell'agosto 1900, entrò alla Regia Accademia navale di Livorno e, nel 1903, venne assegnato, col grado di guardiamarina, al corpo dello Stato Maggiore.[6] Nel marzo 1905, si imbarcò col grado di sottotenente di vascello per l'Estremo Oriente, destinato alla forza navale italiana in Cina.[6] Dopo circa un anno di navigazione nei mari asiatici, nel febbraio 1906, venne trattenuto al servizio del console generale italiano a Shanghai, Cesare Nerazzini, come segretario della commissione italiana per la stipulazione di un nuovo trattato di amicizia e commercio con la Cina. Rientrato in Italia, iniziò ad affiancare agli incarichi di servizio la collaborazione, su temi per lo più di strategia navale, a prestigiose riviste quali Rivista marittima e Nuova Antologia. Il Gravina si recò in Germania per studiare le nuove tecnologie militari sperimentare in campo aeronautico, di cui poté fare uso come primo ufficiale di marina con mansioni di osservatore d'idrovolanti nella Guerra di Libia, nella quale si distinse guadagnandosi, nel luglio 1912, la promozione a tenente di vascello. Al momento dell'entrata dell'Italia nel primo conflitto mondiale, fu chiamato a far parte dello Stato Maggiore dell'ammiraglio Paolo Thaon de Revel con sede a Venezia. La notte tra il 28 e il 29 maggio 1916, Gravina fu al comando della torpediniera 24 OS, che aveva come pilota Nazario Sauro, e che attaccò la base sommergibili austroungarica di Trieste, dove furono lanciati due siluri che non colpirono i bersagli, ma che danneggiarono il molo e alcuni depositi di carbone. L'impresa, pur avendo registrato un modesto risultato, ebbe benefici sul morale e sulla determinazione dei militari italiani. Decorato con due medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare, alla fine della guerra venne inviato come addetto navale a Stoccolma, dove assunse l'incarico il 4 aprile 1919. Rimasto per alcuni mesi nella capitale svedese, Gravina ricevette incarico dal Ministero degli Affari esteri di trattare con la prima missione sovietica, con sede a Copenaghen, guidata da Maksim Maksimovič Litvinov, lo scambio dei militari russi prigionieri in Italia con il rimpatrio di tutti gli italiani dalla Russia, trattativa che si chiuse positivamente con l'accordo del 27 aprile 1920. Ma il Gravina non riuscì a procedere oltre nella normalizzazione delle relazioni con la Russia bolscevica: le sue convinzioni politiche antisovietiche, la diffidenza maturata verso gli esponenti del bolscevismo, spinsero il ministro degli Esteri, Carlo Sforza, a sollevarlo dall'incarico. Nel 1922, Gravina tornò in Italia, dove si sposò con la nobildonna romana Maria Sofia Giustiniani Bandini, (1889-1977), figlia di Carlo dei duchi Giustiniani Bandini e di Maria Luisa Lanza Branciforte dei principi di Trabia, da cui non ebbe discendenti. Si stabilì nella capitale e si dedicò ai viaggi all'estero - soprattutto in Germania - e all'attività di pubblicista, scrittore e conferenziere. Collaborò con periodici e quotidiani tra i quali Nuova Antologia, Politica, Gerarchia, il Corriere della Sera e soprattutto la Rassegna italiana diretta da Tomaso Sillani; fu anche collaboratore dell'Enciclopedia Italiana. Membro dell'Associazione Nazionalista Italiana, aderì successivamente al Partito Nazionale Fascista, di cui nel 1924 fu candidato nelle Marche; nello stesso anno fu nominato membro aggiunto della delegazione italiana alla Società delle Nazioni. Nel 1925, la medesima organizzazione lo incaricò di occuparsi del problema di Danzica, affidandogli il compito di provvedere alla delimitazione della penisola Westerplatte, ceduta in parte alla Polonia. Il Conte Gravina, divenne in seguito Alto Commissario della Società delle Nazioni per la Città Libera di Danzica, ed entrò in carica il 24 giugno 1929. La sua nomina a quel ruolo, accolta favorevolmente dalla Germania, aveva incontrato l'opposizione di Francia e Polonia, quest'ultima in particolare sospettosa di parzialità per i legami culturali e familiari che il Gravina aveva con il mondo tedesco. Nel periodo da funzionario della SdN, intensificò i rapporti con la politica tedesca, in particolare con il nascente movimento nazionalsocialista ed il suo capo Adolf Hitler, che conobbe personalmente e di cui ebbe grande stima e fiducia. Nel 1928, il Conte Gravina organizzò un incontro tra lo stesso Hitler ed il geografo italiano Ettore Tolomei, che si tenne a Monaco di Baviera, durante il quale i due discussero a lungo sul riconoscimento della frontiera italiana al Brennero e sulla necessità della rinuncia, da parte germanica, a qualsiasi pretesa territoriale sull'Alto Adige. Amico di Luigi Federzoni, nel 1930 lo introdusse a colloquio con Hitler, al fine di promuovere la sua figura in Italia. A Danzica, Gravina ebbe il compito di mediare le continue controversie e regolare i delicati rapporti tra i due poteri della città: il governo cittadino, nominato da un parlamento legislativo controllato dai Tedeschi, e il governo polacco. Anche nel ruolo di alto commissario non nascose le sue simpatie politiche per la Germania e, già alla fine del 1930, giudicò la situazione a Danzica insostenibile per l'impossibilità di stabilire una collaborazione tra Tedeschi e Polacchi, ritenendo che si imponesse ormai l'esigenza di una revisione del Trattato di Versailles in senso filotedesco e proponendo che l'Italia la sostenesse. Ipotesi quest'ultima respinta dal ministro degli Esteri, Dino Grandi, che lo invitò ad assumere un comportamento imparziale. Ricoprì l'incarico a Danzica fino al 1932, quando fu colto improvvisamente da malattia e morì il 19 settembre 1932, all'età di 49 anni. Gli furono attribuite diverse medaglie al valore: (21) Il fratello Manfredi Lanza. (22) Vittorio Emanuele Orlando, era allora Ministro degli Interni. (23) Giuseppe Lanza (24) “il grande cotillon” è Gabriele D’Annunzio, che durante la decima battaglia dell’Isonzo, sul Timavo fece accompagnare l’avanzata dal sorvolo dei bombardieri a sostegno della fanteria. (25) Nel maggio 1917, mentre era ancora in corso, nello scacchiere occidentale, fra Soissons e Craonne, la grande offensiva di primavera, il Comando Supremo italiano decise di appoggiarla indirettamente, attaccando lungo tutto il fronte isontino. L’azione si sviluppò dal 12 al 28 maggio, dando vita alla 10ª battaglia combattuta sull’Isonzo. (26) Pozzuolo del Friuli (27) Capitano Giulio Verna del 9 rgt. Bersaglieri, nato il 6 luglio 1893 a Lercara Friddi, morto il 20 giugno 1918 sul Piave per ferite riportate in combattimento. Ottenne una m.a.v.m. : ”Comandante di un battaglione, pronunciatosi un violento attacco nemico, primo fra tutti, in piedi sulla trincea, con mirabile sprezzo del pericolo e del fuoco avversario, animava ed incitava i suoi bersaglieri a tenace resistenza, finché colpito a morte, lasciava gloriosamente la vita sul campo mentre l’attacco nemico veniva infranto. Losson(Piave) 20 giugno 1918.” (28) Capitano Pietro Lanza, da Corleone (PA) , aiutante maggiore in prima, 268 rgt. Fanteria. Gli fu conferita una croce di guerra al valor militare: “Aiutante maggiore in prima durante un lungo periodo di azioni fu valido coadiutore del Comando, dando prova di ardimento e coraggio- Medio Piave 15-22 giugno 1918.” (29) C.S. sta per Comando Supremo (30) Generale Giorgio Emo Capodilista , conte dell'Impero Austriaco, Patrizio veneto (Padova, 8 giugno 1864 – Padova, 24 dicembre 1940). Colonnello, parte con quest'ultimo grado per la prima guerra mondiale nel 1915. Al comando di una brigata di cavalleria, sul fronte del Friuli, si guadagna due decorazioni al merito, tra cui l'Ordine Militare di Savoia per la Battaglia di Pozzuolo del Friuli, e la promozione sul campo a maggiore generale. Nel 1923, promosso generale di divisione, è assegnato al comando della scuola di applicazione di cavalleria. (31) Fabrizio Lanza di Mazzarino aveva sposato Conchita Ramírez de Villa Urrutia. Era figlio di Giuseppe Lanza Branciforte. Nato 28/5/1896, fu ufficiale dell’esercito nella Grande Guerra. (32) m.a.v.m. “Tenente di complemento cavalleria, battaglione squadriglie aviatori. Arditissimo pilota d’aeroplano, durante una ricognizione fotografica, quantunque l’apparecchio fosse stato colpito gravemente dall’artiglieria, riuscì ad eseguire il mandato. Attaccato da due velivoli nemici che danneggiarono l’apparecchio in parti vitali, tenne loro fronte. Essendo stata colpita ed inutilizzata la mitragliatrice, e trovandosi quindi privo di difesa, riuscì con ardite manovre a raggiungere le nostre linee, offrendo bellissimo esempio di calma, di audacia, di alto sentimento del dovere. Cielo carsico , 18 maggio 1917” (33) Bartolini Ermanno , da Montevarchi (Arezzo), tenente nel 84 reggimento di fanteria, poi 104 squadriglia aviatori. (34) Felice Coralli (Casteggio, 12 gennaio 1866 – Pianoro, 16 giugno 1944), capitano dei bersaglieri, vice-comandante dell'11º reggimento , col quale nel 1911 parte per il fronte in Tripolitania, dove si guadagna la prima medaglia d'argento e dal quale torna in Italia ferito alla coscia sinistra da un colpo d'arma da fuoco. Tornato in Africa, si guadagna la promozione sul campo a maggiore e la seconda medaglia d'argento. Nel 1915, partito per la prima guerra mondiale col grado di tenente colonnello, viene ferito a Plezzo e decorato di medaglia di bronzo. Ripresosi dalle ferite, viene nuovamente ferito dalle schegge di una granata e si procura una frattura al braccio sinistro, incidenti che gli valgono la promozione sul campo a colonnello, cinque distintivi di onore e il ritiro dal fronte per inabilità. A disposizione del ministero della guerra, nel luglio 1917 è nominato comandante in capo del reggimento deposito bersaglieri di Torino fino al termine del conflitto. Diviene poi generale e senatore del Regno. (35) Tutte le corrispondenze da e per le provincie limitrofe alla Svizzera erano sottoposte alla censura militare in funzione antispionaggio. Enrico Bettazzi | ||||||||||||||||||||||