Messaggi della Croce Rossa per tenere il filo della comunicazione
Uno di questi messaggi Croce Rossa è datato 6 maggio 1941, è inviato dal Mapanga Internment camp con recapito presso l'ufficio postale di Limbe ed è diretto alla moglie, a Roma. Il testo recita ”Un anno è passato; ti penso sempre e spero. Sto in buona salute. Bacia affettuosamente bambine, nostri genitori e tutti. Tante cose belle. Attilio” (fig. 10)
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Fig. 10 – Foglietto ciclostilato con lo schema dei messaggi della Croce Rossa, inviato dal Mapanga Internment camp a Limbe, datato 6 maggio 1941. Per la trasmissione del messaggio, presumo per via aerea anche se non vi sono indicazioni in merito, dovevano essere allegati un Buono risposta internazionale e 1 francobollo da 3 pence o un vaglia postale di 9 pence. Sul modulo sono evidenti il timbro triangolare della censura sudrodesiana, quello ottagonale della censura in Gran Bretagna, quello circolare del Comitato Internazionale della Croce Rossa di Ginevra e il lineare di quest'ultimo ufficio in data 21 luglio 1941. |
Si deduce che i due coniugi si separarono nel maggio del 1940, un mese prima dell'entrata in guerra dell'Italia, quando la moglie incinta e la bambina di due anni furono fatte rimpatriare, quasi certamente imbarcandole nel porto di Beira.
Nel 1941 si susseguono altri messaggi su moduli provvisori trasmessi attraverso la Croce Rossa della Rodesia del Sud.
Il 19 novembre Attilio scrive alla moglie: “Al mio amore lontano, ma sempre presente, alle bimbe adorate e amati parenti, giunga il caro pensiero d'un cuore che ama e spera”.
Il 2 dicembre: “Angela mia, spero che tu riceva miei scritti, necessariamente brevi. In salute sto ottimamente, come sempre. Ti penso e sogno il giorno in cui potrò stringerti al petto, come un tempo”.
Il 5 dicembre: “Rammenti, Angela, una promessa – quattro anni orsono? Ne piangesti di gioia.
Ebbene ricorda che sempre mantengo, sempre manterrò, checchè avvenga. Bacia le bambine, ricordami ai nostri, pensami sempre”
Sembra quasi di vedere Attilio, seduto al tavolino della sua baracca, distillare una ad una le rare parole con le quali trasmettere l'intensità dei suoi sentimenti.
Il 31 gennaio '42 Attilio deve ancora affidare i suoi pensieri ad un messaggio Croce Rossa, anche se si può notare come vi sia una certa tolleranza nel computo delle 25 parole: “Cara Angela, nelle giornate tristi e vuote, nelle nottate insonni è sempre la tua immagine che mi dona calma fiducia. Arrivata tua settembre. Io sto benissimo. Bacia bambine, nostri cari. Tante cose belle e un abbraccio.”
Il carteggio è incompleto e il primo scritto della moglie di cui dispongo è del 19 febbraio 1942, a mezzo di un messaggio Croce Rossa.
In questo caso, il testo ha lo stile telegrafico imposto dalla limitazione delle 25 parole: “Ricevuto messaggi. Tranquillizzata tua salute. Felicissima costante tuo pensiero da me appieno contraccambiato. Auguri dalle famiglie S. Pasqua. Tutti buonissima salute. Affettuosità anche dalle bambine. Tua moglie.” (fig.11)
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Fig. 11 – Messaggio della Croce Rossa internazionale inviato da Roma il 19 febbraio 1942. In data 5 marzo 1942 il messaggio si trovava presso il C.I.C.R. di Ginevra, non è dato sapere quando giunse a destinazione. |
Secondo le norme della Convenzione di Ginevra, trattandosi di un internato, avrebbe dovuto avere la possibilità di utilizzare lettere, cartoline o moduli appositamente predisposti dalla potenza che lo teneva prigioniero e non solo i messaggi Croce Rossa, che erano stati creati soprattutto per i civili non internati residenti in paesi nemici. Probabilmente, il Nyasaland non aveva ancora realizzato un'adeguata struttura burocratica.
Il 13 marzo 1942 Attilio scrive dal suo campo di internamento nei pressi di Limbe, compilando con la macchina da scrivere un modulo a stampa della Croce Rossa Internazionale. Finalmente, è stata fornita modulistica non provvisoria, anche se il Nyasaland ha sempre necessità della Rodesia del Sud per garantire al prigioniero l'invio della posta. (fig. 12)
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Fig. 12 – Modulo della Croce Rossa Internazionale scritto il 13 marzo 1942 nel campo di internamento in Nyasaland e inviato a Roma. E' presente il timbro circolare viola del censore italiano dell'Ufficio Censura posta estera I di Roma. |
Arriviamo al 13 novembre 1942 per vedere una lettera che porta nell'intestazione “prisoner of war post” e in bella vista un timbro “Internee mail”. Ha il timbro postale di Blantyre e, dopo essere stata sigillata dal censore del Nyasaland, è stata riaperta e risigillata altre 3 volte: dal censore della Rodesia del Sud, da quello egiziano e da quello italiano. Dopo molti mesi dall'inizio dell'internamento, il Nyasaland mette a disposizione del nostro prigioniero qualcosa di diverso da un modulo Croce Rossa, gli dà un foglio di carta che gli consente di scrivere senza limitazioni nel numero delle parole. (fig.13)
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Fig. 13 – Busta inviata dal Mapanga Internment camp con il timbro postale di Blantyre in data 13 novembre '42. Porta tutti i segni che la qualificano come posta dei prigionieri o internati civili di guerra. Originariamente indirizzata alla Delegazione della Croce Rossa Internazionale del Cairo, venne reindirizzata in Italia. Sono visibili i timbri e i nastri degli uffici britannici di censura nel Nyasaland (contrassegnato dalla lettera Q), nella Rodesia del Sud (contrassegnato dalla lettera DE) e quelli dell'Egitto e dell'Italia. La busta fu aperta e risigillata 4 volte. |
Il 13 gennaio '43 abbiamo una lettera della Croce Rossa Italiana con la quale si comunica alla moglie il contenuto di un telegramma proveniente dal Mapanga Internment camp, pervenuto attraverso la Croce Rossa delle Indie. Il testo, datato 11 novembre '42, è limitato a brevissime parole di rassicurazione sulla salute, conferma dell'affetto, bisogno di ricevere posta. (fig. 14)
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Fig. 14 – Comunicazione dell'Ufficio Prigionieri di guerra della Croce Rossa Italiana in data 13 gennaio '43 con la quale si trasmette alla moglie il testo di un telegramma con risposta pagata inviato dal marito l'11 novembre '42, dal Mapanga Internment camp. Il timbro circolare con il n. 202 è quello del censore dell'Ufficio Censura Posta Estera I di Roma. |
Il telegramma, non essendo autografo e necessitando di intermediari, impedisce qualsiasi manifestazione di sentimenti. Dalle date si può constatare che ha impiegato due mesi per arrivare dall'Africa all'Italia, sfruttando un ponte con l'India. I prigionieri avevano la possibilità di usare il servizio telegrafico, tuttavia fu un servizio pochissimo sfruttato dai prigionieri italiani in qualsiasi parte del mondo dove furono dislocati, probabilmente per il costo. Le tracce più consistenti rinvenute riguardano telegrammi inviati per radio dall'Italia verso l'India, a conferma che quella era la via più efficace.
Nella stessa lettera si apprende che il marito ha già pagato per la risposta, si trattava quindi di un telegramma con risposta pagata.
Il 21 gennaio '43 un'altra lettera proveniente dal Mapanga Internment camp a Limbe, con il timbro postale di Blantyre, censurata in partenza e poi solo in Italia, ci indica che il servizio della posta dei prigionieri di guerra è ormai funzionante, anche se la mancanza dei timbri postali a destinazione non ci permette di sapere quanto tempo le lettere impiegavano per arrivare. (fig. 15)
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Fig. 15 – Busta spedita il 21 gennaio '43 da Blantyre, con il timbro del Comitato Internazionale della Croce Rossa di Ginevra. Solo due censori, quello britannico nel Nyasaland in partenza e quello italiano a destinazione hanno aperto la busta. Un iter di censura più semplice si traduceva in minor tempo per la consegna al destinatario. |
Il campo si è attrezzato e dispone perfino di carta intestata, con la quale il 19 febbraio 1943 Attilio scrive: “Angela mia tanto amata, fra le tante tue lettere ricevute quella che più mi ha fatto gioire è stata una delle due arrivate ieri. Sai perché? Perché essa, oltre alle frasi ispirate dalla tua immutabile tenerezza, contiene anche la tua foto, quella che aspettavo con ansia grande da tanti mesi e che sarà la mia protezione per tutto il tempo che dovrò restarti ancora lontano. Le foto delle bambine mi avevano arrecato emozione e conforto non minori, ma avevano lasciato in me qualche cosa di insoddisfatto, un vuoto grande che è stato colmato soltanto adesso con l'arrivo della tua. L'ho contemplata e baciata un centinaio di volte, come continuerò a fare in attesa di poterlo ripetere sull'originale........” (fig.16)
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Fig. 16 – Testo della lettera scritta il 16 febbraio 1943 dal campo di internamento su carta intestata del campo. |
Abbastanza frequentemente nelle lettere dei prigionieri traspare il timore che, mentre i loro sentimenti si sono cristallizzati al momento della separazione, quelli della moglie o della fidanzata si siano attenuati con la lontananza.
Il 5 maggio '43 la Croce Rossa Italiana comunica il testo di un telegramma in inglese in data 24 marzo '43, questa volta trasmesso attraverso la Croce Rossa della Rodesia del Sud e un po' più veloce. In questa comunicazione Attilio viene ancora definito “internato”, ma non vi è più riferimento al campo di internamento.
Il flusso della comunicazione appare ora abbastanza costante e cospicuo, il fatto che il prigioniero possa spedire dei telegrammi indica che dispone di una certa quantità di denaro, forse gli è stato lasciato quello che aveva al momento dell'internamento, oppure ha mantenuto delle relazioni con le sue precedenti conoscenze nel Paese, oppure è impiegato come lavoratore e riceve un minimo compenso.
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