S. P. del Regno delle due Sicilie
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Le relazioni diplomatiche e postali |
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di Giuseppe MARCHESE (N.U. Roma 1988) | |||||||||||||||
CRONISTORIA DEI PRINCIPALI AVVENIMENTI
Le relazioni postali Di fronte ai cenni prima espressi si può capire lo stato d’animo e la forza delle posizioni politiche dei siciliani, nonché lo sforzo posto nell’allacciare relazioni diplomatiche con gli altri Stati europei. In questa cornice storica si annestano le difficoltà dei collegamenti postali tra l’isola e le varie località mediterranee e continentali che risentono fin dai primissimi giorni della situazione politica. Per sommi capi la trasmissione delle lettere da e per la Sicilia avveniva prima dei moti del 1848 in questo modo: 1) Da e per Napoli. a) via mare per mezzo di piroscafi postali delle Poste e Procacci b) via mare per mezzo dei battelli commerciali c) via terra tramite il percorso dei Corrieri a cavallo. Da notare che Napoli istradava le lettere che andavano o venivano da altri Stati europei ed extraeuropei, sia per via di terra, sia per via di mare per mezzo dei Piroscafi napoletani e di quelli francesi. I percorsi per via mare tramite i vapori napoletani erano bisettimanali tra Palermo e Napoli e settimanali tra Napoli e Messina, mentre si avevano frequenti occasioni per spedire le lettere coi battelli commerciali che con una spesa aggiuntiva si incaricavano di trasportare la posta tra Napoli e la Sicilia. Le missive venivano consegnate alle poste della località di arrivo. Il percorso via terra era giornaliero per la posta Napoli-Messina. Da quella località siciliana le lettere venivano istradate secondo le varie destinazioni. Per Palermo, Trapani e varie località isolane le lettere venivano inoltrate sia col percorso di Messina Marine (bisettimanale) sia col percorso Messina Montagne (trisettimanale) per cui 5 giorni su 7 arrivava posta dal continente e vi veniva spedita. Per le altre località dell’isola si avevano spedizioni trisettimanali o bisettimanali a secondo del servizio interno espletato.
2) Per l’Italia. La convenzione postale franco-napoletana stipulata nel 1842, dava facoltà ai due stati contraenti di trasportare la posta nelle località italiane, a Malta e in Grecia a seconda della convenienza, ma per effetto dell’art. 7 della convenzione i francesi potevano prelevare e consegnare la posta solo dal porto di Napoli. Per effetto di questa clausola le lettere dirette o provenienti dall’isola potevano essere trasportate solo dai battelli a vapore napoletani.
3) Con la Francia e stazioni francesi del Mediterraneo. Per la corrispondenza inoltrata e diretta in dette località era valida la convenzione postale tra Napoli e Francia per l’inoltro delle lettere per Via di mare a mezzo dei battelli a vapore napoletani o francesi. La poca consistenza della marina mercantile napoletana faceva sì che la maggior parte delle missive veniva trasportata dai vapori postali francesi. Come detto vi era una clausola particolare in questa convenzione postale: tutte le lettere dovevano essere trasportate a Napoli il quale era l’unico punto dove poteva essere scambiata la corrispondenza, (in arrivo o in partenza), mentre questi punti erano per la Francia più di uno e precisamente: Parigi, Marsiglia, Costantinopoli, I Dardanelli, Smirne, Alessandria d’Egitto. L’impostazione di essere solo Napoli posto di scambio arrecava un grave danno alla Sicilia, danno oltre di tempo anche di denaro. Di tempo perché i Vapori in partenza dalla Francia non potevano trasportare la posta direttamente a Messina, o altra località siciliana, ma portarla a Napoli. Da qui o per via mare o per via terra veniva inviata alla destinazione finale. Di denaro perché nel computo della tassa totale, oltre a quella dovuta alle poste francesi, se ne doveva corrispondere quella interna del tragitto da Napoli alla sua destinazione. È possibile che tale sistema non solo permetteva alle casse postali di Napoli, di introitare somme in più - ricordiamo che i due rami delle poste erano separati - ma aveva agli occhi dei governanti di allora anche il pregio di poter controllare la corrispondenza dei propri sudditi, specie di quelli più riottosi. Infatti è noto che al pari di altre nazioni “più evolute” nel regno delle Due Sicilie allignasse il vizio di controllare la corrispondenza dei cittadini.
4) Per e da Malta. I collegamenti con questa isola venivano tenuti da piccole compagnie di navigazione, come la Società dei Battelli a Vapore Siciliani di Vincenzo Florio, la compagnia Sicardi, napoletana, sia infine dai battelli francesi ed inglesi.
Interruzione e ripresa del servizio postale
a) percorso via mare con Napoli, l’Italia e l’estero Con l’inizio della Rivoluzione siciliana il sistema postale, rigidamente controllato da Napoli, entra rapidamente in crisi. Il primo collegamento che venne soppresso fu quello dei piroscafi postali del percorso Napoli-Sicilia.
Già nel Febbraio 1848 avviene la soppressione della linea regolare napoletana. Ecco la relazione del Commissario Delegato Aceto: “Sospeso tra Napoli e questa capitale il servizio periodico dei vapori postali veniva qui rimessa verso la fine di febbraio la prima valigia per mezzo di uno dei Piroscafi della Società Napoletana. In quella occasione si convenne che doveva pagarsi ai piroscafi commerciali una anticipata tassa forzosa alla immissione di grani 10, per un foglio con la sua graduazione di seguito, e altra analoga tassa doveva pagarsi a beneficio della posta. Di contro tutte le corrispondenze che pervenivano dal napoletano si sarebbero ricevute solamente franche di porto. Uguali disposizioni venivano attuate nel porto di Messina. Questi saltuari collegamenti postali vanno avanti fino al Giugno di quell’anno. Infatti il giornale il Corriero del 3.6.1848 ci informa che “I Vapori della Compagnia Sicardi hanno avuto ordine dal Governo Borbonico di non toccare alcun porto della Sicilia né loro viaggi che fanno per Malta. L’Ercolano infatti è stato costretto approdare a Villa S.Giovanni non potendo passare né per Palermo né per Messina”. (5) Per sopperire a questo zoppicante servizio a Palermo si cercava di porre un qualche rimedio. Il 4 Maggio 1848 viene stipulata una convenzione tra il Ministero Affari Esteri e Commercio e il Capitano Saverio Tedesco, capitano dello sciabecco S.Maria del Carmine, “del trasporto della corrispondenza da Palermo a Roma e viceversa”. (6) Il Tedesco per il servizio di trasporto di corrispondenza per conto del Governo Siciliano, riceveva un compenso di ottanta once al mese. La convenzione era stipulata per un mese “ma se tal servizio riuscirà di soddisfazione del Governo anzitutto potrà continuarsi con le stesse condizioni per altri mesi”. Il 5 Maggio 1848, all’imbrunire, lo sciabecco, che ricorso era un natante a vela, S.Maria del Carmine parte da Palermo portando lettere per Roma e Fiumicino. Oltre a ciò, agevolati dalle ottime relazioni diplomatiche, si ebbero anche rapporti col Granducato di Toscana, culminati in un regolamento che permetteva l’interscambio delle lettere a debito e a credito tra le due amministrazioni. Le poste Toscane rinunciavano ad ogni compenso di transito per la Toscana delle lettere siciliane “finché i tempi non concederanno di procedere alla stipulazione d’una formale convenzione su basi stabili o meglio maturate”. (7) Tali accordi entrarono in vigore nel Dicembre 1848. Con questo accordo, tramite Livorno con un collegamento trimestrale, la Sicilia poteva collegarsi agli altri stati italiani. Anche le compagnie di battelli a Vapore Francesi e la Compagnia Rostand agirono da vettori per le lettere dirette o provenienti dall’Italia, nel loro percorsi usuali, e di queste parleremo nel prossimo capitolo.
b) Coi vapori francesi I rapporti diplomatici e postali che intercorrevano tra la Francia e Napoli e gli obblighi della convenzione stipulata nel 1842 furono di qualche impedimento alla compagnia dei vapori postali di prelevare e lasciare la posta a Messina sia per colmare il servizio lasciato scoperto dai piroscafi postali napoletani, e quindi per il servizio interno Napoli-Sicilia e Sicilia-Italia e viceversa, sia per il servizio che i vapori facevano nel Mediterraneo. È possibile che tramite il Console francese a Messina si avesse uno scambio della posta, per come avvenne più tardi a Trapani.
I contatti per stabilire stabili relazioni postali iniziarono nel febbraio e si conclusero il 22 Maggio 1848, mentre il servizio ebbe effettivamente inizio nel Giugno 1848.
Il 17 Giugno un avviso a stampa informa il pubblico che il 6, 16 e 26 ci sarebbe stato un collegamento da Messina per il Levante (Malta, Atene, Smirne, Costantinopoli e Beyruth) e il 7, 17 e 27 per il Ponente (Napoli, Civitavecchia, Livorno, Genova e Marsiglia). L’8 luglio un nuovo avviso informa che ora possono spedirsi e riceversi lettere anche da Napoli e tutto il regno di Napoli, e da tutta l’Europa. Con questi provvedimenti venivano quindi assicurati sia i servizi con l’Italia, benché non in maniera uguale al passato, sia i servizi con la Francia e il Levante così come per il passato. I vapori francesi del Mediterraneo avevano accuratamente evitato il porto di Palermo, e lo eviteranno anche in seguito, per dare una fisionomia strettamente commerciale al problema della posta da e per la Sicilia. Caduta Messina il 7 Settembre il Governo Siciliano ottiene da quello francese che i vapori toccassero Trapani e in quel porto ricevessero e lasciassero la corrispondenza. Lo scalo di Trapani venne utilizzato dal 23.10.1848 al 24.4.1849.
L’inoltro della corrispondenza avveniva in questo modo: Da Palermo le lettere venivano spedite alla direzione delle poste di Trapani. Il Direttore le consegnava al V.Console francese e questo al Capitano della nave. Per le lettere in arrivo, gli involti della corrispondenza venivano consegnate al V.Console francese e quindi al Direttore delle Poste. Questi numerava il contenuto e trasmetteva il tutto a Palermo senza tassare o manipolare in alcun modo le lettere. Ecco il testo di due lettere, che descrivono il sistema di inoltro della corrispondenza: “Signor Commissario, Mi onoro rassegnarLe che stamane furono da me consegnate al vice console francese il numero 9 lettere trasmesse in codesta Amm.ne Gen.e le stesse pervennero con foglio di avviso e dal detto vice console in mia presenza consegnate al Comandante del Vapore francese il Tancredi che (da) questa ripartì per la Via di Ponente”. Ed ancora: “Signor Commissario, mi onoro rassegnarLe che dentro il sacchetto troverà numero 4 involti con entrovi la corrispondenza che mi fece pervenire questo Sig. Vice Console francese pervenuta ore 16 di questo stesso giorno per mezzo del vapore francese proveniente dalla via di Ponente. La prego degnarsi farmene ricevuta. Alle volte il sacco della corrispondenza veniva inoltrato da Trapani a Palermo per mezzo di una staffetta. In ogni caso il ruolo dell’ufficio postale di Trapani è strettamente tecnico e di supporto. Nell’Ottobre 1848 il Governo Siciliano conclude l’altra convenzione con la compagnia Rostand. Questa compagnia aveva una linea regolare con il Levante collegando Marsiglia con Genova, Livorno, Malta, Smirne, e Costantinopoli. Per effetto di questa convenzione, Palermo veniva collegata a Marsiglia attraverso Genova e Livorno con periodicità quadrimensiele e per due volte al mese attraverso il Levante.
c) percorso via terra Il percorso via terra erra gestito dal ramo delle poste fino al Reggio Calabria e venne espletato fino al Giugno 1848. Dopo quella data il servizio viene interrotto, per gli utenti siciliani, e quindi la corrispondenza per e da Napoli può essere spedita solamente tramite i piroscafi postali francesi. Tale interruzione prosegue con l’occupazione di Messina del Settembre 1848 e anzi si aggrava perché in questo periodo tra la linea di democrazia isolana e la linea regia di Messina non è permesso nessun contatto epistolare.
Le uniche possibilità di poter scambiare lettere tra la Sicilia e Messina sono dovute ai buoni uffici della flotta franco-inglese, che garantisce lo stato di tregua.
d) lettere dirette a Malta Le lettere dirette a Malta venivano trasmesse tramite i Vapori postali isolani e vapori commerciali napoletani.
L’inizio della rivoluzione mise fine a questo sistema di comunicazione in quanto i vapori isolani non si arrischiavano ad uscire in mare aperto, per tema della marina da guerra napoletana, e i vapori napoletani sospesero questo servizio. L’inoltro della corrispondenza venne ripristinato per l’intervento del console inglese di Messina il quale permise ai vapori inglesi di prendere e lasciare la posta in Messina. (8)
Tariffe e Tariffazioni nel 1848/1849 a) Le tariffe per le lettere La rivoluzione siciliana del 1848 ha profonde ripercussione sul sistema postale connesso alla convenzione con la Francia perché essa non ebbe efficacia in questo periodo per le corrispondenze dirette o partenti dalla Sicilia. Ricordiamo che a norma di questa convenzione i vapori postali non potevano smistare la corrispondenza a Messina, o prelevarla, ma dovevano far capo a Napoli, unico punto demandato a ciò. Si ritorna quindi al precedente sistema della tassazione interna per le lettere in partenza. In arrivo la lettera era assoggettata al pagamento della tassa di percorso marittimo e della tassa finale di percorso terrestre, indipendentemente dal fatto che il trasporto venga effettuato dai vapori del Mediterraneo che dalla Compagnia Sicard o da altre compagnie private che operavano nel Mediterraneo. L’autorizzazione al trasporto delle lettere alle compagnie private, e quindi ai vapori commerciali, apre un nuovo capitolo nella tariffazione delle lettere, capitolo in cui vi è una variabile in più derivata da un porto “via mare” non approvato dai governi, ma lasciato pattuire al libero mercato. Ne consegue che una lettera trasportata da una compagnia può avere una tariffazione diversa da un’altra che abbia identiche caratteristiche, per il solo fatto di aver pagato in più il trasporto via mare. In questo periodo di difficili comunicazioni internazionali alcuni Stati accettarono di trasportare corrispondenza adoperando le agevolazioni diplomatiche di cui disponevano. È il caso del Governo francese che tramite il proprio console a Messina e Trapani fa giungere e trasmettere la corrispondenza per il periodo Ottobre 1848 - Gennaio 1849, ed anche del Console Inglese a Messina che trasmette la corrispondenza a Malta tramite la sua valigia e per il cui porto le poste fanno pagare la tassa: - lettera semplice gr. 20 - lettera doppia gr. 40 - per Oncia gr. 80 rispetto alla precedente tariffa convenzionale di gr. 15 per lettera semplice, gr. 30 per lettera di due fogli e gr. 60 per oncia, vi è consistente aumento che va’ a favore delle navi che effettuano il trasporto postale.
b) Le tariffe dei giornali premessa: Le tariffe dei giornali circolanti dei reali domini corrispondevano dal 1845 a mezzo grana per foglio unico e un grana per giornali fino a tre fogli, moneta di Napoli. La stessa tariffa era valida per gli inoltri per via di mare. Per quanto riguarda l’estero vi è una sostanziale differenza tra giornali diretti o provenienti dall’estero. Mentre i primi pagano un grano a foglio, i secondi pagano una tariffa diversa se trattano argomenti scientifici e letterari o argomenti politici. Se appartengono alla prima categoria pagano grani 4 se provenienti dall’Italia e grani 5 se provenienti da altri Stati d’Europa, mentre i secondi pagano 10 grani se italiani e 17 se europei, sempre riferita a foglio. Analoga tassa doveva essere corrisposta per i giornali via mare. È evidente la determinazione di penalizzare i giornali periodici a carattere politico rispetto ad altre pubblicazioni, determinazione che spinge a tassare i giornali per altre tre volte il costo di una lettera semplice. Del resto questa fobia del Borbone per i giornali stranieri era di dominio pubblico tanto che i viaggiatori stranieri in Sicilia facevano notare sia l’assenza di fogli stranieri nei circoli letterari e la scarsa qualità di quelli locali i quali riportavano qualche cronaca estera e gli affari della corte e niente più. Ma anche da altre fonti si hanno notizie sulla idiosincrasia del re delle Due Sicilie verso la stampa, specialmente verso quella che con linguaggio attuale possiamo definire di opposizione. Ecco una piccola perla: “Napoli 28.1.1843 Eccellenza, Diplomatiche comunicazioni riportano essersi immaginato uno stratagemma per immettere sì furtivamente nei Reali Dominj il pernicioso giornale intitolato "L’Apostolo Popolare” che si dà alle stampe del noto rivoluzionario Mazzini, legandosene più numeri in un volume e mettendosi nel primo foglio di esso il titolo di una opera di letteratura permessa dalla censura”. (Il Ministro alle Finanze Ferri al Luogotenente Gen.le del Re a Palermo) (9) Ovvio perciò che il Governo Rivoluzionario Siciliano modifichi in senso positivo questa situazione favorendo la nascita di numerosi giornali politici locali, prima inesistenti, e abbattendo la tariffa esistente, come si evince dalla seguente corrispondenza: “Relativamente alla diminuzione della tassa che potrebbe aver luogo sui giornali esteri, che prevengono in Sicilia per via di Napoli, mi do l’onore di manifestarle, indi alle notizie di fatto, che mi sono affrettato ad attingere a verificare in questa amministrazione che tal minorazione si è già sperimentata a contare della fine dello scorso gennaio. Dessa è ben rimarchevole e mi è soddisfacente il poter annunciarle che nei recenti arrivi da Napoli della estera corrispondenza si è veduta opposta sui giornali esteri, che erano per il passato gravati di una tassa non minore di grani 17 napoletani, in quella assai più tenue e ben discreta di soli due grani. Attendo del pari la tariffa per l’Italia, se bene in questi in misura minori, poiché un foglio gravato fino a grani 9 porta ora la tassa di grani 8”. Palermo 18.2.1848 (10)
Il presente testo è stato ampliato nell’articolo I MOTI DEL 1848 - 1849 IN SICILIA VEDI>>>
NOTE (4) Archivio di Stato Palermo. Fondo Ministero Finanze, busta 684. (5) G. Marchese - I collegamenti postali in Sicilia durante la rivoluzione del 1848, Numero Unico Ispica 82. (6) Archivio di Stato Palermo. Fondo Ministero Finanze, busta 684. (7) V. Fardella - Comunicazione e servizi postali in Sicilia durante la rivoluzione del 1848-49, Palermo 1986. (8) G. Marchese - I collegamenti postali da Catania nel periodo borbonico (1786-1869), Numero Unico, Catania 1985. (9) Archivio di Stato Palermo. Fondo Ministero Finanze busta 589. (10) Idem busta 684.
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