ANNA DA SACCO IL FRANCOBOLLO TRA ARTE E COMUNICAZIONE NELLA REPUBBLICA ITALIANA Tesi di laurea in Psicologia dell'Arte |
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Capitolo
II - COS'E' UN FRANCOBOLLO? Il francobollo, ad una prima analisi, si presenta come un piccolo pezzo di carta dentellata con un disegno più o meno accattivante, accompagnato, alle volte, da un messaggio e riportante un valore monetario ed il nome di uno Stato. Dal punto di vista tecnico, è invece formato da molte distinte parti, alcune fondamentali, per definire un francobollo come tale. Esse sono: Il francobollo, oltre che una valenza filatelica intesa come oggetto di raccolta, studio e ricordo, presenta anche degli aspetti tecnici e giuridici, regolamentati da norme sia nazionali che internazionali. Perché un francobollo abbia valore per l’utilizzo postale, è necessario che sia preparato e fabbricato in seguito alla decisione ed a cura dell’autorità competente in una data nazione. E’ poi necessario uno speciale decreto che ne sancisca l’apparizione, venga cioè emesso. Successivamente deve venire distruibito agli appositi luoghi di vendita. Chiunque può chiedere, con almeno due anni di anticipo, l’emissione di un francobollo che celebri un determinato evento o commemori una ricorrenza o un personaggio illustre, il lavoro italiano, località turistiche, il patrimonio artistico e culturale, problematiche sociali o ecologiche, avvenimenti storici o sportivi e molti altri temi. Il Ministero delle Comunicazioni procede alla raccolta delle proposte presentate da privati cittadini o da Enti e comitati promotori e ne effettua una prima selezione, elaborandone un elenco che viene sottoposto alla Consulta per l’Emissione di Carte Valori Postali e la Filatelia; tale organo è formato da rappresentanti del Ministero delle Comunicazioni, da periti filatelici, giornalisti, artisti, commercianti ed esperti del settore; attualmente è presieduta dal Ministro Gasparri. Le proposte ritenute valide verranno vagliate dalla Consulta Filatelica che, in linea di massima, rispetta i seguenti criteri:
Mentre per quelli ordinari, che nascono per effettive ed inderogabili necessità postali, la competenza decisionale è di Poste Italiane. I francobolli ordinari sono i più utilizzati per l’uso postale, hanno un unico soggetto o tema, sono emessi con valori tali da coprire con il minor numero possibile di francobolli tutte le principali tariffe in vigore ed il loro aspetto non varia per molti anni consecutivi; le emissioni vengono attuate a cura esclusiva dello Stato, senza ingerenza di eventuali promotori. Una volta elaborato il programma, le emissioni celebrative e commemorative sono sottoposte all'esame del Consiglio dei Ministri, ed infine vengono approvate con un decreto del Presidente della Repubblica. Definito il programma (e stabiliti i valori facciali e le date di emissione), esso arriva all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS). Il Poligrafico è stato istituito nel 1928 in seguito al trasferimento da Torino a Roma dell’Officina Carte Valori, attiva nella città sabauda sin dai primi anni post-unitari. Nel 1978 ha acquisito la Zecca e si occupa delle carte valori dello Stato Italiano e anche di alcuni Stati Esteri. Importante sezione del Poligrafico è l’Officina Carte Valori, un complesso produttivo ove convivono antiche tecniche di stampa e tecnologie tra le più avanzate. Ricevuto il piano delle emissioni, il Centro Filatelico del Poligrafico ne inizia la programmazione ed una delle fasi più importanti da definire, nella produzione del francobollo, è la tecnica di stampa. Il
sistema di stampa si decide dopo aver eseguito varie prove: infatti, è
fondamentale riuscire a riprodurre perfettamente, in milioni di esemplari,
un’opera originale, unica. Si tratta di un lavoro di grande precisione ed accuratezza, che può richiedere settimane o mesi, a seconda delle dimensioni; occorre una grande abilità in quanto ogni errore d’incisione può essere irreversibile e vanificare l’intero lavoro. Solitamente l’artista incide solo una matrice che viene poi riprodotta meccanicamente o elettrochimicamente sino a formare la tavola voluta. Inchiostrando la lastrina incisa, l’inchiostro si deposita nelle cavità a seconda della maggiore o minore profondità e larghezza del segno. Ponendovi e premendovi sopra un foglio di carta umido, l’inchiostro si trasferisce riproducendo il disegno inciso. La stampa così ottenuta si presenta in leggero rilievo dovuto allo spessore dell’inchiostro sulla carta. Dal punto di vista estetico, il risultato di questa tecnica è uno dei migliori e presenta uno sviluppo ininterrotto dalla sua nascita, tra il 1430 ed il 1450, fino ad oggi 1. Un esempio tra i più antichi, di incisione a bulino, è il Combattimento di uomini nudi di Antonio del Pollaiolo. La calcografia è il sistema adoperato per il Penny Black, in Italia i primi francobolli calcografici furono quelli emessi in Sicilia il 1 gennaio 1859: il punzone originale fu disegnato ed inciso da Tommaso Aloysio Juvara. Un maestro della calcografia perfezionatosi a Parigi e Londra. Di largo uso è attualmente la stampa in rotocalco: essa è lo sviluppo industriale dei principi della calcografia. Dal punto di vista meccanico si ha un cilindro, anziché una lastra, e quindi il foglio di carta è continuo. Dal lato tecnico la cosa è solo apparentemente più complicata: il disegno originale è riprodotto fotograficamente su una diapositiva tante volte quanti devono essere gli esemplari del foglio, quindi si applica alla diapositiva una carta speciale che viene così impressionata ed infine la carta è fissata sul cilindro di rame per l’azione di speciali acidi. Nella stampa in rotocalco ad ogni colore corrisponde un diverso cilindro di stampa, e la quadricromia è ottenuta con la sovrapposizione di giallo, magenta, azzurro e nero. La stampa in rotocalco per i francobolli venne introdotta in Italia nel 1928 e da allora rimase per moltissimo tempo il metodo più usato, dapprima realizzando francobolli a un solo colore e poi, con il progredire della tecnologia, a più colori. La differenza tra un francobollo realizzato in rotocalco ed uno stampato in calcografia può essere chiaramente osservata nella serie “Italia al lavoro”, emessa il 20 ottobre 1950, dove i primi diciassette valori sono stampati in rotocalco, mentre i due alti valori, da £. 100 e £. 200, sono calcografici. Nella stampa in offset, con aspetto finale simile a quello della stampa in rotocalco, la matrice di stampa è una lastra metallica in cui le zone stampanti e non stampanti, di fatto hanno lo stesso rilievo, sono però costituite da sostanze con diverso comportamento chimico-fisico. Sulla lastra vengono stesi contemporaneamente un velo d’acqua ed uno di inchiostro; le zone stampanti si coprono d’inchiostro, mentre le zone non stampanti respingono l’inchiostro coprendosi d’acqua. La lastra inchiostrata e bagnata viene a contatto con un telo gommato avvolto su un cilindro, questo cede al telo l’inchiostro corrispondente all’immagine da stampare, ed il tutto viene impresso sulla carta con l’ausilio di un cilindro di pressione. Come nel rotocalco, ad ogni colore corrisponde una diversa lastra. Questa metodica, nei francobolli italiani, è spesso usata in associazione alla calcografia: la calcografia offre l’effetto di rilievo che la caratterizza, i passaggi offset danno i colori all’immagine. I primi francobolli offset sono nel 1956, mentre la produzione di francobolli con sistema combinato offset e calcografia data al 1973. Dalla sua nascita ad oggi, il francobollo ha compiuto un cammino immenso, ha assunto importanza, non solo nel campo postale o comunicativo, ma anche dal punto di vista commerciale, culturale ed artistico. Ha conquistato un ruolo che Sir Rowland Hill non poteva di certo prevedere e felicemente riassunto da Federico Zeri: “…provvisto di connotati così vari e complessi, di una carica semantica talmente ampia e di radici storiche e figurative tanto profonde e articolate, il francobollo può anche venir considerato e giudicato sotto il semplice profilo estetico, alla stregua cioè di un’incisione o di una stampa più o meno d’arte … in realtà, il francobollo è oggi il mezzo figurativo più stringato e concentrato di propaganda, quasi un manifesto murale ridotto ai minimi termini, dal quale il substrato sociale e politico si rivela con estrema chiarezza e pregnanza. Ed è anche il mezzo figurativo di propaganda più capillarmente diffuso, sia nei diversi strati della società, cioè a livello locale, sia in senso orizzontale, per i suoi destinatari situati in un sistema terminale che ignora distanze e frontiere. 2
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