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Capitolo
II - COS'E' UN FRANCOBOLLO?
Il francobollo, ad una prima analisi, si presenta come
un piccolo pezzo di carta dentellata con un disegno più o meno accattivante,
accompagnato, alle volte, da un messaggio e riportante un valore monetario
ed il nome di uno Stato.
Dal punto di vista tecnico, è invece formato da molte distinte parti,
alcune fondamentali, per definire un francobollo come tale.
Esse sono:
A_ Soggetto o vignetta, cioè
il disegno o il tema e, eventualmente, un logo: esso costituisce il
segno distintivo più evidente di un francobollo. E’ l’aspetto
che attira maggiormente la nostra attenzione. Il soggetto è opera
di un artista-disegnatore:
in principio gli artisti si sono limitati a riprodurre sui francobolli
le effigi dei Capi di Stato o gli stemmi dei vari Paesi o le cifre indicanti
il valore di affrancatura. Curiosa è stata la decisione del Brasile
per i suoi primi francobolli, emessi nel 1843, voluti senza l’effige
dell’imperatore Pedro III per evitargli “l’onta irrispettosa”
della timbratura sul viso! .
Essa racchiude non solo disegni o immagini variamente colorate, ma diciture,
simboli o segni particolari, il titolo dell’emissione e/o la commemorazione.
L’immagine illustra il francobollo ed è un disegno quanto
mai vario al punto che ormai non esiste soggetto che non sia stato raffigurato
in quel piccolo quadro che è il francobollo. Possiamo trovare
il ritratto di un sovrano o di un personaggio illustre, la riproduzione
di un’opera d’arte, il ricordo di un particolare evento,
in un elenco infinito legato solo alla fantasia degli artisti. Eventuali
diciture o simboli, inoltre, contribuiscono a completare il messaggio.
B_ Dentellatura: semplifica la separazione
dei francobolli. I primi esemplari ne erano privi e venivano tagliati
con l’uso di forbici.
C_ Margine
D_ Valore facciale o nominale: è
il prezzo del francobollo e ne rappresenta il potere di affrancatura,
è la tassa dovuta all’ufficio postale onde ottenere il
servizio di trasporto e recapito.
E_ Ente che ne ha curato la stampa: la tipografia
che ha prodotto il francobollo (in Italia è l’Istituto
Poligrafico e Zecca dello Stato), ma tale indicazione non sempre compare.
F_ .Millesimo o anno di emissione.
G_ .Nazionalità: indica il Paese che
ha emesso il francobollo. E’ obbligatoria, per accordi e leggi
internazionali, su tutti i francobolli. Talvolta il nome dello Stato
che emette il francobollo non viene scritto per esteso: a volte si trovano
solo le iniziali, come per la Francia (RF), altre volte sono usati caratteri
poco noti (cirillico, greco, cinese, etc.). L’eccezione più
famosa sono i francobolli di Gran Bretagna, ove, spesso, solo il profilo
del sovrano regnante (ora la Regina Elisabetta II) permette di identificare
il Paese.
H_ Nome del bozzettista e/o incisore: indica
l’autore dell’immagine raffigurata sul francobollo. A tali
creatori, spesso veri e propri artisti, dobbiamo il merito se un dato
francobollo richiama alla nostra memoria particolari ricordi o suscita
in noi emozioni.
I_ Gommatura (sul retro).
Il francobollo, oltre che una valenza filatelica intesa come oggetto di
raccolta, studio e ricordo, presenta anche degli aspetti tecnici e giuridici,
regolamentati da norme sia nazionali che internazionali. Perché un
francobollo abbia valore per l’utilizzo postale, è necessario
che sia preparato e fabbricato in seguito alla decisione ed a cura dell’autorità
competente in una data nazione. E’ poi necessario uno speciale decreto
che ne sancisca l’apparizione, venga cioè emesso. Successivamente
deve venire distruibito agli appositi luoghi di vendita.
Chiunque può chiedere, con almeno due anni di anticipo, l’emissione
di un francobollo che celebri un determinato evento o commemori una ricorrenza
o un personaggio illustre, il lavoro italiano, località turistiche,
il patrimonio artistico e culturale, problematiche sociali o ecologiche,
avvenimenti storici o sportivi e molti altri temi.
Il Ministero delle Comunicazioni procede alla raccolta delle proposte presentate
da privati cittadini o da Enti e comitati promotori e ne effettua una prima
selezione, elaborandone un elenco che viene sottoposto alla Consulta
per l’Emissione di Carte Valori Postali e la Filatelia; tale
organo è formato da rappresentanti del Ministero delle Comunicazioni,
da periti filatelici, giornalisti, artisti, commercianti ed esperti del
settore; attualmente è presieduta dal Ministro Gasparri. Le proposte
ritenute valide verranno vagliate dalla Consulta Filatelica che, in linea
di massima, rispetta i seguenti criteri:
- commemorare personaggi, solo nelle ricorrenze cinquantenarie, centenarie
e pluricentenarie;
- celebrare avvenimenti dopo almeno dieci anni;
- evitare la ripetizione di emissioni già realizzate da quando
è stata istituita la Repubblica, con l’eccezione per illustri
personalità italiane famose in tutto il mondo;
- valutare la rilevanza nazionale od internazionale di un avvenimento;
- evitare disparità distribuendo equamente le emissioni tra le
regioni d’Italia.
La Consulta, istituita nel 1977, è un organo puramente consultivo,
essa si riunisce due volte l’anno e vaglia le proposte ricevute, decidendo
se approvarle o respingerle. La sua competenza è limitata ai francobolli
commemorativi o celebrativi, cioè emessi per commemorare un
avvenimento storico, un personaggio illustre, un particolare evento. Rappresentano
la maggioranza dei francobolli di ogni nazione ed hanno soggetti che variano
ogni volta ma, soprattutto, hanno una grafica ricercata di tipo artistico.
Le scelte della Consulta possono essere integrate o modificate dal ministro,
cui spetta l’ultima parola in proposito.
Mentre
per quelli ordinari, che nascono per effettive ed inderogabili
necessità postali, la competenza decisionale è di Poste Italiane.
I francobolli ordinari sono i più utilizzati per l’uso
postale, hanno un unico soggetto o tema, sono emessi con valori tali da
coprire con il minor numero possibile di francobolli tutte le principali
tariffe in vigore ed il loro aspetto non varia per molti anni consecutivi;
le emissioni vengono attuate a cura esclusiva dello Stato, senza ingerenza
di eventuali promotori.
Una volta elaborato il programma, le emissioni celebrative e commemorative
sono sottoposte all'esame del Consiglio dei Ministri, ed infine vengono
approvate con un decreto del Presidente della Repubblica.
Definito il programma (e stabiliti i valori facciali e le date di emissione),
esso arriva all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS).
Il Poligrafico è stato istituito nel 1928 in seguito al trasferimento
da Torino
a Roma dell’Officina Carte Valori, attiva nella città sabauda
sin dai primi anni post-unitari. Nel 1978 ha acquisito la Zecca e si occupa
delle carte valori dello Stato Italiano e anche di alcuni Stati Esteri.
Importante sezione del Poligrafico è l’Officina Carte Valori,
un complesso produttivo ove convivono antiche tecniche di stampa e tecnologie
tra le più avanzate. Ricevuto il piano delle emissioni, il Centro
Filatelico del Poligrafico ne inizia la programmazione ed una delle fasi
più importanti da definire, nella produzione del francobollo, è
la tecnica di stampa.
Il
sistema di stampa si decide dopo aver eseguito varie prove: infatti, è
fondamentale riuscire a riprodurre perfettamente, in milioni di esemplari,
un’opera originale, unica.
Con l’introduzione di nuove tecnologie e moderne macchine per la
stampa, all’interno del Poligrafico ora le principali tecniche utilizzate
sono tre: la calcografia, il rotocalco e l’offset.
La calcografia (letteralmente: incisione su rame) è, tra
questi sistemi di stampa, il più antico, usato già dagli incisori
del quarto decennio del ‘400 e, particolare affascinante, la tecnica
di incisione è rimasta invariata nei secoli. L’artista incide
in negativo una placchetta di rame (o acciaio) a dimensione del lavoro finito,
con un piccolo utensile chiamato bulino, scavando solchi di maggiore o minore
profondità a seconda dell’effetto che si vuole ottenere.
Si tratta di un lavoro di grande precisione ed accuratezza, che può
richiedere settimane o mesi, a seconda delle dimensioni; occorre una grande
abilità in quanto ogni errore d’incisione può essere
irreversibile e vanificare l’intero lavoro. Solitamente l’artista
incide solo una matrice che viene poi riprodotta meccanicamente o elettrochimicamente
sino a formare la tavola voluta. Inchiostrando la lastrina incisa, l’inchiostro
si deposita nelle cavità a seconda della maggiore o minore profondità
e larghezza del segno. Ponendovi e premendovi sopra un foglio di carta umido,
l’inchiostro si trasferisce riproducendo il disegno inciso. La stampa
così ottenuta si presenta in leggero rilievo dovuto allo spessore
dell’inchiostro sulla carta. Dal
punto di vista estetico, il risultato di questa tecnica è uno dei
migliori e presenta uno sviluppo ininterrotto dalla sua nascita, tra il
1430 ed il 1450, fino ad oggi 1.
Un esempio tra i più antichi, di incisione a bulino, è il
Combattimento di uomini nudi di Antonio del Pollaiolo. La calcografia
è il sistema adoperato per il Penny Black, in Italia i primi francobolli
calcografici furono quelli emessi in Sicilia il 1 gennaio 1859: il punzone
originale fu disegnato ed inciso da Tommaso Aloysio Juvara. Un maestro della
calcografia perfezionatosi a Parigi e Londra.
Di largo uso è attualmente la stampa in rotocalco: essa
è lo sviluppo industriale dei principi della calcografia. Dal punto
di vista meccanico si ha un cilindro, anziché una lastra, e quindi
il foglio di carta è continuo. Dal lato tecnico la cosa è
solo apparentemente più complicata: il disegno originale è
riprodotto fotograficamente su una diapositiva tante volte quanti devono
essere gli esemplari del foglio, quindi si applica alla diapositiva una
carta speciale che viene così impressionata ed infine la carta è
fissata sul cilindro di rame per l’azione di speciali acidi. Nella
stampa in rotocalco ad ogni colore corrisponde un diverso cilindro di stampa,
e la quadricromia è ottenuta con la sovrapposizione di giallo, magenta,
azzurro e nero. La stampa in rotocalco per i francobolli venne introdotta
in Italia nel 1928 e da allora rimase per moltissimo tempo il metodo più
usato, dapprima realizzando francobolli a un solo colore e poi, con il progredire
della tecnologia, a più colori.
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differenza tra un francobollo realizzato in rotocalco ed uno stampato in
calcografia può essere chiaramente osservata nella serie “Italia
al lavoro”, emessa il 20 ottobre 1950, dove i primi diciassette valori
sono stampati in rotocalco, mentre i due alti valori, da £. 100 e
£. 200, sono calcografici.
Nella stampa in offset, con aspetto finale simile a quello della
stampa in rotocalco, la matrice di stampa è una lastra metallica
in cui le zone stampanti e non stampanti, di fatto hanno lo stesso rilievo,
sono però costituite da sostanze con diverso comportamento chimico-fisico.
Sulla lastra vengono stesi contemporaneamente un velo d’acqua ed uno
di inchiostro; le zone stampanti si coprono d’inchiostro, mentre le
zone non stampanti respingono l’inchiostro coprendosi d’acqua.
La
lastra inchiostrata e bagnata viene a contatto con un telo gommato avvolto
su un cilindro, questo cede al telo l’inchiostro corrispondente all’immagine
da stampare, ed il tutto viene impresso sulla carta con l’ausilio
di un cilindro di pressione. Come nel rotocalco, ad ogni colore corrisponde
una diversa lastra. Questa metodica, nei francobolli italiani, è
spesso usata in associazione alla calcografia: la calcografia offre l’effetto
di rilievo che la caratterizza, i passaggi offset danno i colori all’immagine.
I primi francobolli offset sono nel 1956, mentre la produzione di francobolli
con sistema combinato offset e calcografia data al 1973.
Dalla sua nascita ad oggi, il francobollo ha compiuto un cammino immenso,
ha assunto importanza, non solo nel campo postale o comunicativo, ma anche
dal punto di vista commerciale, culturale ed artistico. Ha conquistato un
ruolo che Sir Rowland Hill non poteva di certo prevedere e felicemente riassunto
da Federico Zeri:
“…provvisto di connotati così vari e complessi, di una
carica semantica talmente ampia e di radici storiche e figurative tanto
profonde e articolate, il francobollo può anche venir considerato
e giudicato sotto il semplice profilo estetico, alla stregua cioè
di un’incisione o di una stampa più o meno d’arte …
in realtà, il francobollo è oggi il mezzo figurativo più
stringato e concentrato di propaganda, quasi un manifesto murale ridotto
ai minimi termini, dal quale il substrato sociale e politico si rivela con
estrema chiarezza e pregnanza. Ed è anche il mezzo figurativo di
propaganda più capillarmente diffuso, sia nei diversi strati della
società, cioè a livello locale, sia in senso orizzontale,
per i suoi destinatari situati in un sistema terminale che ignora distanze
e frontiere. 2
- In Italia esiste una delle scuole più antiche di microincisione,
presso la Scuola del Libro di Urbino. Ho avuto l'occasione di poter
vedere all'opera uno dei suoi più grandi artisti, Bruno Cerboni
Bajardi, che, tra le innumerevoli attività che svolge, crea banconote
per la Svizzera. Devo dire che questa tecnica è veramente affascinante
per la sua raffinatezza e precisione.
- Zeri F. I francobolli italiani: grafica e ideologia dalle origini
al 1948. In: Storia dell'arte italiana, Parte III, vol. 2, Tomo
I, Einaudi ed., Torino, 1980
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