Nei periodi antecedenti l'Unità e successivamente,
quando il servizio postale italiano fu unificato, vennero applicati
bolli o scritte di "Servizio Militare"; tali segni
erano finalizzati alla franchigia ma si trattava di corrispondenza
inviata con il servizio postale civile.
La posta militare propriamente detta è nata inizialmente
per l'esclusivo servizio di collegamento in tempo di guerra fra i
comandi militari e le unità mobili combattenti realizzata con
staffette e portaordini.
La posta militare organizzata con i propri uffici e gestita dai militari
con bolli e mezzi di trasporto militari, si trasformò nel 1896
in un servizio autonomo di posta sul tipo di quella civile. Oltre
a quella di servizio, i militari gestivano perciò anche il
flusso epistolare fra i combattenti e le famiglie della truppa; tale
canale postale entrava in servizio anche durante le manovre militari
e in modo massiccio in caso di conflitto. In questo ultimo caso il
motivo non dichiarato era anche quello di poter censurare e controllare
la posta dei combattenti indirizzata alle loro famiglie ed avere maggiore
sicurezza nel trasporto.
La corrispondenza effettivamente trasportata con il
canale militare si distingue da quella civile per la presenza di bolli
tipici della posta militare italiana. Le forze di terra usavano quasi
sempre la dicitura "Posta Militare", le scritte non
contenevano logicamente nomi di località ma un numero identificativo
(oppure il nome) dell'unità da cui dipendevano; infatti le
unità o le divisioni militari alla loro costituzione vennero
dotate di ufficio postale (che si spostava al seguito dei reparti)
con propri bolli a data variabile di posta militare (identificate
dal numero o dal nome del reparto). Il timbro delle forze navali lasciava
impresso anche il tipo di natante o di nave, esempio "Regia
Nave" seguito dal nome. In caso di dismissione della
nave, o di chiusura delle unità di terra i timbri erano distrutti.
In alcune occasioni o periodi storici si verificarono fatti o avvenimenti
politico-militari che consigliarono di usare altre diciture, per esempio
la dicitura "Posta Speciale" o "Posta da
Campo"; nel primo caso per non ammettere pubblicamente l'intervento
nella guerra di Spagna, nel secondo per nascondere l'utilizzo promiscuo
di un servizio militare di sicurezza in tempi in cui il servizio governativo
utilizzato per l'uso civile era veramente poco affidabile.
Le tariffe di invio della corrispondenza dei militari ebbero
fasi alterne, passando dalla franchigia iniziale alla tassa semplice
a carico del destinatario, poi di nuovo in franchigia nella guerra
di Libia nel 1911, per essere definitivamente concessa la franchigia
durante la guerra "15 - "18 (in quel periodo nelle
colonie, a differenza che in patria, venne mantenuta la franchigia
non solo per le cartoline ufficiali distribuite dai reparti militari,
ma anche per le lettere con timbro militare). Successivamente nelle
colonie si adottò quasi sempre la franchigia per le cartoline
spedite dai militari e la tariffa ridotta per le lettere inviate da
loro, mentre si ebbe la tariffa ridotta per lettere e cartoline ricevute
dai militari.
Prima Guerra Mondiale
Il servizio di Posta Militare della I° Guerra Mondiale
era possibile solo alle truppe mobilitate in zona di operazioni, ai
marinai imbarcati su navi da guerra e ai militari delle Piazze Marittime
(anch'esse considerate postalmente "zona di guerra") di
La Spezia, Venezia, Taranto e Messina-Reggio.
Il servizio era misto: per il flusso "zona di guerra-Paese"
era militare la raccolta e il trasporto ai centri principali di smistamento
militare di Milano, Treviso, Genova(?) e Bologna, in cui era effettuata
la bollatura, il controllo e la censura ; poi passava al servizio
civile per la consegna. (nei territori nemici occupati dalle
forze italiane, anche per i civili era utilizzata la posta militare).
Per il flusso contrario "Paese-zona di guerra" (l'indirizzo
riportava il reparto e il generico "zona di guerra" sia
per motivi di segretezza, sia per facilitare una prima separazione
delle corrispondenze indirizzate ai civili da quelle indirizzate ai
militari in armi) la raccolta della corrispondenza era ovviamente
civile, come anche l'annullo a data ed il successivo recapito presso
i centri di smistamento militare (che erano in possesso di elenchi
quotidianamente aggiornati dello spostamento delle truppe sui vari
fronti o zone di operazioni).
Questi uffici militari dopo aver effettuata la censura e la bollatura
al retro (non sempre) la avviavano ai vari reparti per la consegna
ai destinatari.
Nel periodo della prima guerra mondiale venne emessa, su ispirazione
del Regio Esercito, una "Busta Postale" con impronta
di valore a tariffa ridotta (valevole solo per corrispondenza
inviata ai militari e per il primo porto in P.O. esclusi i servizi
accessori) munita di formulario per facilitare il corretto modo di
scrivere l'indirizzo del militare al fronte. Era una busta di color
verdastro riservata ad uso dei famigliari dei militari in armi,
il colore particolare faceva riconoscere immediatamente al servizio
postale civile le lettere inviate in zona di guerra (la corrispondenza
inviata ai militari godeva comunque della tariffa ridotta).
A differenza delle navi che facevano capo al Ministero
della Marina, le piazze militari, cioè i porti militari e le
difese costiere, (La Spezia, Venezia ecc. ) usavano il servizio civile,
limitandosi alla censura locale della corrispondenza in arrivo e in
partenza.
Per il servizio ai marinai naviganti si continuò a seguire
il metodo dell'Ottocento che concentrava la posta al Ministero
della Marina a Roma. Dopo aver effettuata la doverosa censura
provvedeva, se inviata al Paese, a consegnarla alla posta civile,
viceversa se era indirizzata alle Navi Militari provvedeva all'inoltro
con i suoi mezzi. E' da notare che per i marinai era stato diviso
e ufficializzato il percorso postale in due tronconi: il primo Paese-Ministero
Marina Militare, il secondo Ministero-Nave
E' evidente che in questo caso, un eventuale servizio espresso, se
originato dalle navi, era eseguito a destino nel Paese, se originato
dal Paese era eseguito dall'ufficio civile di Roma al Ministero poi
diventava posta ordinaria, infatti per le forze di terra, sia nella
prima guerra mondiale che nella seconda, era stato vietato il servizio
espresso per la corrispondenza indirizzata in "zona di guerra".
Nel 1892 (in tempo di pace), per sopperire alle
necessità postali delle navi militari in missione all'estero,
(anche se in acque italiane erano considerate "all'estero")
era stato escogitato un sistema concesso dalla normativa U.P.U.
per superare alcuni problemi pratici; il 25 Luglio 1892 fu
stipulata una Convenzione postale tra la Regia Marina e l'Amministrazione
Postale Italiana.
A bordo di ogni nave venne creato un ufficio postale, e considerando
che per norme U.P.U., gli uffici postali potevano spedire in franchigia
(anche all'estero) ad altri uffici postali (ma non a indirizzi personali),
perciò le corrispondenze inviate dalle navi (considerate madrepatria
dall'U.P.U.) potevano essere affrancate con la tariffa nazionale,
impacchettate e i dispacci sigillati spediti dai porti esteri
in franchigia per l' ufficio postale della Regia Marina a Roma.
L'invio dei dispacci poteva essere fatto sia per mezzo degli uffici
postali delle amministrazioni estere, sia attraverso i consolati italiani
(con la "valigia diplomatica"); i plichi arrivati in Italia,
erano aperti, e se in periodo bellico erano censurati, poi
spediti ai singoli indirizzi per canale postale civile. Anche in tempo
di guerra venne utilizzato, quando possibile, lo stesso sistema, oppure
venivano prelevate le corrispondenze dalle navi in occasione dei periodici
attracchi in porto o nei rifornimenti in mare.
La franchigia era concessa alle truppe mobilitate solo
se utilizzavano le cartoline del Regio Esercito distribuite dalle
strutture militari e convalidate con timbri di reparto e col bollo
a data dell'ufficio di posta militare di partenza.
Con le cartoline in franchigia non era possibile richiedere servizi
accessori. Le cartoline dell'esercito contenevano testi prestampati
solo per il formulario dove mettere l'indirizzo del mittente.
Le cartoline distribuite dalla Marina furono stampate specificatamente
per l'Arma in due tipi: un modello distribuito nei primi tempi del
conflitto aveva stampata sul recto una grande àncora con aquila
e il formulario per il mittente al verso; la parte riservata
alla corrispondenza aveva stampate delle frasi fisse da cancellare
o sottolineare senza possibilità di nessuno scritto aggiunto
all'infuori dell'indirizzo e della firma. Successivamente in un secondo
tipo, il formulario per l'indirizzo mittente venne riportato sul fronte
dalla parte indirizzo, il formulario fisso da cancellare o sottolineare
fu abolito e il disegno dell'àncora con aquila fu ridotto di
dimensione.
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I quattro tipi di cartoline in franchigia
militare dell'Esercito. La prima emessa in alto a sinistra, la
seconda a destra con cartiglio di diffida, la terza con cartiglio
spostato e la quarta imbandierata (emessa nel Marzo 1918). |
Per alcuni mesi dallo scoppio del primo conflitto mondiale
si ebbero problemi grossi per l'approvvigionamento delle cartoline
in franchigia dell'Esercito, anche se ufficialmente (come affermato
dallo Stato Maggiore) dal 13 Giugno 1915 il servizio postale
militare era pienamente efficiente. La carenza di cartoline in franchigia
venne risolta accettando come corrispondenza in franchigia ogni cartoncino
(illustrato o no) che recasse un timbro di reparto militare o di ufficio
postale militare fino al 20 Luglio 1916, quando un apposito
decreto mise fine alla concessione.
Per ragioni di tempo nei controlli della censura si scoraggiava
l'uso delle lettere da parte dei militari in direzione "zona
di guerra-paese"; ricordo che le lettere erano accettate solo
se in tariffa normale. Se il militare spediva senza affrancare, erano
tassate a destino con tassa speciale T.S. di primo porto; infatti
il regolamento recitava: "...dal 1 Luglio 1866 il bollo
d'origine d'un uffizio di posta militare sulle lettere è considerato
come un'apposizione di francobollo a credito ....."
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Due buste con affrancatura a carico.
A sinistra 1915 una busta dei primi tempi quando il militare
pensava che tutta la sua corrispondenza fosse in franchigia (vedi
la scritta in alto). A destra 1916 il militare ricevendo
le lettere a tariffa ridotta pensava che anche i suoi invii lo
fossero. Ambedue sono tassate come da normativa postale; la prima
(con T.S.) a tariffa semplice,nella seconda (nel 1916 la tariffa
era aumentata a 20 cent.) è stata applicata la sola integrazione
|
Le lettere spedite dai militari potevano essere affrancate
per il servizio espresso,
invece se dirette ai militari l'eventuale richiesta di consegna espresso
non era consentita (e i francobolli espresso non avrebbero dovuto
essere obliterati, ma quasi sempre furono annullati, anche se la normativa
era tassativa e minacciava pesanti sanzioni agli addetti postali).
Dall'affrancatura erano esclusi gli scritti di servizio ufficiali,
questi potevano viaggiare non affrancati se riportavano il solito
timbro ovale di franchigia di cui erano dotati i reparti militari.
Le cartoline in franchigia per i soldati erano contingentate, se superiori
al numero stabilito dovevano essere affrancate, se spedite senza il
bollo di convalida del reparto o senza il timbro di posta militare
erano considerate posta civile e tassate per il doppio della
tariffa (la cartolina era considerata un semplice supporto). Per un
certo periodo per limitare il flusso postale aumentato a dismisura,
venne applicato l'obbligo dell'affrancatura per le cartoline spedite
fra militari in "zona di guerra". A titolo di esempio
ricordiamo che il numero delle cartoline in franchigia (in periodi
diversi) oscillò dalle 1.400.000 alle 2.500.000 unità
giornaliere delle sole cartoline in direzione zona di guerra-Paese
e zona di guerra-zona di guerra.
La posta dei militari proveniente e indirizzata all'estero
(come quella civile) era concentrata per la censura ai centri di "censura
posta estera" di Milano (per Svizzera e nord Europa), Genova
(da e per le Americhe) e Bologna (per il resto del mondo).
Nei primi tempi era stato previsto il solo ufficio censura di Bologna
pensando che fosse sufficiente, ma la massa di corrispondenza fu tale
che intasò la struttura obbligando ad ampiarla e ad aprire
dei nuovi uffici. Successivamente al nord in alcune città furono
aperti uffici di censura civile.
La posta dei militari italiani e alleati poteva essere indirizzata
ai paesi alleati in franchigia. Se invece era indirizzata a
congiunti residenti in paesi terzi non in guerra, era affrancata
d'ufficio con francobolli dai reparti postali. Dall'inizio del conflitto
ai primi di Agosto del 1917 per la convalida della franchigia si usarono
bolli a date con le indicazioni delle grandi unità di appartenenza;
dopo tale data per questioni di segretezza il nome dell'unità
fu sostituito da un numero. Dopo il disastro di Caporetto molti dei
vecchi timbri furono riesumati per necessità contingenti, per
essere di nuovo sostituiti con numeri diversi dai precedenti.
Fra le due guerre mondiali si ebbe ancora necessità
della franchigia per le truppe stanziate in Egeo, in Africa Orientale
e in Libia; furono emesse cartoline di propaganda che vennero distribuite
per celebrare i fasti dell'impero. Fu anche emessa una cartolina a
tariffa ridotta ad uso della bassa forza militare.
Le guerre coloniali
Nel corno d'Africa in A.O.I. (Africa Orientale
Italiana) furono previste cartoline in franchigia per i militari di
bassa forza, "soldati, caporali e caporalmaggiori dell'esercito
e gradi equivalenti delle altre forze armate dello stato in servizio
effettivo" ; inoltre, per favorire e accelerare il flusso
postale con le famiglie, a motivo della lontananza, si concesse dal
10 Agosto 1935 la possibilità di richiedere il servizio
aereo anche con le cartoline propagandistche in franchigia.
Chiaramente gli ufficiali (ed anche la bassa forza) pagando la tariffa
piena della corrispondenza potevano tranquillamente usufruire del
servizio aereo anche prima della concessione speciale per la franchigia;
questa possibilità aerea per la franchigia (non prevista inizialmente
per i militari di stanza su altri fronti), dal 10 Gennaio 1936 venne
estesa anche alla franchigia delle colonie della Libia e dell'Egeo.
Con la fine delle ostilità su questi fronti le cartoline propagandistiche
in franchigia furono poste fuori corso dal 1° Gennaio 1937.
Proclamato l'Impero e scoppiata la pace, finì
la franchigia; ma per favorire i militari di stanza nelle colonie
fu introdotta la tariffa ridotta sia per gli invii dei militari sia
per i parenti che corrispondevano con i militari, uniformandola al
50% della tariffa di P.O..
La guerra di Spagna
L'Italia ufficialmente non si era intromessa nel conflitto
interno spagnolo, ma dopo gli iniziali aiuti ai "Ribelli Franchisti"
si cominciarono a mandare aerei e piloti militari, poi truppe "volontarie"
richiamate da buone paghe. All'inizio erano poche unità, poi
velocemente aumentarono fino ad alcune decine di migliaia, e dato
che il servizio della posta spagnola non funzionava bene, i volontari
si lamentavano; da qui venne la necessità di organizzare un
servizio postale "speciale" (è da leggere militare,
ma ufficialmente non si poteva dire) con tariffa aerea (obbligatoria).
Tale tariffa era assimilata a quella delle colonie del'A.O.I. cioè
tariffa interna italiana con il porto aereo dell' A.O.I.. Le cartoline
postali erano in franchigia. Tutta la corrispondenza era spedita in
patria con un servizio aereo. In quel frangente era stato attivato
anche un servizio di censura a Malaga per la posta in partenza
ed in arrivo dall' Italia.
Gli invii in patria erano indirizzati a "Posta
speciale 500" a cui faceva da indirizzo "Napoli Concentramento"
.
La necessità di non figurare come "posta in franchigia"
fece emettere dei semplici cartoncini di vari colori e vari modelli
con righe per gli indirizzi e formulario del mittente; in sostanza
erano una via di mezzo fra le cartoline postali e le cartoline in
franchigia della prima guerra mondiale. Un altro modello era molto
simile a quelle di Stato con risposta, ma stampate senza emblemi nè
impronta di francobollo. Erano dotate di un solo cerchio a stampa
dove applicare il timbro di partenza anonimo, con il solito "posta
speciale" che garantiva la franchigia (bisogna anche ricordare
che l'Italia effettuava un blocco navale nel golfo di Valencia con
base alle isole Baleari in mano agli alleati franchisti; vedere la
lettera allegata in cui era contenuta la foto di una delle navi che
effettuava il blocco e che il marinaio spedisce alla morosa)
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1937 - Busta inviata da bordo
dell'incrociatore DIAZ, una delle navi italiane che effettuavano
il blocco navale ai repubblicani nel golfo di Valencia , tassata
al retro con tariffa per l'interno. Nel testo: ....non si trovano
i francobolli ..... Il giorno 7 abbiamo avuto su Palma
[Palma di Maiorca] un bombardamento dai rossi, però
ben otto apparecchi rossi da bombardamento ci han lasciato
le penne, una trentina di persone in città ci han
lasciato la pelle..... Al retro della foto la scritta: "R.
Incrociatore DIAZ saluto alla voce" settembre 37 XV. |
La guerra di Albania
L'Albania aprì un nuovo capitolo storico postale.
Il nostro corpo di spedizione era ufficiale perciò era stata
attivata la posta militare ma mancavano i francobolli e le cartoline
in franchigia. All'inizio ci si arrangiò come si potè;
i militari mandavano lettere con la scritta "zona sprovvista
di francobolli" ma spesso (non tutte) risultano affrancate
evidentemente dai reparti militari, in seguito ci si rifece al regolamento
e se non affrancate erano addebitate in tariffa semplice al destinatario.
Nei primi tempi addirittura si usarono anche cartoncini
bianchi rigati a matita affrancati con Cent. 10 (era la tariffa ridotta
speciale dei campi DUX , G.I.L. o simili). Finalmente dopo circa un
mese arrivarono le cartoline postali in franchigia di colore azzurro
con la specifica scritta ALBANIA nella parte indirizzo. Nel
formulario del mittente ricalcavano con poche variazioni quelle emesse
nel 1935 per la guerra coloniale contro il Negus. Conosceremo molto
bene successivamente questo tipo in cartoncino azzurro perchè
in totale fino alla fine della seconda Guerra Mondiale se ne spedirono
oltre 400 milioni di pezzi.
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Alcuni esempi di bolli di posta militare delle
varie epoche
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Seconda Guerra Mondiale
Durante la Seconda Guerra Mondiale si organizzò
il servizio postale ad uso dei militari in armi sostanzialmente secondo
il modello della prima Guerra, con poche modifiche necessarie al diverso
spiegamento delle forze su un teatro bellico molto più vasto.
Le cartoline in franchigia, a parte piccole modifiche grafiche, furono
uguali per Esercito e Marina. Dal Dicembre 1940 si cominciò
sul fronte interno la guerra psicologica della propaganda, vennero
distribuiti molti tipi di cartoline in franchigia con illustrazioni
che irridevano il nemico, esaltavano il valore italiano e incitavano
i civili al risparmio dei consumi a favore dei combattenti.
Poi nel Settembre 1941 per contrastare l'uso delle lettere
di tipo civile dei soldati in armi su fronti lontani (che rendevano
più difficile il controllo della censura
e ostacolavano il trasporto con il loro maggiore peso) si creò
un nuovo oggetto postale da non affrancare se inviato con bollo di
posta militare: i biglietti postali in franchigia. Se ne avvantaggiarono
i combattenti che poterono comunicare gratuitamente con i loro cari
inviando scritti più corposi di quelli possibili sulle cartoline,
(su cui lo spazio già ridotto, a volte era ulteriormente diminuito
dallo spazio occupato dalla propaganda).
Agli inizi del 1942 per mancanza di francobolli dei
reparti combattenti, venne disposto che eventuali corrispondenze (le
lettere escluse dalla franchigia) riportanti il bollo a data di posta
militare o non affrancate con la scritta "Zona spovvista di francobolli"
fossero consegnate senza tassazione.
Sui biglietti postali e sulle cartoline in franchigia, inizialmente,
era escluso ogni servizio accessorio di posta, dall'Agosto del
1942 ne fu permesso l'invio in posta aerea e per espresso
(questa possibilità era già stata concessa il 10 Agosto
1935 ai militari di bassa forza di stanza in A.O.I. [vedi sopra] ).
I civili che scrivevano ai militari godevano della tariffa ridotta
al 50%, ma solo per il primo porto in posta ordinaria, (lettere e
cartoline postali di peso inferiore ai 15 gr.) i servizi speciali
accessori applicati dovevano essere interamente pagati sia dai militari
che dai loro corrispondenti.
Dopo l'8 Settembre "43 e la divisione in
due dell'Italia, si ebbe per la posta militare una sostanziale convergenza
normativa delle due parti in conflitto, con la norma che fosse sufficente
un controllo e la bollatura preventiva di qualunque supporto presentato
in un ufficio postale militare per godere della franchigia. Al Nord
si potè avere la franchigia anche per la posta indirizzata
ad un militare, mentre si ebbe la sola riduzione del 50% al Sud mantenendo
la vecchia regola del Regno ante armistizio(?).
Al Nord la posta militare si trasformò in Posta da Campo
la cui costituzione si ebbe il 22 Novembre 43 ed entrò
in attività col 1° Gennaio 1944 per ordine dello Stato
Maggiore Esercito della R.S.I.; per l'organizzazione del servizio
venne incaricata la Milizia Postelegrafonica cioè la
ex polizia postale dell'Italia fascista imperiale che aveva avuto
da sempre incarichi di controllo e sicurezza postale. Nel periodo
compreso tra l'8 Settembre e l'entrata in servizio della Posta da
Campo i militari che si erano schierati con i tedeschi corrisposero
con la Feldpost
tedesca.
Per potersi servire del canale postale speciale (in
franchigia) sopra menzionato, era necessario applicare il bollo ovale
di "Posta
da Campo" (ottenuto facendo richiesta al ministero) che
riportava anche un numero che ne determinava l'appartenenza amministrativa
(non necessariamente militare).
La "Posta da Campo" sostituì quindi la disciolta "Posta Militare"
nella riorganizzazione della REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA e del suo
costituendo esercito. Naturalmente i tedeschi e i militari della R.S.I.
aggregati alle truppe germaniche poterono spedire a loro piacimento
applicando un bollo di "Feldpost" (franchigia tedesca) o
anche un semplice bollo amministrativo dell'esercito germanico. Al
Sud ai combattenti italiani "cobelligeranti" con gli Angloamericani
bastava un timbro militare ufficiale per godere della franchigia.
Ambedue le parti dell'Italia emisero delle cartoline
in franchigia militare al sud con lo stemma Sabaudo depurato dai fasci
ed al nord stampate con gladio e fascio repubblicano.
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1944 - Cartolina in franchigia
militare della R.S.I., all'epoca se ne stamparono vari tipi con
frasi patriottiche. |
1944 - Cartolina in franchigia
militare del Regno del Sud, all'epoca se ne stamparono di due
colori azzurro-verde e camoscio. |
Vedi anche RIDUZIONI
MILITARI