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STORIA
POSTALE - PRIGIONIERI DI GUERRA E INTERNATI
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Nel nostro periodo di osservazione i prigionieri di guerra furono (quasi) sempre tutelati dalla Convenzione di Ginevra (sottoscritta dalla quasi totalità delle nazioni); la convenzione fu promossa e voluta dalla Croce Rossa Internazionale, mentre l'U.P.U. (Unione Postale Universale) da parte sua si incaricò di sorvegliare che il flusso delle corrispondenze dei prigionieri di guerra fosse regolare e che gli stati belligeranti rispettassero le regole pattuite. La Prima Convenzione di Ginevra fu stipulata
nel 1864, nello stesso anno, esattamente il 15 giugno 1864,
si costituì a Milano il primo comitato della Croce Rossa Italiana.
Da allora la Croce Rossa Internazionale con sede a Ginevra
ha sempre operato e vigilato per salvaguardare i prigionieri di guerra
e gli internati, oltre naturalmente ad occuparsi dei militari feriti
e ammalati. "Art. 15.....Le lettere i vaglia, gli invii di denaro, nonchè i pacchi postali destinati ai prigionieri di guerra o da essi spediti, saranno esenti da ogni tassa postale, tanto nei paesi di origine e di destinazione, quanto in quelli intermedi". Quindi è da rilevare che la posta dei prigionieri è
stata definita esente e non in franchigia, ciononostante nelle
istruzioni diramate dalle Regie Poste nel 1906 si definisce la facilitazione
franchigia: Nella seconda guerra mondiale la Croce Rossa diede un importantissimo
contributo oltre a quello istituzionale dell'applicazione della "terza
Convenzione di Ginevra" (stipulato fra le nazioni nel 1929).
Venne adottata, fra le altre, la convenzione per il trattamento dei
prigionieri di guerra a completamento della vecchia convenzione generica
e carente. La terza convenzione era più articolata. In campo postale recitava: "Ogni prigioniero di guerra sarà messo in condizioni, dal momento della sua cattura o al più tardi, una settimana dopo il suo arrivo in campo di transito, come pure di malattia o di trasferimento in un lazzaretto o in altro campo, di inviare direttamente alla sua famiglia, da un lato, e all'Agenzia centrale dei prigionieri di guerra prevista dall'articolo 123, dall'altro , una cartolina possibilmente conforme al modulo allegato alla presente Convenzione, per informare della sua prigionia, del suo indirizzo e del suo stato di salute. Dette cartoline saranno trasmesse colla maggiore rapidità possibile e non potranno essere ritardate in nessun modo. I prigionieri di guerra saranno autorizzati a spedire e a ricevere lettere e cartoline. Se la Potenza detentrice reputa necessario limitare questa corrispondenza, essa dovrà autorizzare almeno l'invio di due lettere e quattro cartoline al mese, conformi per quanto possibile ai moduli allegati alla presente Convenzione .......Altre limitazioni potranno essere imposte soltanto se la Potenza detentrice ....in considerazione delle difficoltà che potrebbe trovare nel reclutamento di un numero sufficiente di traduttori .....per effettuare la censura necessaria..... I sacchi contenenti il corriere dei prigionieri saranno sigillati con cura ......e indirizzati agli uffici di destinazione. La censura della corrispondenza indirizzata ai prigionieri di guerra o da essi spedita dovrà essere fatta entro il più breve tempo possibile. Essa potrà essere fatta soltanto dagli Stati speditori e destinatari, e una volta sola da ciascuno di essi. Da tutto questo si arguisce che il problema durante la prima guerra mondiale era stato complesso per carenza di strutture oltre che per la mancanza di norme specifiche e per il grande numero dei combattenti. Per la prima volta la Croce Rossa Italiana intervenne massicciamente, si occupò dei malati e dei feriti combattenti italiani, dei prigionieri di guerra nemici, trasmise e raccolse notizie dei combattenti, preoccupandosi anche di organizzare l'invio in Austria dei pacchi contenenti pane con un servizio espressamente organizzato definito "abbonamento pane" Fra le due guerre mondiali si ebbero anche degli internati politici che naturalmente opponendosi al regime fascista erano rigorosamente censurati nei loro scritti. Nella seconda guerra mondiale il compito della
Croce Rossa fu ancora più complicato per l'estensione del conflitto
a livello mondiale e per la dislocazione dei prigionieri, che vennero
sparpagliati in tutto il mondo dai belligeranti. Approffittando del
nuovo mezzo di comunicazione che era la radio a volte su fronti disagiati
in sostituzione della posta si utilizzava un servizio di ascolto delle
notizie dal fronte denominato "Notizie a casa": il Ministero
degli Interni captava i messaggi e provvedeva ad inviarne copia scritta
ai parenti. Se le comunicazioni con i prigionieri si interrompevano, la Croce Rossa faceva ricerche per ripristinare il contatto epistolare. Erano in uso per questo servizio i moduli Mod. 3 trilingue in italiano-francese-inglese messi in vendita agli sportelli degli uffici postali al prezzo di lire 15 sia al Nord che al Sud Italia, il costo era comprensivo di invio e risposta; erano preparati su carta sottile (per avere poco peso), non erano affrancati e andavano indirizzati alla Croce Rossa Internazionale di Ginevra che provvedeva all'inoltro. Sul modulo dovevano ovviamente riportarsi le generalità del
mittente e quelle del destinatario; potevano scambiarsi al massimo
25 (venticinque) parole sia di domanda che di risposta
e solo di notizie famigliari. Alla "domanda" era allegato
un buono di risposta numerato che dava diritto alla risposta scritta
sul retro del foglio con il percorso inverso, la corrispondenza era
censurata in partenza ed in arrivo. Dopo l'8 Settembre "43
la C.R.I. si è preoccupata di raccogliere indirizzi
dei militari catturati e deportati in Germania per avvisare le famiglie
della buona salute del loro congiunto. Spesso erano bigliettini che
i deportati gettavano dal finestrino dei carri piombati transitanti
dalle stazioni attraversate.
Oltre ai prigionieri di guerra catturati sul campo di battaglia,
e i cosidetti I.M.I. (gli internati militari italiani catturati
dopo l'8 Settembre), c'era un terzo gruppo di "lavoratori
prigionieri" caratterizzati dal divieto di lasciare il campo
con l’obbligo del lavoro coatto. |
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