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I battaglioni volontari della G.I.L. 

I ragazzi di Bir el Gobi. Il Reggimento Giovani Fascisti nella campagna dell’Africa Settentrionale

A guardia delle Oasi. Storia del IX Btg. G.a.F. e del suo Comandante

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I ragazzi di Bir el Gobi.
Il Reggimento Giovani Fascisti nella campagna dell’Africa Settentrionale (1941-1943)
Enrico Bettazzi

Avevamo lasciato i giovani baldanzosi dei battaglioni GIL all’imbarco, finalmente arrivato, per l’agognato teatro di guerra: per loro diventati Gruppo Battaglioni Volontari Giovani Fascisti si aprivano le lande desertiche dell’Africa Settentrionale.

Il reggimento, comandato dal Colonnello dei bersaglieri Fernando Tanucci Nannini, aveva la consistenza di due battaglioni, comandati dal Maggiore dei granatieri Fulvio Balisti e dal maggiore dei bersaglieri Carlo Benedetti.

Il 29 luglio 1941 le navi coi volontari arrivarono nel porto di Tripoli. Sbarcarono sessantanove ufficiali e milleottocento trentasei tra soldati e sottufficiali. Tra gli ufficiali il capitano Salvatici, che fin dall’inizio aveva accompagnato la costituzione di questa unità e dalla cui corrispondenza prendiamo spunto per narrare l’epopea di questo reparto, così famoso all’epoca per ciò che avverrà di lì a pochi mesi e ad oggi uno dei reparti più collezionati nella posta militare.

Aldilà della raccolta di importanti testimonianze documentarie, la collezione di questo reparto porta con sé una serie di spunti di ricerca collezionistica, soprattutto dovuto al fatto che la campagna di guerra in Africa Settentrionale fu un continuo susseguirsi di avanzate e ritirate, con epiche battaglie campali spesso rammentate nei libri di storia contemporanea. Il segmentare unità organiche quali divisioni o reggimenti in raggruppamenti autonomi, frazionare e disperdere unità a seconda delle esigenze operative lungo il fronte, è un altro dei motivi di interesse collezionistico che portano ad avere valutazioni interessanti sull’uso di più guller di posta militare per una stessa unità.

Lo specialista di posta militare, ed amico, Roberto Lovat, anni fa sulla rivista dell’AICPM, definì la costituita divisione GG.FF. come la divisione dai molti numeri, proprio con riferimento ai diversi uffici postali a cui questa divisione si appoggiò, prima di averne uno tutto per sé (PM136).
E qui entriamo nell’argomento spiegando il perché di questa digressione dalla storia specifica dell’unità: si vuole qui puntualizzare che parlare dei “Giovani Fascisti”(Gruppo Battaglioni GG.FF.) vuol dire più precisamente parlare del reggimento costituito a far inizio dai due battaglioni di volontari che parteciparono alla marcia della Giovinezza (di cui abbiamo parlato in precedenza in questo sito) e che molto spesso quando si parla genericamente della divisione corazzata (solo sulla carta) GG.FF. (Giovani Fascisti per l’appunto), non si tiene conto che questa, una volta formata (24/5/1942) inglobò i giovani volontari, riunendo anche un reggimento di bersaglieri (8° Rgt. dal 1/12/42), il 136° Rgt. Artiglieria corazzata e il Gruppo Autoblindo “Nizza” (successivamente anche altre unità di CC.NN. e G.a.f.). Quindi la storia postale di questa unità non necessariamente segue quella della divisione e della sua dedicata posta militare (PM136).

Anche Marchese quando parla nel suo volume della PM136 indica genericamente gli spostamenti della divisione: dobbiamo quindi, prima di questa costituzione, seguire i Btgg. Volontari nel loro peregrinare da una divisione all’altra e fisicamente da un posto all’altro dell’entroterra libico, egiziano ed infine tunisino.

Luglio 1941- maggio 1943. Zone di operazione dei Battaglioni GG.FF. (tratto dal libro di Mugnone, p.17)

I battaglioni sbarcati a Tripoli e mandati a Zavia vengono divisi: I battaglione e Comando Gruppo a Misurata, il II battaglione a Homs. Poi tutti a Misurata come riserva mobile della difesa costiera, per loro privi di qualsiasi esperienza bellica. Dopo due mesi di inattività trasferimento a El Faida, in Cirenaica. Nell’ottobre erano stati incorporati nel Raggruppamento esplorante corazzato. Dal Gebel cirenaico sono di nuovo trasferiti sulla litoranea, al Villaggio Berta. A causa di problemi logistici (mancanza di carburante per gli automezzi) da lì si trasferirono separati i due battaglioni verso il fronte: il II Battaglione, insieme al Comando Gruppo, verso la Marmarica; il I Battaglione prese posizione ad Agedabia, dove vi fu il primo caduto a causa di un bombardamento aereo sulle postazioni. Il 27 novembre 1941 il I battaglione fu di nuovo trasferito, stavolta nella zona di Ain Gazala. All’inizio di dicembre venne l’ordine di portarsi a presidiare la zona di Bir el Gobi, località isolata a sud dello schieramento italo tedesco, creando due caposaldi di difesa, poco distanti l’uno dall’altro. Bir el Gobi non era altro che un pozzo in mezzo al deserto, ma di vitale importanza nello schieramento del fronte perché al centro di vie carovaniere che avrebbero potuto dischiudere al nemico la via dell’entroterra per la conquista di Bengasi e la successiva avanzata verso Tripoli.

Alla sera del 1 Dicembre il I Battaglione era già in posizione, subito dopo seguito dal II Battaglione e dal Comando Gruppo con il colonnello Tanucci. A quel momento il Gruppo non era più alle dipendenze del Re.co., ma operava in autonomia. I volontari erano armati di 12 pezzi anticarro da 47/32,dodici mitragliatrici, 6 fuciloni da 20mm., un moschetto 91 corto per ognuno, bombe a mano ed anticarro (le famose Passaglia). Scarse le munizioni così come la disponibilità di acqua.

Il 3 dicembre 1941 inizia la battaglia che avrebbe portato i giovani volontari nella gloria. Durante il bombardamento iniziale delle artiglierie britanniche, 32 minuti di proiettili di grosso calibro, fu subito ferito il Maggiore Fulvio Balisti, già legionario fiumano, 3 volte ferito in guerra, decorato 4 volte al valor militare; ebbe una gamba maciullata che gli fu amputata. Il 5 dicembre fu gravemente ferito anche il comandante Tanucci.
Poco più di 1500 volontari contro un corpo d’armata britannico: 11ª Brigata Indiana, 7° Reggimento d’artiglieria campale e uno squadrone di carri armati dell’8° Royal Tanks. D’appoggio un’altra unità corrazzata, la 4ª Armoured Brigade. Intorno al caposaldo uno sferragliare di carri armati, autoblindo, bren carriers, autocarri, camionette, cannoni… Preso subito l’ospedale da campo (OdC 45) nelle vicinanze delle postazioni.

I caposaldi circondati resistettero da soli, per 7 tentativi portati dalle truppe britanniche, affrontando spesso a bombe a mano i carri alleati con molteplici atti di eroismo; 1455 volontari in linea con otto cannoni controcarro (inutili se non da vicino), otto mortai e due casse di bombe Passaglia. Quando ormai l’acqua mancava e le munizioni scarseggiavano, arrivarono i carri della Deutsches Afrikakorps e gli M14 della Ariete.

Quando i volontari furono fatti ripiegare avevano subito 54 morti, 117 feriti e 31 dispersi, ma infliggendo al nemico perdite maggiori. Diversi sopravvissuti furono integrati nella divisione Sabratha che prese poi parte alle battaglie di El Agheila e Marsa Brega, altri furono inviati nelle oasi di Siwa e Giarabub, coprendo oltre 1000km. in otto giorni.

Il Gruppo Battaglioni Giovani Fascisti sarebbe tornato in linea, ancora con i bersaglieri dell’8° battaglione che erano stati vicini nel combattimento, dopo El Alamein; infine destinati al presidio dell’oasi di Siwa, in Egitto, altra punta avanzata ed isolata. Qui i sopravvissuti del II Battaglione furono con quelli del 136° Artiglieria, due carri M e due autoblindo prestate dal Nizza Cavalleria.

Quando dopo Bir el Gobi Rommel volle conoscere quei ragazzi che per tre giorni avevano fermato l’avanzata britannica, dopo averli elogiati, disse loro che il peggio doveva venire. E così fu.
Coperti dall’onore e “famosi” in Patria per la propaganda del Regime che ne aveva esaltato le gesta, ripiegarono lungo le carovaniere del deserto per giungere nel ripiegamento generale in Tunisia.
Lì all’interno della divisione che prese da loro il nome, tennero il fronte, partecipando ai combattimenti dell’Uadi Akarit, Enfidaville, Mareth e Capo Bon.

Altri giovani volontari, presso il deposito del 81° Rgt. Ftr. a Roma, nel frattempo giungevano a formare un terzo battaglione, che poi viste le perdite degli altri due, fu smembrato; tutti seguirono le sorti delle armate italo tedesche e i volontari si arresero il 13/5/1943 nella piana di Bou Ficha. Quel reggimento che aveva lasciato sul campo dell’onore metà dei suoi effettivi, non ebbe mai la sua bandiera di combattimento.
Dopo Bir el Gobi la storia rese celebre la citazione del colonnello Tanucci: “fra di loro nessuno fu primo, perché nessuno fu secondo”.

CADUTI IN LIBIA
198
CADUTI IN TUNISIA
597
DISPERSI
391
DECEDUTI nei campi prigionia
19
TOTALE PERDITE
1.205

 

Cartolina propagandistica illustrata da Boccasile: i btg. GG.FF. non ebbero mai la camicia nera.

Cartolina in franchigia postalizzata da XI Ufficio Postale di Concentramento, solitamente utilizzato assieme agli altri uffici di concentramento, da unità in spostamento. Data 9/8/41. Timbri lineare e ovale del Gruppo Battaglioni GG.FF.

Cartolina in franchigia postalizzata da XI UPC in data 16/9/41. Scritta dal capitano Salvatici presso 2 btg.

Cartolina in franchigia stavolta postalizzata tramite PM 11 il 9/10/41.

Cartolina in franchigia scritta dal Capitano Salvatici, manoscritto PM11, ma postalizzata dal XI UPC; data 22/11/41. Il Gruppo Battaglioni è in dislocamento verso Bir el Gobi. L’ufficiale conscio di ciò che lo aspetterà scrive a casa: “Mia cara Dina, il saluto e l’abbraccio più affettuoso a tutti in questo giorno memorabile della nostra vita. Starai senza posta. Non preoccuparti e pensa tranquillamente a me e prega per la nostra vittoria…”

Timbro tondo del Comando Gruppo Battaglioni GG.FF.

Cartolina in franchigia del capitano Salvatici postalizzata da PM11, scritta in data 6/12/1941. A battaglia finita : “State tranquilli che per ora stiamo tutti bene e tutto va bene. Fa molto freddo ma non ci si bada troppo."

Cartolina in franchigia postalizzata da XI UPC, ma manoscritto PM260, assegnato alla Divisione di Ftr. Sabratha, ove evidentemente si trovava distaccato il reduce di Bir el Gobi. Data 4/1/1942.

Cartolina in franchigia, spedita per posta aerea da appartenente al I Btg., postalizzata da XI UPC in data 4/9/41.

Retro della medesima: “Z.O. 4/9/41 ...Finalmente il nostro entusiasmo è stato appagato. Anche da questa lontana terra Vi invio i miei più cordiali saluti con l’augurio che possa trovarvi in ottima salute e nonostante i vari chilometri che la presente percorrerà giunga a Voi col bacio dei dorati raggi di questo sole che arde e inorgoglisce i nostri cuori la nostra fede: Vinceremo! Caporale Marino Domenico (Volontario di Guerra)”

Cartolina in franchigia scritta da volontario fiorentino alla fidanzata tramite PM11 il 11/11/41: “fronte 8/11/41 Anche oggi la posta “mafisc” speriamo in bene domani. Oggi non ho potuto scrivere lettera per cause di servizio, scriverò quanto prima, sto sempre bene e sono allegro, ti penso e ti amo come non mai. Qua nulla di nuovo la partenza è stata rinviata di qualche giorno e stop. Non c’è altro..”

Cartolina in franchigia con ulteriore utilizzo di PM, stavolta la PM210 utilizzata da volontario in forza al II Btg. (manoscritto PM11). Datata 6/12/41.

Retro della medesima, scritta dopo lo scontro di Bir el Gobi: “Linea li 6/12/41 Carissima mammina Anche oggi voglio mandarti mie nuove per assicurarti sul mio perfetto stato di salute qua oggi godiamo un po di calma e tuona soltanto il cannone cosa assai rara…”

Cartolina in franchigia postalizzata tramite XI UPC, ma manoscritto PM3 Nucleo B. Data 1/5/42.

Retro della medesima. Il volontario pisano si affretta a comunicare l’ennesimo cambio di ufficio postale: “Abbiamo cambiato numero di posta”.

Cartolina in franchigia scritta dal Tenente dei bersaglieri Mario Niccolini, presso il Comando Gruppo allora ad Antelat, in zona desertica a sud del Gebel cirenaico. Postalizzata con PM58, ennesimo ufficio utilizzato, ma con indicazione manoscritta P.M. Nucleo X XIII Concentramento.
Data 29/5/42.

Cartolina in franchigia scritta dal Ten. Colonnello dei Bersaglieri, comandante il Gruppo Battaglioni Volontari GG.FF., Giovanni Lonzu. Comandante al posto del colonnello Tanucci dal 20/1/1942. Legionario fiumano, ufficiale volontario nella 15/18, in Libia nel 1919. Mutilato di guerra e ferito 3 volte. Una promozione e un avanzamento per meriti di guerra. Tre medaglie di argento e tre di bronzo al valor militare. Una croce al v.m.

“Z.O. 3/7 XX...Siamo tutti rattristati molto per non avere ancora avuto parte viva e gloriosa in queste fulgide azioni. In noi tutti è però ferma la certezza che il nostro turno non si farà attendere ancora per tanti giorni. La nostra più alta ambizione è quella di poterci scagliare prestissimo, oggi stesso, sull’odiato nemico. Siamo tutti impazienti di avere nuovamente questo onore altissimo e tu puoi immaginare con quanta gioia e quanta fierezza io attenda quel giorno. Sento che a noi sono riserbate cose grandi quanto quelle fatte dai nostri eroici camerati...”Postalizzata da PM58 il 4/7/42. Timbro circolare di censura del XII UPC.

Cartolina in franchigia scritta e disegnata da volontario del II Btg.; postalizzata tramite Direzione Postale Intendenza Tripolitania il 25/8/42. Manoscritto XIII Concentramento Nucleo X.

Retro della medesima. Disegno del volontario di stanza nell’oasi di Siwa.

Cartolina in franchigia scritta dal volontario pistoiese Carifi Edoardo, che poi cadrà in Tunisia. Postalizzata con la PM136 il 30/11/42. In retroguardia sulla linea difensiva ad El Agheila, dopo El Alamein.

Cartolina in franchigia postalizzata con PM56 , manoscritto PM136. Scritta dal colonnello Follini, vice comandante la divisione. Datata 25/12/42, durante la ritirata dalla Libia.

Cartolina in franchigia postalizzata da PM215 in data 26/11/42, scritta da sottufficiale dell’appena arrivato III Btg. Controcarri. Manoscritto Nucleo X.

Cartolina in franchigia postalizzata da PM600 in data 6/1/43, ritirata dalla Libia.

Biglietto postale in franchigia postalizzato con PM136 il 31/1/43, dalla Tunisia, linea difensiva del Mareth. Timbro lineare Reggimento Giovani Fascisti.

Cartolina in franchigia scritta dal Ten. Paolo Premoli, I Btg. Volontari, postalizzata con PM136 il 26/2/43. Tunisia, Mareth.

Cartolina in franchigia postalizzata da PM136 il 2/5/43. Il volontario al comando divisione scrive “Lotta sempre dura, ma il nemico non è passato.” Tunisia, Enfidaville.



Cartolina in franchigia illustrata scritta da volontario in trasferimento per il fronte, postalizzata con PM 3450 il 20/11/42.

Cartolina in franchigia del medesimo volontario fiorentino, postalizzata con PM136 il 21/3/43, viaggiata in posta aerea. Tunisia, Mareth. Il volontario del III Btg. concluderà la breve esperienza di guerra come gli altri superstiti dei battaglioni volontari, nella comune sorte dei soldati italiani combattenti in Tunisia.

Biglietto per P.o.w. , scritto dal campo n. 209 , N.A.T. North African Theatre.

BIBLIOGRAFIA

G. MUGNONE, I ragazzi di Bir el Gobi, Padova, 1973.
A. CIOCI, Il Reggimento “Giovani Fascisti” nella campagna dell’Africa Settentrionale 1941-1943, Bologna, 1980
R. ROGGERO, Bir el Gobi. Odissea nel deserto, Parma, 2015.
O. FERRARA, Tunisia. Quando gli Italiani stupirono il mondo, Parma, 2011.
R. LOVAT, Seconda guerra mondiale. Una divisione con tanti numeri, in “Storia postale e posta militare”, n.90 (2003)
G. RAVASIO, Alcune precisazioni sulla p.m. 136, in “Storia postale e posta militare”, n.81 (1981)

 

Enrico Bettazzi
08-02-2021