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I battaglioni volontari della G.I.L. 

I ragazzi di Bir el Gobi. Il Reggimento Giovani Fascisti nella campagna dell’Africa Settentrionale

A guardia delle Oasi. Storia del IX Btg. G.a.F. e del suo Comandante

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A guardia delle Oasi.
Storia del IX Btg. G.a.F. e del suo Comandante
Enrico Bettazzi

Questo è il terzo racconto che riguarda la divisione del Regio Esercito “Giovani Fascisti”; abbiamo visto la genesi del nucleo principale di tale divisione, i battaglioni di giovani volontari che ne formarono il nerbo e il loro impiego nel teatro bellico dell’Africa Settentrionale. Ai due battaglioni di volontari furono poi aggregati altri reparti, anch’essi trovarono impiego e gloria nelle sabbie infuocate d’Egitto, della Libia ed infine in Tunisia. Con la costituzione il 24/5/1942 della Divisione Corazzata GG.FF. furono aggregati il 136° Rgt. Artiglieria corazzata, l’8° Rgt. Bersaglieri, il gruppo autoblindo Nizza cavalleria, il Btg. di CC.NN. Ariano (dal nome del suo comandante) e infine il IX Btg. Guardia alla Frontiera, poi denominato autonomo. Di quest’ultimo si propone di rifare la storia il presente scritto, principalmente tramite le corrispondenze del suo comandante, Tenente Colonnello Giacinto Gelli, fino alla sua morte avvenuta in Tunisia e la fine anche del reparto, che seguì le sorti di tutti gli altri combattenti di quel teatro di guerra con la resa agli alleati nel maggio del 1943.

Innanzitutto partiamo dal perché in Africa Settentrionale ci fosse un battaglione della Guardia alla Frontiera. Questa era un corpo a sé stante dell’Esercito, con proprie specialità di fanteria ed artiglieria, e come dice la denominazione era stato pensato come guardia “ai sacri confini della Patria”. Perchè? C’erano già la Guardia di Finanza di presidio ai confini italiani, per evitare soprattutto contrabbando di merci; c’era già la sorveglianza del territorio da parte dei Reali Carabinieri; esisteva una branca della Milizia di Sicurezza Nazionale specifica, come quella stradale o portuaria, c’era dunque anche una Milizia Confinaria...e allora?

L’impiego della Guardia alla Frontiera (abbreviato in G.a.F.) era stato pensato come un utilizzo militare statico all’interno di opere di difesa strutturata; una tattica che di fronte alla evoluzione tecnologica militare rappresentava una strategia ormai obsoleta: alla prova dei fatti la stessa linea Maginot francese ne fu la riprova, ma anche noi pensammo allora che di fronte ad attacchi alla nostra frontiera, in gran parte alpina, si dovesse essere preparati a dare una risposta con fortificazioni e caposaldi in posti fissi e organizzati, con artiglierie pronte, fisse e mobili e truppe di fanteria da spostare al contenimento dell’aggressore. Anche per noi Italiani, alla prova del secondo conflitto mondiale, tale organizzazione strategica risulterà superata; i reparti della G.a.F., solitamente costituiti da militari delle classi più anziane, verranno quindi utilizzati per altri compiti, non solo di presidio, ma anche di movimento all’interno dei teatri di guerra.

Man mano avanzando nel primo periodo di guerra, le conquiste territoriali portarono ad un ampliamento dei presidi G.a.F.; via via che ci furono annessioni, più o meno durature o ufficiali, si costituirono nuovi nuclei di caposaldi: sulla frontiera jugoslava al confine dei nostri territori dalmato-istriani, su quelli dell’Albania annessa, ed infine sulla quarta sponda, da poco considerata appunto territorio nazionale e non più colonia. Così a ridosso della seconda guerra mondiale ci ritrovammo ad avere una organizzazione di presidi anche in Libia, orientati sia ad ovest verso la Tunisia, che ad est verso l’Egitto, spingendosi nell’entroterra verso le oasi del Sahara. Questi reparti divennero quindi una sorta di novella Legione Straniera, con la differenza che nei fortini del Sahara in questo caso c’erano le solite classi anziane che presidiavano gli altri confini, normalmente montani, in questo caso sostituiti dalle distese desertiche.

Come previsto dall’organizzazione del corpo, vi erano settori di difesa, numerati con numeri romani, divisi in sottosettori e per ognuno di questi, vari caposaldi fortificati; vi era poi anche in Libia un deposito centrale da dove attingere materiali, rifornimenti e complementi. Il battaglione di fanteria era la riserva presso il deposito da cui prendere via via gli elementi di ricambio alle guarnigioni di Ghat, Gialo, Giarabub e tutte le altre oasi e località limitrofe ai confini orientali e occidentali e dell’immenso entroterra.

Il susseguirsi di battaglie campali, dall’inizio delle ostilità, con continue avanzate e ritirate, dimostrò anche in questo teatro l’inutilità di presidi fissi, se non per il controllo delle vie interne, delle carovaniere a sud della Tripolitania e della Cirenaica e nel Fezzan e contro le incursioni dal deserto a sud del Long Range Desert Group britannico.

Quando la fragile divisione “Giovani Fascisti” fu composta si cercarono reparti di rinforzo e per questo fu deciso di creare un battaglione autonomo estrapolandolo dall’organizzazione G.a.F., un battaglione di movimento, di fanteria a tutti gli effetti.
Come per i battaglioni di volontari GG.FF. si cercarono i quadri direttivi all’interno di corpi che potessero avere esperienza militare e forza di esempio, molto spesso quindi gli ufficiali provenivano da specialità dell’Esercito come bersaglieri, alpini o arditi. Al comando del IX Battaglione Autonomo fu messo un ex bersagliere, reduce della prima guerra mondiale, poi nei reparti bersaglieri in Albania.

Giacinto Gelli, bolognese, aveva avuto il suo primo impiego bellico nella Grande Guerra; aveva fatto la gavetta, nella 15/18 era sergente maggiore nel corpo dei bersaglieri (11 Btg, Bersaglieri ciclisti, poi tenente nel 1916). Fu nell’Esercito come militare di carriera, tanto che tra le corrispondenze ritrovate, lo troviamo Maggiore quando i nostri sbarcarono per la rapida conquista dell’Albania. Era allora nel I° reggimento bersaglieri.
Lasciò tale specialità e come tanti altri ufficiali andò da veterano ad istruire le classi coetanee della Guardia alla Frontiera di stanza in Libia. Abbiamo visto che anche la gran parte degli ufficiali presenti nei battaglioni di volontari provenivano dai bersaglieri.

Fu quindi un destino comune di comando quello che toccò al Ten. Colonnello Gelli; nei vari testi dedicati alle battaglie in Africa Settentrionale ed in particolare ai giovani di Bir el Gobi si trovano citazioni e riferimenti al suo comando e anche al suo reparto, che divenuto a tutti gli effetti, un reparto di fanteria, fu utilizzato in maniera autonoma nella divisione neo costituita ed andò a scrivere una propria pagina all’interno del presidio del fronte sahariano.

Il IX Battaglione Autonomo è principalmente rammentato per aver riconquistato l’oasi di Giarabub, strappataci dopo un lungo assedio, dopo la prima grande ritirata del 1941 (21/3); il Ten. Colonnello Castagna, comandante della piazzaforte, cedette all’accerchiamento britannico, dopo essere rimasto isolato e fuori dallo schieramento italiano ormai arretrato di diverse centinaia di chilometri.

Oasi di Giarabub


L’epopea di quel presidio è stata, come per i giovani volontari a Bir el Gobi, anch’essa fonte di ispirazione propagandistica fin da subito con un film dedicato e postalmente con una bella cartolina di propaganda edita a cura del Comando Superiore delle FF.AA. in Africa Settentrionale e disegnata dalla mano di Pomini.

Cartolina in franchigia: “L’eroica resistenza di Giarabub al comando del ten. col. Castagna”

 

Ma naturalmente dopo El Alamein anche i presidi interni furono abbandonati e il IX Battaglione seguì le sorti degli altri reparti in ripiegamento. Abbandonò Giarabub e si diresse verso Gialo, assieme ai Btgg. Giovani Fascisti in ripiegamento da Siwa, e da lì verso Agedabia.
Combatté per tutto il periodo della campagna in Tunisia al fianco dei Btgg. GG.FF. e come gli altri reparti fu duramente impegnato in quel teatro. Giacinto Gelli finì la propria esistenza sul Mareth (16/21 marzo 1943). Il comando del reparto, fino alla fine della campagna, fu preso dal Ten. Colonnello Tarantelli.

 

Cartolina in franchigia postalizzata il 27/6/1915 con PM della 1ª Divisione di Cavalleria, a cui era aggregato l’11° battaglione bersaglieri ciclisti dell’allora sergente maggiore Giacinto Gelli. Dopo un mese dall’inizio della Grande Guerra Gelli scrive a casa: “...Qua si combatte allegramente e oltre l’Isonzo gli Austriaci incominciano a scappare.

 

Cartolina in franchigia postalizzata il 23/5/16 con PM del 7° Corpo d’Armata. Il tenente Gelli scrive: “...È finito l’inferno. Calma oggi, traditrice? Speriamo di no...

 

Cartolina in franchigia postalizzata da UPM 22 il 17/2/41, manoscritto PM 99A, scritta dal maggiore Gelli al I° Reggimento Bersaglieri.

 

Cartolina in franchigia postalizzata tramite UPM 131, assegnata alla Divisione Centauro, in data 16/4/41, giorno di entrata in territorio jugoslavo.

 

Retro della medesima cartolina, scritta dal Maggiore Gelli, comandante del VII battaglione: “15/4/41 . XIX -... Dopo i combattimenti di questi giorni ora siamo ancora pronti ad incalzare il nemico fuggente. I miei bersaglieri, ai quali ho già dato l’ordine di tenersi pronti, sono esultanti di gioia. Io sto benissimo e sono orgoglioso di aver condotto al fuoco i miei uomini e di guidarli ora alla conclusione vittoriosa...

 

Biglietto in franchigia postalizzato da PM 34 il 12/10/41. Fascetta di censura applicata a Bologna. Lasciata la divisione Centauro in riorganizzazione in Italia ed il suo reparto di Bersaglieri, Gelli, promosso tenente colonnello, arriva al Centro Istruzione a Barce in Libia. Descrive così il suo trasferimento via mare: “ ...Ormai quello che mi è accaduto è passato ed avete fatto bene ad andare a S. Luca a ringraziare la Madonna perché proprio mi considero salvo per miracolo. Come ho scritto, tranne un forte mal di mare, che mi ha preso nelle ore in cui sono stato in balia delle onde, non ho avuto altro che un po’ di inappetenza per qualche giorno, per qualche inevitabile boccata di acqua salata… Io sono ancora qui in attesa di destinazione, sto bene ..."

 

Cartolina in franchigia postalizzata con PM 210 in data 15/12/41. “In questo periodo di movimento intenso quaggiù la posta può subire qualche ritardo specie quella che parte di qui.”

 

Cartolina in franchigia postalizzata XI UPC in data 26/12/41,quando Gelli era presso il Comando Militare di Derna. Scrive a casa per la Vigilia di Natale: “ 24/12/1941- XX… Un altro Natale di guerra...con la scatoletta di carne, ma con lo spirito ed il morale sempre più saldi. Dopo alcuni giorni di movimento ora sono in sosta. Di salute sto sempre benissimo e sempre di buon umore. Vi ricorderò tutti quantunque immagino che il Natale non sarà per voi tanto lieto…

 

Cartolina in franchigia postalizzata da XI UPC il 10/1/42 da Ten. Col. Gelli presso il Presidio militare di Homs.

 

Cartolina in franchigia postalizzata tramite PM 58 il 7/2/42. Manoscritto 12° Concentramento. In chiaro per la prima volta IX Btg. G.a.F. “Sono in località isolata e molto lontana nel deserto, perciò, la posta può ritardare anche parecchi giorni.

 

Cartolina in franchigia postalizzata tramite XI UPC il 26/2/42. “23/2/1942-XX. ...Io sono stato trasferito, per via aerea, in una altra località del deserto. Qui il caldo si fa già sentire ed abbiamo il tormento delle mosche. ...sono contento di quest’altra mia responsabilità. La posta, come tutti i rifornimenti, arrivano per aereo e perciò tarda.

 

Cartolina in franchigia postalizzata da PM 221 il 29/3/42. Ten. Colonnello Gelli del IX Btg. divenuto “autonomo”. “29/3/42 ...È la seconda Pasqua che in questa guerra passo lontano dai miei cari. L’anno scorso sulle linee dopo un’azione vittoriosa, quest’anno nel deserto a difesa di una importante località che il nemico tiene d’occhio. Guai per lui se azzardasse di venire. Ho fiducia che i nostri cuori sono ben temprati come le nostre armi.

 

Cartolina in franchigia postalizzata da PM 221 il 2/4/42. “...oggi è Giovedì Santo. L’anno scorso ero appena reduce da un contrattacco, quest’anno nel deserto in vigile attesa...

 

Cartolina in franchigia postalizzata da PM 260, ennesimo cambio di ufficio postale utilizzato, in data 19/4/42. “Qui abbiamo avuto giornate caldissime, 45 gradi all’ombra.

 

Cartolina in franchigia postalizzata tramite XII UPC in data 5/5/42, manoscritto PM 58. “Io sto sempre bene anche con 45 gradi di caldo e tengo d’occhio gli inglesi.

 

Cartolina in franchigia postalizzata da XII UPC il 4/8/42, manoscritto PM 85 Nucleo A.

 

Cartolina in franchigia postalizzata tramite PM 85 in data 8/10/42, manoscritto NUCLEO X.
Unico esempio che conosco di utilizzo di tale ufficio da parte del Nucleo X. Il IX battaglione autonomo era in quel periodo a Giarabub. G. Marchese enumera vari uffici utilizzati da questo Nucleo della divisione GG.FF.: PM 58, XIII UPC, Direzione Postale Intendenza Tripolitania, XI UPC, PM 210, a cui poi va aggiunto PM 215.

 

Cartolina in franchigia postalizzata da Direzione Postale Intendenza Tripolitania in data 7/10/42, manoscritto Nucleo X. Timbro circolare del Reparto, oltre a quelli di censura.

 

Cartolina in franchigia postalizzata da XII UPC in data 10/11/42, manoscritto Nucleo X. Timbri di reparto (Comando) lineare e circolare. Il 4 novembre era finita la seconda battaglia di El Alamein ed il 10 gli Alleati erano già al passo di Halfaya.

 

Cartolina in franchigia postalizzata tramite PM 215, manoscritto Nucleo X, in data 24/11/42. Il Ten. Col. Gelli scrive “Non abbiamo il timbro” e firma per testimoniare tale mancanza, abbastanza giustificata dato che si trova in ritirata attraverso il deserto, dopo che i Btgg. GG.FF. in ritirata da Siwa passando da Giarabub si sono uniti al Battaglione Autonomo ed insieme in ripiegamento prima su Gialo e poi ad Agedabia. Poi sempre indietro verso Tripoli prima di passare in Tunisia.
Io sto benone, dopo molti guai superati con forza di volontà e serenità di animo … Io sono in attesa di menare botte e di riprendere la corsa in avanti…
G. Marchese non censisce la PM 215 per il Nucleo X, mentre Cadioli e Cecchi ne riportano l’uso.

 

Cartolina in franchigia postalizzata da XII UPM in data 5/12/42, Libia in ritirata. Timbro circolare di reparto del IX btg. Autonomo. Manoscritto PM 136, assegnata alla divisione GG.FF.
Nel testo: “Verranno altri giorni lieti e vinceremo.

 

Cartolina in franchigia postalizzata con PM 136 il 26/2/43. Ultima cartolina dal fronte tunisino del Ten. Col. Gelli, caduto sul campo.

Enrico Bettazzi
20/02/2021

BIBLIOGRAFIA

S.CASTAGNA, La Difesa di Giarabub, Milano, 1967.
A.CIOCI, Il reggimento Giovani Fascisti nella campagna dell’Africa Settentrionale 1941-1943, Bologna, 1980.
G.MUGNONE, I ragazzi di Bir el Gobi, Padova, 1973.
R.ROGGERO, Bir el Gobi. Odissea nel deserto, Parma, 2015.
O.FERRARA, Tunisia. Quando gli Italiani stupirono il mondo, Parma, 2011.
B.CADIOLI-A.CECCHI, La posta militare nella seconda guerra mondiale, Roma, 1991, p.664.