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Anna Maria Enriques Agnoletti: LA SCELTA

Lorenzo Oliveri

Indice di tutti gli articoli pubblicati 2019-22

 

 
Lorenzo Oliveri
Anna Maria Enriques Agnoletti: LA SCELTA

 

Forse ormai questo nome dirà poco o nulla alla maggior parte dei lettori, come tanti altri, diventati freddi nomi che leggiamo distrattamente passando per le vie delle nostre città. Eppure a molte di queste persone dovremmo ben più che un semplice ricordo, ma il tempo scorre e la gratitudine è un sentimento che sembra "passato di moda"...

Alla memoria di Anna Maria Enriques Agnoletti sono state intitolate alcune strade in Toscana e a Reggio Emilia, ma non a Bologna dove nacque... Purtroppo ormai è invalso l'uso di indicare solo il nome del personaggio ricordato (a volte con il semplice cognome e il nome ridotto alla lettera iniziale, così si risparmia...) e quindi è molto difficile risalire al motivo dell'intitolazione.


A Firenze, dove la Agnoletti concluse la sua vita, almeno viene ricordato che fu insignita di medaglia d'oro.


Ma perché per l'8 marzo voglio proporre il ricordo di questo personaggio e come sono arrivato a interessarmene? Anna Maria Enriques Agnoletti è una delle cinque figure femminili ricordate sugli erinnofili (pseudo-francobolli) emessi al termine della seconda guerra mondiale per commemorare le vittime del fascismo; di Norma Parenti ho già parlato su questa Rivista e delle altre tre tratterò i prossimi anni.


Anna Maria Enriques Agnoletti nacque a Bologna il 14 settembre 1907: il padre era ebreo e la madre cattolica, ma, non essendo praticanti, le loro appartenenze religiose non influirono direttamente sulla formazione di Anna Maria. Paolo Enriques era uno dei maggiori biologi italiani e insegnò nelle università di Napoli, Sassari e Padova, fino ad approdare a quella di Firenze; la famiglia lo seguì nelle varie sedi, per stabilirsi poi definitivamente nel capoluogo fiorentino.

Qui Anna Maria conseguì la maturità classica al liceo Michelangelo e nel 1926 si iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia del locale ateneo. Proprio in quella facoltà aveva insegnato fino all'anno precedente Gaetano Salvemini, costretto all'esilio dal regime fascista, ma erano rimasti i suoi allievi e il clima generale che vi si respirava risentiva ancora del suo magistero.

La cattedra di Salvemini passò a Nicolaj Ottokar, russo proveniente dalla università di Perm, e con lui la Agnoletti si laureò nel 1930 con una tesi di argomento storico. Ottokar ebbe notevole influenza sulla formazione politica di Anna Maria, che da lui derivò una visione piuttosto pessimistica della società, la cui unica via di salvezza sarebbe passata attraverso un rigoroso rispetto della legge.

Diplomatasi in paleografia e archivistica, nel 1932 entrò all'Archivio di Stato di Firenze, dove, nel 1936, ottenne la qualifica di "primo archivista". Ecco come la ricorda lo storico Giorgio Spini (che anche grazie a lei poi entrò nel Partito d'Azione), quando, studente alle prime armi, si recò all'Archivio di Stato di Firenze: "A me, povero ragazzo, nessuno aveva insegnato a leggere quegli sgorbi. Per fortuna si mise ad insegnarmelo, con una pazienza da santa veramente, una dirigente di archivio, che seppi poi si chiamava dottoressa Anna Maria Enriques Agnoletti. Aveva un bel viso dolce, incorniciato di capelli neri, velato sempre come da un'ombra di melanconia. (...) aveva una fede cristiana profonda, unita al retaggio spirituale derivantele dalla nascita in una famiglia ebrea. Per questa sua nascita, fu cacciata più tardi dall'Archivio, per via delle infami leggi razziali. Aderì a un movimento clandestino antifascista, il Partito Cristiano Sociale, formato da cattolici d'avanguardia. Durante la Resistenza fu intrepida militante, assumendosi compiti rischiosi, a cominciare dall'aiuto agli ebrei perseguitati. Arrestata dalla banda fascista del cosiddetto maggiore Carità, chiusa nella famigerata Villa Trieste e qui torturata per giorni e notti ferocemente, non fu possibile strapparle dalla bocca un solo nome, una sola informazione. Infine fu portata a Monte Morello, presso Cercina, e fucilata".



Grosse nubi nere si stavano addensando all'orizzonte italiano: nel 1938 furono promulgate le leggi razziali e, nonostante Anna Maria avesse aggiunto al cognome ebreo del padre (morto nel 1932 in un incidente stradale) quello della madre cattolica, Agnoletti, venne inesorabilmente licenziata.


Nel frattempo si era convertita al cristianesimo: fu una scelta molto meditata e frutto di un lungo percorso, in cui le fu compagno Giorgio La Pira, futuro sindaco di Firenze. La Agnoletti, tuttavia, decise di sottoporsi al battesimo proprio dopo essere stata licenziata perché non voleva si potesse pensare che si trattava di una scelta di comodo (cosa non del tutto infrequente all'epoca). La Pira scriveva sulla rivista "Principi", finché il regime non la soppresse: "Nelle dottrine odierne si personificano le cose: stato, razza, proletariato, (....) ma non vi sono, in ultima analisi che uomini in questa tormentata città terrena. (...) E per gli uomini non vale che una sola legge ed un solo fine: la legge dell'amore e il premio dell'amore".

Biglietto da visita con affrancatura meccanica del Comune di Firenze, scritto da Giorgio La Pira, sindaco della città.


Giorgio La Pira, insieme al fratello di Anna Maria, Enzo (futuro senatore della Repubblica), la accompagnò dall'arcivescovo di Firenze Elia Dalla Costa, che li indirizzò a Roma dal sostituto alla Segreteria di Stato Giovan Battista Montini (futuro Paolo VI), il quale le trovò un piccolo impiego presso la Biblioteca Vaticana. La retribuzione era modesta, ma le consentì di alloggiare in un pensionato di suore, dove divideva la camera con la collega Tea Sesini, che sarebbe poi diventata compagna di lotta e alla quale dobbiamo alcune informazioni su quel periodo della vita della Agnoletti.

Il suo lavoro era molto apprezzato e avrebbe potuto continuare tranquillamente la sua attività in questo ambiente protetto, nel quale, però, con l'inizio della guerra entrarono personaggi del calibro di Alcide De Gasperi o Gerardo Bruni, che stava organizzando i primi nuclei di un movimento antifascista (e poi unico rappresentante del Partito Cristiano-sociale in seno alla Costituente).

L'incontro con Bruni risultò decisivo: ci fu immediata e profonda intesa ideale e culturale e insieme a pochi altri amici, in buona parte provenienti dall'antico Partito Popolare Italiano di Don Sturzo, diedero vita al Movimento Cristiano-sociale, non perfettamente in linea con la futura Democrazia Cristiana, cui stava lavorando De Gasperi, tanto che questo movimento venne inizialmente escluso dal CLN e vi rientrò soltanto aderendo al Partito d'Azione.

L'8 settembre impose agli Italiani (almeno a quelli che sentivano il dovere di un impegno sociale) di prendere posizione e Anna Maria partì per Firenze per raggiungere la madre e unirsi al fratello, già molto attivo nella resistenza toscana.
Qui si dedicò particolarmente nell'assistenza agli ebrei ricercati dai nazifascisti e ai prigionieri inglesi che erano riusciti a sfuggire ai Tedeschi, ai quali forniva documenti falsi: spesso si recava, anche con la madre, in Comune per testimoniare sulla "nuova" identità di queste persone ricercate. Insieme al fratello fece parte del gruppo di Radio CoRa, guidato da Italo Piccagli ed Enrico Bocci, la radio clandestina che tanti meriti acquisì presso gli Alleati per le dettagliate informazioni che forniva sul dislocamento delle truppe naziste.

Capitano Italo Piccagli, medaglia d'oro, fucilato insieme alla Enriques Agnoletti


E Anna Maria che, come donna, passava più facilmente inosservata, era spessissimo per le campagne a portare ordini, raccogliere informazioni, a nascondere rifugiati. Si inserisce qui uno dei fatti forse poco noti, ma definito determinante dallo stesso generale Alexander, relativo alla famosa battaglia di Montecassino: il gruppo di Radio CoRa individuò un enorme contingente corazzato diretto verso Montecassino per rinforzare le difese tedesche e comunicò via radio le precise coordinate del convoglio agli Anglo-americani. Gli Alleati così riuscirono con la loro aviazione a distruggere completamente i rinforzi prima che raggiungessero la Linea Gustav, rendendo finalmente possibile il suo sfondamento.

L'Abbazia di Montecassino come appariva prima e dopo la distruzione effettuata dagli Alleati.


Il generale Alexander, molto incautamente, attraverso Radio Londra (che ovviamente ascoltavano anche i Tedeschi), diede pubblicamente merito a Radio CoRa di Firenze del grande successo ottenuto. Questo rese particolarmente feroci i nazi-fascisti che cercarono in tutti i modi di individuare l'emittente che li aveva così gravemente beffati: il 7 giugno, in seguito ad alcune delazioni, riuscirono a scovarne la sede e a procedere a vari arresti, fra cui quello del Bocci. Nel frattempo il 15 maggio, grazie a un falso ufficiale sbandato (alcune fonti parlano di due persone) che le aveva chiesto aiuto, era stata la volta di Anna Maria (che aveva con sé alcuni dei documenti falsi che forniva ai fuggiaschi) e di sua madre: non rinnegò nulla, dicendo semplicemente che, nello spirito autentico del Vangelo, prestava aiuto a chi ne aveva bisogno. Il fratello e Italo Piccagli erano riusciti a sfuggire alla cattura, ma Piccagli, nel tentativo di scagionare e salvare gli altri arrestati, si presentò ugualmente al comando nazi-fascista, attribuendosi l'intera responsabilità di Radio CoRa: tutto fu inutile, dopo lunghe torture e sevizie di ogni genere il 12 giugno 1944 Anna Maria Enriques Agnoletti, Italo Piccagli, Fernando Panerai, Pietro Ghergo, Dante Romagnoli, Fiorenzo Franco e un partigiano cecoslovacco di cui non si conosce il nome, vennero portati a Sesto Fiorentino e fucilati, mirando al volto, sul greto del torrente Terzolle. Di Enrico Bocci, probabilmente morto per le sevizie, non si trovò più neppure il corpo. Dopo due mesi Firenze era libera.

Cercina (Sesto Fiorentino) lapide ricordo dell'eccidio.


Diverse notizie contenute in questo articolo (e la fotografia in bianco/nero della Agnoletti) sono tratte dal testo: LA SCUOLA DI ARCHIVISTICA PALEOGRAFIA E DIPLOMATICA "ANNA MARIA ENRIQUES AGNOLETTI" - Edizioni POLISTAMPA - Firenze 2005

Lorenzo Oliveri
01-03-2022