Agli inizi dell'Ottocento nel riordino postale post-napoleonico, era
previsto per la quasi totalità che il pagamento del trasporto
e consegna della corrispondenza fosse a carico del destinatario, la
franchigia perciò era la possibilità di ricevere
senza pagare; così facendo si evitava allo Stato di
sborsare denaro per la corrispondenza ricevuta dai suoi impiegati.
Per esempio il Re e i deputati godevano della franchigia sulle
lettere ricevute ma non per quelle inviate.
Successivamente, col cambio del sistema postale che previlegiava l'affrancatura
preventiva con i francobolli, per franchigia si intese la possibilità
di inviare le corrispondenze senza affrancare la spedizione (per evitare
di fornire valori bollati agli uffici statali, difficili da tenere sotto
controllo, ed anche per evitare che lo Stato dovesse pagare a se stesso
per un servizio reso da un suo ente).
Vittorio Emanuele I°, dopo
la caduta di Napoleone Buonaparte, avviò la restaurazione delle
sue prerogative, in questa occasione effettuò anche un riordino
del sistema postale del Regno di Sardegna. Il 12 Agosto 1818
promulgò una legge postale apposita nella quale inserì
un puntiglioso elenco degli uffici statali e dei personaggi pubblici
che potevano godere della franchigia per le corrispondenze ricevute
da altri uffici statali elencati, e solo da quelli.
In tempi più recenti, e facenti parte del nostro periodo 1861
- 1961, la franchigia cambiò con l'evolversi della società.
Ebbe una normativa molto complessa e differenziata da ufficio a ufficio,
con eccezioni talvolta poco conosciute; per esempio due uffici statali
corrispondenti potevano godere entrambi della franchigia, comprese le
raccomandate, ma non per la ricevuta di ritorno!. Infatti nel 1936
in una revisione della normativa postale si puntualizzò che:
" ...L'esenzione prevista dagli art. 47 e 48 (corrispondenze ufficiali
e reclami concernenti il servizio postale) è estesa a tutti i
servizi accessori, tranne quelli espresso, avvisi di ricevimento, posta
pneumatica e posta aerea. ....."
Solamente la corrispondenza d'ufficio del servizio postale,
come unica eccezione, godeva della consegna espresso in franchigia
(anche quella diretta ad uffici postali esteri).
vedi raccomandazione).
Bisogna inoltre ricordare che le corrispondenze dei ciechi dall' 1°
Settembre 1959 erano state dichiarate “esenti” da tasse postali
sia per l'interno che per l'estero, perciò non godevano di franchigia
che è agevolazione diversa.
Per godere della franchigia, (in periodo di preaffrancatura) inizialmente
bisognava imprimere (come si era fatto in precedenza) il bollo dell'ufficio
pubblico di appartenenza sul fronte della corrispondenza in basso
a sinistra e contestualmente apporre la firma e la funzione svolta come
dichiarazione di avente diritto. Gli invii dovevano essere consegnati
aperti in ufficio postale per essere controllati.
Successivamente gli uffici statali aventi diritto ebbero in dotazione
dall'amministrazione postale (a pagamento) un timbro di forma ovale
classico, intestato REGIE POSTE con specificato la denominazione dell'ufficio
che godeva della franchigia da applicare sulle corrispondenze .
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Evoluzione
degli ovali di franchigia.
Partendo dall'alto a sinistra, bollo di tipo locale usato dopo
l'Unità con la vecchia normativa della firma da apporre
nell'ovale. I seguenti sono senza firma ma sempre applicati su
buste o biglietti aperti per il controllo postale, sostanzialmente
simili fino all'ultimo periodo della Repubblica (sono cambiati
solo gli stemmi).
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Non tutta la corrispondenza in partenza da un ufficio statale che
godeva di franchigia era esente dall'affrancatura, lo erano solo
le corrispondenze indirizzate genericamente all'ufficio o alla funzione
del destinatario specifico che poteva ricevere in franchigia "per
atti pubblici", essendo vietato indirizzare la corrispondenza a
nome e cognome del funzionario titolare dell'ufficio.
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Due esempi di corrispondenza
fra funzionari postali debitamente affrancate perchè
riguardano argomenti che esulano dal servizio postale.
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(vedi
encomio)
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La lettera di encomio spedita nominativamente
dalla Direzione Generale! (vedi a lato e sopra) era inserita in
bustone indirizzata genericamente all'ufficio postale di destinazione
(con questa procedura si evitava di trasgredire il regolamento e
nello stesso tempo di dover affrancare la missiva).
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La corrispondenza concernente l'argomento tasse indirizzata
al privato cittadino era esclusa dalla tassazione (anche
a carico), perchè la normativa recitava: "le corrispondenze
dei debitori e dei creditori dello stato hanno diritto alla franchigia"..
Altro caso era la corrispondenza, spedita da un ufficio pubblico ad
altro ufficio pubblico per fatti amministrativi in favore dei privati,
che poteva essere con tassa a carico oppure affrancata a tariffa normale
(in questo caso i privati avrebbero pagato l'invio con la tassa del
servizio di segreteria all'uno o all'altro ufficio pubblico) .
I sindaci il 1° gennaio 1875 persero la franchigia per gli
"atti pubblici", poterono solo spedire in tariffa ridotta
applicando l'apposito bollo ovale.
Il Re e gli appartenenti alla Casa Reale dalla stessa data acquisirono
la franchigia postale totale (compresi i servizi accessori) sia per
la corrispondenza in posta ordinaria che per i servizi accessori.
Quella in partenza era contrassegnata dal solito bollo ovale delle Regie
Poste con la qualifica di Ufficio Reale unito al bollo personale del
soggetto reale mittente riconoscibile da un numero.
Viceversa quella indirizzata al Re dai comuni cittadini era accettata
dagli uffici postali non affrancata sia in P.O. sia in raccomandata
(perchè esente; come lo erano anche i
reclami fatti all'amministrazione postale). Non ho notizie degli
invii espresso.
Dopo la nascita della Repubblica Italiana, il previlegio Reale passò
prima al "Capo Provvisorio dello Stato" e successivamente
al Presidente della Repubblica.
E' doveroso ricordare che gli invii in franchigia erano concessi solo
per l'interno del territorio nazionale con alcune eccezioni, per esempio:
per la Città del Vaticano con la "Legge delle Guarentigie"
decretata da Vittorio Emanuele II° dopo la presa di Roma nel 1870
e approvata unilateralmente dal Parlamento del Regno d'Italia. In seguito
a ciò il Papa potè (fra le altre cose) godere della franchigia
postale italiana.
Fu anche concessa, per convenzioni speciali, fra i militari di eserciti
alleati durante le guerre (la franchigia militare era concessa solo
ai militari in servizio attivo). Durante la R.S.I. tutta la posta indirizzata
o proveniente dai militari o dalle istituzioni godeva della franchigia.
(vedi) Tale possibilità
venne data anche agli uffici
pubblici di vario genere.
Dalla fondazione dell'U.P.U. per comunicazioni legate al servizio postale,
le Amministrazioni Postali (anche militari) di un paese poterono
corrispondere in franchigia con altre amministrazioni postali estere.
Altra unica eccezione, tutelata dalla Croce Rossa Internazionale, era
la franchigia
dei prigionieri di guerra.
Vedi anche Riduzioni posta militare
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1862 - Servizio militare in
franchigia da Verolanuova a Brescia, ottenuta con bollo personale
dell'ufficio e firma del responsabile.
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1869 - I sindaci
prima del 1875 godevano del beneficio della
franchigia con l'apposizione obbligatoria del contrassegno
del comune firmato dal sindaco nell'angolo sinistro della missiva.
In assenza, come per questo caso, è stato effettuato manualmente
(notare anche il bollo a data dello Stato Pontificio) .
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1878 - I prefetti
anche dopo il riordino del settore poterono spedire in franchigia
tutta la loro corrispondenza.
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1915 - Lettera
in franchigia militare indirizzata ad un civile ubicato in Francia,
è stata censurata a Bologna Posta Estera.
L'ovale di reparto era riservato alla corrispondenza ufficiale.
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1912 - Cartolina
illustrata di Roma in franchigia come "carteggio
reale 1" indirizzata ad un civile
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1937 - Lettera
in franchigia come "carteggio reale 1"
indirizzata ad una personalità (probabile ringraziamento
agli auguri per nascita del figlio Vittorio Emanuele al principe
ereditario Umberto).
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1948 - Lettera
in franchigia per carteggio di Einaudi come "capo provvisorio
dello stato".
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1911 - Lettera
raccomandata esente di affrancatura per sua maestà
Vittorio Emanuele III° "Re d'Italia".
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1952 -
Le Corrispondenze in franchigia del servizio postale erano
le uniche a godere del servizio espresso (anche per l'estero) senza
affrancatura.
In questo caso indirizzata nominativamente perchè diretta
(è una eccezione) ad un pensionato postale che stava riordinando
gli itinerari e movimento dispacci postali della Sardegna su incarico
del Ministero Poste.
(vedi a lato) |
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1955 -
Corrispondenza raccomandata in franchigia del servizio risparmio
postale poteva godere della franchigia anche se indirizzata
nominativamente al (ovviamente) correntista.
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1939 -
Fronte e retro di corrispondenza di servizio inviata (genericamente)
alle poste di Parigi. Tra uffici delle amministrazioni postali potevano
essere scambiate in franchigia (secondo norme U.P.U.).
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1944 -
Fronte di busta corrispondenza di servizio "posta da campo"
usata dai servizi statali e amministrativi durante la R.S.I.
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