digressioni gastro - filateliche a cura della Brigata di Cucina del Postalista |
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polpo delle azzorre | |||
Portogallo - Azzorre, 1° gennaio 2005 | |||
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A veder sorgere dal mare il profilo conico del vulcano Pico, che dà il nome a tutta l’isola, il pensiero corre subito al Purgatorio che Ulisse e i suoi compagni d’avventura avvistarono quando, “volta nostra poppa nel mattino, de' remi facemmo ali al folle volo” spingendosi temerariamente a ovest delle Colonne d’Ercole. E il paragone regge, perché siamo proprio 1300 km oltre lo Stretto di Gibilterra, in pieno oceano Atlantico, anche se le Azzorre, benché già raggiunte dai Cartaginesi, come testimoniano alcuni ritrovamenti archeologici, ai tempi di Dante dovevano ancora essere “riscoperte” dai navigatori portoghesi. L’allegra Brigata di Cucina del Postalista, sulle ideali tracce dell’eroe omerico, ammira il cono perfetto del monte Pico dalle coste, distanti solo poche miglia, dell’isola di Faial, a ovest di Pico, dove il clima, sempre mite in queste isole grazie all’influenza della Corrente del Golfo, ci consente di cenare all’aperto, affacciati sul porto di Horta. Siamo venuti fin qui per assaggiare un piatto che è un po’ la bandiera culinaria di queste isole, e che proprio a Faial ci hanno detto essere cucinato in maniera superba: il polvo guisado à moda dos Açores. La stagione è quella giusta perché, benché lo si possa gustare tutto l’anno, una consolidata tradizione vede questo polpo protagonista delle cene di Natale e Capodanno, un po’ come da noi il cappone, o il cotechino con le lenticchie. Si tratta, come dice la traduzione del nome, di un polpo stufato, ma l’utilizzo di alcuni ingredienti tipici di queste isole lo rende unico al mondo. Per prepararlo, si inizia col soffriggere un battuto di aglio e cipolla in olio e strutto; quando sono imbionditi, si aggiungono peperoni e massa de malagueta, la tipica pasta ottenuta dai peperoncini coltivati qui. E’ questo uno degli ingredienti che conferiscono al nostro polpo una sua personalità ben distinta da quella di altri piatti simili, perché il terreno vulcanico delle Azzorre infonde in peperoni e peperoncino un aroma particolare che non si trova in nessuna parte del mondo. E lo stesso succede anche al vinho de cheiro, un vino dolciastro e asprigno a bassa gradazione alcolica, che gode di una bassissima reputazione tra gli enologi, ma è sulle isole molto apprezzato, il quale viene aggiunto al polpo a metà cottura: il colorito intensamente scuro del vinho de cheiro rende superflua l’aggiunta di pomodoro (anche se molti lo usano ugualmente) per dar colore al piatto. Dopo che il vino si sarà sfumato, e il nostro polpo ben colorato, si aggiungono patate tagliate a cubetti e quando anche le patate saranno cotte a puntino, ultimo tocco dei cuochi più smaliziati, un rapido passaggio in forno per “asciugare” il tutto. In fondo in fondo, come dicevamo all’inizio, si tratta solo di un piatto di polpo stufato ma, assaggiare per credere, quello delle Azzorre è davvero diverso da tutti gli altri. |
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