digressioni gastro - filateliche a cura della Brigata di Cucina del Postalista |
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roquefort | |||
Francia, 25 marzo 2006, Yvert 3885 | |||
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I conti sono presto fatti: la lattazione delle pecore di razza Lacaune si svolge da gennaio a giugno, e gli intenditori dicono che il latte migliore è quello munto tra la fine di aprile e l'inizio di maggio; la stagionatura ideale è, sempre dai soliti intenditori, fissata in cinque mesi. Ottobre è dunque il mese ideale per gustare al meglio il Roquefort, e la Brigata di Cucina del Postalista non poteva certo mancare all'appuntamento, proponendo il francobollo (Yvert 3885, dentellato 13) che al saporitissimo erborinato hanno dedicato il 25 marzo 2006 le Poste Francesi. Il francobollo fa parte della serie "France à vivre", e davvero questo formaggio è tra le cose da non perdere se capita di fare un viaggio in Francia, e in particolare nel meridionale dipartimento dell'Aveyron. E' infatti in questa regione, e in particolare in una ristrettissima zona intorno al villaggio di Roquefort-sur-Oulzon, che si concentra tutta la produzione di quello che molti hanno definito "il cugino francese del Gorgonzola". La ristrettezza della zona di produzione si spiega con il particolare microclima esistente nelle grotte che si aprono sul fianco dello strapiombo generato dallo sprofondamento della piattaforma calcarea di Combalou: è lungo le pareti di questo dirupo, in uno spazio di pochi chilometri quadrati, che le sette case produttrici di Roquefort (dall'industriale Societé all'artigianale Carles, a conduzione familiare) hanno le loro "caves d'affinement". E proprio in una di queste grotte, fin da epoche antichissime adibite a rifugio di greggi, pare che il nostro formaggio sia nato. Il merito è da ascrivere a un poco zelante pastore che, anziché accudire le pecore affidategli, lasciò la grotta per corteggiare una bella paesana. Il corteggiamento ebbe successo, e il giovanotto tornò, è proprio il caso di dirlo, all'ovile dopo un lasso di tempo abbastanza lungo da permettere al Penicillium Roqueforti di fare il suo lavoro sui pezzi di pane e formaggio che costituivano la sua riserva alimentare. Il Roquefort era nato, e dopo aver stregato con la sua muffa perfino Carlo Magno, che se ne faceva spedire annualmente una considerevole quantità alla sua corte di Aix-La-Chapelle, conquistò anche le papille gustative di Carlo VI, il quale, primo caso di disciplinare gastronomico della storia, il 4 giugno del 1411 concesse al villaggio di Roquefort l'esclusiva sulla produzione e decretò le grotte "luogo protetto". Si ignora se già questi storici buongustai accompagnassero le loro mangiate di Roquefort a un bel sorso di Sauternes, ma i gastronomi moderni sono concordi nell'affermare che è proprio questo vino bianco, aromatico e leggermente liquoroso, prodotto a pochi chilometri da Bordeaux, ad esaltare al massimo il gusto penetrante del nostro formaggio. |
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