digressioni gastro - filateliche a cura della Brigata di Cucina del Postalista |
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nutella | |||
Italia, 14 maggio 2014, Yvert 3454 | |||
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Gli onori del grande schermo, in un esilarante duetto con uno degli attori più celebri del cinema italiano, e che di quel film, Bianca, è anche il regista: nudo e depresso, in una cucina triste e un po' squallida, Michele Apicella, alter ego del regista-attore Nanni Moretti, tenta di vincere la propria ansia spalmando abbondantemente grosse fette di pane con la Nutella contenuta in un enorme barattolo. Quando Michele Ferrero, recentemente scomparso, l'aveva vent'anni prima lanciata sul mercato, tutto si poteva aspettare, per la sua crema, tranne il successo cinematografico. Eppure il successo di mercato di questa versione di crema gianduja era stato fulmineo, garantendole da subito la preminenza su altri prodotti analoghi in Italia e all'estero. Merito, hanno sempre sostenuto ad Alba, di alcune particolarità della loro ricetta, peraltro gelosamente custodite. Del resto Alba, capoluogo storico delle Langhe, è in un certo qual modo "madre" del cioccolato gianduja, dal quale la nostra Nutella, insieme al ghiottissimo cioccolatino gianduiotto, discende in linea diretta. E ancora una volta riesce difficile immaginare che qualcuno abbia potuto prevedere il successo del cioccolato gianduja quando esso fu inventato. Correva l'anno 1806, e le restrizioni imposte da Napoleone sui prodotti di origine inglese obbligarono i pasticceri di mezza Europa a trovare surrogati al cacao, proveniente in massima parte dalle colonie di Sua Maestà Britannica, e quindi ormai praticamente introvabile, e comunque costosissimo. Alcuni pasticceri torinesi ebbero così l'idea di sostituire parte dei semi di cacao con la polvere ricavata dalla leggera tostatura e successiva macinatura della "nocciola tonda gentile" di cui erano ricchi i boschi della Langa Alta. Oltre 150 anni dopo, la Seconda Guerra Mondiale da poco terminata, il pasticcere Pietro Ferrero iniziò a produrre una crema di nocciole (sempre quelle tonde e gentili) e cioccolato che prese il nome di Pasta Giandujot, relativamente solida, confezionata in blocchi, e posta in vendita al taglio. Nel 1951 la Pasta Giandujot diventò spalmabile, trasformandosi in crema, anzi, in Supercrema. Ma la svolta finale e decisiva arrivò nel 1964, quando Michele Ferrero, subentrato al padre Pietro nella conduzione dell'azienda, decise non solo di rinnovare la Supercrema, ma di lanciarla sul mercato internazionale. Era nata la Nutella, e fin dall'inizio con una particolarità che oggi definiremmo "ecologica": le confezioni di media grandezza erano concepite in maniera tale da poter essere riutilizzati come bicchieri. E sull'onda del successo del contenuto, anche i contenitori, diversamente forgiati e decorati nel corso degli anni, hanno finito col trasformarsi in oggetti di culto e collezionismo. Benché la Brigata di Cucina (e in particolare Nonno Gianduja, alias GiViEsse) sia convinta che il miglior accompagnamento della Nutella sia la tradizionale fetta di pane apprezzata anche da Michele Apicella-Nanni Moretti, la nostra crema ha trovato nel corso degli anni anche altri partner: basti pensare, e questo ci dà indirettamente una misura del successo internazionale, che perfino i cugini d'Oltralpe, tradizionalmente sciovinisti in molti campi e in particolare in quello gastronomico, vanno pazzi per le crêpes con la Nutella? ...che, a ben vedere, sono anche loro italiane: nella Firenze di Caterina de'Medici le chiamavano crespelle, e fu lei a portarle in Francia quando andò sposa a Enrico II nel 1547. |
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