digressioni gastro - filateliche a cura della Brigata di Cucina del Postalista |
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stobhach gaelach | |||
Irlanda, 9 maggio 2005, Yvert 1654 | |||
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Isola di tradizioni cattoliche fin dai primi secoli dopo Cristo, l'Irlanda ha conservato vivo il ricordo e il culto del suo evangelizzatore san Patrizio al punto di celebrare come una vera e propria giornata di festa nazionale la sua ricorrenza. L'importanza di questa festa, tanto in patria (al nord o al sud indifferentemente) quanto all'estero, è tale che anche nel non improbabile caso in cui cada in piena Quaresima, la Chiesa concede ai cattolicissimi irlandesi una speciale deroga dalle norme penitenziali che in questo periodo si dovrebbero seguire. L'allegra Brigata di Cucina del Postalista si è dunque unita ad un gruppo di festanti irlandesi, e tra una birra e l'altra ha avuto modo di assaggiare l'impronunciabile, ma gustosa, pietanza tradizionale raffigurata nel nostro francobollo. E se la dizione stobhach gaelach vi spaventa, forse sarà meno ostile la sua traduzione in inglese, Irish stew, o ancora meglio in italiano: stufato irlandese. Piatto dai sapori decisi e dal contenuto lipidico e calorico abbastanza alto, il nostro stufato ha come base la carne di montone o di pecora, ed è il prodotto di una tradizione culinaria che risale all'epoca in cui i Celti popolarono l'isola, introducendo la coltivazione orticola e l'allevamento, principalmente di suini e ovini. In questa economia rurale l'importanza economica della lana e del latte facevano sì che la carne ovina non fosse considerata, in prima battuta, adatta all'alimentazione umana. Al massimo, erano gli esemplari maschi giovani in sovrappiù a finire appesi a un gancio per essere arrostiti sulla fiamma viva, ma quando montoni e pecore invecchiavano e ormai non avevano più nulla da dare al ciclo produttivo, allora finivano anche loro in tavola. Per rendere commestibile quella carne dura e stopposa era però necessario prolungare i tempi di cottura: di qui nasce il nostro stufato. La preparazione è quanto di più semplice si possa immaginare: i pezzi di carne vengono fatti rosolare lentamente nel loro stesso grasso (al massimo è concessa l'aggiunta di un piccolo quantitativo di lardo) e poi coperti di acqua e fatti bollire lentamente per ore. E' questo l'unico modo di vincere la durezza della carni di animale vecchio, e sarà quindi necessario aggiungere gli altri ingredienti progressivamente, onde evitarne il totale spappolamento. Tra le erbe aromatiche maggiormente usate ci sono il prezzemolo e la maggiorana. Gli altri ingredienti di base del nostro stufato, all'origine, erano probabilmente rape, carote, cavoli e cipolle, ma dopo il suo arrivo dall'America la patata è presto diventata un caposaldo della dieta delle famiglie povere delle campagne irlandesi, facendo il suo ingresso trionfale anche nei calderoni dello stobhach gaelach, dove la sua farinosità ha tra l'altro il pregio di contribuire all'addensamento del brodo di cottura, rendendo il risultato finale ancora più succulento. Oggi è abbastanza comune usare anche carne di agnello e di capretto, ma i puristi storcono il naso di fronte a questa contaminazione sostenendo, secondo noi non a torto, che un Irish stew davvero irlandese si contraddistingue per il suo sapore intenso, sapore che l'utilizzo di carne giovane non è senz'altro in grado di garantire. Insomma, così come da noi gallina vecchia fa buon brodo, in Irlanda montone vecchio fa buon stufato. E anche l'usanza, nata in questi ultimi anni, di arricchire e ingentilire la pietanza con salse a base di birra (la celeberrima Guinness tra tutte) è giudicata con riprovazione dai soliti inguaribili tradizionalisti irlandesi: loro la birra preferiscono scolarsela tra un boccone di stobhach gaelach e l'altro… e anche noi. Bain sult as do bhéile ó fhéile Naomh Pádraig. |
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