digressioni gastro - filateliche
a cura della
Brigata di Cucina del Postalista

ezogelin Çorbasi
Turchia, 23 marzo 1994, Yvert 2761
 
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Davvero curiosa la storia di questa densa e saporitissima zuppa (çorbasi) che l'allegra brigata di cucina del Postalista è andata a scovare, approfittando delle ferie estive, in Turchia.

Servita in tutti i chioschi che vendono kebap, trae il suo nome da quello di una giovanetta di rara bellezza originaria della città di Gaziantep, situata nel sud-est della Turchia, e annoverata tra le città più antiche della storia.

Alla lettera, il nome Ezogelin significa "la sposina Ezo"... e la protagonista della nostra storia è appunto Ezo, talmente bella che i suoi genitori la vedevano senz'altro destinata a un ottimo matrimonio. Desiderata da tutti i ricchi mercanti che transitavano in città, Ezo andò invece in sposa, come spesso succede, a un marito crudele e tirannico che era in realtà innamorato di un'altra donna, e dal quale presto divorziò.

Il suo secondo matrimonio la condusse in Siria, dove finì con l'essere tiranneggiata (ancora una volta) da una perfida suocera e dove, malata di nostalgia per la sua patria turca, morì in età ancor giovane.

Prima di morire ebbe tuttavia il tempo di legare il suo nome a una zuppa a base di lenticchie rosse, spezie (tra cui predomina il peperoncino) e bulgur (una particolare lavorazione dei germi di grano duro ampiamente usata nelle cucine medio orientali): è la nostra Ezogelin Çorbasi, molto somigliante alla Daal Shorba indiana.

Una leggenda suggestiva, che sembra arrivare fino a noi da tempi remoti, e che invece è nata nei primi decenni del 1900. Prima di allora infatti la Turchia, o per meglio dire, l'Impero Ottomano, non era terra di emigrazione, ma di immigrazione: genti di tutte le razze, dai bosniaci ai siriani, dagli egiziani ai circassi, dai greci ai nubiani, vedevano in Istanbul e nella magnifica corte imperiale dei suoi sultani il centro del loro mondo, e verso quel centro convergevano dai quattro angoli dell'impero.

La crescente corruzione (e la sciagurata scelta degli alleati durante la prima guerra mondiale) condusse al rapido declino della potenza imperiale ottomana, e nei primi anni del XX secolo la Turchia era ormai relegata ad un ruolo di secondo piano: una terra dalla quale fuggire in cerca di miglior fortuna.

In questo quadro la sfortunata Ezo, esule per matrimonio in Siria, diviene quasi l'eroina di un'epopea al contrario, e come tale è ancor oggi, in un certo senso, celebrata in tutte le trattorie della Turchia.

Celebrazione alla quale si sono associate anche le Poste Turche, che hanno voluto inserire la sapida "zuppa della sposina Ezo" in una serie di quattro francobolli (gli altri raffigurano tre ghiottonerie ottomane come il kebap, le dolma e la sublime "delizia turca", la baklava) emessi il 23 marzo 1994.

A noi, che questa zuppa abbiamo assaggiato, rimane un dubbio: ma come si fa a maltrattare una donna bellissima e capace di presentare in tavola prelibatezze simili?

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