digressioni gastro - filateliche a cura della Brigata di Cucina del Postalista |
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dolcetto d'alba | |||
Italia, 10 ottobre 2015, Bolaffi 3752 | |||
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Era intenzione dell'allegra Brigata di Cucina del Postalista brindare con i lettori all'arrivo di questa estate, che secondo i meteorologi si preannuncia torrida e secca quanto poche altre, levando al cielo un calice di Prosecco fresco e frizzante. Poi però il destino ci ha messo la sua (pesante) mano con la scomparsa di Gianni Settimo, l'indimenticabile GiViEsse che di questa rubrica è stato nume tutelare e della Brigata di Cucina socio fondatore, nonché ispiratore di molti degli articoli che in questi anni avete letto. E allora il brindisi abbiamo deciso di farlo ugualmente, dedicandolo non all'estate prossima ventura ma alla memoria del nostro Gianni, che da raffinato ghiottone apprezzerà, dovunque ora sia, questa nostra iniziativa. Solo che il Prosecco, per quanto adatto alla stagione, non ci sembrava più appropriato all'occasione, perché uno dei valori della stessa emissione, quella del 10 ottobre 2015 dedicata dalle Poste Italiane al Made in Italy (ed in particolare ai vini D.O.C.G.) è dedicato al Dolcetto di Diano d'Alba, e ad Alba, e proprio nel mese di giugno, Gianni era nato. Ci è parso dunque giusto onorare le origini di Gianni con un bel bicchiere di Dolcetto. Un vino che, ad onta del nome, dolce non è. Al contrario, tra le sue caratteristiche organolettiche troviamo un sapore asciutto, di moderata acidità, di buon corpo e addirittura "gradevolmente amarognolo". Il colore è un bel rosso rubino armonico tendente a volte al violaceo nella schiuma, spesso viva come si addice a vini adatti ad esser bevuti giovani. Nel suo territorio di origine il Dolcetto (e non solo quello di Alba) è di gran lunga il più diffuso tra i vini da pasto, e questo consumo popolare tradizionale affonda le sue radici nei secoli, visto che la prima attestazione del nome si trova addirittura un un documento del comune di Dogliani, che nel 1593 ammoniva i coltivatori a non sprecare le uve raccogliendole prima che fossero ben mature. Mature e ben dolci, perché se non il vino che se ne ricava, molto dolci sono gli acini, e questa caratteristica li ha resi nel tempo ricercati anche per certe terapie curative a base di uva (oggi si chiama ampeloterapia): il basso tenore di acidità e l'elevato contenuto di tannini, rendono infatti i grappoli di Dolcetto ben tollerabili per lo stomaco sottoposto a una dieta di sole uve. Non è questa la sola caratteristica peculiare del Dolcetto. Si tratta infatti di un vitigno precoce, e questa sua caratteristica ne ha consentito l'utilizzo in contemporanea con altri vitigni più nobili e ricercati, come il Nebbiolo, il Barolo e il Barbaresco. I coltivatori delle Langhe usano da sempre riservare i pendii meno esposti al sole al Dolcetto proprio a causa della sua facilita di maturazione, mentre le zone esposte a sud vengono adibite alla coltivazione degli altri vitigni. Nella zona poi del nostro Dolcetto di Alba anche la composizione del terreno (prevalentemente marnoso) e la quota (relativamente alta) hanno fatto si che il "povero" Dolcetto sia stato nei secoli preferito rispetto ad altre varietà che qui avrebbero grosse difficoltà di maturazione. Un vitigno robusto, dunque, per un vino robusto e generoso da gustare a tutto pasto: tra gli accostamenti consigliati troviamo infatti antipasti freddi e caldi, primi di tutti i generi (in particolare con sugo di funghi), carni bianche, salumi e formaggi di media stagionatura… e per finire, magari anche un bel grappolo d'uva. Un vitigno autoctono per un vino, semplice ma gustoso, da sorseggiare lentamente nel ricordo del nostro Gianni.
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